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lunedì 16 novembre 2020

Brudini - From Darkness, Light

#PER CHI AMA: Psych/Indie Rock
'From Darkness, Light' mette in musica fatti ed esperienze di vita del giovane musicista thailandese/norvegese (e ora trasferitosi a Londra) Erik Brudvik, in arte Brudini, in una sorta di speciale diario di bordo autobiografico, scritto con una predilizione verso l'estetica della poesia in musica. I dodici brani sono tutti brevi o brevissimi e si cimentano in un susseguirsi di istantanee che alternano sentimenti come la malinconia, la speranza o la sconfitta, seguendo un filo logico nel raccontare storie di vita vissute dell'autore. Colpisce la peculiarità nella scelta dei suoni ed il legame che si instaura tra i pezzi, assai simile ad un concept album di stampo, passatemi il termine, progressivo. Non che la musica si snodi in termini di rock progressivo ma l'attitudine narrativa ricorda molto gli stilemi della composizione libera di certa musica estrosa, anche se qui tutto è indirizzato verso l'interpretazione minimale del sound. Così, brano dopo brano ci si imbatte in piccole suite di jazz psichedelico, come nella splendida "Emotional Outlaw", oppure ci si lascia corrompere dalla malinconica gioia di "Pale Gold" e dalla sua incalzante marcetta dal gusto sudamericano, un motivo molto divertente che non scade mai nel banale. La poesia si intervalla alle canzoni fin dall'inizio, con gli intermezzi recitati da Brudvick su testi poetici dello scrittore californiano Chip Martin, che nella costruzione ricordano, con toni più moderati e sommessi, l'esperimento "The Valley of Unrest", del grande Lou Reed, nel concept album dedicato alle poesie ed ai racconti di E. A. Poe, 'The Raven'. Il disco scorre veloce tra chitarre acustiche e batterie indie, la voce di Brudini è solenne, narrante e farà felice i fans degli statunitensi Death Cab for Cutie, o gli amanti delle atmosfere dell'ultimo Plans, che si porta appresso sempre una buona dose di malinconia, in un miscuglio tra un Dylan d'annata e le evocative tonalità di Antoine Mermet dei Saint Sadrill, che in alcuni brani dal tocco più solare, penso a "Radiant Man", riesce a creare un perfetto equilibrio tra luci ed ombre che si eleva a vette assai alte di bellezza. "Everything is Movement" è un brano intimo, giocato su rintocchi di piano, rumori e percussioni dal forte sapore di jazz notturno e disperato, atmosfere offuscate nella prima metà per poi sorprendere con un'apertura pop/soul sognante ed ariosa, con archi e tastiere che liberano dallo stato di visione grigia disseminato ovunque nell'album. Non dimentichiamoci poi quella sottile vena psichedelica presente nei brani, che sparsa qua e là, dona un tocco naif al disco, trovando il suo apice, nella canzone conclusiva, "Boulevards", meravigliosamente delicata, cosmica ed ipnotica. Un album riflessivo, per certi aspetti stravagante, che usa tante idee pur mantenendo un profilo minimale per il sound ed un profilo altamente espressivo nel canto, un disco che vale la pena ascoltare. (Bob Stoner)

(Apollon Records - 2020)
Voto: 73

http://www.brudini.com/