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mercoledì 24 dicembre 2014

Isaak & Mos Generator - Stoner Split Of The Year

#PER CHI AMA: Stoner/Hard Rock/Psichedelia
Gli Isaak sono tornati e lo fanno in grande stile: uno split su vinile insieme ai Mos Generator. E' vero, il disco non è ancora disponibile, ma quando è stato lanciato in streaming qualche giorno fa, non ho saputo resistere. I primi (ex Gandhi's Gunn) sono una delle realtà italiane più interessanti degli ultimi anni in campo stoner. Il loro precedente album è stato prodotto dalla Small Stone Records, etichetta americana che sforna ottime band come se non ci fosse un domani, mentre questo split è targato Heavy Psych Sounds, label italiana che sta crescendo in modo vertiginoso. I Mos Generator sono una rock band americana che ha già quattordici anni di onorata attività alle spalle, cinque album prodotti e una valanga di concerti in giro per il mondo. Qualcuno li ha definiti come i naturali eredi dei Black Sabbath al tempo di 'Sabotage', noi non possiamo che essere d'accordo. Le due band si contendono ciascuna un lato del lussuoso vinile in colorazione splatter (rosso e nera) che aumenta a dismisura la necessità fisica e mentale di possederlo e metterlo in un posto di rilievo tra la propria collezione privata di dischi. I Mos Generator ci portano in un viaggio onirico, sospeso nel tempo e in balia di forze oscure che tentano di prendere il sopravvento sulla nostra lucidità mentale. Quasi dodici minuti pieni zeppi di suoni vintage, a partire dai synth e sequencer che provengono direttamente dalle migliori colonne sonore sci-fi anni 70/80. Dopo una breve intro strumentale che ci fa tremare per via di un basso talmente distorto che solo il feedback potrebbe buttare giù un grattacielo, inizia il brano vero e proprio e ci sorprendiamo perchè i suoni non sono così esasperatamente pesanti. Quello che ascoltiamo è un sano hard rock ricco di frequenze calde e avvolgenti, tanto groove e riff vagamente prog. Al sesto minuto arriva il primo vero break dove un Hammond ricrea le tanto care atmosfere psichedeliche in pure stile Pink Floyd. Gli assoli cremosi di chitarra e l'ipnotico vocalist recidono il cordone ombelicale che a stento ci tiene stretti a questa terra e il volo pindarico raggiunge la sua massima espressione. I suoni sono semplicemente perfetti e se lo dico ascoltando uno streaming, non oso immaginare cosa succederà quando la puntina del giradischi inizierà a scorrere sui solchi di cotanta manna dal cielo. Ora tocca agli Isaak che dopo un inizio di così alto livello, me li immagino impavidi sul palco, pronti ad esibirsi dopo essere stati virtualmente introdotti da una band possente come i Mos Generator. Le atmosfere e i suoni cambiano all'improvviso, ora la musica diventa più viscerale, quasi religiosa. Una lunga introduzione prepara la nostra mente e questa volta la botta arriva, ci investe completamente e ci inebria. In lontananza si sente profumo di peyote e incenso che ardono su un braciere, mentre il basso e la batteria intonano una marcia epica che le chitarre acuiscono con riff monolitici. Il vocalist completa l'opera con un grido rivolto al cielo in omaggio a madre natura che tutto vede e tutto decide. Il campionamento vocale che aveva prima guidato l'introduzione ora torna a farsi sentire insieme ad una linea strumentale (probabilmente uno strumento ad arco tipo viola o violino) che richiama i potenti arrangiamenti che si ascoltano in gran parte della discografia degli *Shels. Un quarto d'ora che vorreste non finisse mai, che ti lascia si sfinito, ma appagato. Questo split è un lavoro costruito ed eseguito in modo ineccepibile, da avere assolutamente e custodire gelosamente. Se qualche vostro erede lo vorrà reclamare in un lontano futuro, ditegli che dovrà dimostrare di esserne degno. Ora iniziate il conto alla rovescia, personalmente io sto già contando i giorni.(Michele Montanari)

domenica 27 aprile 2014

The Wisdoom – Hypothalamus

#PER CHI AMA: Sludge/Doom, Ufomammut
Recentemente ho letto una recensione di questo primo full lenght dei romani The Wisdoom, pubblicata su una delle più importanti e gloriose riviste musicali italiane, nella quale si impiegava circa metà del (poco) spazio concesso ad incensarne la copertina, liquidando il suo contenuto con poche frettolose parole, che si limitavano a sottolineare la mancanza di coraggio dei quattro, che secondo l’autore avrebbero deciso di seguire strade già battute con successo da altri senza proporre nulla di nuovo. Beh, io dico che forse può essere vero che 'Hypothalamus' non contiene sconvolgenti novità o rivoluzioni ma dico anche che – primo – vorrei sapere quali lavori usciti negli ultimi anni in ambito sludge-doom hanno apportato sostanziali novità tanto da non essere in qualche maniera considerati derivativi (e non mi limito a parlare dell’Italia) e che – secondo – io di dischi “derivativi” come questo, con questa qualità, classe, potenza, ne vorrei a pacchi. Dopo il successo del loro EP omonimo, che aveva spinto i Manetti Bros. a scegliere un loro brano per la colonna sonora di 'Paura', i The Wisdoom sfornano questo loro primo album (quattro pezzi per 45 minuti) con la firma di Lorenzo Stecconi al mastering e missaggio, assoluta garanzia di qualità per colui che è il “responsabile” del suono di Ufomammut e The Secret. E proprio a questi nomi, tra gli altri, è inevitabile che ci si rivolga per identificare la musica dei The Wisdoom, che loro stessi definiscono come un concentrato di “violenza estatica, un viaggio disperato e lisergico attraverso le fasi del sonno”. “Disperazione" e “violenza” sono parole che descrivono bene la lunga “Alpha” che apre il lavoro con un assalto che toglie il respiro e precipita l’ascoltatore in uno stato di angoscia. Dopo la strumentale e interlocutoria “Thema”, si arriva a quello che personalmente considero il vertice del disco, “Delta”: 15 minuti ossessivi e potentissimi, sottolineati da chitarre torturate e sofferenti che si alternano a gorghi nei quali estasi e tormento sono separati da un confine sottilissimo, ai quali è impossibile sottrarsi. A chiudere 'Hypothalamus' ci pensa “Oneiron”, che si stacca nettamente dal clima plumbeo dell’album, con il suo sinuoso movimento post-rock, se non uno squarcio di sole, almeno un inizio di rasserenamento, a suggerire l’avvicinarsi dell’alba. Lavoro imponente e importante, che potrebbe permettere in breve ai The Wisdoom di scrivere il proprio nome accanto a quello di altre band come Lento, Ufomammut e The Secret, in grado di partire dalla penisola per conquistare il mondo. Ah, per la cronaca, anche la copertina (opera di Rise Above) è molto bella… (Mauro Catena)

(Heavy Psych Sounds - 2014)
Voto: 80