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mercoledì 17 gennaio 2024

Fluisteraars - De Kronieken Van Het Verdwenen Kasteel - II - Nergena

#PER CHI AMA: Pagan Black
Ho recensito la prima parte di questo trittico di EP 10", degli olandesi Fluisteraars, mi sembrava quindi doveroso darvi un feedback anche sul secondo capitolo, in attesa del terzo atto. Beh, la band la conoscete, auspico tutti, e si fa portavoce di un black furioso, mistico e misterioso. Le melodie di "De Maan, Zon Van de Doden", che aprono 'De Kronieken Van Het Verdwenen Kasteel - II - Nergena', minimizzano quell'incedere distruttivo ma, direi meraviglioso, che contraddistinguono il pezzo. Un eco dei Negura Bunget a livello percussivo e nell'utilizzo di inusuali strumenti sonori, accompagnati dalle catramose vocals di Bob Mollema, mi fanno sussultare dalla sedia per un brano che vede un finale più doomish e venato da tinte folkloriche. Spettacolare, cosi come auspico lo sia altrettanto il side B del disco, "De Mystiek Rondom de Steen des Hamers". E questa, pur risultando in apparenza più lineare del side A, non delude le aspettative, e nella sua maestosa epicità, conferma la bontà della band olandese e una crescita musicale davvero invidiabile. (Francesco Scarci)

venerdì 17 marzo 2023

Fluisteraars - De Kronieken Van Het Verdwenen Kasteel - I - Harslo

#PER CHI AMA: Black
In attesa di ascoltare il loro nuovo album, gli olandesi Fluisteraars ci regalano un EP di un paio di pezzi, giusto per ingannare il tempo. 'De Kronieken van het Verdwenen Kasteel - I - Harslo' (The Chronicles of Vanished Castle) è il titolo di questo lavoro che farà parte di un trittico di EP da collezionare, votati ad un black isterico e animalesco che si esplica attraverso le iniziali furenti melodie di "Dromen Van de Zon". La ritmica è serrata e sparata a tutta velocità e su di essa si stagliano le grim vocals di Bob Mollema, per un risultato che a me non convince proprio del tutto. Si continua con la più lunga "De Koning Die Werd Ontdekt Tijdens de Blootlegging Van de Nieuwe Dimensie" e il risultato non cambia poi di molto, con otto minuti tiratissimi che almeno fino al quarto minuto non lasciano scampo e un briciolo d'ossigeno. Poi, i nostri rallentano incredibilmente il tiro, evocando un che dei Burzum di 'Hvis Lyset Tar Oss', grazie alle classiche chitarre zanzarose e alle tastiere in sottofondo, in grado di donare quel tocco di straziante malinconia che alla fine mette tutti d'accordo su quanto i nostri sappiano essere ancora tremendamente glaciali. (Francesco Scarci)