#PER CHI AMA: Black Symph/Avantgarde/Progressive, Arcturus, Dan Swano |
Ora io mi domando come sia possibile che una simile release passi inosservata alla maggior parte delle webzine italiane? Questo è un enorme delitto, se si pensa poi che le stesse 'zine vadano a recensire, il più delle volte, immondizia. Fortunatamente, il web mi consente di arrivare a musica per i più sconosciuta, quella che sinceramente a me regala maggiori emozioni. Veniamo ai Taranis, che tanto hanno suscitato rabbia nel sottoscritto per la diffidenza con cui è stata presa la loro release, ma grandi emozioni al suo ascolto. Si tratta di una one man band ungherese, guidata da Attila Bakos addirittura dal 2000 e 'Kingdom' ne segna il debutto ma ahimè anche il canto del cigno. Auspico che il talentuoso musicista magiaro (che ha prestato peraltro le vocals come guest negli ultimi lavori dei conterranei Thy Catafalque) ci ripensi e rilasci un'altra manciata di album che vantino la stessa qualità di questo, che parte con "Storm", song lunghissima che sembra ispirarsi, almeno nei primi minuti, a uno dei tanti progetti paralleli e progressivi dell'altrettanto fenomenale Dan Swano. Parlavo di progressive appunto, ma questo cederà il passo ad una forma illuminata di black sinfonico, per nulla scontato o derivativo, in cui le vocals del bravo Attila, assumono connotati grangruignoleschi, con un finale corale da brividi che ha evocato nella mia memoria 'Hammerheart' dei Bathory. Non privo di splendide orchestrazioni e sapienti arrangiamenti, giungo al secondo brano, "Dominion", che sciorina un bel riffing possente sorretto da eleganti melodie tastieristiche, intrise da una forte vena malinconia, che spezza l'incedere in un mistico break centrale, da cui il mastermind riparte con un'andatura più rallentata, ma decisamente pregna di una certa teatralità. E ancora nel finale sono le magnifiche cleaning vocals ad innalzare il livello qualitativo di una release già di per sé notevolissima. Con "Glory" si ritorna alle epiche cavalcate della opening track e a un cantato che si trova esattamente a cavallo tra il growl e lo scream; peccato solo per la mancanza di un vero batterista in quanto, come spesso capita, il suono sintetico della drum-machine non regala al sound la stessa naturalezza delle vere pelli. Ma si può anche sorvolare a questa mancanza perché la seconda parte del brano offre sprazzi di suoni che spaziano tra il progressivo e l'avantgarde in modo spettacolare, con lo spettro di Dan Swano (ma anche di ICS Vortex) ad aleggiare, almeno a livello vocale. La chiusura di 'Kingdom' (si tratta di 4 pezzi per 40 minuti di musica di classe) viene affidata ad "Origin", song magica e delicata, in cui sono le voci pulite di Attila a dominare (notevole sulle tonalità alte), affiancato da chitarre acustiche e strumentazioni folkloristiche, in grado di regalarci un finale dal mood triste, quasi straziante, ma sicuramente dal forte impatto emozionale. Che altro dire, se non obbligarvi a fare vostro questo cd, per supportare realmente la musica che vale. E Attila con il suo progetto Taranis, merita tutta la vostra attenzione. (Francesco Scarci)
(Self - 2012)
Voto: 85