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martedì 2 luglio 2024

Manes - Pathei Mathos

#PER CHI AMA: Avantgarde
C'erano una volta i Manes, quelli del mitico 'Under Ein Blodraud Maane', fautori di un black metal estremo sperimentale, che forse mai si era sentito prima del 1999. Poi vennero altri album ancor più stravaganti, di cui lo splendido 'Vilosophe', rimane probabilmente la pietra miliare della band norvegese, guidata fin dagli esordi da Tor-Helge Skei (aka Cernunnus). Poi è successo un gran casino, fatto di molteplici scioglimenti, compilation, direzioni avantgarde-jazzistiche intraprese, creazioni di band parallele (i Manii) e io, francamente, non ci ho capito più nulla. Oggi i Manes ritornano con un EP nuovo di zecca, 'Pathei Mathos', che presenta quattro brani e rivela una band ulteriormente trasformata nella sua pelle. Questa volta, l'act di Trondheim si avventura nella creazione di pezzi dal tono morbido, atmosferico e quasi psichedelico, con la voce di Marita Hellem che s'inserisce in una cornice ambientale che evoca i primi The Third and the Mortal, arricchita però qui da una sofisticata componente elettronica che impreziosisce gli arrangiamenti e il pathos dei brani. Dalle note seducenti di "Submerged" (il primo singolo estratto) si passa a "Fallen", ancora più coinvolgente, creando una sensazione di fluttuare in uno spazio-tempo senza confini definiti, in un'atmosfera estremamente onirica e dilatata che lascia un senso di torpore lisergico. Gli intrecci di synth all'inizio di "A Vessel for Change" non fanno altro che disorientare, rendendo l'ascolto di "Pathei Mathos" un'esperienza magica e inaspettata, sostenuta da una performance vocale eterea sempre impeccabile, che si fonde ancor meglio con la struttura sonora impartita nella seconda metà del brano. Ultima perla affidata a "End of the River" e a un suono che si fa qui angosciante, vibrante, emozionante, potente, vario, oscuro, malinconico, e forse potrei continuare a lungo per descrivere le contrastanti sensazioni che un lavoro come questo, potrebbero indurre anche nelle vostre anime dannate. (Francesco Scarci)

(Aftermath Music - 2024)
Voto: 76

https://manes.no/

lunedì 1 luglio 2024

Weregoat - Cunting Darkness

#PER CHI AMA: Black/Death
Della serie "più cattivi non si può", ecco arrivare gli statunitensi Weregoat con un nuovo brevissimo EP, dedito a un sanguinario black death thrash super old school, di quelli che ti prendono e catapultano indietro nel tempo di oltre 30 anni. La band di Portland, propone in questo 'Cunting Darkness', quattro nuove tracce che vanno ad arricchire una cospicua discografia fatta di EP, split, live e un solo full length. Rispetto al passato, mi sembra ci siano pochissime variazioni al tema: "Throttled by Demonic Force" parte tranquilla e malvagia, come se un demone si stesse impossessando dell'anima del suo ospite, in una sorta di cerimoniale satanico che esploderà in una convulsa porzione ritmica, tra acuminate linee di chitarra, vocals che vivono in bilico tra il growl e lo screaming, poi spazio a ottimi assoli che per certi versi mi hanno evocato anche un che dell'improvvisazione dei Nocturnus. Certo, scordatevi lo sci-fi della band floridiana, perchè a livello ritmico ci troviamo piuttosto di fronte a grandinate black death che andavano di moda a fine anni '80, primi '90 e quel coro "total war, total war" nella title track, non fanno altro che confermare l'obsolescenza della proposta dei nostri, tra caotiche parti ritmiche, assoli sghembi, voci infernali e ambientazioni da ultimo girone dantesco (basti ascoltare "Venerate Orgy for the Lord of Impurity" per avere una chiara idea della situazione). E la conclusiva "Cries of Possession", un delirante pezzo death che chiama in causa anche i Morbid Angel, i primissimi Sepultura e soci vari di quella prima ondata di band death metal, chiude in modo animalesco una release che farà certamente la gioia dei fans di vecchia data di questo genere di sonorità. (Francesco Scarci)

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