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martedì 24 settembre 2024

Cabal - Magno Interitus Rework

#PER CHI AMA: Death/EBM/Industrial
I danesi Cabal hanno fatto uscire nel 2022 'Magno Interitus', un disco all'insegna di un death black, impreziosito da venature djent/hardcore. A distanza di due anni da quel lavoro, la band di Copenaghen torna con un EP, 'Reworks', che include quattro pezzi di quel lavoro, riletti in chiave elettro industriale dai talentuosi artisti elettronici Inhuman, John Cxnnor, Misstiq e il bassista della band, Johu. Ecco, quello che ne viene fuori è qualcosa di notevole, ma solo se siete di mente aperta e apprezzate le contaminazioni in toto in stile dei messicani Hocico e il loro EBM da discoteca. Si perchè quello che si palesa alle nostre orecchie è un sound intriso di musica techno che esplode veemente nei suoi battiti per minuto, quasi ci trovassimo in un rave party dove ballare tutta la notte su ritmi danzerecci. Quello che tiene la proposta ancorata al metal sono forse le vocals, rancide e rabbiose quanto basta. Questo almeno quanto ascoltiamo in "Magno Interitus", visto che già dalla successiva "Plague Bringer", gli ancoraggi alla musica estrema saranno molto più evidenti, sia a livello vocale (imponente il growling del frontman) che musicale, con una ritmica devastante, infettata da qualche effettistica elettronica giusto qua e là, cosi come qualche voce pulita estraniante il contesto. Il risultato però è figo anche laddove i nostri sfondano la barriera del death doom. Ma con "If I Hang, Let me Swing", le cose tornano a pompare pericolosamente in ambito techno hardcore con un quantitativo di bpm davvero sopra le righe, e vocalizzi growl che poggiano appieno sull'impetuoso tappeto ritmico. Ancor più folle la conclusiva "Exit Wound", che ci proietta in mezzo alla pista da ballo, con suoni sintetici in sottofondo, voci aliene, partiture industriali e tanto tanto altro ancora che vi invito ad ascoltare con le vostre orecchie. (Francesco Scarci)
 
(Nuclear Blast - 2024)
Voto: 75
 

lunedì 23 settembre 2024

Cryptic Doom - Lost Souls

#PER CHI AMA: Symph Deathcore
Ultimamente mi sto imbattendo sempre più spesso con band dedite a un deathcore sinfonico. Dopo aver recentemente esplorato le lande canadesi con gli Art of Attrition, eccomi tra le mani un dischetto uscito lo scorso anno, 'Lost Souls' degli svedesi Cryptic Doom. Un EP che deflagra immediatamente con le sonorità bombastiche della sua opening, nonchè title track, che chiarisce immediatamente la direzione stilistica della one man band di Örebro. Che bomba. La tecnica a Xander Adam non manca di certo, nemmeno un buon gusto per le melodie, che si manifesta attraverso ottime orchestrazioni che danno un più ampio respiro a una proposta che, a tratti, rischierebbe di sfociare nel brutal slam. Ma le ottime partiture sinfoniche e l'utilizzo di clean vocals a fare da contraltare a quel brutale growling, riescono a stemperare una furia che sarebbe altresì deleterea per il lavoro. E invece, soprattutto nella seconda "World Decay", il dischetto si apre a una maggior ricerca melodica che si palesa in un'ottima sezione ritmica, infarcita da ottimi giri di chitarra e parti atmosferiche. Certo, quando il factotum scandinavo decide di rallentare i giri del motore, e creare break angoscianti all'insegna di un deathcore nudo e crudo, ecco che cambia tutto e quanto costruito sin qui in termini di accessibilità melodica, sembra andare a farsi benedire. Spaventosa in tal senso la parte iniziale di "Shattered Reality", spinta a velocità folli e vocalizzi mostruosi, ma la ricerca del groove è parte del bagaglio del polistrumentista svedese e la seconda parte del brano, vedrà una maggiore digeribilità del pezzo, complici anche le ottime keys proposte. In chiusura, "Another Dimension" lancia l'ultimo assalto sonoro, tra vorticose linee di chitarra, vocals brutali, una batteria mitragliata e una buona vena catchy, che ci dà un buon motivo per tenere monitorati in futuro questi Cryptic Doom. (Francesco Scarci)

Godkiller - Deliverance

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Industrial/Black
Terza release per questa one man band proveniente da Monaco. Dal ’94, anno in cui uscì il primo EP, 'The Rebirth of the Middle Ages', all'uscita di 'Deliverance', sono cambiate molte cose visto che Duke Satanaël ha completamente perso i connotati black epici di un tempo, dedicandosi a un dark oscuro con all’interno molti inserti elettronici. Questo cambiamento avvenne già con il secondo album, 'The End of the World' del ’98, dove vi erano parti elettroniche, non così marcate come qui. La chitarra ha ancora suoni tipicamente metal (quando c’è) e può ricordare i Samael dei bei tempi. Le melodie create sono tutte molto tristi e sofferte, dovute sicuramente all’uso di suoni freddi ed elettronici, usati con cognizione e con una certa ricercatezza, quasi atta a ipnotizzare l’ascoltatore e guidarlo in un mondo buio e angosciante. La voce di Duke è flebile e in linea con il tappeto musicale proposto. Chi ha seguito e apprezzato il nuovo cammino di Godkiller, non potrà che trovare nuova linfa creativa anche in 'Deliverance'.

(Wounded Love Records - 2000)
Voto: 73

https://godkiller.net/

Behemoth - Thelema.6

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death
Anche per quest'album, i polacchi Behemoth sono rimasti sintonizzati su uno stile fortemente death metal con toni accesi, acuti, per l’impatto, con frequenti, improvvisi cambi di tempo dettati da intrecci complicati e veloci a rallentamenti profondi. Assoli e armonie tragici, aspri in modo amaro. La chitarra e il basso dipingono i brani assai liberamente, con tocchi nervosi o stoppati, a volte accompagnati dalla batteria o più spesso, quest'ultima ne brutalizza l’insieme. Quest'album intricatamente vario, ha un cantato con urla cupe o agghiaccianti, che racchiude alcuni intro e brevi intermezzi elettronici che incupiscono i soventi crescendo, le ritmiche secche e gli innumerevoli percorsi sonori, lenti o furibondi tra svariati contrasti. L’evidente perizia tecnica non abbandona affatto l’impatto e la triste armonia dell’album, essendo peraltro sostenuti da un’ottima registrazione. Inoltre, diversi pezzi ricordano cose ancor più vecchie dei Behemoth, appesantite e più raffinate da uno stile complesso.

(Avantgarde Music/Peaceville - 2000/2021)
Voto: 75

https://www.behemoth.pl/

venerdì 20 settembre 2024

Scarcity – The Promise of Rain

#PER CHI AMA: Noise/Black
L'ultima opera dei newyorkesi Scarcity, è qualcosa che va oltre le mie aspettative. D'altra parte, sarebbe stupido pensare che colui che ha preso in mano le redini del progetto Glenn Branca Ensemble, dopo la scomparsa nel 2018 del suo fondatore, non riflettesse, nella musica della propria band personale proprio gli insegnamenti del grande compositore Glenn Branca. Brandon Randall Mayers è membro del G.B.E. dal 2016, e con i suoi Scarcity, ha voluto proprio sconfinare e travisare le regole del metal, fondendole con l'avanguardia delle sinfonie di Branca. Il disco si apre con "In the Basin of Alkaline Grief", un capolavoro violentissimo di noise metal, no wave e postcore della Grande Mela, un brano spettacolare ed emblematico, quanto punto focale di quest'album, anche per il metodo di registrazione usato qui e in tutto il resto dell'opera (vedi anche "Scorched Vision" e "Undertow"). La scelta stratificata del muro sonoro è assai ricercata con l'effetto prorompente e rumoroso dell'impatto emesso, in realtà, da suoni che non intendono far insensato frastuono ma rumore clinicamente programmato e mirato. E ancora, le chitarre te le trovi puntate in faccia a dismisura, in una sorta di tortura sonica simile a un allarme isterico; la batteria in sottofondo esce da un piano interrato, per mostrare quanto si può elaborare una partitura ritmica in un brano esasperante, senza risultare ripetitiva e banale, con in più, reminiscenze jazz al suo interno. Infine il basso che, come un serpente impazzito, sfugge alle trame del brano, lavorando in una terra di mezzo per far uscire il suo valore reale. Poi, una parziale pausa al terzo minuto (ma non per le chitarre costantemente in fase di allarme) mette in risalto uno screaming che acquista un senso ben lontano dal solito grido in salsa black metal, con un bridge che non passa certo inosservato. Questo disco è strabiliante per effetto sonoro, da ascoltare in cuffia o ad alto volume, incurante del suo status di terrificante manifesto rumoroso, un campo di battaglia dove melodia, distorsione, tecnica, cacofonia e dissonanza, si fondono assieme, come se il pionieristico spirito di Glenn Branca rivivesse tra il caos di 'Evolution Through the Revolution' dei Brutal Truth, l'umore nero degli Swans di 'The Seer', e le cose più underground prodotte dai Sonic Youth, e tanto spirito No New York. Brano dopo brano, ci si innamora di questo sound corrosivo, emotivamente compromesso, che a ogni passaggio vuole esprimere creatività, una creatività estrema, illuminata e viva. Qui tutto è tensione, è un sound parallelo al canone costituito del solito metal estremo, che porta al suo interno lo spirito più duro e sperimentale della Grande Mela. Un'esperienza sonora che lascia grande soddisfazione, raccomandata e tutta da provare. (Bob Stoner)
 
(The Flenser - 2024)
Voto: 85
 

mercoledì 18 settembre 2024

And Hell Followed With - Untoward Perpetuity

#PER CHI AMA: Deathcore
Detto che un moniker cosi lungo è difficilmente memorizzabile, mi appresto oggi ad ascoltare il nuovo EP degli americani And Hell Followed With, 'Untoward Perpetuity', un lavoro di quattro pezzi dediti a un violentissimo deathcore, di quelli che di spazio alla melodia non ne vogliono proprio sapere, giusto per mettere le cose in chiaro fin da subito. E infatti la devastazione propinata da "Angor Rot" è di quelle che non lascia scampo, un rullo compressore in grado di asfaltare tutto quello che gli si para avanti, anche in quei momenti in cui i rallentamenti si fanno angoscianti. La ritmica del sestetto (si, ci sono ben tre chitarristi) è a dir poco mastodontica, un muro alto 100 metri, impossibile da valicare, e la cosa ancor più incredibile e difficile da digerire, è che anche quando i nostri abbassano i giri del motore, e "Oren: The Ogre" ne è la prova, la proposta continua a essere indigesta, complice un suono, che per quanto risulti pulito e moderno, ha forti rimandi all'hardcore più intransigente, almeno musicalmente parlando, visto poi il growling profondo del frontman. Ancor più veemente è la terza "Kaleidoscope of Tenebrosity", con un blasting di batteria disumano, almeno fino a un sorprendente break che arresta completamente i motori e mostra giusto un pizzico di melodia (quasi tre secondi) ad anticipare finalmente un ottimo lungo assolo, peraltro dal piglio heavy classic, coadiuvato da un drumming indemoniato; alla fine questo risulterà anche il mio pezzo preferito. A chiudere i conti, ci pensa la vocalmente isterica "Advent of the Addled Envoys: Into the Black Sun", l'ultima manciata di minuti sparati a tutta velocità, di cui mi ricorderò solo un improvviso arresto melodico con tanto di voci pulite, indice probabilmente che in futuro i nostri proveranno a spingere ancor di più verso potenziali contaminazioni. (Francesco Scarci)

Skinless - Progression Towards Evil

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine   
#FOR FANS OF: Death/Grind
I am persuaded that behind this release of United Guttural Records, there is the hand of Richard Limpscomb, guitar and voice of Fleshgrind. I think that among the myriad of brutal bands in the American underground, Rich has found the best. 'Progression Towards Evil' is surely a full-length album for the passionate fans who already know what they are getting when they buy this cd: a very deep voice, drums with a stifled sound, continuous time alterations, and not very philosophical themes. Skinless does everything better than others: the most distinctive comparison I usually hear is with Internal Bleeding, a band quite similar but also quite boring after a few songs. With Skinless, you won't skip tracks because they are well-built, not boring, and as they say in the US, they are catchy. The first two tracks stand out from the other songs for their lyrics (even though there are no other texts, titles like "Scum Cookies" and "Foetus Goulash" are not so hermetic) and they are declarations of hate against humanity that in this musical context are very genuine. In conclusion, I think that bands like Skinless need to be supported by both brutal music fanatics and by people who want to explore something other than Cannibal Corpse, Morbid Angel, and Suffocation.

(United Guttural Records/Burning Dogma Records - 1998/2022)
Score: 75

https://burningdogmarecords.bandcamp.com/album/progression-towards-evil

mercoledì 11 settembre 2024

Vaina – Unio Mystica

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
Nell'ultima uscita dei Finlandesi Vaina, esiste una componente così magica, che difficilmente passerà inosservata agli ascoltatori, fin dal primo ascolto. Una magia oscura o forse meglio, come rimarcato dal significativo titolo, 'Unio Mystica', una magia misterica, criptica e intrigante. Quel tipo di legame misterioso, che nella teologia cristiana, lega l'uomo alla figura di Cristo e lo fa vivere in riflesso della sua essenza, nel bene e nel male. Un disco che affascina per suoni e varietà compositiva, per le sue atmosfere in chiaroscuro, che nasconde tra le righe dei testi, cantati in lingua madre e inglese, quel concetto che nella filosofia di Kirkegaard, rappresenta il binomio disperazione dell'uomo/ricerca religiosa, in pratica un lungo viaggio sonoro vissuto come una fuga mistica a perseguire la verità. Musicalmente, 'Unio Mystica', si presenta come un caleidoscopio di rimandi sonori, che spaziano tra diversi emisferi del metal estremo e non solo. Al suo interno troveremo spazio per l'avanguardia e l'esoteric metal, e strutturalmente potremmo ricollegarlo anche alle geometrie barocche di 'Gothic Kabbalah' dei Therion, ovviamente rivisto sotto la luce buia e sotterranea di una sperduta cattedrale gotica dispersa nella foresta. Il sentore oppressivo del capolavoro classico, i 'Carmina Burana', è sempre presente, con le sue atmosfere ampie e corali all'ombra delle candele, lo spettro de 'La Masquerade Infernale' degli Arcturus, è fonte d'ispirazione, con una teatralità viva ma meno plateale, più underground. Riecheggiano anche i Manes, quelli di 'Vilosophe', con in più schiaccianti aperture verso l'avantgarde black metal, ferreo e glaciale di stampo Angst Skvadron, e insieme, compiono il resto del richiesto miracolo. Certo i Vaina non sono una band sprovveduta e con l'avanguardia ci hanno sempre giocato. Tuttavia, stavolta ci hanno regalato il loro lavoro migliore, un gioiello sonoro tutto da gustare, dove trovare echi di doom jazz, con una tromba devastante, presente nell'articolata "Inverted", che sembra uscita da qualche cassetto dimenticato dei Mercury Rev che suonano un brano della Kilimanjaro Darkjazz Ensemble. Per luminosità e melodia, mostrano un lato progressivo eccelso, di una band in grado di fondere magistralmente correnti diverse in una traccia di poco meno sei minuti, senza perdere oscurità, profondità e amalgama nelle sue composizioni. "Incinerate" è un'icona toccante che spolvera vecchie teorie da classic metal, con un cantato esaltante in puro e astratto stile, ancora di scuola Manes/Arcturus, che ci accompagna verso un'altra chicca, stavolta nel verbo del folk rock progressivo, "Moribundus Sum", fiabesca e sognante nell'introduzione, come la calma prima della tempesta nel suo legarsi alla successiva "Golgatan Tähti". Questa è violenta e funambolica, dal piglio progressive folk metal, epico e dai mille colori, che va a sfociare in una composizione che rimanda ad alcune arie di 'Blossom of Mourning' dei Dark Reality, con quel suo gusto progressivo dai tratti classicheggianti ma tenebrosamente e totalmente metal. L'atmosfera globale ricorda l'austero, immaginario mondo monastico, visto da vie traverse e dal suo lato più introspettivo e oscuro. Infatti, sparse un po' ovunque, si presentano luci rubate alle scene di un film come 'Il Nome della Rosa', dotato comunque di una vena molto sinistra. Un rarefatto black metal avvolge molti momenti di questo disco, a renderlo oggetto di ascolto da approfondire a più riprese, per capirne la vera essenza. Una creatura artistica che vive di luce propria, difficile per questo racchiuderla in preconcetti musicali standardizzati. Alla fine possiamo dedurre però che, per quanto ostica possa sembrarci la sua struttura, dopo svariati ascolti, sarà impossibile non percepire l'attitudine originale di questo disco e di tutte le sorprese inaspettate nascoste al suo interno. Un album eclettico come poteva esserlo a suo tempo, il manifesto sonoro dei Solefald di 'In Harmonia Universal', suonato in chiave sotterranea, scarno e cupo. Un album che non vuole confini, che pone il suo aut-aut senza paura. Un ascolto che merita attenzione e che non vi lascerà l'amaro in bocca. (Bob Stoner)

(Aesthetic Death - 2024)
Voto: 80

https://vaina.bandcamp.com/album/unio-mystica-2