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sabato 26 dicembre 2020

Abbath - Outstrider

#FOR FANS OF: Black Metal, Immortal
The Immortal-esque sound is all there it seems to be a combination of 'Damned In Black', 'Sons of Northern Darkness' and a tint of way back when 'At The Heart of Winter' came out. Though the synthesizers were not overpowering. The riffs seem to be pretty strong on here and it's a blend of those albums (to me). The only thing that doesn't pack the punch are the drums since Horge still was with Immortal though now their status is disputed. Abbath came up with some pretty darn good riffs here. Pure Norwegian black metal and Abbath seems to blend it with some sounding like blackened thrash.

I would venture to say that this one could've been longer in length but it's nevertheless a good follow-up the the self-titled album. I suppose fans for now should follow this band rather than Immortal now that their status is on hiatus. Both Abbath albums have been good, this one a bit better than their debut. If you're a guitar player I'd say the riffs are what's key to follow on here. Abbath does a good job in that department as well as the vocal department. Not so much in the leads, though he puts in a good effort. This album is rather slow in tempos, though there are some fluctuations but not too much.

The sound quality is damn good with a little aura that is grim. This one isn't too intense of a release I'd say it's way catchy. Not only that, but the frontman of Immortal's older lineup. Abbath's vocals are unique and cool, making the album and band sound better than a lot of other black metal bands. I'm glad that there's no real synthesizers on here, but the atmosphere is dark. Like I said, it's sort of blackened thrash metal but with a tint and aura of black metal mixed in. I like it, I like the vibe here. Abbath seems to have improved on lead guitar, but he could've left that part out. So be it, however.

This is definitely an album to check out if you like black metal in general or Immortal with Abbath in the band. This one is a definite "B" rating to me, but if the leads were out I would've raised the rating. Definitely is worth picking up because the music on here is so awesome. And the Immortal influence that I touched upon gets listeners entranced. At least, it did to me. Hopefully Abbath will continue to make music since he's 47 now, he won't retire for years on end. The guy has a lot of riffs put down and 'Outstrider' is just a small dose I'm sure of what he has left for us. Check it out now! (Death8699)


(Season of Mist - 2019)
Score: 75

https://www.abbath.net/

Slowly Building Weapons - Echoes

#PER CHI AMA: Post-Punk/Shoegaze/Post-Metal
La Bird's Robe Records da sempre ci ha abituati a morbide sonorità post-rock strumentali. Quest'oggi invece mi sorprende con un'uscita fuori dalle righe. La proposta degli Slowly Building Weapons (SBW), quartetto originario di Sydney, è all'insegna di un mix tra post-punk, shoegaze e black metal. Si avete letto bene, black. Io mi ero già lasciato ingannare dalle tiepide sonorità poste in apertura con "Armada of Ghost", prima che delle chitarre super corrosive scatenassero una furia colossale per una manciata di secondi. Una sorta di sassaiola tremenda abbattutasi improvvisamente sulla testa e poi suoni più doomish giusto a creare un po' di confusione mentale in chi vorrebbe provare ad affibbiare un'etichetta a questi quattro tizi particolari. Con la seconda "Foal to Mare", i nostri ci conducono dalle parti di uno shoegaze intimista che con i suoni dell'opener non hanno davvero nulla a che fare, fatto salvo per quella voce delicata che mi ha ricordato un che dei finlandesi This Empty Flow o degli Handlingnoise, due band che potrebbero avere più di un punto di contatto con questi SBW. Con la terza "We are All Animals" si torna ad accelerare il ritmo con improvvise percussioni telluriche che si inframezzano a parti ancora dal piglio shoegaze. "Acid Gold Sun" è un po' più robusta a livello ritmico, con dei suoni forse un po' impastati nei quali rischia di perdersi la voce di Nicholas Bowman, ma la vena melodico/malinconica che permea questo brano, ne risolleva comunque le sorti. E questo mood malinconico si mantiene anche nella successiva "Dissolving", che ammicca ancora a quelle band finniche che con i Decoryah, avevano aperto un filone musicale davvero originale. I nostri mancano forse ancora di quel pizzico di originalità in più che mi aveva portato ad amare follemente quelle band, però devo ammettere che il sound degli SBW ha comunque il suo perchè, soprattutto laddove i nostri impongono un ritmo più solenne ai brani. Più fumosa "Heaven Collapse", la traccia che forse meno mi convince di questo 'Echoes'. Non si offendano i quattro australiani quindi se decido di skippare avanti a "Disc of Shadows", un brano breve ma ficcante, con una ritmica densa e oscura che va riproponendosi nella spettrale "Echo from Hill", un altro pezzo interessante ma che sembra mancare di una verve più spiccata, visto un finale quasi interamente lasciato a voce e percussioni. Magnetico l'incipit di "The Final Vehicle", una song in bilico tra post metal e alternative rock, con un finale a sorpresa all'insegna di un doom disarmonico. Ancora percussioni tribali nella prima parte di "Omega" (il finale sarà ancora sludge/doom), ultimo atto di questo interessante 'Echoes', un disco certo di non facile assimilazione ma che sarà in grado di regalarvi attimi di inquieta emotività. (Francesco Scarci)

(Bird's Robe Records - 2020)

martedì 22 dicembre 2020

Zed Destructive - Corroded by Darkness

#PER CHI AMA: Death/Black
La scena israeliana si arricchisce di un nuovo player, i Zed Destructive. 'Corroded by Darkness' è il primo squillo del quartetto capitanato da quel Zed Destructive, voce dei Winterhorde. Undici i brani a disposizione dei nostri per dimostrare tutto il loro potenziale dinamitardo. Si parte con "Repulsive Society", una song devota ad un black death con buone linee melodiche e la voce growl di Zed che si conferma ancora di ottima qualità. Un assalto frontale fatto di cambi di tempo, riff serrati, accelerazioni e bordate ritmiche. Niente di nuovo all'orizzonte come spesso dico, ma quanto prodotto non è affatto male. Il canovaccio è il medesimo in un po' tutti i brani con qualche variazione al tema. La seconda "Deformed Minds (Hatred)" ci offre infatti velenose scorribande black, con qualche urlaccio sparato sopra, in una traccia che conferma le doti tecniche di una band quadrata, capace e volenterosa, in grado anche di infilare un bell'assolo nel corso della song. Apertura acustica mediorientaleggiante per "The Dark Wanderer" e bei fraseggi prog death che mettono in mostra le doti della band nonchè una certa capacità di saper variare non poco la propria proposta musicale, sfoggiando sciabolate di chitarra a destra e a manca. Suoni più cupi per "Church", dotata di una ritmica che mi ricorda qualcosa dei Cradle of Filth, periodo 'Cruelty and the Beast' (forse anche a livello vocale, ricordando il Dani Filth più oscuro). Bene cosi quindi, tra rasoiate di chitarra, accelerazioni feroci, giri di tempo in stile Death ("Traitors"), ma anche assoli da paura ("Raped Existence"), roboanti e mortifere ritmiche (la title track e "Evil Wind", cosi Swedish death in alcune sue parti) o ancora porzioni epico-atmosferiche che arricchiscono di non poco il sound dei nostri (penso al finale strepitoso di "Eternal Damnation"). In chiusura, da segnalare anche la cover dei Deicide "The Truth Above", che secondo me poco avrebbe da che spartire con il sound dei Zed Destructive. Magari c'è ancora da lavorare alla ricerca di una maggiore dose di personalità, ma direi che i nostri sono sulla strada giusta per poter raccogliere ottimi consensi in futuro. (Francesco Scarci)

(Wings Of Destruction/GrimmDistribution - 2020)
Voto: 70

https://www.facebook.com/ZedDestructiveBand/

Empheris - The Return of Derelict Gods

#PER CHI AMA: Black/Thrash, primi Bathory, Sodom
Con un ritardo di quasi due anni, arriva sulla mia scrivania l'ultimo album degli Empheris, 'The Return of Derelict Gods', uscito ormai nella primavera del 2019 e riproposto in digipack un anno fa dalla Wings of Destruction. Con il 2021 alle porte potrete capire il mio stupore, magari con un nuovo album già programmato per il prossimo anno, vista la frequenza con cui i nostri rilasciano lavori. Comunque vi racconto un po' di questa band polacca che ha appunto un'estesissima discografia di EP e split album usciti dal 2005 a oggi. Il quintetto originario di Varsavia ci spara in faccia 10 tracce del più classico black vecchio stampo, quello che si combina con il thrash metal dalle ritmiche tirate, grezze e lineari, il tutto accompagnato da harsh vocals, insomma un tuffo indietro nel tempo di oltre 30 anni, che ci conduce ai vagiti di Celtic Frost, Bathory e Sodom, tanto per citare i nomi più scontati, anche se dentro ci senterei anche un che dei primissimi Rotting Christ, Kreator e Necromantia. Questo almeno quanto mi dice l'ascolto delle prime tracce, "The Beginning", la più rutilante "Rot No More" o la più breve e devastante "Testimony of Frozen Soul". Con una simile proposta, mi auguro che il feedback che si possano aspettare band ed etichetta, sia che quello degli Empheris non sia un album fresco, innovativo o cosi tanto vibrante. Diavolo, dovrei essere un ipocrita se dicessi il contrario e quindi come si dice in Italia "pane al pane vino al vino": questo è un lavoro che probabilmente anche 30 anni fa avrebbe sofferto di una certa obsolescenza. Sia chiaro, i nostri non suonano male, provano anche a giocare con cambi di tempo, accelerazioni e rallentamenti, voci gracchianti, qualche assolo piazzato qua e là. Però fondamentalmente vi ho riportato la descrizione di almeno qualche centinaio di migliaia di album, tutti uguali. Dubito pertanto che 'The Return of Derelict Gods' possa diventare una pietra miliare del metal estremo, anche se non manca qualche episodio piacevole come potrebbe essere "Palladium in Fire" o la conclusiva e sofferta "Necromantic". Insomma nel 2020, mi aspetterei qualcosa di più originale del più classico "back to the past". Solo per nostalgici amanti di quelle sonorità. (Francesco Scarci)

lunedì 21 dicembre 2020

Cave Dweller - Walter Goodman (or the Empty Cabin in the Woods)

#PER CHI AMA: Neofolk/Psych
Sono dieci i brani che compaiono in quest'album di debutto in qualità di solista, del musicista americano Adam R. Bryant. Uscito con il nome di Cave Dweller (da non confondere con altri, omonimi progetti sparsi per il web), già mastermind e componente effettivo della band post industrial, Pando, Mr Bryant ne evolve il concetto musicale, spostandolo decisamente verso le terre sconfinate del neofolk. Dieci canzoni immerse nelle nebbie mattutine, notti insonni e spazi aperti di natura incontaminata tra i paesaggi del Massachusetts. Storie che parlano di solitudini e disordini mentali, malattie, affrontate con il tono solenne del folk apocalittico ("Ancestor"), dell'alternative country filtrato dalla più buia espressività del dark e dell'alternative più rumoroso ("Why He Kept the Car Running"). La ballata nello stile di David J, soffocata da rumori d'ambiente, cicale, uccelli, fruscii, registrazioni in finto low-fi, una sorta di Burzum in veste di menestrello folk, imbevuto nello shoegaze, che a suon di chitarre acustiche mescola la selvaggia libertà di 'Into the Wild' con certo noise minimale e sperimentale, tanto caro ai Death in June. 'Walter Goodman (or the Empty Cabin in the Woods)' è un disco intimo e frastagliato, che riporta alla mente proprio l'album del 2016, 'Negligible Senescence', degli stessi Pando, con una ricercata vena poetica di base che si snoda lungo tutte le tracce. A volte si sentono echi post rock ma il suono è scarno, acustico e pieno di interferenze, anche il folk psichedelico appare tra le fila, ma il buio lo anima e lo rende tragico, mai spensierato, spesso ipnotico, malinconico, a volte persino evanescente, quasi ad inseguire un suono fantasma che ammalia, rapisce e sconcerta ("Where Trees Whispers"). Parti recitate e rumori d'ambiente inquietanti, disseminate ovunque ("Upon These Tracks"), registrati con smartphone e qualche altro aggeggio anomalo. Allucinazione e un senso di angoscia che si trasforma nei quattro brani conclusivi, spostandosi verso una tenue luminosità quasi pastorale con il coro di "The Secret Self", la cavalcata, alla Hugo Race (tipo 'Caffeine Sessions 2010'), tra country e synth wave cosmico di "Your Feral Teeth", lo strumentale dal solitario e rallentato passo bluegrass con il sottofondo di gabbiani e mare di "Bliss" ed il finale (con l'inizio che ha la stessa intensità della splendida "October" degli U2) lasciato ai rintocchi di piano di "To Return", segnano il battito di un disco non convenzionale, pieno di paesaggi in chiaroscuro tutti da scoprire, un viaggio insolito nel mondo di un folk parallelo, assai personale, intimo e nero come la pece, votato alla pura espressività poetica, per certi aspetti coraggioso ed innovativo. Una nuova veste per il neofolk a stelle e strisce. (Bob Stoner)

Deranged - Deeds of Ruthless Violence

#FOR FANS OF: Death Metal, Cannibal Corpse, Deicide
This is an extremely brutal death metal album that pulverizes the eardrum. I have their previous release, but I think that this one is stronger. It might only be a bit over 30+ minutes of music, but it sure packs a punch. These guys take no prisoners. I liked this album from start to finish! The music, the vocals and the sound quality. All top-notch. The vocals sound a little like Glen Benton in 'The Stench of Redemption' release, there is a similarity to his coming out in Deranged vocals. That's not a bad thing, it fits the music, absolutely. These guys put together one helluv a kick ass record all the way.

The album just doesn't let up. It's in your face pretty much the whole way through. There's only a couple of tracks that are a bit slower. But they're still brutal. The riffs are catchy and original. I liked them a lot. I felt that they did the band justice with this one. A step up from their previous release. Well thought out music, all the way. And intense as fuck! Everything on here seemed to fit in and just seemed to make sense from a musical standpoint. They seemed to have totally progressed since their last album. The vocals fluctuate but it's mostly growling. This is good though. Making it brutal for listeners.

Lead guitar is pretty technical and the rhythms go well with the vocals. Nothing bad to say at all about anything wrong with this album. They meshed Deicide with Cannibal Corpse together interwoven it into their own sound. I feel that they seemed close to both of those bands in style and from a musical aspect. But I like it. They have their unique qualities and vibe to them. Though the two mentioned bands have their sound to them that Deranged seemed to not copy but just show their influences. And the production quality was good for an underground band to beholden-to.

I didn't download this album first, I just grabbed it off the CD shelf and it struck me having their prior album and liking that I thought that this one too would be worth it. And mind it was! You can download it or maybe YouTube it just as long as you're a death metal fan or brutal death metal fan. Either way, it's good as gold, I gave this release an "A" because I felt that from start to finish the quality of the music was enough to grand it that. But if you're a CD collector, I'd say even more so to buy the album! This band keeps on improving. So go and hear what it sounds like in any avenue! (Death8699)


Dark Tranquillity - Moment

#FOR FANS OF: Swedish Death
I didn't discount this release when I first heard it because of my initial reaction to 'Fiction' wasn't great, but 'Projector' my favorite release from them of all time. This I felt it a "B" average because there are some quality parts to it, it isn't just a waste of $20. I thought that the vocals were solid (as always) though the guitar riffs are a little iffy. However, I was glad to get this recommendation from a long time friend of mine. I thought that the melodic parts were cool, even though Martin is no longer with the band. I thought that it was an excellent that Christopher Amott (ex-Arch Enemy, current Armageddon) is on guitars. Not that sure of Johan, but both do a great job!

As to who did the most songwriting on this release is obligatory. The guitars are superb, though not as good as they could've been. But I liked the album anyway. The music itself isn't very heavy, just emotional based. Mikael's vocals are some of the best that they've ever been, maybe better than even my favorite from them. The keys blend well with the melodic guitarwork and more of a feeling-based album. Mikael isn't sounding like he's crying on the voice but he's definitely in sad-mode. The riffs accompany the voice and synthesizers with absolute precision. And the production on top of it all is way good.

It was striking that an Amott was a part of this album. Christopher was amazing in Arch Enemy. I'm glad he clanged onto this release. He's one of my favorite melodic death metal guitarists just as Jeff Loomis (Arch Enemy, ex-Nevermore). So as far as the lead qualities on here, they're superb. I didn't think Christopher would last as long as he did in Arch Enemy since their style was continually evolving maybe into something that he wasn't into anymore. But him abandoning melodic death metal completely wasn't the case. And on here is another example of a great effort he puts through with this band. I suppose they did the band justice acquiring him.

I was totally skeptical about this release being something worthwhile and yes it is worthwhile. So on basically blind belief I bought a physical copy of the album despite the putrid reviews. I thought that from start to finish this album has a lot of grit to it. And it's definitely feeling based which is what you want from a band like this. I don't think there's any song that I disliked from the album. It's not the best Dark Tranquillity to date from my viewpoint, but I did like it better than 'Fiction' of course. It's got a different feel than that album. It's definitely not an album to listen to when you're feeling melancholic. Great release nevertheless! (Death8699)


(Century Media - 2020)
Score: 76

https://www.darktranquillity.com/

In Quest - The Comatose Quandaries

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death, Meshuggah, Nile
Nati dalle ceneri dei System Shit, i belgi In Quest evolvono ulteriormente il loro sound, sempre e comunque fatto di una miscela esplosiva di death metal e partiture brutal, arricchendolo di atmosfere plumbee e decadenti, talvolta apocalittiche. Se i primi album erano fortemente ispirati dai Cannibal Corpse e in seguito dal sound di Soilwork e In Flames, questo lavoro ci consegna una band che propone una sorta di brutal death prog con un’influenza più marcata derivante da Meshuggah e Strapping Young Lad. Le caratteristiche peculiari della band rimangono comunque intatte: lavoro di chitarre impressionante, drumming devastante, tastiere tetre e opprimenti che creano atmosfere rarefatte, ottime vocals, sia growl che pulite da parte del vocalist svedese Mike che ha sostituito più che degnamente il vecchio membro fondatore Sven. Il feeling che emana 'The Comatose Quandaries' potrebbe essere tranquillamente la colonna sonora della fine del mondo, per quei suoi passaggi da brivido; ascoltatevi “Warpath” e capirete di cosa stia parlando: le ritmiche sincopate, le atmosfere angoscianti ci rubano le ultime molecole d’ossigeno capaci di tenerci in vita. Citavo i Meshuggah come punto di riferimento principale per l’uso più frequente, rispetto al passato, di stop’n go, blast beats, ambientazioni industriali oscure e minacciose; ma nel suono degli In Quest sono rintracciabili anche influenze derivanti dal thrash/metalcore americano, dal cyber death dei primissimi Fear Factory e dal brillante brutal di act quali Nile o Cephalic Carnage. Ottima la produzione, ottimi i musicisti, ottimi soprattutto gli intriganti e angoscianti solos, capaci di toglierci gli ultimi soffi vitali. Da rilevare la presenza infine, in veste di guest, del vocalist dei Mnemic, Michael, sulla title track di questo entusiasmante 'The Comatose Quandaries'. Grande passo verso una vita (o una morte) piena di successo. (Francesco Scarci)