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mercoledì 24 luglio 2024

Nocternity - En Oria

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine 
#PER CHI AMA: Black Metal
Eccoci alla recensione di un piccolo capolavoro targato Nocternity, (all'epoca) giovane duo greco attivo e bellicoso. 'En Oria' è stato il loro primo album completo e anche prima uscita ufficiale, dato che si rifiutarono di pubblicare il loro unico demo per via di alcuni casini successi con degli ex membri della precedente line-up. Questo album rappresenta per me una sorta di nuova rinascita del black metal greco indirizzato verso altri lidi e soluzioni. Infatti, i Nocternity non sono l’ennesima band clone dei maestri Rotting Christ, ma fanno storia a sè molto particolare, inglobando sì le classiche influenze di bands greche come i Rotting Christ stessi o Necromantia, ma anche influenze scandinave di band come Burzum o i seminali In The Woods. Il risultato finale è sorprendente, per il semplice fatto che la musica scorre senza intoppi e senza forzature sotto ogni punto di vista. Questi ragazzi a mio avviso sono i primi a esser stati in grado di fondere i due classici stili (molto diversi tra loro), riuscendo perfettamente ad amalgamarli al punto giusto... 'En Oria' è un album oscuro, freddo e abissale; i testi sono un concept sul mare e sulla sua potenza distruttiva, scritti peraltro molto bene, profondi e poetici. La produzione è curata, anche se mantenuta ruvida volutamente. Splendidi riffs, un'agghiacciante voce urlata, un'ottima sessione ritmica (eseguita da Lethe, batterista dei Septic Flesh, session per questo album) e ottimo anche l’intricato tappeto di tastiere, donano al tutto un che di maestoso ed epico. Per chi ancora non lo avesse capito, per me questo disco è un capolavoro assoluto che vale la pena di essere ascoltato. I Nocternity si avviavano cosi ad essere una delle migliori rivelazioni delle terre elleniche degli ultimi anni.

(ISO666 Releases/Amor Fati Productions - 2001/2021)
Voto: 80

https://www.facebook.com/nocternityofficial

venerdì 23 agosto 2019

Mahr - Soulmare I

#PER CHI AMA: Black Depressive, Darkspace
Originari della terra di nessuno e formati da un numero indeterminato di membri, gli enigmatici Mahr tornano a distanza di un anno dal debut 'Antelux' con un doppio EP, 'Soulmare I' e 'Soulmare II'. Detto che per oggi mi limiterò all'analisi del primo capitolo, vorrei ricordare come la band si fosse già messa in mostra con il primo album grazie ad un sound gelido e atmosferico che chiamava inequivocabilmente in causa i Darkspace. Avevo amato l'esordio dei nostri, e per questo l'attesa di una nuova release montava alte aspettative. Ed ecco 'Soulmare I', un dischetto che contiene una sola traccia, omonima, della durata di 21 minuti che sembra inasprire quella componente black desolante dell'ensemble, la cui origine permane sconosciuta (verosimilmente la Russia). I primi tre minuti includono una sorta di intro ambientale, poi ecco il classico black metal freddo, lento (molto doomeggiante), a tratti evocativo (non male il cantato quasi liturgico), ma per lo più lugubre grazie a quella voce arcigna e malefica che s'innalza dal sottofondo in quel mood altamente riverberato fatto di voci lontane, chitarre lisergiche e melodie stranianti, quasi si trattasse di un messaggio alieno proveniente da un'altra galassia. Un lavoro sicuramente affascinante ma di certo non alla portata di tutti. Dannatamente claustrofobici e malati. (Francesco Scarci)

(Amor Fati Productions - 2019)
Voto: 72

https://mahr-pk.bandcamp.com/album/soulmare-i

sabato 28 gennaio 2012

Omitir - Cotard

#PER CHI AMA: Black Ambient, Burzum, Deathspell Omega
Altra one man band qui sulle pagine del Pozzo dei Dannati, a cura questa volta di Joel Fausto, mastermind dei portoghesi Omitir, oscuro ensemble dedito a sonorità black depressive. La band, conosciuta inizialmente come Bahamut, ha rilasciato dal 2007 ad oggi, ben due full lenght, tre Ep ed uno split, questo a dimostrare l’estrema prolificità del suo carismatico leader. Ad aprire “Cotard” ci pensano le sonorità tenebrose, quasi noise, di “Foco Abrupto”, che ha il grande pregio di incanalarci sin da subito in un vortice di terrore infinito, prima che le chitarre zanzarose inizino a ringhiare in pieno stile “burzumiano” e le vocals ad emettere grida lancinanti, presto accompagnate da un cantato epico con un approccio vicino a quello degli Isengard. Il finale della song ci lascia interdetti, prima grazie ad un intermezzo dominato da un sax impazzito e poi con uno sfolgorante finale di black epico. “Dor Submersa” comincia con un sample estratto dal film “Eraserhead” di David Lynch, per poi lasciar posto ad un black che, pescando un po’ dagli Immortal, un po’ da Burzum o dai primi Bathory, un po’ dai Mayhem del leggendario “De Mysteriis Dom Sathanas” per ciò che concerne le vocals, contribuisce a creare una malsana atmosfera infernale, prima che ancora una volta avvenga l’inatteso, l’imprevedibile, ossia la comparsa di uno psicotico e destabilizzante sax, che si rivelerà il vero punto di forza della band portoghese. Che l’act lusitano non sia del tutto convenzionale nella sua proposta, lo si deduce anche dall’agonizzante “Poço”, strumentale esempio di ambient apocalittico, che nonostante la sua tranquillità, riesce tuttavia ha alimentare una certa ansia nel sottoscritto, complice sempre quel maledetto suono spettrale del sassofono. Chitarre acustiche ci cullano in “O Dramaturgo”, ma si sa, la quiete è solo un preludio alla tempesta, che puntualmente si scatena nella sua veste più nera, nel corso del brano, prima di trovare un attimo di pausa nel suo break centrale e nella sua epica conclusione. Non riesco a definire il mio reale gradimento per questo album; quel che è certo è che lo trovo assai intrigante, magari non impazzisco per le sue sfuriate black old school (roba già sentita), ma devo ammettere di trovare geniali gli inserti di sax o di quelle ambientazioni al limite del post (black?), sprazzi di una creatività latente che trova la sua massima espressione in queste trovate decisamente spiazzanti, come quel pianoforte sghembo che segue la sporca ritmica di “Perda”, con dei suoni che mi lasciano con la bocca socchiusa, lo sguardo accigliato, come se stessi pensando o pregustando a quello che verrà dopo. Se dovessi fare un paragone del sound di Mr. Marcel, la sola band che mi viene in mente è rappresentata dai malati Deathspell Omega, anche se l’act transalpino è ancora di tutt’altro pianeta. Tuttavia, non posso che apprezzare la voglia di rischiare degli Omitir, un desiderio di mettersi in gioco che mi spinge a premiarli, anche alla luce della magnifica conclusione “Belle Indifference”, la migliore song del lotto. Continuate cosi per favore, magari relegando in secondo piano la furia fine a se stessa del black a beneficio di una ancora maggiore sperimentazione. (Francesco Scarci)

(Amor Fati Productions)
Voto: 75

http://www.facebook.com/OMITTERE?sk=wall