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mercoledì 9 luglio 2025

Shining - Divided You'll Stand & United You'll Fall

#PER CHI AMA: Black'n Roll
Sono sempre stato un fan degli svedesi Shining, eppure da qualche anno a questa parte, ho come l'impressione che Niklas Kvarforth e soci, stiano rilasciando un po' troppi riempitivi (tra live, Ep e demo) che francamente, non ho trovato di grandissima qualità. Questo EP, intitolato 'Divided You'll Stand & United You'll Fall', sembra voler andare nella stessa direzione, dal momento che su sei tracce, tre sono delle cover, una è già stata proposta e infine c'è un riempitivo di 27 secondi. Si parte subito con la roboante "Chief Rebel Angel", cover degli Entombed, il cui legame musicale con gli Shining, davvero mi sfugge. Fatto sta che la band svedese fa il suo compito alla grande con un sound roccioso, la voce di Niklas intrisa di una forte componente emotiva e per questo assai convincente, ma che comunque, con quello che è il sound depressive black dei nostri, c'entra poco nulla. Godibile, ma non capisco. Si passa quindi a "Pick Up the Bones" di Alice Cooper e potrete immaginare come il sottoscritto ci possa capire ancora meno, se non intuire una forma di bizzarro entusiasmo da parte di Niklas nell'esplorare brani completamente avulsi dal suo territorio. Con "Joakims Höghussång" possiamo saggiare finalmente lo stato di forma del sestetto di Halmstad, con un pezzo oscuro, lento e inquietante che sembra quasi presagire significative evoluzioni stilistiche future. "Crawl Across Your Killing Floor" è un altro pezzone rock, del buon caro Glen Danzig, che viene reinterpretato con grande personalità da Niklas e farà la gioia di chi attende con ansia il nuovo disco degli Shining, atteso peraltro a fine ottobre. Gli ultimi due pezzi sono l'inutile "Då Döden Äntligen Vunnit" e la violenta e in totale stile Shining, "Ugly and Cold", song che era già apparsa però su un 12" nel 2022 e che fondamentalmente, poco aggiunge a questo lavoro. Per quanto mi riguarda, preferisco i full length dei nostri a queste mosse un po' troppo commerciali al mio naso. (Francesco Scarci)

giovedì 23 gennaio 2025

Swallow the Sun - Shining

#PER CHI AMA: Doom/Depressive
‘Shining’, il nono album in studio dei finlandesi Swallow the Sun, rappresenta un punto di svolta significativo nella loro discografia. La nuova uscita del quintetto di Jyväskylä propone un suono che, pur non rinunciando del tutto alla componente death-doom più pesante del passato, si orienta verso una dimensione più melodica e accessibile. Questa evoluzione si traduce in composizioni maggiormente dirette e orecchiabili, come si può notare in brani come “Innocence Was Long Forgotten” e “MelancHoly”, esempi perfetti del cambio di rotta intrapreso dalla band. Tuttavia, questo nuovo lavoro non abbandona l’oscurità che da sempre ha contraddistinto gli Swallow the Sun. Al contrario, l’album è pervaso da un’atmosfera avvolgente e da melodie che evocano profondità insondabili, dove la luce appare solo come un lontano ricordo. Questa sensazione emerge anche nelle liriche, che esplorano temi come la perdita, l’isolamento e la vulnerabilità. E la musica diventa così un mezzo catartico, un riflesso sonoro delle fasi del lutto e un’espressione poetica che risuona nel cuore dell’ascoltatore (ascoltare la title track per comprendere al meglio). L’esperienza complessiva dell’album risulta, però, contrastante: i brani alternano momenti malinconici ma carichi di groove, come accade in “Under the Moon & Sun”, a tracce che sembrano rievocare i fasti e le atmosfere plumbee delle origini della band, come in “Charcoal Sky”. Sebbene questa eterogeneità possa sembrare un punto debole per chi cerca maggiore coesione musicale, in realtà essa rivela un viaggio interiore tormentato e irrisolto. È un invito ad affrontare i propri demoni, sintonizzandosi con il profondo senso di inquietudine che permea l’album. Ciò che rimane indiscutibile è la capacità degli Swallow the Sun di non essere mai prevedibili. Pur richiedendo un ascolto attento e una buona dose di pazienza per assimilare appieno i brani, ‘Shining’ si conferma come un’opera di grande qualità e profondità emotiva. (Francesco Scarci)