Cerca nel blog

giovedì 3 ottobre 2024

O.N.O.B. - Viva! Underground (retrospettiva sotterranea)

#PER CHI AMA: Alternative Rock
È successo di nuovo. Lo stravagante collettivo veronese dell'associazione culturale Teuta Gwened, è tornato sotto nuove spoglie. Un po' alla stregua dei Thee Maldoror Kollective, che a ogni album modificavano il proprio moniker, anche i nostri, che includono peraltro il buon Bob Stoner, si presentano sulla scena con differenti sembianze: Cardiac, Agatha, De La Croix, giusto per fare alcuni nomi delle varie incarnazioni, e oggi sotto questo intrigante acronimo, O​.​N​.​O​.​B. (Onirica Notturna Ostentazione di Bellezza), pronti a sfornare un nuovo lavoro, 'Viva! Underground'. Il disco consta di otto tracce che nascono ai tempi dello scioglimento dei Cardiac, e da lì ripartono sfoggiando suoni sperimentali, che si palesano sin dall'iniziale "Torture", song dotata di un riffing impastato su cui poggia un parlato quasi indecifrabile. Tutto assai normale direi, almeno fino a quando il ritmo viene alterato dal diafano poetico cantato di Betty che mi ipnotizza con le sue parole "...il tempo fa tic tac..." che si imprime nella mia testa e da lì non è più voluto uscire. La ritmica non è certo delle più raffinate, buono il lavoro di basso in sottofondo, ma ecco nulla di memorabile, perchè tutta la mia attenzione si focalizza sulla seducente ma al contempo sgangherata, voce della frontwoman, una sorta di italica Julie Christmas, forse meno rabbiosa della vocalist americana, ma sicuramente dotata di una buona dose di personalità. Con "La Madre, l'Inaspettato e l'Apocalisse, il sound dei nostri sterza verso sonorità più garage rock punk, coadiuvate peraltro da una porzione vocale decisamente più accessibile, un peccato, visto che ho adorato la prova della cantante nell'opening track. Il brano è dotato di una buona carica di groove, la voce di Betty è si qui calda ma le mie aspettative forse si erano troppo elevate. Con "Contessa" ci imbattiamo nella prima cover del disco, che ci riporta al 1980, quando quei Decibel, guidati da Enrico Ruggeri, la proposero al Festival di Sanremo. Il pezzo, riletto in chiave più moderna (e molto meno beat nel comparto tastieristico), mostra quella ripetitività marziale tipica della musica italiana di fine anni '70, dando sempre comunque rilievo alla vocalità della brava cantante e a un brano che vede una brusca accelerazione nel finale. Con "Destino" si torna a esplorare territori oscuri di punk sperimentale: buona la ritmica (ma tenete presente che la produzione Lo-Fi ne penalizza notevolmente l'acustica) che esalta costantemente la pulsione del basso, a discapito delle chitarre; eccellente ancora una volta la prova vocale, che sembra tenere a galla le velleità artistico-sperimentali degli O.N.O.B. "Anima Sbagliata" è un mattone di oltre 10 minuti che ci trascina in ambientazioni da film horror, che per certi versi mi hanno evocato alcune cose proprio di quei Thee Maldoror Kollective che avevamo citato inizialmente e del loro ultimo 'Knownothingism', complice la voce irrazionalmente espressiva della frontwoman, che ci accompagna fino a un certo punto, prima di abbandonarci in sonorità lisergico-catartiche davvero ispirate, che sfoceranno addirittura in un assolo dalle tinte psych rock. Il disco ha ancora modo di offrirci altre piccole chicche: dal noise rock di "Agli Occhi degli Uomini" alla più sghemba "Ombre", che chiuderà il disco, passando attraverso la seconda cover del disco, la più normale e rockeggiante "Diversa", a firma The Underground Frogs. Un disco quello degli O.N.O.B., in grado di esaltare la filosofia del DIY e farci potenzialmente ampliare nuovi confini della nostra mente. (Francesco Scarci)

domenica 29 settembre 2024

The Pit Tips

Francesco Scarci

Agrypnie - Erg
Weather Systems - Ocean Without a Shore
Wintersun - Time II

---
Alain González Artola

Forelunar- Hwaa
Hour of Penance - Devotion
Paradise in Flames - Blindness

giovedì 26 settembre 2024

Horthodox & Haiku Funeral – Serpentine Sorcery

#PER CHI AMA: Drone/Ambient
Quando due band del calibro dei francesi Haiku Funeral e dei russi Horthodox, uniscono le forze per dare alla luce un nuovo album insieme, il risultato non può che destare sorpresa e curiosità. Fondamentalmente, la musica espressa in questo album collaborativo è molto difficile da incanalare in un filone unico, anche se a grandi linee, potremmo identificarla come dark ambient drone, dalle tinte fosche e oscure. Se poi il concetto di base è dare un ambiente sonoro a testi di antiche canzoni bulgare, trovati in un libro del 1896, sul tema della stregoneria, serpenti, vampiri e ninfee dei boschi, come la Samodiva, tipica creatura fatata dei monti Balcani, il tutto prende un significato più ampio e interessante. In effetti, il disco si presenta a capitoli, con lunghe suite di synth, che oscillano tra gli 8 e i 12 minuti, tra tappeti di noise ambient, sibili e sussurri perennemente distorti, neri come la pece, con una voce narrante che gravita a metà strada tra un Sauron irato e uno stregone demoniaco che espone il proprio sermone diabolico. L'ago della bilancia viene spostato dall'ottima performance del sax di Alexander Timofeev, che in controtendenza all'intero sound di base, convoglia le atmosfere verso lidi più noir jazz, attenuandone la pesantezza e irrobustendo la complessità della proposta, rendendola più fluttuante e piacevole all'ascolto, tenuto conto che le due entità sonore sono note soprattutto per le loro opere ostiche e pietrificanti. A tutti gli effetti, l'ascolto di 'Serpentine Sorcery' potrebbe essere paragonabile a sfogliare un libro, dove il sound oscuro sostituisce il bianco delle pagine e il testo è inciso dal lamento gutturale della voce narrante. La deriva che scaturisce dalla nostra mente da queste letture, vengono poi trasportate dalle divagazioni del sax, che per assurdo, ha reminiscenze così impregnate di jazz sperimentale (ascoltate "The Mother and the Whore Bride"), che riesce in molti tratti, a far distrarre l'ascoltatore, fino a fargli dimenticare la tipologia di musica che sta ascoltando. Il ritmo è assuefatto al rumore: si mette leggermente in luce, tra disturbi distorti e interferenze, nella rumorosa title track con un'evoluzione noise devastante. Altrettanto, in bella ma pacata mostra, il ritmo si palesa anche su "The Hate Venom", mentre in "Vampyric Mantra" è per lo più usato come metronomo dal suono profondo. Alla stregua di un Necronomicon in mano a un ignaro primo lettore, l'ascolto di questo disco potrebbe arrecare parecchi fastidi e tormenti agli ascoltatori poco assidui a questo genere musicale. Al contrario, potrebbe configurarsi come uno scrigno nero incantato, tutto da scoprire. (Bob Stoner)
 
(Aesthetic Death - 2024)
Voto: 70
 

Mind Snare - Hegemony

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Brutal Death
Torino, città che fu teatro del definitivo crollo psichico di Friedrich Nietzsche, è il luogo di provenienza dei Mind Snare, band attiva sin dal 1989 (con il moniker Satan’s Slaughter/ndr) e ben conosciuta nel panorama death underground. 'Hegemony' è stato il loro EP di debutto, un mini cd di sei canzoni (più i live di "Monarch of Prayers" e "The Ancients Awakening" nella versione della Psychic Scream Entertainment/ndr), ben registrato, potente, e di sicuro impatto. Nella bio, i Mind Snare indicano fra i propri gruppi di riferimento Immolation e Morbid Angel; e il riffing di Chris Benso risente, effettivamente, dell'influenza di Trey Azagthoth. Trey, del resto, è stata un'autorità in ambito death metal, difficile dunque non rendergli omaggio. Quel che maggiormente colpisce, dei brani di questo mcd, è la coesione strutturale. Non c'è traccia di pressapochismo nel songwriting, ogni elemento è perfettamente calibrato. Ciò è dovuto alla perizia compositiva degli autori, che hanno saputo confezionare brani dotati di un'identità autonoma, adeguatamente variegati e articolati al proprio interno (vi segnalo, in particolare "To Jesus" e "The Ancients Awakening"). Il risultato finale è un death metal di prima qualità, che tiene desta dall'inizio alla fine l'attenzione dell'ascoltatore, senza mai annoiare.

(Psychic Scream Entertainment - 1999)
Voto: 73

https://www.facebook.com/profile.php?id=100076364589179

martedì 24 settembre 2024

Paganizer - Forest of Shub Niggurath

#PER CHI AMA: Swedish Death
Ma qualcuno prima o poi avrà il coraggio di dire che questo modo di suonare ha un po' rotto il cazzo? Sto parlando del tipico sound di Stoccolma di primi anni '90 (scuola Entombed, Dismember, Grave, tanto per capirci) e di cui probabilmente, i Paganizer sono rimasti gli unici veri eredi e interpreti. In attesa di ascoltare il nuovo Lp, atteso per novembre, ecco arrivare un EP a scaldarci in queste fresche serate autunnali, il lovecraftiano 'Forest of Shub Niggurath'. La proposta? Facile da immaginare, visto che il marchio di fabbrica del quartetto svedese guidato da Rogga Johansson, è rimasto più o meno inalterato negli ultimi 26 anni, esprimendo quel classico sound svedese che ripercorre in tutto e per tutto, le gesta degli Entombed di 'Left Hand Path', cosi intriso anche di venature hardcore. E cosi, le sei tracce che si stagliano di fronte a noi, si mostrano come brevi laceranti frustate sulla schiena, contraddistinte da chitarre veloci e super compresse, buone aperture melodiche (ormai un po' scontate, a dire il vero), voci al vetriolo, un'ottima produzione e poco altro, che forse farà felici i soli fan degli scandinavi, evidentemente, grandi collezionisti di release dei nostri (all'attivo oltre 50 uscite!!). La mia song preferita? L'ultra veloce "A Foul Creature". Però fossi in voi, mi andrei a cercare i vecchi classici dei maestri di primi anni '90. (Francesco Scarci)

Cabal - Magno Interitus Rework

#PER CHI AMA: Death/EBM/Industrial
I danesi Cabal hanno fatto uscire nel 2022 'Magno Interitus', un disco all'insegna di un death black, impreziosito da venature djent/hardcore. A distanza di due anni da quel lavoro, la band di Copenaghen torna con un EP, 'Reworks', che include quattro pezzi di quel lavoro, riletti in chiave elettro industriale dai talentuosi artisti elettronici Inhuman, John Cxnnor, Misstiq e il bassista della band, Johu. Ecco, quello che ne viene fuori è qualcosa di notevole, ma solo se siete di mente aperta e apprezzate le contaminazioni in toto in stile dei messicani Hocico e il loro EBM da discoteca. Si perchè quello che si palesa alle nostre orecchie è un sound intriso di musica techno che esplode veemente nei suoi battiti per minuto, quasi ci trovassimo in un rave party dove ballare tutta la notte su ritmi danzerecci. Quello che tiene la proposta ancorata al metal sono forse le vocals, rancide e rabbiose quanto basta. Questo almeno quanto ascoltiamo in "Magno Interitus", visto che già dalla successiva "Plague Bringer", gli ancoraggi alla musica estrema saranno molto più evidenti, sia a livello vocale (imponente il growling del frontman) che musicale, con una ritmica devastante, infettata da qualche effettistica elettronica giusto qua e là, cosi come qualche voce pulita estraniante il contesto. Il risultato però è figo anche laddove i nostri sfondano la barriera del death doom. Ma con "If I Hang, Let me Swing", le cose tornano a pompare pericolosamente in ambito techno hardcore con un quantitativo di bpm davvero sopra le righe, e vocalizzi growl che poggiano appieno sull'impetuoso tappeto ritmico. Ancor più folle la conclusiva "Exit Wound", che ci proietta in mezzo alla pista da ballo, con suoni sintetici in sottofondo, voci aliene, partiture industriali e tanto tanto altro ancora che vi invito ad ascoltare con le vostre orecchie. (Francesco Scarci)
 
(Nuclear Blast - 2024)
Voto: 75
 

lunedì 23 settembre 2024

Cryptic Doom - Lost Souls

#PER CHI AMA: Symph Deathcore
Ultimamente mi sto imbattendo sempre più spesso con band dedite a un deathcore sinfonico. Dopo aver recentemente esplorato le lande canadesi con gli Art of Attrition, eccomi tra le mani un dischetto uscito lo scorso anno, 'Lost Souls' degli svedesi Cryptic Doom. Un EP che deflagra immediatamente con le sonorità bombastiche della sua opening, nonchè title track, che chiarisce immediatamente la direzione stilistica della one man band di Örebro. Che bomba. La tecnica a Xander Adam non manca di certo, nemmeno un buon gusto per le melodie, che si manifesta attraverso ottime orchestrazioni che danno un più ampio respiro a una proposta che, a tratti, rischierebbe di sfociare nel brutal slam. Ma le ottime partiture sinfoniche e l'utilizzo di clean vocals a fare da contraltare a quel brutale growling, riescono a stemperare una furia che sarebbe altresì deleterea per il lavoro. E invece, soprattutto nella seconda "World Decay", il dischetto si apre a una maggior ricerca melodica che si palesa in un'ottima sezione ritmica, infarcita da ottimi giri di chitarra e parti atmosferiche. Certo, quando il factotum scandinavo decide di rallentare i giri del motore, e creare break angoscianti all'insegna di un deathcore nudo e crudo, ecco che cambia tutto e quanto costruito sin qui in termini di accessibilità melodica, sembra andare a farsi benedire. Spaventosa in tal senso la parte iniziale di "Shattered Reality", spinta a velocità folli e vocalizzi mostruosi, ma la ricerca del groove è parte del bagaglio del polistrumentista svedese e la seconda parte del brano, vedrà una maggiore digeribilità del pezzo, complici anche le ottime keys proposte. In chiusura, "Another Dimension" lancia l'ultimo assalto sonoro, tra vorticose linee di chitarra, vocals brutali, una batteria mitragliata e una buona vena catchy, che ci dà un buon motivo per tenere monitorati in futuro questi Cryptic Doom. (Francesco Scarci)

Godkiller - Deliverance

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Industrial/Black
Terza release per questa one man band proveniente da Monaco. Dal ’94, anno in cui uscì il primo EP, 'The Rebirth of the Middle Ages', all'uscita di 'Deliverance', sono cambiate molte cose visto che Duke Satanaël ha completamente perso i connotati black epici di un tempo, dedicandosi a un dark oscuro con all’interno molti inserti elettronici. Questo cambiamento avvenne già con il secondo album, 'The End of the World' del ’98, dove vi erano parti elettroniche, non così marcate come qui. La chitarra ha ancora suoni tipicamente metal (quando c’è) e può ricordare i Samael dei bei tempi. Le melodie create sono tutte molto tristi e sofferte, dovute sicuramente all’uso di suoni freddi ed elettronici, usati con cognizione e con una certa ricercatezza, quasi atta a ipnotizzare l’ascoltatore e guidarlo in un mondo buio e angosciante. La voce di Duke è flebile e in linea con il tappeto musicale proposto. Chi ha seguito e apprezzato il nuovo cammino di Godkiller, non potrà che trovare nuova linfa creativa anche in 'Deliverance'.

(Wounded Love Records - 2000)
Voto: 73

https://godkiller.net/