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sabato 5 agosto 2023

Nattehimmel - The Night Sky Beckons

#PER CHI AMA: Epic/Pagan Black
Non potevo fare finta di niente, gli In the Woods... sono stati una parte importante nella mia crescita di metallaro essendo state una delle band che più ho amato a metà anni ’90 e vedere che oggi si sono formati sono altre spoglie, rispondendo al nome di Nattehimmel, non può che rendermi felice. I fratelli Botteri (menti anche dei Green Carnation) sono tornati e questo ‘The Night Sky Beckons’ è il loro demo del 2022 che ha anticipato l’uscita di quest’anno, ‘Mourningstar’. Lo stile dei norvegesi si avvicina molto a quello di ‘Light of Day, Day of Darkness’ dei Green Carnation con l'aggiunta alla voce di J. Fogarty, un altro che non ha bisogno di troppe presentazioni, vista la sua militanza negli Old Forest, Ewigkeit, ex voce degli In the Woods... e The Meads of Asphodel. Un gruppo ben assortito di musicisti che lungo queste tre tracce, ci delizieranno con il loro prog pagan doom che in alcune parti, sembra trovare sfiati black metal, come nel black cosmico dell'iniziale "Astrologer" o nel riffing marcescente a metà di “Mountain of the Northern Kings”, laddove la voce di Mr. Fogarty assume sembianze screameggianti anzichè palesarsi in un formato epicamente pulito. La musica del quintetto anglo-norvegese si conferma di assoluto valore, con sterzate stilistiche tra parti doomish e stilettate black (in stile In the Woods…) come avviene nell’ultima e anche title track, che non fa altro che confermarci come i fratelli Botteri siano ritornati alle loro origini, e a quella speciale forma di black misticheggiante che mi aveva totalmente rapito ai tempi di ‘Heart of the Ages’ nel lontano 1995. Ora non mi resta altro che ascoltare il nuovo album. (Francesco Scarci)

(Hammerheart Records – 2022)
Voto: 74

https://hammerheart.bandcamp.com/album/the-nigh-sky-beckons 

venerdì 4 agosto 2023

Midnight - Let There Be Witchery

#FOR FANS OF: Black/Speed Metal
A truly likable band that has two genres mixed into one. They put on a good live show as well! I like the fact that they're a metal band that sounds just as they do without the likes of other bands. Unique riffs and songwriting. The vocals suit them well with the music too! I hope that they continue making newer and newer albums. This past tour with Mayhem they didn't steal the show but put on a great performance. I liked their entire set. They really have a lot of energy to them and the riff-writing for this studio release was top-notch. They know how to write some pretty great songs that captures like no other.

The riffs are the best part of the album! They totally light up the speakers and they've shown that they can continuously write music that is catchy and unique. The album is only about 34 minutes but the whole way through they kill it!

Some really wicked unique riffs on the guitar front. These guys just dominate and on purpose. They've demonstrated that as a few members that are in the band that they can be ultra creative. The leads are just somewhat of a drawback. But still, they dominate!

Production quality is also good. A really well rounded album all the way through! I'm glad that I picked this up and saw them live. I'm not familiar with their older stuff but it seems as though they got some similar ratings. I'm not surprised that this black/speed metal band has done well even with the lack of people that they have at their live shows. I'm happy that the album emulated their live show. The music is what stole the show for me. They totally know how to create good guitar riffs throughout. It's not likely that you'll hear a band that has these two different genres into one. Absolutely phenomenal! (Death8699)


giovedì 3 agosto 2023

Aeffect – Theory of Mind

#PER CHI AMA: Techno Death
Dopo una demo di soli due pezzi rilasciata nel 2022, tornano i britannici Aeffect con il loro album d’esordio che ingloba anche gli stessi due brani che li aveva visti debuttare. La proposta del duo inglese (che vede peraltro come precedenti band i Sarpanitum e gli Xerath) è un qualcosa che va vicino alle proposte delle vecchie band, ossia un death metal super ritmato che vede un utilizzo di super tonanti chitarra fin dall’iniziale “Patronage”, song che lascia intravedere anche i Meshuggah come principale fonte di ispirazione per i due musicisti, Mark Broster (basso, chitarra e voce) e Mike Pitman (il possente batterista ex Xerath appunto). Il sound è davvero pesante e distorto, mai veloce e costantemente supportato da un growling profondo. Impressionante sicuramente il lavoro dietro le pelli (Mike è mostruoso, ma questo già lo sapevo), e notevole è anche il lavoro un po’ sbalestrato delle linee di chitarra. Mi piacciono, hanno le palle, per quanto siano un po’ ostici da digerire, almeno al primo ascolto. Ci provano infatti a gestire la difficoltà di assimilazione, infarcendo il tutto con continui cambi di tempo e qualche melodia, ma in generale la musica inclusa in questo ‘Theory of Mind’ è davvero spigolosa. Forse ancor di più man mano che l’ascolto procede attraverso pezzi claustrofobici, a livello ritmico, come possono essere “Retraction”, spaventosa in quel suo ridondante ma ipnotico muro ritmico. Cosi come pure la successiva “Emergent Behaviour” che mostra una certa asperità nella sue sghemba intelaiatura metallica, in un sound in cui a mettersi in luce sono le sinistre parti atmosferiche che provano ad attenuare quel vigore metallico di cui è comunque intessuto il brano. Quello che emerge dopo aver ascoltato i primi tre pezzi, è sicuramente una notevole compattezza ritmica unita ad tecnica musicale sopraffina che si dipana attraverso una ridda di riffoni matematici come accade in “Leading to Decay”, un altro esempio di metallo ribollente che ha probabilmente il difetto di peccare in un’eccessiva ricerca di ritmiche scardinanti, quasi cervellotiche, sfumate qui da un semplice arpeggio che allenta quella tensione che fino a qui ha annichilito brutalmente i nostri sensi. La title track prosegue in quest’opera di stritolamento ritmico, guidato da un caustico moto sonoro, in cui emerge forte l’energico lavoro di basso, batteria e chitarra a creare un’architettura sonora, il cui effetto conclusivo sarà di privarci del tutto del respiro, quasi come se qualcuno ci avesse tirato un pugno sullo sterno che si riflettesse in una totale mancanza di fiato. “Manifest” è il pezzo forse più facile a cui accostarsi, complice una maggiore dose di melodia e una più ricercata costruzione delle atmosfere, anche se qui non mancano delle accelerazioni più furibonde che da altre parti, e la band non rinuncia a quel rifferama marcatamente obliquo e ai vocalizzi gutturali del frontman. Uno stridulo riffing iniziale apre invece “Acceptance”, un altro pezzo sghembo nel suo incedere ma soprattutto violento nelle raffiche di mitragliatrice sferragliate dalla batteria, che quasi va ad offuscare il cantato di Mark. Poi un bel po’ di atmosfera e via per l’ultimo giro affidato a “Dematerialise” e ad un incedere slow-motion orrorifico che non ha più niente da chiedere e niente da dare. Quella degli Aeffect è alla fine una buona prova, da masticare e digerire in più riprese, ma che lascia intravedere grandi potenzialità per il futuro, se la band sarà in grado di vedere al di là dei propri schemi precostituiti. (Francesco Scarci)

Hlidskjalf - Vinteren Kommer

#PER CHI AMA: Dungeon Synth/Black
One-man band russe, ne sentivamo davvero il bisogno? Ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo ci ascoltiamo il progetto di Svarthulr in questi impronunciabili Hlidskjalf da non confondere con gli omonimi francesi e tedeschi. La band di quest’oggi si muove musicalmente nei paraggi di un black synth dungeon cosmico-minimalista, mentre le voci sembrano lontani versi di forme aliene provenienti da un altro mondo. Tre soli pezzi compongono alla fine questo ‘Vinteren Kommer’, un disco che potrebbe evocare nelle sue note, un che del Burzum più sperimentale. “Vinteren Kommer I” è la song più lunga con i suoi oltre otto minuti di sonorità glaciali, ma al contempo sognanti, complici un riffing scarno che più scarno non si può, e dei giochi di synth che rendono il tutto più digeribile, per quanto poi il pezzo possa essere estremamente ridondante nel suo incedere atmosferico. I rimanenti due brani del disco sono puro ambient, quasi quella sorta di rumore bianco che uno si piazza nelle orecchie per dormire la notte. Un lavoro un filo indigesto che suggerirei ai soli appassionati del genere. E per rispondere alla domanda iniziale, forse non ne abbiamo davvero più bisogno di altre one-man band. (Francesco Scarci)

martedì 25 luglio 2023

Druid Lord - Grotesque Offerings

#PER CHI AMA: Death/Doom
Definitely death/doom of a vibe throughout. They're a killer boon to the metal industry offering something quite unique. I really like how the guitars are with such low distortion alongside eerie tones on top of the low burly licks. They don't speed up too often in the songs. They're mostly just slow thick songs with vocals that are also burly. It all goes with this epic vibe Druid Lord has potentiated. I am totally digging it because there's not a lot of bands that choose these two genres all into one. The sound quality was good as well. This is like something that comes out of a horror movie. It's creepy in a way.

The album is about an hour long and they show the listener some dark and spooky sounds all along the way. These guys don't fool around in terms of the doom that they portray throughout. I wouldn't even say this is death metal that it's more doom metal than anything else.

The guitars are the most noteworthy elements along with the vocals. These tempos don't seem to get fast at all throughout. They are death like and totally underground. I liked the leads too! There were some elements of faster tempos but most of this album is doom metal kind of like in the vibe of older Draconian. But the guitars are thick and chunky. They don't fluctuate throughout they keep from going too fast. The vocals are low and at some instances shriek like. I'd have to say that this whole release was definitely fulfilling. And they keep you in the know with doom metal variability.

The guitars throughout were slow and depressing. I think that there's only a select few instances where they play fast. This is just so down of an album you cannot listen to it if you're in a depressive state. It's totally awesome but the whole thing just puts you in a frail state. I think however that I like this album more than their newer release because it carries with it the utmost sense of morbidity and misery. The guitars are continuing to sound low throughout the album and the riffs are slow for most of the songs. I think the leads are quality. I would just characterize this band as a doom metal band because the death metal portion isn't too prevalent. Be sure to check this out! (Death8699)


The Pit Tips

Francesco Scarci

Scar Symmetry - The Singularity (Phase II - Xenotaph)
Arkona - Kob'
Before the Dawn - Stormbringers

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Death8699

Arch Enemy - Wages Of Sin
Disinter - Designed by the Devil, Powered By the Dead
Sinister - Hate

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Alain González Artola

Pagan Sword - Enter the Mountain
Mystic Circle - Erzdämon
Lustre - Reverence

 

Into Dark - I.Glance

#PER CHI AMA: Black Melodico
Da Rzeszów, Polonia, ecco arrivarmi tra le mani il nuovo EP degli Into Dark, quartetto che torna sulle scene a ben sei anni di distanza dal precedente 'Tone​.​Death​.​Memories'. La proposta dei nostri si muove su coordinate stilistiche in apparenza vicine ad un certo black melodico scandinavo. Si parte sparati a mille con "Brooding Wings", song dotata di una buona vena melodica, sebbene la ritmica inizialmente sia paragonabile alla contraerea di Baghdad nelle notti della guerra irachena. Il growling sembra nascondersi nelle retrovie e ampio spazio viene quindi concesso ai giochi di chitarra che l'armigero Nevervil mette abilmente in mostra. Quello che si può captare poi è un senso di malinconia che permea le sonorità dei nostri, soprattutto in quei suoni quasi dissonanti di chitarra che paiono voler abbracciare anche influenze derivanti da Blut Aus Nord e Deathspell Omega. Certo, manca la classe dei due mostri sacri francesi, però non è da sottovalutare quello che gli Into Dark hanno da proporre. "A Prose of Death" parte altrettanto violenta, lo screaming di Skiborg ha il suo perchè, ma quello che continuo ad apprezzare, oltre alle belligeranti frustate di batteria di Pietrov, è l'ottimo lavoro delle chitarre che si concretizza in un break centrale atmosferico e in un lavoro costante di cesellatura in fatto di ottimi riff. È un crescendo, non c'è che dire, che sembra chiamare in causa in questo secondo pezzo una band del calibro degli Unanimated. "Odezwa" è l'ultimo pezzo che compone questo EP, in attesa di ascoltare un album vero e proprio. Si tratta di un black mid-tempo in cui ancora non posso che apprezzare la voce del frontman (in duplice formato, growl e scream), un ottimo assolo, i chiaroscuri melodici che qui vogliono richiamare addirittura il death doom dei Saturnus e metterci quindi una certa animosità addosso nel voler ascoltare quanto prima un nuovo full length di questi promettenti Into Dark. Peccato solo per una pessima copertina, questo lavoro avrebbe meritato sicuramente meglio, ma almeno musicalmente, siamo sulla strada buona. (Francesco Scarci)

Furvus - Deflorescens Jam Robur

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Ambient/Folk
Interessantissimo quanto coinvolgente e assolutamente sentito questo primo disco di Furvus, ennesimo progetto del livornese Luigi M. Menella. Si tratta di un concept album sul declino della cultura e del mondo pagano sul territorio italico, oscurato dalla violenta tirannia persecutoria della Chiesa. Questo concept è musicalmente rappresentato da brani di folk apocalittico e marziali, da altri più ambientali ed oscuri, e da brani di musica medievale. Il percorso storico del disco inizia con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, attraversa il Regno Romano Barbarico per giungere agli anni bui del Medio Evo fino ad arrivare al Rinascimento e al ripristino del riconoscimento dell’uomo-artista, focalizzando in particolar modo l’obiettivo sul genio di Leonardo. Il lavoro di composizione musicale/lirico e grafico è stato meticolosamente studiato e ragionato affinchè ogni immagine, ogni nota ed ogni parola (rigorosamente in latino o in italico antico) potesse rientrare correttamente e coerentemente nel periodo storico trattato in ognuno dei quattro “libri” (ognuno dei quali suddiviso in “capitoli” per un totale di venti brani/“capitoli” e 40 minuti di musica) in cui è suddiviso questo disco. Il lussuoso booklet riporta poi per ogni brano una fotografia di un dipinto, un luogo o un oggetto attinente ad esso ed una massima tratta dai classici della letteratura Greco-Romana. È un disco di grande spessore, pieno di particolari da scoprire e riscoprire ad ogni ascolto; un viaggio nella immortale memoria del passato guidato dalle superbe fotografie del booklet in cui si può perdersi per ore o per sempre.

(Beyond Productions/Mvsa Ermeticka - 1999/2012)
Voto: 75

https://mennella.bandcamp.com/album/deflorescens-iam-robur-remastered-reworked