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giovedì 25 gennaio 2024

Napalm Death - Time Waits For No Slave

#FOR FANS OF: Grind
It's sad to say that the grindcore days are over. But at least Napalm Death is still making music, even though it's totally different from what they began as. 'Time Waits For No Slave' is a good illustration where they're coming to two genres, death metal and some grind. It's odd because I was so used to the Mick Harris blast beats from the six years that he was with the band. But Danny is an OK replacement. This album is heavy, but the tempo changes are evident and totally there, but the blasting is limited. The production quality is a little raw, but OK. I liked the whole album. I thought that, at least for death metal fans, this is a good one.

The guitars aren't riffing too fast. That intensity is gone, but at least the music sounds good. It's a shame that they lost Jesse. I think he was a big influence on the band, being that he was with Terrorizer in the early days. I guess when Mick left the band, that was the end of the real extreme days. I felt that he was the best grindcore drum in existence. Danny is good, especially on here. It seems as though he's matured behind the set and is more comfortable being alongside this band. It's amazing that they've been around since 1981. I was 5 when they formed! Anyway, it's difficult to pinpoint specific highlights on here, just that some tracks are fast then they completely chill out.

I like the variety on this release, it can get really intense. Their newer stuff is LOUD. Meaning their latest release. This album is one of their longer releases, it clocks in at about 50+ minutes. It's worth listening to, but it just takes some getting used to. If you're expecting Napalm Death of the old, it's sad, but they're not really doing it. This release I'd say in the death metal genre is solid. I actually decided to order the CD. I know that this album is outdated, and they're working on new material. I just thought that I'd write about it anyway. Even if it is an older Napalm Death release.

Saying farewell to Jesse and the departed members of the earlier Napalm. It's a good line-up still, and there literally are no leads on this album. It's just all rhythms, which is why I like the album. Jesse was more solid in the lead department, but Mitch has constructed some pretty good riffs. They're diverse and that's what makes the album interesting to listen to. I know earlier it sounded as though I wanted old ND back, but that just isn't going to happen. What they evolved to is something totally different. A lot of their albums post-Mick are strictly death metal, except 'Utopia Banished'. But that one wasn't very good in my opinion. (Death8699)

(Century Media Records - 2009/2021)
Score: 70

https://centurymedia.bandcamp.com/album/time-waits-for-no-slave 

martedì 23 gennaio 2024

Driller Killer - Cold Cheap & Disconnected

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death/Hardcore
Fedeli alla linea, gli svedesi Driller Killer tornano alla carica con la “specialità della casa”: metalpunk ruspante, senza fronzoli, frutto dell’incrocio fra il sound Impaled Nazarene/Entombed con l’energia tipica del punk hardcore. Una miscela esplosiva che vi farà letteralmente sobbalzare sulla sedia. Certo, le canzoni si somigliano un po’ tutte. Ma non si assomigliavano forse anche quelle dei Sex Pistols (si parva licet)? Tra i brani meglio riusciti segnalo "Breaking Traditions" e la cover di "I Love Playing With Fire" (di Joan Jett). Dei testi non posso dirvi nulla, ma andateveli a cercare su internet, potrebbe essere una interessante scoperta.

domenica 21 gennaio 2024

Sabbat - Envenom

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Thrash
Scriveva Paolo Piccini in Blast (nr.2, 1993): “Se i Venom, terzetto di Newcastle, avessero in qualche modo “brevettato” la loro immagine satanica, oggi sarebbero più ricchi di Berlusconi”. Verissimo! Questo cd dei giapponesi Sabbat, datato 1991, annovera, fra gli altri, brani intitolati “Satan Bless You”, “Devil Worship”, “King Of Hell” ed esibisce in copertina un bel pentacolone con tanto di croce rovesciata. Il genere è un thrash-black grezzo e minimale, dal gusto marcatamente rétro. Tralasciando i testi, del tutto insensati e a tratti penosi (vedi “Carcassvoice”), e un episodio poco riuscito (la prolissa “King Of Hell”), 'Envenom' è un cd che ha tutte le carte in regola per far presa sui patiti dell’underground.

(Evil Records/Skol Records - 1991/2018)
Voto: 68

https://sabbat.bandcamp.com/album/envenom

venerdì 19 gennaio 2024

Council Of The Fallen - Revealing Damnation

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death
Progetto musicale che vede coinvolto un componente degli Hate Eternal, i Council Of The Fallen propongono un’ottima combinazione di black e death metal con influenze dalla scena svedese (Dark Funeral, tanto per non fare nomi), il tutto riletto alla luce della “tradizione locale” americana. Il bello di questo album è che, pur essendo tirato e aggressivo, non scade mai nella cacofonia fine a se stessa. Talune canzoni si concludono, però, in modo poco razionale. I testi, pur tenebrosi, non citano mai – esplicitamente - il Signore di questo mondo, e il fatto che si siano risparmiate le ormai trite e ritrite litanie a Satana è senz’altro encomiabile. Certo qualche ovvietà – a livello di contenuti – non ci è risparmiata (quante volte avremo già sentito frasi come “I am my own god?”. Dostoevskij si starà rivoltando nella tomba!). I brani peccano tuttavia, almeno musicalmente, di una certa omogeneità. Ma questo è un difetto cui, purtroppo, oggigiorno pochissimi si sottraggono.

mercoledì 17 gennaio 2024

Fluisteraars - De Kronieken Van Het Verdwenen Kasteel - II - Nergena

#PER CHI AMA: Pagan Black
Ho recensito la prima parte di questo trittico di EP 10", degli olandesi Fluisteraars, mi sembrava quindi doveroso darvi un feedback anche sul secondo capitolo, in attesa del terzo atto. Beh, la band la conoscete, auspico tutti, e si fa portavoce di un black furioso, mistico e misterioso. Le melodie di "De Maan, Zon Van de Doden", che aprono 'De Kronieken Van Het Verdwenen Kasteel - II - Nergena', minimizzano quell'incedere distruttivo ma, direi meraviglioso, che contraddistinguono il pezzo. Un eco dei Negura Bunget a livello percussivo e nell'utilizzo di inusuali strumenti sonori, accompagnati dalle catramose vocals di Bob Mollema, mi fanno sussultare dalla sedia per un brano che vede un finale più doomish e venato da tinte folkloriche. Spettacolare, cosi come auspico lo sia altrettanto il side B del disco, "De Mystiek Rondom de Steen des Hamers". E questa, pur risultando in apparenza più lineare del side A, non delude le aspettative, e nella sua maestosa epicità, conferma la bontà della band olandese e una crescita musicale davvero invidiabile. (Francesco Scarci)

lunedì 15 gennaio 2024

Il Fiume - Brucia

#PER CHI AMA: Grunge/Indie
Diavolo, non la cosa più semplice da recensire da parte del sottoscritto. Quello de Il Fiume è infatti una versione italiana del grunge sporco e incazzato di primi anni '90. Ascoltando "Ancora", la traccia d'apertura di 'Brucia', ho sentito infatti forti influenze provenienti da 'Bleach', senza trascurare tuttavia un'aura malinconica che sembrerebbe derivare dai primi Smashing Pumpkins. Mi dovrà scusare la band se il mio background musicale in questo ambito non sia cosi esteso, e conosca solo i capisaldi del genere, ma quei mostri sacri che hanno scritto un'epoca, li ritrovo nello scorrere di queste sette tracce. Qualcosa di simile anche nella seconda song, la title track, in cui ancora l'eco di Kurt Kobain e soci, periodo 'Nevermind', si palesa nel refrain delle chitarre e in un cantato in italiano che ben ci sta in questo contesto indie-grunge rock. Graffianti le linee di chitarra di "Frustrazione", che mostra suoni più sghembi e distorti rispetto ai precedenti, ma la brevità dei prezzi, la linearità delle melodie, il cantato nella nostra lingua madre, rende comunque facilmente fruibile (e apprezzabile) l'ascolto di 'Brucia'. Certo, non siamo davanti a chissà quale capolavoro artistico, ma il disco de Il Fiume si lascia piacevolmente apprezzare in tutti i suoi brevi e immediati brani, di cui sottolineerei ancora la psichedelia di "Karma Armonico" e la robustezza ritmica di "Ne Porto il Ricordo", che ammicca, con i suoi suoni nudi e crudi, ad un mix tra punk e hardcore. A chiudere l'EP, la più intimista e straziante "Qualcosa" che delinea a tutto tondo la proposta musicale de Il Fiume. (Francesco Scarci)

domenica 14 gennaio 2024

Maul - Desecration and Enchantment

#PER CHI AMA: Death/Doom
Un po' di sano marcescente death metal dalla Svez...no ho sbagliato, dagli Stati Uniti. La band originaria del North Dakota mi ha un po' spiazzato in effetti con questo 'Desecration and Enchantment', visto un sound che sembra essere devoto, almeno inizialmente, a quello "made in Sweden" dei Grave, ma che in realtà nel corso dell'ascolto, muterà più volte, abbracciando anche influenze floridiane (e penso agli Obituary). Questo è quello che si evince dall'iniziale "The Sacred and The Profane / Hovering, Sinking", song che li per li, mi stava portando a bollare questo EP come l'ennesima proposta priva di personalità. Invece, il dischetto palesa influenze esoteriche, doom, sludge e quant'altro. Signori, questi sono i Maul, quintetto di Fargo, che vi saprà ammaliare con la propria proposta estrema si, ma al contempo melodica, oscura, malefica, contraddistinta da profondi chitarroni, growl mefitiche, ma anche parti atmosferiche e mid-tempo ("Disintegration of the Soul"). La seconda traccia mostra anche il lato più progressive, dei cinque brutti ceffi americani, in una song comunque ricca di colpi di scena tra break acustici, ripartenze black e un sound comunque coinvolgente. La versione in cassetta include anche una terza song, "Worshipping Self-Deviance", ma ahimè non è nelle mie mani. Quindi cercate voi la tape e date una chance a questo lavoro. (Francesco Scarci)

(20 Buck Spin - 2023)
Voto: 72
 

sabato 13 gennaio 2024

Burner - One For The Road

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Stoner Rock
Prendete Pantera, Monster Magnet, i Serpent di 'In the Garden of Serpent', aggiungete un pizzico di sonorità seventies, shakerate il tutto, e otterrete 'One For The Road': un album davvero notevole. "Five Pills (and a Bottle of Whiskey)" si candida a diventare l’inno di questa fanzine, altro che Mameli. Eccellenti riff di chitarra contribuiscono a disegnare atmosfere torride ("No Regrets" o "Empty") e decadenti ("Whiskey Dick" e "Color"). La magnifica strumentale "At Ease" vi trasporterà con l’immaginazione sulle rive di un fiume placido. Se fra i vostri album preferiti figura 'Powertrip' dei Monster Magnet, non lasciatevi sfuggire questo 'One For The Road', fulgido esempio di ottimo stoner. Grandi Burner!