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giovedì 3 marzo 2022

Warpaint - Heads Up

#PER CHI AMA: Psych/Art Rock
Un'avveduta riproposizione degli acclamati languori sonici già sobillati nel lavoro precedente ma opportunamente (forse troppo/rtunamente) arricchiti di trame e substrati elettronici, vedi per esempio la kraut-bossa medialista di "Don't Wanna" o le distanze fatton-danzerecce di "So Good" o "Don't Let Go" e ancora la Bristol/izzazione diffusa un po' ovunque, ma soprattutto in apertura ("By Your Side" e "Whiteout"). Oppostamente, due elementi di continuità conducono l'ascoltatore nei paraggi del precedente, omonimo 'Warpaint': la progressiva riverberanza (leggi: sonnolenza) dei suoni e la (stra)ordinaria voce di Theresa Wayman, sempre (in)consapevolmente carica di sensualità ipnotica post-fattanza (in "Whiteout" soprattutto). Spregiudicatamente dream-poppy e save-a-prayeristico invece il singolo "New Song", soltanto apparentemente avulso dal contesto sonoro di quest'album dedito ad un psych art rock tutto al femminile. Un album che fareste bene ad ascoltare in cuffia mentre aspettate l'alba strafatti di mescalina, gambe penzoloni, seduti su un molo di legno proteso nell'Oceano Pacifico. (Alberto Calorosi)

(Rough Trade - 2016)
Voto: 68

https://www.facebook.com/warpaintwarpaint

martedì 1 marzo 2022

Lunar Tombfields - The Eternal Harvest

#PER CHI AMA: Black Metal
La band di quest'oggi si chiama Lunar Tombfields e deve il proprio nome ad un brano dei deathsters teutonici Venenum, estratto dall'EP di debutto omonimo del 2011. Il perchè di questa scelta è fatto a me sconosciuto soprattutto perchè non ci sono nemmeno punti di contatto cosi evidenti fra le due entità musicali. I due francesi, in questo loro esordio intitolato 'The Eternal Harvest', propongono infatti un sound all'insegna di un black minimalista, a tratti esasperato nella sua forma fredda e primordiale. E dire che quando ho sentito l'apertura di "The Ancestral Conjuration", affidata alle eteree vocals di Dolorès, ho fatto un mezzo infarto perchè sembrava prendere totalmente le distanze dalle produzioni estreme di casa Les Acteurs de l'Ombre Productions. Ma il coccolone in realtà è durato solo un paio di minuti, visto l'arrembante e sporco black che poi si è fatto strada da lì in poi. E non un black di quelli che si consumano in pochi minuti, la traccia ne dura addirittura 14! E qui i due musicisti transalpini, peraltro provenienti da altre realtà estreme quali Absolvtion e Defenestration, ci investono con un flusso sonoro tipicamente old fashion, con qualche influsso che ci conduce al black norvegese cosi come pure alle scorribande post black di scuola statunitense. In tutta franchezza però, la proposta dei due non mi ha catturato assolutamente, troppo scontate le linee di chitarre, sebbene molteplici cambi di tempo, fin fastidioso addirittura lo screaming. Mi riprometto però di affrontare i tre successivi e lunghissimi brani con il giudizio azzerato, ma ancora una volta, nonostante un tiepido inizio, vengo travolto da una furia belluina di voci e ritmi serrati che non mi convincono nè in termini melodici, tanto meno emozionali. Eppure "As the Spirit Wanes, the Form Appears" ha degli spunti apprezzabili, ritrovabili ad esempio in un arpeggio melodico, un break atmosferico, in partiture chitarristiche o anche in un frangente dai tratti tribali, che possono evocare i Deafheaven degli inizi. Nonostante questo, trovo che ci sia qualcosa che non mi convinca nella proposta dei Lunar Tombfields, forse anche solo una banalissima mancanza di piacere di primo acchito. E il problema ahimè persiste anche nelle successive "A Dialogue with the Wounded Stars" e "Drowning in the Wake of Dreams", due brani che iniziano carichi di aspettative, con aperture ad effetto che poi sfociano in vortici di insana causticità in cui a perdersi è la musicalità, l'essenza dei nostri. E non servono quegli intermezzi arpeggiati a stemperare la furia della band, nemmeno l'utilizzo delle clean vocals, cosi come pure i rallentamenti quasi al limite del doom che compaiono qua e là, perchè alla fine la bieca furia cieca sembra rovinare tutto, fatto salvo per uno splendido assolo nella seconda delle due tracce. Un peccato perchè le potenzialità per fare bene ci sarebbero anche, ma trovo non siano state adeguatamente incanalate nella giusta direzione. (Francesco Scarci)

lunedì 28 febbraio 2022

Cherry Five - Il Pozzo dei Giganti

#PER CHI AMA: Psych/Prog Rock
La suite che apre e domina il secondo album dei "nuovi" Cherry Five (del nucleo originario sopravvivono infatti soltanto i non-Goblin Tartarini e Bordini) recupera il pathos pianistico ma soprattutto la durata autocelebrativa di certe suite tardo E-L-P, in combinazione con passaggi aromaticamente psych e un inopinato chitarrismo rock-metal alla, uh, diciamo Brian May? Sul lato B, una seconda suite alifaticamente prog-pop che mescola la Premiata folkeria Marconi, i New Trolls melodici di "Signore, Io Sono Irish", Notre Dame de Paris, i Rush e un poltergeist dispettoso travestito da Rocky che saltella sulla tastiera di un pianoforte. La galoppante "Dentro la Cerchia Antica" rivela invece una spiccata devozione, specialmente da parte del cantante, nei confronti di 'Nuda' dei Garybaldi, ma con una chiusura crimson-perentoria. L'immobilismo protervo della politica, la guerra, la morte: un concept sui mali moderni come allegoria della Commedia dantesca, che a dire il vero sarebbe già abbastanza allegorica per i fatti suoi. Niente di assolutamente originale, beninteso, ma un po' meglio del qualunquismo sdegnoso del coevo 'L'Era della Menzogna' firmato Delirium. (Alberto Calorosi)

domenica 27 febbraio 2022

Corrupter - Descent into Madness

#PER CHI AMA: Death Old School
I nostri amici polacchi della Godz Ov War Productions ci presentano una nuova release del loro diabolico roster, i transalpini Corrupter e il loro debut 'Descent into Madness'. Dimenticatevi ora l'origine della band, non pensate pertanto a raffinate e ricercate forme di black metal intellettualoide, ma concentratevi su un marcissimo passato death metal che sembra essersi perso con l'evoluzione dei primissimi Entombed o lo split dei Dismember nel 2011 (lo so, lo so che si sono riformati nel 2019). Fatte queste dovute premesse, capirete da soli che quanto fra le mani oggi possa non essere cosi originale, tuttavia quanto trasuda da questo debutto è un maligno essudato death che sembra essere sgorgato dalle viscere della Terra. I brani si susseguono con mortifera cadenza tra accelerazioni ferali e growling indemoniati. "End of the Rope", "Darkest Light" e "Into the Hearse" rappresentano il trittico terrificante che apre la danze del Diavolo con un riffing violento che solo nella terza traccia trova attimi di tregua, susseguiti peraltro da ripartenze ancor più selvagge. In tutto questo magma ribollente di puro e crudo death, devo ammettere di essere comunque riuscito a ritrovare un briciolo di melodia a rendere un filo più digeribile un disco che rischierebbe di essere visto come un pugno ben assestato nello stomaco e nulla di più. Invece, percepisco il tentativo del duo francese di proporre qualche variazione al tema: certo "No Life Here" è di una ferocia inaudita anche se i nostri provano ad inserire un break di natura doom a spezzare il ritmo infernale a cui ci sottopongono. La brevità delle song (tra i due e i quattro minuti) ammetto poi che contribuisca ad acuire l'intensità della proposta, nel senso che un brano di due minuti e mezzo come "Horror and Aftermath" è paragonabile ad un paio di ganci ben assestati nel muso che ci mettano al tappeto. Il senso di ottundimento che si prova successivamente nel rallentamento doom, è solo una gentilezza per consentirci di rialzarci da terra e cercare di capire dove ci troviamo. Un pezzo come "Not Enough to Harm", più lungo e strutturato, palesa invece influenze più ricercate nel death americano da parte del duo formato da -J- e -M-, qui peraltro aiutati nelle vocals da Meyhna'ch, mastermind degli ormai disciolti Mütiilation. La scelta della mia song preferita ricade però su "Home for the Dead", un brano dove le variazioni di tempo sono all'ordine del secondo e questa alternanza tra death e doom, innaffiato da un aurea perennemente maligna, la rendono non solo la traccia più ascoltabile del lotto, ma anche quella più morbosa e angosciante. In chiusura, la title track nel suo maelstrom sonoro, palesa nuovamente influenze oltreoceano (Immolation in testa) che sanciscono la brutalità efferata di questa release. (Francesco Scarci)

Aborted - Maniacult

#FOR FANS OF: Brutal Death
This is the first time stumbling upon this band despite their wide discography. Yes, a lot of triggers in the drums but it keeps up with the fast paced tempos. And the leads in my humble opinion are epic! I really dig the guitars the rhythms were dynamic. I think that this is one top album from 2021. Sucks that I just discovered this up until recently. I haven't heard much of it talked about for a great album then but I'm telling you it is a great album. The vocals are brutal and in your face along with the music it just compliments everything. One of those albums that you can listen to ad nauseum and not get bored.

So they are in the death/grind genres and they've pulled it off clearly got this one absolutely! The album doesn't seem to let up, though there are slower tempos to go along with the music. A lot of blasting too though. I feel like on this one they're not getting many points off. The production quality is top notch and they sure as heck made this one to remember. I'm surprised other people have not discovered this or they have and haven't written about it. Come on, one review this whole time?! I am going to put this down in history with and almost immaculate release filled with some many good elements!

The one thing I like about this is that it's totally their own. The variety in vocals, tempos, and top notch leads make it entirely impeccable! I like the higher end vocals more than the low-end but both are complimentary to the songs. First time, me hearing an extreme brutal death metal band in the origin of Belgium. At least in this few genres mixed. They really put a lot of effort into this one and it shows. There isn't a track on here that's sub-par. They all have equal amounts of good tracks to grab the listener. I think that they stole the genres making this into a revelation. What a great album the whole way through!

Yes! They certainly stole the show with this one. I actually bought this on CD which I'm not saying that you should, but it's definitely worth downloading. I just took a chance buying the CD and I was totally satisfied. You have to check it out and form your own opinion. I'm saying that these guys know what they're doing to make quality metal. A lot of albums I didn't care for that were released in 2021 but not this one. I liked it the whole way through! I'm sure that they'll be back again to make an even better performance (if that's possible). Worth looking into and owning it eventually! (Death8699)


(Century Media Records - 2021)
Score: 84

https://goremageddon.be/

Kenos - Rigor Mortis

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death Progressive
Prima prova in studio, con ottimi risultati, per i milanesi Kenos. Ottimi musicisti, i nostri propongono un death metal cattivo con elementi progressive che mostrano le capacità tecniche dei nostri attraverso gli svariati cambi di tempo e l’alternanza di parti vocali che con gli screaming di Tommaso e la melodia di Valentina, la corista, segnano i vari stati d’animo che si susseguono nelle canzoni. La terza traccia, "Clouded by Chimeras", ha una notevole durata (poco più di undici minuti!) e mostra come la doti tecniche dei Kenos riescano a fare parti molto ben intrecciate pur mantenendo il "filo del discorso": cioè, non tecnica fine a se stessa, ma supportata da buone idee e soluzioni originali. La produzione forse ne sminuisce un po’ la potenza essendo leggermente cupa. Comunque, questo fu l’inizio, confermato poi da un brillante seguito.

(MAE Productions - 2002)
Voto: 68

https://www.facebook.com/kenosband

sabato 26 febbraio 2022

The Pit Tips

Francesco Scarci

Voraath - The Barrens
Amorphis - Halo
Silent Moriah - Kill Everything You Love

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Death8699

Corpsegrinder - Corpsegrinder
Eidolon - Hallowed Apparition
Once Human - Scar Weaver

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Alain González Artola

Inferi - Vile Genesis
Enterré Vivant - Les Ténèbres ne Sont Pas Formées d'Ombre
Nostra Dementia - Spectral Songs From Vehemence

Preamp Disaster - By The Edges

#PER CHI AMA: Post Metal, Cult of Luna
Con gli svizzeri Preamp Disaster (chissà se vuole realmente significare il disastro del preamplificatore), torna a riaffacciarsi sul Pozzo la Czar Of Crickets Productions con una delle sue intriganti creature cosi come abbiamo già avuto modo di apprezzare in passato. 'By the Edges' è il lungo e nuovo EP della band originaria di Lucerna che torna sul mercato a cinque anni di distanza da 'Waiting for Echoes'. In tutta franchezza non conosco i nostri, quindi sarà interessante valutarne il loro sound come un novizio alle prime armi. L'apertura è affidata ai robusti suoni di "Above the Bloodline", traccia piacevolmente melodica a cavallo tra post metal e post rock, con i punti di forza del primo (chitarre belle toste) e di debolezza del secondo (gli eccessivi riverberi tipici del genere). I quattro musicisti elvetici giocano comunque su saliscendi ritmici, roboanti chitarre e psichedeliche atmosfere. Tutto molto carino, già sentito mille volte però. Non serve nemmeno quella voce incazzosa a fine brano a togliermi quella sensazione di eccessiva strumentalità della song. Bene, ma non benissimo. Mi muovo sulla seconda song, "Dark Brilliance" e le cose iniziano a farsi più interessanti con una proposta più atmosferica e delicata (non sono certo una mammoletta ma cerco qualcosa di più emozionalmente toccante e meno scontata). Qui i nostri, emulando un che degli Isis più ispirati (e morbidi), ci regalano un approccio più pacato, prima di una totalmente inaspettata esplosione di violenza con una ritmica inferocita e un growling corrosivo. Poi, un break con ancora un landscape delicato su cui poggiano spoken words, che destabilizzano positivamente la concezione musicale che avevo di questo ensemble. Finalmente, qui le cose iniziano a funzionare in modo adeguato e riesco a scorgere segni di una più ricercata proposta musicale. Chitarre di stoneriana memoria si dispiegano invece in apertura di "Holdun", prima di lasciar spazio ad un incedere lento ed evocativo, con le voci quasi sussurrate del frontman a guidarci nel profondo di un brano accattivante che avrà ancora modo di mostrare atmosfere soffuse e un growling di tutto rispetto alla Cult of Luna, in un finale in crescendo che ci sta alla grande. Non saranno originalissimi, ma mi prendono bene. E le cose sembrano andare meglio con la chiusura affidata alle noste di "Entering One Last Epoch", la traccia più lunga del lotto (oltre nove minuti) che mostra un bel basso in apertura che ammicca allo stoner ed una progressione sonora che ci porterà nei paraggi di un post metal sporcato da atmosfere darkeggianti dotate comunque del loro perchè. Alla fine 'By the Edges', pur non inventando nulla, è un lavoro piacevole e strutturato che farà la gioia di tutti gli appassionati di sonorità post metal. Quindi gliela diamo o no una chance a questi Preamp Disaster, che dite? (Francesco Scarci)

(Czar Of Crickets Productions - 2022)
Voto: 74

https://preampdisaster.bandcamp.com/album/by-the-edges