#PER CHI AMA: Brutal Death |
Le Baleari, che posto incantevole, direi ideale per far proliferare la propria proposta death metal. Questo devono aver pensato gli Impur, che si sono poi messi alla ricerca di altri compagni di avventura per questo split album, ritrovandoli nei russi Unidentified Corpse e Sadistic Demise, a completamento di un disco che mostra fondamentalmente tre modi di proporre death metal. Da qui ‘Three Ways of Death Metal’, il titolo del qui presente cd, che vede appunto la band spagnola degli Impur aprire le danze con un granitico trittico di pezzi che si rifà alla tradizione scandinava dei primi Entombed e Grave, ma pure ai mostri sacri Carcass. Killer riffs, growling vocals, ritmiche arrembanti ed una buona vena solistico-melodica che vede nella traccia d’apertura “Slaves of Decay”, che dà peraltro il nome al loro EP, il mio pezzo preferito. I nostri comunque sono abili musicisti (per la cronaca ci sono ex membri di Carnage ed Helevorn nelle fila della band) il che accresce la qualità complessiva del prodotto, per 13 minuti totali di musica aggressiva e melodica quanto basta. A seguire i Sadistic Demise, band originaria di Kostroma, che con il loro ‘The Way of Sadistic’, ci propongono cinque tracce sanguinolente all’insegna ovviamente di death metal nudo e crudo, costituito da ritmiche martellanti e vocals che si muovono tra lo screaming efferato e il growling mefistofelico. Alla melodie è concesso veramente poco spazio per emergere, fatto salvo per quegli acuminati assoli (quello di “Sadistic Demise” è spettacolare) che per lo meno, donano una parvenza di melodia ed una relativa accessibilità alla proposta. Ovvio che se non siete dei cultori del death metal più spinto e disarmonico, farete una gran fatica ad approcciarvi a questi ragazzotti russi. Analogamente con gli Unidentified Corpse (che incorporano peraltro un membro dei Sadistic Demise) e il loro ‘Domination of Dying People’ (uscito originariamente nel 2013): slam brutal death metal ultra tecnico e consigliato solo agli amanti di queste sonorità spietate. Sette pezzi per 22 minuti di musica sbrodolante, voci animalesche, ritmiche serrate, gran poca melodia e un sound schiacciasassi che non vi darà la benchè minima tregua. A me francamente ha procurato molta noia e un fastidioso mal di testa. Alla fine della storia, per quelli che sono i miei gusti, gli Impur sono i vincitori morali di questa carneficina sonora, con il sound più controllato e melodico del lotto, delle due band russe avrei fatto volentieri a meno. (Francesco Scarci)
(Wroth Emitter Productions - 2021)
Voto: 63
Voto: 63