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martedì 19 marzo 2024

Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat - Afrolulu

#PER CHI AMA: Psych/Noise/Indie
Quanto di nuovo ci sia in questo secondo album degli Above The Tree & Drum Ensemble Du Beat, album che arriva esattamente dieci anni dopo al loro debutto, lo lascio al libero arbitrio degli ascoltatori. Il fatto che sia un buon disco non lo metto nemmeno in dubbio, d'altra parte la band è composta da musicisti navigati ed esperti, ma trovo che gli manchi qualcosa per aprire una breccia nei cuori del pubblico contemporaneo, non per sua mancanza propria, ma perché penso che questo tipo di sound sia tanto nostalgico e di rimando ai concetti sonori che animavano a suo tempo, i Banco de Gaia, che oggi per i più, potrebbe risultare purtroppo poco attraente. L'intuizione di un suono analogico con il sodalizio tra vibrazioni retrò e psych, che ricordano alcune pagine scritte ai tempi d'oro della musica afrobeat degli anni '70, saranno apprezzate solo da persone esperte in quest'ambito musicale, e da chi come me, ama riscoprire questo tipo di sonorità. Analizzandone il lato più sperimentale dei brani, ci rendiamo conto che 'Afrolulu' gode e soffre delle stesse virtù del suo suono, lasciandoci stupiti per quei suoi ritmi e canti rituali tipici del continente sub-sahariano, condito da percussioni e riverberi che possono ancora destare qualche sorta di effetto sulla nostra conoscenza musicale, dopo la scomparsa della prima ondata della musica trance, quella più ipnotica e cerebrale, quella che mostrava ancora segni di intelligenza. Quindi i brani "Bufalo" e "Lagos", giocano facilmente la carta etnica e nostalgica, mentre "Talker X" si abbandona al flusso d'ispirazione lavorando sulla falsariga di cose apparse sullo splendido album 'Deceit' dei This Heat, mentre "Fc Lampedusa", e infine "Sabbie", si espongono a un suono più sperimentale, che se godesse del potere di certo Hi-Fi, potrebbe gareggiare con le uscite "high-tech" della Ultimae Records. Un disco quindi cerebrale che al primo ascolto risulta ostico, ma che a un ascolto più approfondito, mostra una saggezza psichedelica fuori dal comune e anche aspetti krautrock in più occasioni. Un album liturgico nel segno di 'Freeform Flutes & Fading Tibetans' dei già citati Banco de Gaia, per un bagno ipnotico, suoni familiari, e costruzioni che si dissetano nel mare del già conosciuto e sentito, ma che sprigionano nell'ascoltatore un cosmo di allucinogene fughe dalla realtà, un allargamento sonico della propria percezione temporale. Un viaggio sonoro in un mondo primordiale immaginario, a cui vale la pena partecipare, costellato di mille rimandi, dai campionamenti vocali delle voci di Malcom X e Martin Luther King, fino ad arrivare ai canti tradizionali africani. Musica fatta con un cuore d'altri tempi. (Bob Stoner)