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Visualizzazione post con etichetta Narcoleptica Productions. Mostra tutti i post
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martedì 11 maggio 2021

Черностоп - В небесах

#PER CHI AMA: Melodic Black
Spesso le band provenienti dalla Russia non si pongono il problema di proporre un moniker in cirillico cosi come pure i titoli degli album. Che fatica venire a capo o ricordarsi il nome di una band, quindi molto spesso cadono nel dimenticatoio o addirittura non ritrovo più un cd nel marasma infinito di titoli che popolano la mia collezione. È il caso ad esempio di questi Черностоп, che tradotto in inglese starebbe per Blackfoot, mentre 'В небесах' (il cui significato è "Nel Cielo") rappresenta il secondo album per la one-man-band originaria di Chelyabinsk. La proposta del mastermind di oggi ci porta nei paraggi di un black melodico, senza particolari velleità che attacca con "Для нас", una song che sembra miscelare pulsioni punk abbinate appunto al verbo della fiamma nera, il tutto proposto in una chiave melodica per nulla da buttare. Non siamo certo al cospetto di una proposta originale però, devo ammettere che nonostante il mio scetticismo iniziale, c'è qualcosa di questo lavoro che non mi dispiace. A partire proprio da quelle chitarre colme di melodia che danno un'anima a "Небеса дадут дождя", che rischierebbe di essere altrimenti tremendamente piatta o comunque scontata. Non male la porzione strumentale di "Ночь", nelle sue epiche fughe, peccato che i vocalismi esasperati del frontman non diano la giusta rilevanza ad un lavoro che suona ancora un po' acerbo ma che mostra comunque qualche idea interessante. Se la ritmica di "Зло на сердцах" è di una banalità infinita, non posso dire altrettanto della seconda folklorica chitarra che poggia sopra e che regala ottime intuizioni sonore. Peccato poi quella voce disgraziata faccia scemare tutto il mio interesse. "Дом" attacca in modo frenetico, furibondo per trovare giusto dei rallentamenti che ne alterino il ritmo e destino maggiore interesse, ma questa song sembra incompiuta e inconcludente. "Семь былин" è un'altra cavalcata death black dal piglio melodico, che evidenzia lacune tecniche ed un uso indecente di vocals e percussioni, da farmi skippare anzi tempo all'ultimo brano, la title track. Intro acustica, voce demoniaca, l'aggiunta degli altri strumenti in un pezzo lento e oscuro che poco o nulla a che fare con i precedenti brani e che ci mostra una dimensione diversa dei Черностоп, soprattutto nell'assolo conclusivo che chiude i battenti di questo difficile 'В небесах'. (Francesco Scarci)

(Narcoleptica Productions - 2020)
Voto: 62

https://narcolepticaprod.bandcamp.com/album/--19

venerdì 2 aprile 2021

Burnt Offering - Беснование

#PER CHI AMA: Black Old School, Mayhem, Darkthrone
La band di oggi ha base a Lipsia in Germania, eppure nessuno dei suoi tre membri è tedesco e il titolo 'Беснование' ne è la riprova: Blind Idiot God è infatti russo ed è peraltro bassista dei Darkestrah, cosi come Asbath, batterista di quest'ultimi ma originario del Kyrgyzstan. Charon infine è ucraino. Insomma un bel casino. Cosi come alquanto strana è la storia di questa release che in realtà sarebbe il demo uscito in cassetta nel 2015 per la Narcoleptica Productions e riproposto in digipack a dicembre 2019 dalla Careless Records. La mia speranza è che oltre ad una elegante veste grafica, il dischetto vanti anche una nuova registrazione, eppure quello che sentono le mie orecchie racchiude ancora la grezzura primigenia della prima release (o forse quella era ancora peggio e i miracoli non si riescono a fare?). Fatto sta che il demo in questione contiene cinque tracce dedite a un black puro e selvaggio, senza alcun fronzolo che ci viene sparato in faccia in tutta la sua gretta brutalità sin dall'opener "Пир", un brano sanguinolento che partendo dagli insegnamenti punk/hardcore degli esordi dei Darkthrone, combinato con un black satanico, fa fuoriuscire tutta la bieca malvagità di altri storici act quali Mayhem e Celtic Frost, deprivato ahimè dalla classe innata di quelle realtà. Stonano un po' le storture doomish in apertura di "Псы", che già erano comunque apparse in chiusura della prima song. Poi anche il secondo pezzo si lancia su un lineare e anonimo black metal, senza il benchè minimo briciolo di personalità. Ed è un peccato visti gli elementi inclusi nella band e le mie elevate aspettative. E la medesima matrice sonora si conferma anche nella violenza delle successive "Псоглавый святой" e "Мокошь", dove i nostri corrono sui binari di un feroce e caotico sound (scuola Immortal la prima), in cui le corrosive chitarre si incrociano con lo screaming efferato del vocalist (che però si diletta anche in strane ed apprezzabili sperimentazioni canore) e con il disumano drumming di Asbath. Nella seconda invece si avvertono lontani accenni folklorici alla Isengard, pur sempre immersi in un marasma nero come la pece. In chiusura, l'onirico ambient strumentale di "ДОБ и цинковый гроб" spegne tutte le pulsioni malvagie risvegliate sin qui dai malefici Burnt Offering. (Francesco Scarci)

(Narcoleptica Productions/Careless Records - 2015/2019)
Voto: 55

https://carelessrecords.bandcamp.com/album/--2

giovedì 1 aprile 2021

Forest of Frost - S/t

#PER CHI AMA: Ambient Black
Dall'Aquitania ecco giungere una nuova one-man-band guidata dal polistrumentista Moulk, uno che ha anche un gruppo con questo moniker e con cui ha rilasciato una cosa come otto full length e quattro EP all'insegna di un folk metal sinfonico, sebbene gli esordi fossero più radicati nel punk rock. Da qui si evince che il mastermind di oggi non sia certo uno sprovveduto, ma direi semmai un musicista navigato quanto basta per registrare quest'album (che a quanto pare rimarrà un episodio isolato) in due sole settimane durante il primo lockdown, deliziandoci con un inedito black atmosferico che ha colto successivamente l'attenzione della Narcoleptica Productions, l'etichetta russa che ha rilasciato il cd proprio in questi giorni. Cinque i pezzi, tutti intitolati con numeri romani. Si parte chiaramente con "I", che delinea immediatamente i tratti somatici di questa neonata creatura transalpina. Il sound dei Forest of Frost è gonfio di passione per lunghe partiture strumentali, costruite su multistrati eterei di synth e chitarre a costruire splendide melodie, con le harsh vocals che fanno la loro apparizione solo di rado. E allora cosa di meglio che farsi cullare dalle estasianti ambientazioni sonore erette da Moulk, che vedono i soli punti di contatto col black, in sporadiche accelerazioni e in quelle voci di cui facevo menzione poc'anzi. Tutto molto interessante non c'è che dire, anche quando la durata dei brani va dilatandosi. Si passa infatti dai quasi otto minuti dell'opener, ai quasi dieci di "II" e ai dodici abbondanti di "III", attraversando paesi incantati quasi fossimo stati catapultati in un mondo senza tempo, o nel più classico "Signore degli Anelli" del plurinominato Tolkien. E qui il consiglio è di lasciar andare la vostra fantasia, occhi chiusi e tanta immaginazione. Vedere draghi, unicorni, gnomi e folletti per cinquanta minuti non sarà un'eresia ma la normalità. Per chi ama realtà affini agli Eldamar o ai nostrani Medenera, credo che qui potrà cibarsi di un valido esempio di fantasy black corredato da suggestive e ariose melodie, che trovano forse la sua massima espressione in "IV", cosi orchestrale e malinconia al tempo stesso, nella sua strabordante epica musicalità. Personalmente, avrei preferito un pizzico di vocalizzi in più altrimenti una release come questa rischia di essere presa come una colonna sonora piuttosto che un album di metal estremo. Che poi di estremo c'è veramente poco, quasi niente... (Francesco Scarci)

(Narcoleptica Productions - 2021)
Voto: 75

https://forestovfrost.bandcamp.com/album/forest-of-frost

mercoledì 1 luglio 2020

Mulla - EP 2020

#PER CHI AMA: Black Old School, Burzum
Devo ammettere che mi solleticava l'idea di recensire una band irachena, cosi come deve essere stata solleticata pure l'etichetta russa Narcoleptica Productions tanto da metterla sotto la popria ala protettrice e produrne un lavoro che era uscito digitale solo a fine aprile. Due pezzi di puro raw black contenuti in questo 'هل تحتاج إلى', il primo della durata di sette minuti e mezzo, il secondo, una maratona di oltre 19. Interessante quindi trovarsi di fronte a questi Mulla, di cui non è stato possibile raccogliere praticamente nessuna informazione in rete, complice un'origine culturale/religiosa verosimilmente un po' troppo pericolosa da propagandare. Eppure, nonostante ciò, l'ensemble mediorientale in questo 2020, oltre al cui presente EP, ha già rilasciato il full length d'esordio e un nuovo singolo. Tornando alla musica e più in dettaglio alla prima "الطريق إلى السعادة", quella dei Mulla è una ripresa del canonico sound burzumiano fatto di riff zanzarosi ripetuti in loop fino alla noia, su cui va ad installarsi il tipico screaming ferale del black metal. "خلال الشفق"non è da meno, soprattutto perchè sono 19 minuti di chitarre sul cui sfondo sembrano materializzarsi delle tastiere a creare una specie di brezza atmosferica, mentre gli urlacci del frontman dovrebbero trattare tematiche legate all'Islam, il che rende ancor più particolare e rischiosa questa release. La produzione non certo cristallina va ad enfatizzare all'ennesima potenza lo status underground per questi Mulla, che fondamentalmente non hanno nulla di nuovo da raccontare in termini musicali ad una scena satura già di per sè di simili sonorità, ma che forse potrebbe avere invece risvolti più interessanti a livello lirico. Per ora, accontentiamoci di queste primordiali forme musicali, in un futuro chissà cosa ci riserveranno. (Francesco Scarci)

(Narcoleptica Productions/Scorched Earth Records/Kryrart Records/Cianeto Discos - 2020)
Voto: 60

https://narcolepticaprod.bandcamp.com/album/ep

lunedì 1 giugno 2020

Vast Souls - Voice of the Burned

#PER CHI AMA: Atmospheric Epic Black, Windir, Agalloch
Lo scorso 2019 usciva autoprodotto il debut album della one-man-band canadese Vast Souls, in questo 2020 ripreso dall'etichetta russa Narcoleptica Productions. 'Voice of the Burned' rappresenta il primo vagito di Echo, polistrumentista originario di Vancouver. Sei i pezzi a disposizione per il mastermind di quest'ogg per affrontare un viaggio introspettivo attraverso la natura umana, tra la morte e la rinascita, affrontando l'orrore e le bellezze del cosmo, il tutto attraverso un black atmosferico dalle forti tinte autunnali. L'odissea per l'autore inizia dall'incantesimo iniziale di "Zenith", una splendida traccia di black intrisa di una potente aura malinconica che si esplica attraverso desolanti break ambient, ove lo screaming affranto di Echo è accompagnato dai soli tocchi di un'impalpabile tastiera. "The Felling of the Sacred Tree" è il secondo capitolo del lungo viaggio pianificato da Echo, attraverso un percorso che va ben oltre i 13 minuti di durata, grazie ad un black lento e venato di quel mood depressive tipico di act quali gli Shining (quelli svedesi). Ampio spazio quindi per i momenti atmosferici dove dar modo al frontman di esibire vocalmente tutte i suoi oscuri pensieri ma anche da cui ripartire con galoppate post-black o epici riff di windiriana memoria che segnano l'ascolto di questo davvero interessante lavoro. Un altro lungo pezzo questa volta che si assesta oltre il muro dei 12 minuti, ecco "Runes Beneath the Bark", un altro piccolo segmento di tristi emozioni elaborate attraverso una lunga parte iniziale affidata alla voce del factotum canadese e della sua magica tastiera. Poi ancora spazio alle riverberate ed epiche linee di chitarra, ai desolati intrecci melodici e a tutta la magia di un suono che non finisce di stupire, richiamando per certi versi qui gli Agalloch più ispirati, anche se per raggiungere le vette dei maestri, servono ancora degli aggiustamenti nel marasma sonora in cui Echo tende talvolta a incunearsi. Ma niente paura, i margini di miglioramento sembrano abbastanza importanti, soprattutto quando arriva il turno di "The Great Sentinel"e per il mio cuore è un altro tuffo nel passato dei Windir, forse qui meno epico, ma di sicuro impatto emozionale, laddove più ampio spazio viene lasciato all'afflato strumentale del musicista nord americano. Quando invece Echo concede spazio alle sue harsh vocals, diciamo che l'effetto emotivo tende ad assottigliarsi. Nulla di grave per carità, ma in una prossima release lavorerei di più su una preponderanza strumentale piuttosto che a dar più voce alle corde vocali. "Stream of Aeons" parte già rutilante nel suo tappeto ritmico, con le chitarre scarnificate al massimo nella loro essenza (al pari dello screaming), di contro, la batteria vanta momenti in cui emerge forte il tamburo quasi a scandire il trascorrere del tempo. La sensazione è che questa song sia stata scritta in un periodo anteriore rispetto alle altre, forse perchè mostra un mood leggermente più old school, pur mantenendo comunque integri gli ingredienti che caratterizzano il sound dei Vast Souls. L'intermezzo atmosferico non manca nemmeno qui, seppur in versione più minimalista, ma è proprio da qui che si riparte con un'altra splendida galoppata di black epico e struggente in un climax ascendente, a tratti davvero da brividi. "Ether" è l'ultimo pezzo di questo gioiellino: inizio acustico, solo caldi colori autunnali quelli che si configurano nella mente mentre ascolto le note appaganti dell'incipit che obnubilano i sensi prima che irrompa il cantato di Echo ed una ritmica che si mantiene comunque in territori black mid-tempo compassati che chiudono con un ultimo arpeggio, un disco dotato di molte luci e qualche ombra che andrà sicuramente diradandosi in una delle prossime release. (Francesco Scarci)

(Narcoleptica Productions - 2020)
Voto: 78

https://vastsouls.bandcamp.com/