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| #PER CHI AMA: EBM/Industrial/Black |
Costa Rica "Pura Vida": questo era il mantra che i costaricensi continuavano a pronunciare durante il mio soggiorno in quel paese meraviglioso, un luogo fatto di sole, mare e natura sconfinata. E da un posto cosi assolato, mai mi sarei aspettato di ritrovarmi un lavoro come il qui presente 'Repoka', un emblematico esempio di industrial black a dir poco disturbante. I Dusk non sono certo dei pivelli, avendo alle spalle ben cinque full length e tre EP, tra cui il dischetto di oggi. La proposta dei nostri è un furibondo esempio di fredda estetica cibernetica nichilista che evoca i fasti dei Mysticum, miscelati alla pesantezza dei Godflesh. Al pari del sound sparatoci in pieno volto, un iceberg frantumaossa, la produzione è un monolite di freddezza chirurgica, costituita da un'indiavolata drum machine su cui si stagliano effetti sintetici ubriacanti, beat meccanici e spietati, con suoni in bassa frequenza. Dall'iniziale "Dark Shaman .2.25" alla conclusiva, e qui sta la sorpresa, "Raining Blood .2.25" (cover degli Slayer), il quartetto di Heredia, ci spiattella uno sciame di effetti alienanti, accompagnati da uno screaming de-umanizzato che resta sepolto nel sottosopra, come un rantolo proveniente da un mainframe impazzito. L'effetto finale è quello di un'atmosfera sospesa (special modo in "Directive7 .2.25") in cui la componente elettronica unita a quella estrema, collidono con violenza inaudita. La scelta di coverizzare "Raining Blood" degli Slayer poi non credo sia un omaggio alla band californiana, piuttosto una radicale operazione di rielaborazione. L'aggressione primordiale e viscerale del classico thrash viene qui trasmutata in un terrore freddo, psicologico e meccanico: il brano è quasi irriconoscibile, se non per il riff portante che emerge a fatica da un inedito e terrificante turbinio musicale in cui convogliano EBM, interferenze industrial noise, voci che sembrano uscite direttamente da 'Stranger Things', elettronica e tanta malvagità. ‘Repoka’ è un'opera di una coerenza feroce. Dall'inizio alla fine, i Dusk perseguono la loro visione estrema senza il minimo compromesso, costruendo un'esperienza sonora che non cerca di piacere, ma di sopraffare. Il risultato è un disco volutamente ostico, un assalto sensoriale che definisce con precisione chirurgica il proprio pubblico di riferimento. (Francesco Scarci)
(Self - 2025)
Voto: 70
