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martedì 22 ottobre 2024

Clandestine Blaze - Night of The Unholy Flames - Repress

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Raw Black
Un artwork scarno e inquietante come solo la Northern Heritage ci ha abituati, ci presenta i Clandestine Blaze. La Finlandia da sempre, culla di gruppi black metal validi e interessanti e i Clandestine Blaze ne sono un esempio. Il loro black è fatto di due riffs per canzone ma veramente oscuri e azzeccati, di strutture semplici e ossessive, di synth che incupiscono ancora di più le atmosfere, se ce ne fosse bisogno. Sono presenti un mid tempo e un pezzo piuttosto lento; le altre canzoni sono tirate ma non all’estremo. La produzione è adeguata, abbastanza potente ma comunque grezza. Ho apprezzato le vocals, cavernose e disturbanti, che si discostano dalle solite timbriche black. Il tutto è racchiuso tra un intro e una traccia molto particolare e agghiacciante. I Clandestine Blaze sono un’entità di riferimento, da ormai 25 anni, nell’odierno panorama black e poco importa se non rispondono alle interviste perché 'Night of the Unholy Flames' contiene già tutte le risposte.

(Northern Heritage - 2000/2024)
Voto: 70

https://www.metal-archives.com/bands/Clandestine_Blaze/988

Strident - Budapest Never Sleeps

#PER CHI AMA: Thrash Metal
Della serie la musica non ha confini politici. Ecco che dopo aver recensito ieri una band russa, oggi mi appresto a darvi un assaggio dell'ultimo EP degli israeliani Strident e del loro thrash metal che da ormai 20 anni contraddistingue la band. Quattro soli i pezzi per questo tuffo nel passato a richiamare colleghi ben più famosi a stelle e strisce. L'attacco martellante "tunz tunz" e la classica voce potente dell'opener "The Seeds of Hate", non possono non ricordare i primi Exodus, la serratissima ritmica old fashion non può non evocare i primi Slayer, cosi come il super assolo a metà brano non può non evocare i primi Testament. Cosi, ci troviamo un compendio del miglior thrash anni '80, con alcuni rimandi ai Forbidden nelle vocals (e chorus) di "Poserist", la stessa che vede anche una veloce rincorsa di chitarre (e un fantastico assolo) di scuola Megadeth, "Rust in Peace". E che dire della title track che, nelle linee di basso, chiama in causa anche gli Over Kill e un pizzico degli Anthrax? La conclusiva "Repentless", non a caso, è poi una cover degli Slayer, per un tripudio conclusivo di devozione totale al thrash metal. (Francesco Scarci)

lunedì 21 ottobre 2024

Правда - Hayka

#PER CHI AMA: Mathcore
Di questa band non so assolutamente nulla, non fosse altro che si chiamano Pravda (o in cirillico Правда) e vengono ovviamente dalla Russia. Ho faticato addirittura a trovare il loro sito bandcamp, quindi figuratevi. Non esistono poi nemmeno su Metal Archives quindi, per favore, non fate troppe domande, fidatevi delle mie parole e lasciatevi investire da questi pazzoidi. La band di San Pietroburgo ci spara in faccia, non del tutto appropriato questo termine di questi tempi, sei tracce di mathcore furibondo, sporcato di sludge, hardcore, sperimentalismi vari noise e perchè no, anche un filo di doom, visto che l'iniziale "Терминология", dopo averci preso a scudisciate nella prima metà, si ritrae in sonorità più apocalittiche nella seconda metà. Focalizzandosi su temi prettamente scientifici, inquietanti i riferimenti relativi all'uso indisciplinato degli impianti nucleari, i nostri si muovono in territori sconnessi un po' in tutti i brani: ne è un esempio la seconda "Плоская земля", brillante comunque in alcuni fraseggi jazzy ma decisamente più ostica nella sua globalità. "Методика" è furia nuda e cruda, combinando hardcore con reminiscenze black e sonorità decisamente sghembe, che per follia generalizzata, potrebbero ricordare uno dei molteplici progetti estremi di Mike Patton, magari nella sua collaborazione con John Zorn, oppure i maestri di sempre, i The Dillinger Escape Plan. "M3" è un breve intermezzo musicale, quasi ambient, che ci prepara alla furia distruttiva di "Невротик 24", song dal flavour post black, quella che probabilmente è affine maggiormente ai miei gusti e che mostra un lato alternativo dei musicalmente pericolosi russi di quest'oggi. La schizoide e oscura title track chiude un disco a dir poco imprevedibile (che per certi versi mi ha rievocato i loro concittadini Follow the White Rabbit), difficile anche solo da deglutire (figurarsi da digerire), se non siete avvezzi a questo genere di cucina che a volte rischia di essere particolarmente indigesta. (Francesco Scarci)

King Satan - Abyss of the Souls

#PER CHI AMA: Electro/Industrial
E questi King Satan da dove saltano fuori adesso? In tutta sincerità, la band finlandese non la conosco affatto, sebbene sia in giro dal 2015 con quel suo concentrato di elettro-industriale, sporcato di venature death, ma pure heavy classiche. E penso all'assolo che caratterizza la prima traccia, nonchè anche title track, di questo 'Abyss of the Souls', EP che anticipa l'uscita di un full length a stretto giro. Comunque, l'ascolto dei nostri finnici mi ha riportato immediatamente alla mente una versione ancor più ruffiana dei norvegesi The Kovenant, grazie a melodie importanti supportate da ritmiche industrialoidi, effettate growling vocals che vanno a braccetto con quelle più leggiadre della classica gentil donzella (non proprio una spada, diciamolo), orchestrazioni pompose, brevissime fughe in territori death'n'roll e appunto spettacolari assoli heavy metal. Questo quello che certifica la traccia in apertura, cosi come pure le successive "Chaos Forever Now" e "New Aeon Gospel", che completano il trittico di brani inclusi in questa brevissima release. Tanto groove, suoni ruffiani ma sempre interessanti, belle schitarrate possenti, ottimi ritmi di scuola "ramsteiniana", break danzerecci di derivazione Hocico, uno spettacolare uso dei synth a richiamare gli svedesi Deathstars, un pizzico di tocco gotico alla Gothminister; infine, qualche accelerata black e ora, non ci resta altro che attendere il nuovo album in uscita a novembre, con una certa curiosità. (Francesco Scarci)

(Noble Demon Records - 2024)
Voto: 72

https://www.kingsatan.net/

domenica 20 ottobre 2024

Serj Tankian - Foundations

#PER CHI AMA: Alternative Metal
Qualche sera fa, a cena, mi hanno chiesto cosa pensassi del nuovo EP di Serj Tankian, rapportandolo poi alla musica della band madre, i System of a Down (SOAD). Ne approfitto per rispondere a chi mi ha fatto questa domanda, scrivendo questa breve recensione, elogiando peraltro 'Foundations', un disco che riassume appieno la cultura musicale di Serj, fatta di sperimentalismi vari, improvvisazioni, punk e alternative, il tutto poi corredato da tematiche sempre ben calibrate su questioni mondiali o temi del paese d'origine dell'artista, l'Armenia, con lo scopo di non dimenticare quanto di deprecabile è accaduto lungo la storia. E Serj lo fa con i mezzi che ha sempre avuto a disposizione, la musica e cinque mai pubblicate tracce che esplodono con la furia punk hardcore dell'opener "A.F. Day", una song che a quanto pare, risale addirittura agli albori dei SOAD e che mostra una componente vocale piuttosto lontana dalla timbrica invece riconoscibilissima del frontman statunitense. Ben più indirizzata lungo i consueti binari di Serj, è la successiva "Justice Will Shine On", in cui la voce di Mr. Tankian torna su vibrazioni a noi note, dedicando la traccia ai sopravvissuti del genocidio armeno. Qui il cantante ci regala ottime melodie avvolte da un velo malinconico, maggiormente rilevabile nei cori e in un finale davvero da brividi. "Appropriations" apre con un bell'arpeggio di chitarra e la voce pulita di Serj in primo piano, a evocare i fasti dei SOAD, in una gamma musicale che si muove tra chiaroscuri armonici, riffoni più potenti e qualche rimembranza orchestrale. "Cartoon Buyer" sembra indirizzarsi verso la più classica delle ballate, ma una sterzata ritmica e delle belle urlate di vecchia scuola SOAD, la rimettono in carreggiata, pur non rinunciando ad atmosfere più soffuse che ritorneranno nel corso del brano, sempre seguite però da vorticose linee di chitarra che mi hanno evocato un che dei SOAD si 'Steal This Album!'. "Life's Revengeful Son" è l'ultimo intimistico, e obliquo, pezzo del disco, in cui la voce di Serj tocca vette sublimi, con il brano a muoversi tra partiture selvagge e anfratti orchestrali che ci riconsegnano un artista, ancora una volta, in super forma. Peccato solo si tratti di cinque pezzi, Serj mi sembra qui particolarmente ispirato. (Francesco Scarci)

(Gibson Records - 2024)
Voto: 75

Drowning - Age Old Nemesis

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Brutal Death
Ancora buone bands dalla Francia: questa è la volta dei Drowning, brutal death combo di stampo americano che ha sfornato nell'ormai lontano 2002 uno stupendo album sulla scia di bands come Morbid Angel e Angelcorpse. Chiaramente, la potenza distruttiva non è alla portata delle band appena menzionate, ma i nostri all'epoca ci proposero un album fresco, vitale e con molte idee interessanti. Sicuramente un ottimo album per una band a più sconosciuta, che non potrà che farmene parlare bene in giro. La proposta dei Drowning è un brutal molto tecnico e preciso (lodevole la produzione) che non sfocia mai in mostruosi virtuosismi di velocità mortifera, ma incentra più il proprio focus sulla pesantezza e sul, chiamiamolo, groove. Ancora una volta questo pone l'accento su come la scena francese a inizio anni 2000 si sia, in un qual modo, risvegliata da un lungo letargo che sino ad allora sembrava averla del tutto anestetizzata. “Eppur si muove!”, qualcuno avrebbe esclamato, e mi fa piacere che si muova sotto la Bones Brigade, etichetta molto attiva e professionale in ambito brutal/grindcore, che all'epoca diede alle stampe anche ai nostrani Nefas!

Soror Dolorosa - Mond

#FOR FANS OF: Gothic/Post Punk
The French band Soror Dolorosa, founded in 2001, has been one of the most interesting exponents of the revival of post-punk/gothic rock in recent years. The five-piece project took some time to release its first album, entitled 'Severance', but since then the band's discography has been impeccable, with the release of two excellent full-length albums up to this year. Yes, it is true that they haven't been particularly prolific, but quality is the main focus here, and Soror Dolorosa takes its time to carefully craft excellent pieces of music. I was captivated by them when I discovered these French guys with the fantastic 'No More Heroes'. I was very curious to discover what they could offer with the new album, which was set to be released seven years after the great 'Apollo'.

'Mond' is the name of the new opus released by the prestigious German label Prophecy Productions. The new effort will certainly satisfy the fans of the project and should continue attracting those who love the classic sound of bands like The Sisters of Mercy or Bauhaus, among many others. Their blend of cold wave with gothic rock and other influences, is perfectly balanced and sounds up to date, thanks to the exquisite icy-cold and crystal-clear production made by James Kent. The influence of the aforementioned legendary projects is clear, but Soror Dolorosa manages to capture their essence and update it accordingly. The band leader Andy Julia is certainly an essential part of the band’s success, with his melancholic and touching vocals that capture the very essence of the genre. From the powerful and super danceable opening track "Tear It Up", where it is almost impossible not to dance, to the most melancholic tracks like "Red Love", Andy shines in every note he sings. As you probably imagine, the album has its ups and downs in terms of intensity, combining more vivid tracks with the calmest ones. "Souls Collide" is a very interesting piece, as it combines calmer and more intense moments in a masterful way. Andy’s rich vocal range and emotional performance reach a high point here, leaving the listener in ecstasy. The album gains intensity again with excellent tracks like "Obsidian Museum" or "Broken Love". The latter one has a captivating synth-guided intro that catches your attention from the very first second, where the tasty bass and main guitars do the rest of the job, alongside, of course, with the always present top-notch vocals.

Soror Dolorosa continues its flawless career with its exquisite new album 'Mond'. There is not a single mediocre track among its nice pieces, where tasty melodies and enthralling vocals hypnotize the listener from the very beginning to the last single note. I have never been lucky enough to see them on stage, but I strongly recommend you give them a chance, as it must be a unique musical experience. (Alain González Artola)


(Prophecy Productions - 2024)
Score: 87

https://sorordolorosa.bandcamp.com/album/mond

Rot Coven – Nightmares Devour the Waking World: Phase I + Phase II

#PER CHI AMA: Black/Drone/Ambient
L'universo musicale di questa band proveniente dalla Pennsylvania, è fatto di sensazioni cosmiche, costantemente avvolte da un alone sinistro, che disegnano un immenso spazio sonoro, decisamente oscuro e minaccioso, ampio e misterioso. La base di partenza è il noise e l'ambient dronico, sfregiati da lunghe e laceranti digressioni doom, death e black metal, in un infinito viaggio psicologico verso i meandri più oscuri della percezione umana. 'Nightmares Devour the Waking World: Phase I + Phase II' è un disco non di facile approccio e volutamente ostile al pubblico, che si rivela come un alternarsi di umori gelidi che generano suoni contorti, vortici capaci di introdurre chi ascolta, verso universi paralleli assai intriganti. L'amalgama sonora è in perfetta sincronia con un'ispirata vena compositiva, che in questo genere deve far da padrona o si rischia la caduta nell'inascoltabile o nel già sentito, e devo dire che in questa versione estesa dell'album (ricordo che la prima parte, Phase I, era uscita l'anno scorso), l'opera si compie a dovere, e per l'ascoltatore già iniziato a questo genere, la scoperta di questo disco (edito dall'Aesthetic Death), risulterà un'ottima sorpresa. Brani dagli intro apocalittici, colonne sonore noir che rasentano uno stile cinematografico in continua evoluzione, dove l'unico colore che emerge è il nero, ecco come si palesa il disco. La voce è inghiottita dal rumore, il distorto veglia su tutto e fa da padrone nel mood dell'intero lunghissimo lavoro (oltre 80 minuti), proiettando il suono verso lidi estremi di post metal di difficile collocazione ma con retaggi, per certi aspetti classici, che vengono ampliati, appunto, dall'uso di suoni strettamente lisergici e psichedelici, qui riadattati all'umore cupissimo della band. In tal contesto, non si può dimenticare il vistoso lato industrial dei Rot Coven, che è molto radicato nel DNA della band, cosa che, unita al maniacale piacere verso suoni distorti e riverberati, costituisce l'essenza del sound di quest'album. Paesaggi siderali costruiti per mettere a dura prova la resistenza psichica e una forte sensazione di disagio psicologico, sono le armi che vengono utilizzate nei solchi di questi brani apocalittici, accompagnati da un senso di caduta costante e tangibile. Non è di facile approccio, come detto in precedenza, ma questo disco, ascoltato nella totalità dei due album, è veramente un'esperienza da provare, ed è inutile smembrarlo per trovarne pregi o difetti tecnico-stilistici, poiché l'ideale è assimilarlo nella sua interezza, lasciandosi trasportare dalla sua fredda corrente. Buon viaggio nella parte più nascosta e oscura della vostra mente. (Bob Stoner)