#PER CHI AMA: Post Metal Sperimentale |
Per chi non li conoscesse (il sottoscritto ad esempio), i Tangled Thoughts of Leaving sono un quartetto australiano che si diletta nell'esplorazione del post metal, sporcato da doom/jazz e sonorità progressive, il tutto rigorosamente strumentale. 'No Tether' è il loro terzo album (ci sono parecchi EP all'attivo però), fuori in co-produzione tra Bird's Robe Records e la Dunk! Records. Un lavoro di oltre 56 minuti che sin dalle battute iniziali si conferma ostico da digerire musicalmente: "Sublunar" è infatti un'intro rumoristica che introduce al paesaggio sonoro affrescato da "The Alarmist", la prima perla di questo cd. Una traccia che delinea il carattere stralunato della compagine originaria di Perth abile nel miscelare una song dai forti connotati post con rallentamenti caratteristici della musica del destino, in un incedere melmoso ed imprevedibile dotato di una profondità di suoni che riempie le orecchie e satura il cervello. E con un riverbero assai prolungato si arriva a "Cavern Ritual", densa nel suo lentissimo avanzare, con suoni che accelerano il battito cardiaco, scatenando ansie e paure, generando angoscia ed un profondo senso di intorpidimento degli arti in quello che potrebbe essere tranquillamente un funeral doom dalle tinte progressive. Soggiogato dalle tinte fosche della terza traccia, trovo finalmente ristoro nella lunga "Signal Erosion", quasi tredici minuti di sonorità droniche che si fondono con psicotici giri di chitarra e delicati tocchi di tastiere. La ritmica però preme per trovare un suo spazio, si concede degli strappi post-hardcore ma dovete pensare comunque ad una pluristratificazione sonica su cui si muovono indipendenti questi generi, con l'aggiunta di meravigliose fughe jazz (con tanto di trombe e tromboni all'opera), momenti ambient e rallentamenti doom sul finire, in quello che potrebbe essere un incubo ad occhi aperti. Posso ammettere che qui una voce non era strettamente necessaria tale la complessità generata da questi quattro incredibili musicisti. Vi basti chiudere gli occhi e provare (dico provare) a farvi guidare dalle visioni oniriche immaginate da questi impavidi australiani. Stravolti da una massiva portata musicale, si arriva a "Inner Dissonance" e immaginarla come musica di sottofondo in un qualche jazz club, non sarebbe certo un'eresia. I suoni tornano a farsi minacciosi con "Binary Collapse", dove una ritmica tonante si fa accompagnare dal piano in un'ispirata cavalcata metal che viene interrotta da un break post rock che allenta per un po' la tensione dirompente degli esordi, ma spinge tuttavia per poi riesplodere nel corso del brano e far breccia nella seconda metà tra le invasate melodie di tromba e pianoforte in un poderoso climax che sale di livello, di potenza, di intensità, di tutto per un finale frastornante da applausi. Per ultima la title track: dodici minuti affidati a spettrali rumori, cacofoniche melodie, landscapes dronici, tumultuose ritmiche e una dose massiccia di creatività che mi spingono inevitabilmente a saperne di più di questi imprevedibili Tangled Thoughts of Leaving (tanto da indurmi a comprare i precedenti lavori), una bella scoperta davvero. Una jam session a tutti gli effetti. (Francesco Scarci)
(Bird's Robe Records/Dunk! Records - 2018)
Voto: 85
https://music.tangledthoughtsofleaving.com/album/no-tether
Voto: 85
https://music.tangledthoughtsofleaving.com/album/no-tether