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martedì 8 marzo 2022

The Grand Astoria - From the Great Beyond

#PER CHI AMA: Stoner/Psichedelia
Da San Pietroburgo arriva un quintetto (ma in realtà si tratta di un grande collettivo di musicisti) che di strada ne ha fatta parecchia dalla loro fondazione, risalente ormai al lontano 2009. Si chiamano The Grand Astoria e propongono una mistura di hard rock psichedelico contaminato da influenze folk jazz. Il loro nuovo EP, 'From the Great Beyond', si apre con l'acustica folkish della title track che rappresenta il biglietto da visita dei nostri. A fronte di un incipit tranquillo, la song prende lentamente forma in una progressione crescente che ha quasi del sorprendente, tra cori un pochino ruffiani, accelerazioni ritmiche e strappi jazzistici. Non proprio il mio genere preferito, ma devo ammettere che l'ascolto mi ha intrigato non poco. "Wasteland" attacca in modo apparentemente più elettrico, con chitarra e una voce evocativa in primo piano. Con piglio ancestrale, segue a ruota una musicalità quasi da tribù indiana e poi ecco delle tastiere super psichedeliche che entrano nella testa e da lì faticheranno ad uscire. Con la lunghissima "Njanatiloka" (oltre 10 minuti), l'impressione è di aver a che fare con la controfigura dei Black Sabbath, sia a livello vocale per le reminiscenze "ozziane" del vocalist, che per un apparato ritmico bello compatto che all'altezza del quarto minuto, evolverà in lisergiche e deliranti divagazioni psych rock, con tanto di un fantastico assolo incorporato, sia di chitarra che di flauto. Poi si va verso un'anarchia musicale, quella tipica delle jam session con gli strumenti che viaggiano verso molteplici direzioni e suggestioni, e che non potranno non conquistarvi. Un altro riffone apre "Us Against the World" e qui mi sembra di cogliere delle influenze canore abbastanza graffianti, che mi portano invece ai Faith No More. Analogamente, la musica si presenta bella imprevedibile con schegge ritmiche che all'inizio di questo viaggio, dubitavo fortemente di riuscire ad ascoltare in questo album. E invece i nostri ruggiscono alla grande con riffing tirati e ammiccamenti psych. Gli stessi rff scompaiono nella successiva "Anyhow", un pezzo a cavallo tra il prog dei Jethro Tull, il folk, i The Doors, il jazz e pure il country (vista la presenza di un banjo nella struttura della song), in un melting pot, il cui risultato è davvero particolare. In chiusura i quasi due minuti roboanti della stoneriana e strumentale "Ten Years Anniversary Riff", che vibra tesa nell'aria come una stoccata di sciabola. Da ascoltare. (Francesco Scarci)