#PER CHI AMA: Post Black/Death, Deafheaven, Celtic Frost |
Per una volta sono riuscito a bruciare tutti i miei colleghi sul tempo e accaparrarmi questo cd. La cosa che mi fa più sorridere è che fino ad un paio d'anni fa, se mi avessero proposto una band americana da recensire, avrei certamente declinato e passato; ora il mio sguardo volge quasi esclusivamente oltreoceano, in quanto il livello compositivo nel black metal, si è notevolmente alzato, soprattutto con l'esplosione del cascadian black e grazie a band quali Agalloch e Deafheaven. E oggi mi ritrovo di nuovo su quella costa degli Stati Uniti che si affaccia sull'Oceano Pacifico, stato di Washington, Seattle per la precisione. No, non sto per affrontare nessun album grunge o post-grunge. Oggi affronto gli Hoth (oscuro duo formato da Eric e David), che trae ispirazione per il loro moniker dal pianeta ghiacciato citato in 'Guerre Stellari: l'Impero colpisce ancora'. L'album è costituito da otto pezzi, il cui inizio, "The Unholy Conception", ci annichilisce con un feroce black death, apparentemente d'ordinaria amministrazione, che vive la sua punta di eccellenza nel fantastico break acustico (ispirato ai primi folklorici In Flames o agli Opeth più ispirati) che ci accompagnerà quasi fino al suo graffiante epilogo. Torno a respirare l'aria fredda del nord, ma questa volta non mi trovo in Scandinavia, bensì negli States. Pungente l'aria, ma anche il sound dei due musicisti americani. "A Blighted Hope" ci delizia con quasi tre minuti di arpeggi bucolici per poi massacrarci con chitarre velenose e acuminate come il pungiglione di uno scorpione. Un po' cascadiani, un po' influenzati dalla scena nordica di Gotheborg, il sound degli Hoth potrà soddisfare un po' tutti i palati, dai blacksters più incalliti, ai deathsters melodici e perché no, anche per coloro che ricercano sonorità old school, come testimoniato dalla verve di Celtic Frost memoria di "Cryptic Nightmares". 'Oathbreaker' è un concept album realizzato con intelligenza e perizia tecnica, che non tarderà ad incontrare anche il vostro consenso. Un concept dicevo: i nostri ci tengono a farci sapere che il lavoro narra la storia di un individuo dalla sua nascita seguendolo in un percorso sempre più oscuro, all'insegna della malvagità. Continuo con l'ascolto e arriva il turno di "Serpentine Whispers", una traccia per molti versi avvicinabile agli svedesi Dispatched: song veloce segnata da ritmiche serrate ma anche da linee di chitarra che richiamano la maestosità della musica classica. Musica classica che emerge forte anche nell'intro di "Acolyte of the Tenebrous Night", dove mi sembra addirittura di trovarmi di fronte un'orchestra al completo che suona black metal. Sublimi. Come non citare infine "Oblivion", song che vive di sussulti in un mood musicale fatto di luci e ombre, roboanti ritmiche e splendide fughe solistiche, vocals arcigne e melodie folkloristiche. A chiudere ci pensa "Despair" che sfodera un ottimo e profondo growling in un pezzo molto meno tirato rispetto ai precedenti, ma più velatamente intriso di malinconiche sonorità post black e cinematiche orchestrazioni che decretano la validità di questo prodotto, consigliato a tutti coloro che bazzicano dinamiche sonorità estreme. Buon ascolto! (Francesco Scarci)
(Self - 2014)
Voto. 75