Cerca nel blog

domenica 26 gennaio 2025

Thy Catafalque - XII: A Gyönyörű Álmok Ezután Jönnek

#PER CHI AMA: Avantgarde/Black/Folk
Il nuovo album 'XII: A Gyönyörű Álmok Ezután Jönnek' dei Thy Catafalque rappresenta un ulteriore capitolo complesso e affascinante nella carriera di Tamás Kátai, la geniale mente dietro il progetto, consolidandone la reputazione nell’universo dellavantgarde black metal. Questo dodicesimo lavoro si distingue per una sorprendente fusione di stili, che si muovono dall’estremo al melodico, con un forte legame alla storia e alla cultura ungherese. La complessità musicale, una firma distintiva dell’artista magiaro, permea l’album attraverso elementi folk, prog, elettronica e avantgarde, oltre a intensi momenti di metal estremo. Per la prima volta, Kátai ha collaborato con il produttore Gábor Vári, ottenendo una produzione più raffinata rispetto ai lavori precedenti. Tra i dieci brani che compongono il disco, identificherei come di maggiore spicco "Mindenevő", un’intensa combinazione di growl e melodie accattivanti che richiamano vagamente gli Amorphis nelle note iniziali, a cui fa seguito una cavalcata black/death a guidarne il refrain. "Ködkirály" sembra articolarsi in due atti: una prima parte malinconica, impreziosita dalla voce femminile di Ivett Dudás (dei Tales of Evening) e una seconda, che si evolve in unesperienza sonora drammatica e potente, sospesa tra sonorità black e atmosfere imponenti dal sapore doom. "Lydiához" è una reinterpretazione malinconica e folkloristica di un brano dell’artista ungherese Sebő Ferenc, cantata con grazia, da Martina Veronika Horváth (The Answer Lies in the Black Void) e Gábor Dudás. I due artisti vanno a unirsi allo stuolo di collaborazioni (oltre 20 musicisti coinvolti) che hanno contribuito a rendere ogni traccia unica, arricchendo il tessuto sonoro dei Thy Catafalque, e donando sfaccettature sempre nuove ai pezzi. Nel frattempo si arriva a "Vakond", un vivace brano strumentale che intreccia stili e strumenti diversi, dal fischio al bouzouki, creando un’atmosfera festosa ma carica di nostalgia. La title track chiude il disco con melodie leggere e un ritornello coinvolgente, mettendo nuovamente in mostra la straordinaria versatilità della band. In definitiva, 'XII: A Gyönyörű Álmok Ezután Jönnek' riflette l’evoluzione continua e coraggiosa dei Thy Catafalque. Sebbene non raggiunga le vette dei precedenti 'Vadak' o 'Sgùrr' (che rimane il mio preferito), questo nuovo capitolo offre una ricchezza di suoni e ispirazioni che non mancherà di stupire anche lascoltatore più ignaro, regalandoci nuove prospettive ed esperienze sonore. (Francesco Scarci)

(Season of Mist - 2024)
Voto: 78

sabato 25 gennaio 2025

Anomalie - Riverchild

#PER CHI AMA: Post Rock/Atmospheric Black
Il nuovo 'Riverchild' degli austriaci Anomalie, segna un'importante evoluzione all'interno del panorama post-black metal. Con una durata complessiva di 54 minuti, questo quinto capitolo della band austriaca, targato AOP Records, esplora un'ampia gamma di influenze sonore, fondendo post-rock, black atmosferico e dark metal, per creare un'esperienza musicale ricca e stratificata. In questo modo, 'Riverchild' si distingue per la sua capacità di trasmettere emozioni in modo profondo attraverso composizioni articolate e dinamiche, sin dall'opener "Mother of Stars" con ogni brano poi, che scorre con inusuale naturalezza, invitando l'ascoltatore a immergersi in suggestioni emotive intense. Il sound dell'album si caratterizza per texture avvolgenti, melodie accattivanti e riff intrecciati con grande maestria, senza scordarsi poi della componente vocale, eccelsa nel muoversi tra vocals che sembrano derivare dal dark e un buon growl. La varietà stilistica presente nelle tracce, garantisce un'esperienza d'ascolto coinvolgente e sempre stimolante dall'inizio alla conclusiva "Thoughts" (una ballad in stile Moonspell), tra l'altro senza strafare, ma garantendo una certa fluidità melodica, dimostrata attraverso le ottime "Perpetual Night" (feroce a livello ritmico quanto ammiccante, a livello vocale), la malinconica title track o la più oscura "A Cosmic Truth". In definitiva, questo nuovo capitolo degli Anomalie conferma un talento che io ebbi modo di apprezzare su queste pagine, proprio dal primissimo lavoro 'Between the Light', talento che è stato poi in grado di evolvere nel tempo, mantenendo sempre alta la qualità che era già stata raggiunta nel precedente 'Tranceformation'. Questo nuovo lavoro sarà capace di catturare sia i fan di vecchia data, sia chi si avvicina per la prima volta al mondo del polistrumentista Marrok che guida la band di Leobendorf. (Francesco Scarci)

giovedì 23 gennaio 2025

Swallow the Sun - Shining

#PER CHI AMA: Doom/Depressive
‘Shining’, il nono album in studio dei finlandesi Swallow the Sun, rappresenta un punto di svolta significativo nella loro discografia. La nuova uscita del quintetto di Jyväskylä propone un suono che, pur non rinunciando del tutto alla componente death-doom più pesante del passato, si orienta verso una dimensione più melodica e accessibile. Questa evoluzione si traduce in composizioni maggiormente dirette e orecchiabili, come si può notare in brani come “Innocence Was Long Forgotten” e “MelancHoly”, esempi perfetti del cambio di rotta intrapreso dalla band. Tuttavia, questo nuovo lavoro non abbandona l’oscurità che da sempre ha contraddistinto gli Swallow the Sun. Al contrario, l’album è pervaso da un’atmosfera avvolgente e da melodie che evocano profondità insondabili, dove la luce appare solo come un lontano ricordo. Questa sensazione emerge anche nelle liriche, che esplorano temi come la perdita, l’isolamento e la vulnerabilità. E la musica diventa così un mezzo catartico, un riflesso sonoro delle fasi del lutto e un’espressione poetica che risuona nel cuore dell’ascoltatore (ascoltare la title track per comprendere al meglio). L’esperienza complessiva dell’album risulta, però, contrastante: i brani alternano momenti malinconici ma carichi di groove, come accade in “Under the Moon & Sun”, a tracce che sembrano rievocare i fasti e le atmosfere plumbee delle origini della band, come in “Charcoal Sky”. Sebbene questa eterogeneità possa sembrare un punto debole per chi cerca maggiore coesione musicale, in realtà essa rivela un viaggio interiore tormentato e irrisolto. È un invito ad affrontare i propri demoni, sintonizzandosi con il profondo senso di inquietudine che permea l’album. Ciò che rimane indiscutibile è la capacità degli Swallow the Sun di non essere mai prevedibili. Pur richiedendo un ascolto attento e una buona dose di pazienza per assimilare appieno i brani, ‘Shining’ si conferma come un’opera di grande qualità e profondità emotiva. (Francesco Scarci)

Doedsmaghird - Omniverse Consciousness

#PER CHI AMA: Black Avantgarde
Pubblicato lo scorso ottobre, 'Omniverse Consciousness' dei norvegesi Doedsmaghird, si distingue come un’evoluzione artistica significativa dei membri Ms. Longue Vie Imminent Doom e Mr. Vicxit Baba Maharaja, ben noti per il loro lavoro con i Dødheimsgard (peraltro l'anagramma del moniker della band di quest'oggi). Questo side-project è interessante per la fusione di elementi elettronici con il nero verbo metallico. Fin dall’inizio infatti, c’è una forte sensazione di spontaneità e libertà creativa che differisce da alcune delle più recenti uscite dei Dødheimsgard. L’album ritrae la musica dei nostri come un'estensione naturale del suono distintivo della band madre, ma qui con un'inflessione più irriverente e sperimentale, dimostrata attraverso l'arricchimento del sound con una varietà di elementi sonori, tra cui "blips", "whooshes" e "chimes", che accompagnano chitarre e batteria, creando un'atmosfera quasi psichedelica. A ogni modo, basta ascoltare la prima traccia, "Heart of Hell", per intraprendere un viaggio sonoro che può sembrare confuso, ma che in realtà riesce a rivelare armonie e transizioni logiche all'interno di essa, mescolando darkwave con atmosfere contemplative. Altri brani degni di nota includono la super stralunata "Sparker Inn Apne Dorer" e "Then, to Darkness Return", che esplora (e abbina) ritmi tribali a sonorità cupe di valenza black metal. Infine, segnalerei "Adrift Into Collapse" che chiude l'album, prima dell'outro conclusivo, con una transizione verso atmosfere più eteree e poetiche, utilizzando campionamenti di violini in un contesto cyber-noir. In conclusione, 'Omniverse Consciousness' non è solo un debutto promettente per i Doedsmaghird, ma anche un'opera che espande i confini del black metal contemporaneo, invitando gli ascoltatori a immergersi in un universo sonoro complesso e affascinante. (Francesco Scarci)

mercoledì 22 gennaio 2025

Grava - The Great White Nothing

#PER CHI AMA: Sludge/Post Hardcore
Li avevamo lasciati nel 2022, quando esordirono per l'Aesthetic Death con 'Weight of a God'; sono ritornati nel 2024 con questa nuova release, 'The Great White Nothing', sempre sotto l'egida dell'etichetta britannica. Loro sono i danesi Grava, portatori di uno sludge/post hardcore che vede in Neurosis (e primi Amenra) le principali fonti di ispirazione. Tuttavia, l'apertura affidata alla breve "Erebus", vede anche sperimentazioni di "ufomammuttiana" memoria diluirsi nelle note del terzetto di Copenaghen, che si affida questa volta, a nove nuove tracce per dimostrare la propria personale progressione musicale. Questa si traduce però in non troppe variazioni al tema, rispetto all'album precedente: i brani si confermano infatti su durate medio brevi (attorno ai tre minuti, fatto salvo per le outlayer "The Fall", "Mangled" e "Hinterlands"), con ritmiche mid-tempo dilatate, angoscianti e ipnotiche quanto basta ("Decimate"), addirittura anche dotate di un certo piglio marziale (come accade nell'oscura "Breaker", che alla fine risulterà essere anche il mio pezzo preferito e nella più ossessiva e un filo più noiosa, "Mangled"). Le vocals di Atli Brix Kamban si confermano catramose (anche se del death doom di "Hinterlands", il cantato tende ben più al growl), cosi come non si rinuncia ai momenti più meditabondi, come "The Fall" potrà piacevolmente dimostrarvi con le sue più ariose e malinconiche melodie. "Bayonet" non mi smuove nulla, troppo scolastica, sebbene il tentativo nella seconda parte, di scombinare le carte in tavola. Molto meglio la suadente e strumentale "Ceasefire", anche se a causa di una durata inferiore ai tre minuti, rischia di lasciarci con la fame addosso. Alla fine, 'The Great White Nothing' è un album intrigante ma che a mio avviso, necessita ancora di uno step addizionale per scrollarsi di dosso tutte le similitudini ad altre band, di cui l'ensemble ancora soffre. (Francesco Scarci)

Dammercide - Link

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Techno/Prog Death
Già dal demo, affiorava la perizia tecnica e nello stesso tempo, anche la naturalezza con cui i Dammercide riuscivano, e forse riescono tutt’ora, a tessere trame intriganti e complesse, pur mancando un po' d’incisività nelle chitarre. Ritornando a parlare nello specifico del debut album, ormai datato 2000, e intitolato 'Link', vi posso dire che il genere si rifà al death-prog dei primi Opeth, quindi con cambi di atmosfere repentine e con un sound che alterna al death melodico, tempi più rilassati e riflessivi. Lo stesso dicasi per la voce, che nelle parti pulite non è sempre all’altezza (problema che si protrae ancora oggi), mentre nelle parti growl svolge un buon lavoro e ben si amalgama nel tessuto delle song. Infine, per quanto riguarda la registrazione, si può dire che è ben calibrata perché durante l'ascolto, si riesce a cogliere un quadro completo delle varie sfumature che caratterizzano il suono dei Dammercide. Le canzoni poi, hanno finalmente la giusta dose di potenza nelle chitarre che prima mancava.
 
(Negatron Records - 2000)
Voto: 70
 

lunedì 20 gennaio 2025

Luring - Malevolent Lycanthropic Heresy

#FOR FANS OF: Atmospheric Black Metal
USA's Luring is a trio whose members are involved in similar and equally interesting projects, particularly Azathoth's Dream, which I strongly recommend if you enjoy old school atmospheric black metal. Since the release of its first album, Luring has released albums each year, improving and refining its sound, which is firmly rooted in the purest essence of the black metal genre. As is common with these underground projects, the change and evolution is not particularly significant as they strive to maintain their core sound unaltered, yet the listener will notice a progression in each album.

'Malevolent Lycanthrophic Heresy' is the name of Luring's newest effort, and from the moment you see the album cover, you can realize that the USA-based project remains loyal to its roots. The black and white tenebrous artwork is a fine portrait of what you will listen to. This new opus sounds as dark as the previous ones, combining the pure aggression of the genre and a murky atmosphere. The production is, as expected, raw and lugubrious, but still enjoyable, not reaching the annoying levels of certain projects that sound like a noise ball. The short and straightforward album opener "Ravaged By the Teeth of a Feral God" is a fine example of it, with its aggressive riffs and raspy vocals. Although, I particularly enjoy songs where the atmosphere is more present, like the longer composition "Born With the Devil's Marking". This song has some nice tempo changes, making the composition quite interesting and enjoyable. The other longer track, entitled "The Odious Gaze of Chronos," is also remarkably inspired, showing that Luring finds the best room to shine in these lengthy songs. In this case, the pace is much slower except for the final section, although the riffs are equally sharp and tasty. The final proper track, entitled "Dying Wolf Beneath the Stars," is another enjoyable piece of atmospheric black metal with a particularly raw atmosphere that Luring masterfully creates. The guitar lines are again the best thing here, as they have the hypnotic essence that is a trademark of the genre. There are no big complaints from my side if we solely focus on the aforementioned songs, but the album lacks something important due to its shorter length. The whole record lasts 36 minutes, which in theory is enough, but half of the compositions are ambient/instrumental tracks. Don’t get me wrong, to a certain degree I enjoy them, but as this is a black metal album, having half of the compositions in this vein is a bit disruptive and leaves you with a feeling of wanting more.

In conclusion, 'Malevolent Lycanthropic Heresy is a quite good album when it focuses on its pure atmospheric black metal side. However, having so many ambient tracks leads you to think that this is more an EP than an actual full-length album. I sincerely think that a couple more tracks would have improved the experience a lot more. (Alain González Artola)


(Iron Bonehead Productions - 2024)
Score: 73

https://luring.bandcamp.com/album/malevolent-lycanthropic-heresy

No Return - Self Mutilation

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Thrash
Non servono molte parole per descrivere il sound dei francesi No Return, basta anzi un solo termine: thrash metal!!! Questo per dire che potete (e dovete) aspettarvi un album spaccaossa, violento nel suo riffing serrato e nella ritmica incalzante, ma non così brutale e marcio. Tutti i brani ricalcano bene o male lo stesso collaudato schema, delineando un album omogeneo (a volte forse fin troppo) e ben strutturato, privo di carenze esecutive e assolutamente ben prodotto. Un’uscita da non mancare per tutti gli headbangers in circolazione.

(Kodiak Records/Listenable Records - 2000/2008)
Voto: 65

https://noreturnarmy.bandcamp.com/album/self-mutilation

Fickle - Tacet Tacet Tacet

#PER CHI AMA: Ambient/Noise
Il lavoro che è appena uscito, via Bloody Sound, del progetto sonoro denominato Fickle, è da ritenersi un'interessante proposta in ambito ambient sperimentale, proponendo un album che, ascoltato per intero, si avvale dell'aura tipica delle soundtrack cinematografiche, con un suono astratto, visionario, a volte minimale, a volte più complesso, ma che non perde mai la sua corposità, e con un'attitudine che lo contraddistingue e lo fa emergere nella sua essenza più cristallina. Concepito tra i numerosi viaggi fatti tra Islanda e altre parti d'Europa dal titolare del progetto, Francesco Zedde, con l'intento di fondere parti strumentali, realmente suonate, con registrazioni d'ambiente e campioni, rimodulandole, filtrando ed elaborandone l'effetto elettronicamente, emulando gli alfieri del sound ambient e post rock dell'isola di ghiaccio e non solo. Così possiamo trovare all'interno di 'Tacet Tacet Tacet', umori rubati al suono fresco ma pensieroso di album come 'Utopìa' di Murcof, che interagiscono con le ritmiche destrutturate e disturbate da continue interferenze noise, alla maniera dei Mùm in "Yesterday was Drammatic, Today is Ok", riviste in una maniera più cupa e messe spesso in prima linea. Queste interferenze rumorose sono molto affascinanti e sono seminate qua e là su tutto il percorso strumentale dei Fickle, e in qualche modo, riescono a governare tutte le direzioni che intraprende la musica di questo disco, con il pregio inoltre, di non riuscire mai a dargli una via unica e definita, lasciandogli un ampio spettro d'azione sonora, indefinito e libero da scontate strutture. Per questo motivo, lo paragono a una sofisticata colonna sonora futurista, musica che omaggia i suoi precursori e caldamente consigliata ai cultori di questo genere. Al suo interno ci sono anche collaborazioni di valore, come Rea Dubach e Jacopo Mittino dei 52 Hearts Whale, nella composizione e nell'interpretazione di alcuni brani, e bisogna aggiungere che il tempo di incubazione per la nascita di questo album è stato assai lungo, infatti è stato registrato in giro per l'Europa tra il 2017 e il 2023, parecchio tempo a disposizione che va a giustificare cotanta peculiarità e ricerca nella varietà dei suoni. Il brano più indicativo è, a mio avviso, "Recurrence", ossia quello che chiude il disco, il più lungo e il più carico di profondità oscura, lacerato dal suono di una presunta campana che risulta devastante, incastonato in un sound d'ambiente dal ritmo frastagliato e lontano, con un finale a sorpresa sul filo di una svolta ritmica dal gusto etnico. Non possiamo dimenticare poi, senza togliere niente all'intero disco, la verve ritmica di "Pertinence", ai confini con i primordiali concetti compositivi della drum'n'bass, rivista in maniera minimale e fusa a certa new wave riletta in chiave elettronica. Aggiungerei infine una nota per l'ipnotica "Dissimulation". Per chiudere, direi che 'Tacet Tacet Tacet' è un buon disco, curato e avvolto in atmosfere intriganti e dai colori sfuocati, un disco che sarebbe un peccato lasciarsi scappare. (Bob Stoner)