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sabato 12 febbraio 2022

Oz Projekt - Life Before Your Eyes

#PER CHI AMA: Electro/Dark
'Life Before Your Eyes' è una bella maratona di circa un'ora di suoni intensi, delicati e sensuali a cura dei portoghesi Oz Project, che vede peraltro la partecipazione di membri di Secrecy, Dark Wings Syndrome e Usoutros. Con questo secondo album (che arriva dieci anni dopo il loro debut 'Voyages'), un concept album legato ad una tribolata storia d'amore, il collettivo lusitano ci porta indietro nel tempo di quasi 40 anni, a quei favolosi anni '80 dove dark, new wave e synth pop regalavano splendidi gioielli musicali. La band originaria di Porto francamente non la conoscevo, ma l'impressione è piuttosto positiva, pur non trattandosi del mio genere di elezione. Il disco si apre con le raffinate e soffuse melodie di "Spread Your Love", che vedono The Sister of Mercy, Bahuaus e Cocteau Twins come alcune delle influenze alquanto ingombranti dei nostri, ovviamente il tutto riletto in chiave decisamente più moderna e con una produzione da favola alle spalle. "Silhouettes and Shadows" segue a ruota con quel suo ritmo tipico della synth wave, con delle vocals gotiche quanto basta per donare un tocco di maggior oscurità all'intero lavoro. Colpisce poi anche il coro che ne rende ancor più orecchiabile l'ascolto. "Fire" è decisamente più robusta ma solo in apertura, con la voce affidata questa volta ad una gentil fanciulla (Sofia Portugal) che comparirà anche nella successiva e malinconica "Shooting Star" (a duettare con uno degli svariati vocalist della band - ne conto ben cinque) e nella delicata "Something Wrong", quasi una sorta di tributo a Dolores O'Riordan e ai The Cranberries di 'No Need to Argue'. "Fire" comunque è assai catchy soprattutto nella parte corale che dà il titolo al brano. "Our Wishes are Still the Same" ha un mood che conferma la verve decadente degli Oz Project e che ammicca a certe cose più cupe dei Depeche Mode. Il disco contiene comunque ben 14 tracce, pertanto mi soffermerei su quelle song che più mi hanno colpito a partire da "Together for All" e a quel cantato inserito in un contesto sonoro psych rock che emula per certi versi i Pink Floyd, questo a sottolineare comunque l'eterogeneità dell'ensemble portoghese che qui mostra l'ispirata chitarra di Rui Salvador (Usoutros). Alquanto intriganti le melodie di "Our Love is Close in a Window", in cui a cantare questa volta troviamo un'altra delle vocalist della band, e dove nelle cui note si percepisce quel disagio di un amore destinato a finire a breve. Ultima menzione per "Walking on the Line", che sembra riaffermare quanto proposto dalla band nella prima manciata di pezzi, con una elettronica più spinta in primo piano. Insomma, se avete voglia di farvi investire da un bel po' di emozioni, ritrovabili anche a livello lirico, date una chance a questo 'Life Before Your Eyes'. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2021)
Voto: 75

https://www.facebook.com/ozprojekt/

domenica 30 gennaio 2022

Soundscapism Inc. - Afterglow of Ashes

#PER CHI AMA: Progressive/Post Rock
Tornano sulle pagine del Pozzo i Soundscapism Inc., band di Bruno A. che seguiamo ormai dai suoi esordi. Nuovo album edito sempre dalla Ethereal Sound Works intitolato 'Afterglow of Ashes' e solito tuffo nell'immaginario post rock dell'artista portoghese trapiantatosi a Berlino. Sempre un fottio i pezzi a disposizione, dodici per l'occasione, includendo anche una bonus track, la versione unplugged di "Kopfkino", registrata live nel 2018 e che vede il featuring di Usama Siddiq a voce e chitarra ritmica. Il disco apre con le accattivanti melodie di "Nosedive" e come sempre è la commistione tra post rock cinematico e dreamgaze a farla da padrone, con le vocals relegate a pure e semplici spoken words. Melodia e prog rock a braccetto cosi come piace a Bruno e a tutti i fan della band che vedono anche in questo disco la comparsa di un paio di guest star, Tobias Umbach al piano e organo in una manciata di pezzi e Manuel Costa come bassista dalla seconda alla decima traccia. Nel frattempo il disco prosegue in modo scorrevole la sua corsa, tra intime ed eleganti melodie strumentali ("Revolutions per Minute"), seducenti parti acustiche (ascoltatevi l'intro di "Bone Without a Dog") che con un quantitativo importante di synth, dipingono splendidi paesaggi campestri. E qui forse risiede il problema di questa release, non nello spennellare armonici panorami, ma nell'essere troppo ordinario, non ci sono slanci di originalità, non c'è punto in cui le mie previsioni siano smentite da qualcosa fuori dagli schemi. Mettiamo in chiaro che Bruno è un ottimo musicista, ha buon gusto per le melodie dal piglio malinconico ("Reflect Deflect Collect"), per le suggestioni rock progressive imbevute di elettronica ("Neon Smile", con quel suo incipit alla Muse di "Algorithm") o semplicemente richiamanti i bei tempi andati ("Eartshine", dove finalmente fa la sua comparsa la voce di Bruno), ma manca decisamente ancora qualcosa che sconquassi l'ascolto, catalizzi l'attenzione e renda un album discreto davvero una bomba. Alla fine quelli contenuti in 'Afterglow of Ashes' sono quasi tutti buoni pezzi (non ho realmente apprezzato le conclusive "Vicodin Wonderland" e "All Sad & Done", troppo fiacche per i miei gusti), con un vocalist al 100% però lasciatemi dire che avrebbero reso molto ma molto di più. (Francesco Scarci)

domenica 3 gennaio 2021

Hourswill - Afterhours

#PER CHI AMA: Heavy/Prog, Nevermore
'Afterhours' è il nuovo EP dei portoghesi Hourswill che avevamo incontrato grossomodo un anno fa in occasione del loro terzo album 'Dawn of the Same Flesh'. Ritornano con un dischetto di sei pezzi ove accanto a vecchi brani dal vivo, estratti dal già menzionato lavoro e da 'Harm Full Embrace', il quintetto lusitano ci presenta anche un nuovo pezzo, l'opener "Inevitable Collapse II" e una rilettura di "Now That I Feel (L.S. Version)". La prima attacca con quel suo fare tra Nevermore e Anacrusis, sempre contraddistinta da una solida base ritmica e da una ricerca (non troppo efficace) di emulare a livello vocale, il compianto Warrel Dane. Poi a livello solistico-melodico conoscevamo già le potenzialità della band e non posso fare altro che confermarne le qualità. È il turno di "Now That I Feel" già contenuta in 'Dawn of the Same Flesh' e che non mi aveva certo entusiasmato lo scorso anno, torna con una versione che francamente mi spinge nuovamente a passare oltre, visto che fondamentalmente la differenza rispetto alla vecchia traccia è l'assenza di Neide Rodrigues alla voce a bilanciare quella di Leonel Silva. Non si discutono le doti tecniche dell'ensemble di Lisbona, ma si poteva fare anche a meno. Cosi come non si discutono le capacità della band dal vivo, abili a sciorinare uno dopo l'altro i quattro pezzi inclusi, a coinvolgere il pubblico con il loro heavy prog thrash, ma che a me personalmente non ha lasciato davvero nulla. Se siete fan della compagine portoghese, 'Afterhours' potrebbe, ma non è un obbligo, far parte della vostra collezione, altrimenti si può vivere tranquillamente senza. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2020)
Voto: 60

https://www.facebook.com/Hourswill

sabato 7 novembre 2020

Dogma - Mallevs Maleficarvm

#PER CHI AMA: Death/Gothic, Within Temptation
Ancora mi stupisco ci sia chi intitoli il proprio album 'Mallevs Maleficarvm', un nome che evoca il trattato omonimo che consiste in una raccolta di credenze e nozioni sul fenomeno della stregoneria, spesso estratte da testi più antichi. Lo avevano fatto i Pestilence nel 1988 e dopo di loro, decine di altre band (Centinex, Imago Mortis, Maleficia, giusto per citarne alcuni). Nel 2020 lo stesso titolo, evviva la fantasia, arriva anche dai portoghesi Dogma, qui al secondo album dopo il debut del 2017 intitolato 'Reditum'. La proposta del sestetto di Lisbona, le cui origini risalgono addirittura al 1996, è votata ad un death doom gotico che poggia principalmente le sue fondamenta sulla eterea voce di una gentil donzella (Isabel Cristina) che fa da contraltare ad un growling maschile (Gonçalo Nascimento), una sorta di alter ego, nei momenti più cantati, di Fernando Ribeiro dei Moonspell. Detto questo, vi sembra che quello che ho fra le mani possa essere cosi originale? Insomma, a me pare francamente di aver fatto un bel balzo indietro nel tempo di oltre 20 anni, quando la scena era popolata da gente tipo Tristania, Trail of Tears, Theatre of Tragedy e similia. Tutto chiaro no? Mi auguro di si perchè non starò certo a passare in rassegna 67 minuti di musica per raccontarvi qualcosa che sapete già. Largo spazio alla brava vocalist, accostabile a Sharon den Adel dei Within Temptation, la band che forse sembra essere il vero punto di riferimento dei nostri, almeno nell'opener "Sentinela". Quello che potrebbe essere interessante in questo album è in realtà un certo influsso proprio dei conterranei Moonspell, che si palesa nelle linee melodiche di alcuni pezzi, cosi come in un ricercato gusto a livello delle chitarre con preziosi solismi (ottimo a tal proposito quello di "Asmodeus"). Per il resto, oltre a quello di tematiche fin troppo scontate (la lotta alle streghe) che forse andavano di moda negli anni '90, 'Mallevs Maleficarvm' raccoglie l'eredità di band che si sono perse nel tempo e poi sciolte. Se potessi dare pertanto un consiglio ai sei musicisti lusitani è di ridurre al minimo la voce angelica della pur brava Isabel, riscoprire le radici etniche del proprio paese (come fatto in "Ser do Nada" e "Velho do Mar") e puntare semmai su un sound più ricercato come quello più vario di "Deus Assassino", evitando cortesemente lunghezze estenuanti (quasi undici minuti). Un pezzo come "Porque Não Te Escondes De Mim" non l'avrei contemplato in un disco come questo, troppo pop rock, sebbene un finale dalla ritmica granitica. Insomma luci ed ombre in un disco uscito nel 2020 ma se riportasse 2000 forse farebbe più bella figura. Peccato, perchè le qualità tecniche ci sono, bisogna ora prendere le distanze da vecchi stilemi e modernizzare un po' la proposta. Visto che non siamo al cospetto di gente di primo pelo, questo è quanto mai lecito aspettarselo. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2020)
Voto: 62

https://www.facebook.com/DogmaPt/

venerdì 25 settembre 2020

Left Sun - Tidal Flow

#PER CHI AMA: Progressive Metal, Riverside
Sembra ormai una sentenza: per tutti i dischi che mi arrivano dalla Ethereal Sound Works pare sempre più incasinato trovare qualche informazione relativa alla band. Gli ultimi in fatto di tempo approdati sulla mia scrivania sono questi Left Sun, compagine che in realtà avevamo già conosciuto in occasione del loro disco omonimo nel 2016. I lusitani tornano con una release nuova di zecca, intitolata 'Tidal Flow' che ci consegna una band in stato di grazia che prosegue postitivamente sulla scia del debut album, combinando pertanto progressive, alternative e post metal. Forti della presenza di Flavio da Silva dietro al microfono e la meravigliosa Clara Campos al violino, il quintetto sciorina attraverso le nove tracce qui incluse, tutti gli eterni dilemmi dell'uomo, le sue paure e speranze. Il tutto contrappuntato da un sound che, dall'iniziale "Devotional" alla conclusiva "Soaring", mostra una grande progressione rispetto al passato e soprattutto ama coinvolgerci nel suo flusso magnetico che chiama in causa sin dall'opening track, i Porcupine Tree ma che in realtà nel corso di questo liquido viaggio astrale, ripercorre anche le orme di Anathema, Riverside (l'influenza principale a mio avviso), A Perfect Circle e Pink Floyd, in un'alternanza musicale davvero efficace. E allora perchè non lasciarsi abbindolare dai suoni elettronici di "All Roads" o dalle calde e caleidoscopiche visioni strumentali della suggestiva title track. Altrove è la voce di Flavio in primo piano a fare bella figura ma nel retrobottega si nascondono in realtà le eccelse qualità di musicisti competenti, dotati peralttro di grande gusto per le melodie. I pezzi sono tutti in realtà interessanti anche se è ovvio che non brillino proprio di luce propria. Forse non ho apprezzato particolarmente il sound più vintage e scontato di "Cold", di contro l'apertura in acustico di "Waiting" (diamine sembrano gli Oasis), le intemperanze ritmiche di "Celebrate" o le melliflue atmosfere di "Hide" (con tanto di magnifico violino), mi fanno apprezzare non poco questa nuova nuova fatica targata Left Sun. Provare per credere. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2020)
Voto: 74

https://www.facebook.com/LeftSunOfficial/

venerdì 14 febbraio 2020

Hourswill - Dawn of the Same Flesh

#PER CHI AMA: Heavy Prog, Anacrusis
Ci eravamo lasciati nel 2017 con i portoghesi Hourswill alle prese col loro secondo lavoro 'Harm Full Embrace'. I nsotri tornano sul finire del 2019 con questo nuovo 'Dawn of the Same Flesh', album sempre targato Ethereal Sound Works, proponendo il loro classico heavy prog dalle forti tinte malinconiche, come dimostrato già dall'iniziale "Asherah", una song piacevole ma forse un po' troppo sdolcinata per i miei gusti. Le cose iniziano a migliorare dalla seconda "Innocence", un pezzo dotato di una bella base ritmica, ottime vocals, discrete melodie, ma poco altro. Non che si tratti di una song brutta, non fraintendetemi, anzi il suo strizzare l'occhiolino più volte ai Nevermore, la fa apparire anche interessante, però è quel senso di stra-sentito che dopo pochi minuti mi infastidisce e me ne fa perdere l'attenzione. Ci si riprova con "A Beauty in Bloom", un pezzo ben più tirato (che risulterà anche essere il mio preferito), complice un muro ritmico che sembra combinare nello stesso momento heavy, hard rock, prog e thrash, in una combo che mi ricorda un mix tra Anacrusis, Xentrix, Meshuggah e Saxon. Strano no? Vi basti però dare un ascolto attento a quelle chitarrone un po' sincopate verso metà brano per capire cosa stia blaterando. Si torna a delle sonorità più soffici con "Now That I Feel" e francamente questo è il lato che fatico maggiormente a digerire dell'ensemble di Lisbona, troppo dura per essere considerata la classica ballad, troppo leggerina per essere definita una song metal, per non citare poi quel duetto tra il frontman e la classica fanciulla di turno (Neide Rodrigues) a offrire i propri servigi canori dietro al microfono (la vocalist tornerà anche in "Hanwi"), che non ho trovato proprio appropriatissimo. Si ripassa al robusto heavy rock di "Enlightenment" con la voce di Leonel Silva fin troppo sopra le righe, mentre alle sue spalle, giochi di chitarre, basso e batteria, regalano attimi di grande interesse soprattutto nella seconda parte della traccia. Si arriva cosi al trittico formato da "Benightedness (Part I, II & III)", che lungo i suoi oltre dodici minuti alterna un po' tutti gli umori sonori del quintetto lusitano, dai suoni in penombra di quell'introduttivo piano (con terribile voce a complemento), passando da ringhianti riff di chitarra della seconda parte per arrivare fino alle partiture acustico jazzy-flamencate della terza sezione. Il disco ha ancora ben quattro da offrire ma soprattutto una schiera di numerosi ospiti da proporre. Tra questi, mi soffermerei su Agostinho Lourinho che nella conclusiva e già citata "Hanwi", trova modo di dar sfoggio della sua creatività al sax con un assolo pauroso in un caldo pezzo atmosferico che sembra esser stato concepito sulle spiagge di Salvador de Bahia dal duo formato da Toquinho e Gilberto Gil, per un esperimento questo, davvero riuscito. Che altro dire degli Hourswill quindi? C'è ancora sicuramente molto da lavorare; in "Dawn of the Same Flesh" si trovano cose decisamente interessanti alternate ad altre un po' più noiose e scontate, tuttavia mi sento di dare fiducia al combo portoghese auspicando in nuovi passi in avanti nel futuro della band. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2019)
Voto: 67

https://www.facebook.com/Hourswill

venerdì 8 novembre 2019

Inner Blast - Figment of the Imagination

#PER CHI AMA: Death/Thrash/Gothic
La Ethereal Sound Works si fa promotrice della seconda release ufficiale dei portoghesi (ma non serviva nemmeno specificarlo) Inner Blast. 'Figment of the Imagination' esce a tre anni di distanza dal precedente 'Prophecy', che si era messo in luce grazie alla Nordavind Records, per i suoi gradevoli (ma non eccelsi) contenuti gothic metal. Parlando di questo nuovo lavoro, devo ammettere che le nove tracce qui incluse non apportano grosse novità al genere se proprio di gothic metal stiamo parlando. Partiamo infatti dal solito dualismo vocale tra la classica gentil donzella e la voce della stessa, in formato growl. Questo quanto si evince dall'ascolto di "Mankind", l'opener track del disco. Da un ascolto attento però si possono scovare le prime magagne che mi fanno storcere il naso di fronte a questa uscita. Oltre alla scontatezza della proposta, non ho apprezzato certe soluzioni ritmiche che privano il sound di una certa fluidità di fondo e soprattutto, continuo a faticare nel trovare le vere peculiarità del genere. Lo stesso si scorge in "No Strings", dove ho come la percezione che per non risultare troppo morbidi, i nostri pigino appositamente sul pedale dell'acceleratore, risultando però fuori luogo visto che alla fine finiscono con l'imbastire una forma di metal che ammicca al death. Serve coerenza a mio avviso e forse è meglio suonare un po' più morbidi che mixare forzatamente (come accade in "There's no Pride in this War") un death/thrash con una spruzzatina di gothic (o forse sarebbe meglio parlare di symph metal), laddove compare la voce cristallina di Liliana. Rimango titubante di fronte alla scelta della band, visto che alla fine ho l'impressione che la proposta degli Inner Blast non sia nè carne nè pesce. Per me il gothic è tutt'altra cosa: ci devono essere sonorità oscure e malinconiche, e qui francamente non ne vedo nemmeno l'ombra, mancano poi le atmosfere in grado di creare quelle atmosfere spettrali o decadenti tipiche del genere. Per questo forse c'è un malinteso di fondo e quello che l'etichetta stessa propone come gothic metal non è altro che un disco di thrash/death con vocals femminili. Visto sotto questa nuova luce, posso dire che qualche brano discreto si trova anche: "Throne of Lilith" è infatti uno di questi, una song che nel suo estremismo sonoro, evidenzia qualche tratto vampiresco. Interessante l'esperimento di "O Teu Veneno" cosi come pure "Can I Believe", in una sorta di riproposizione dei Lacuna Coil in forma più estrema. Alla fine dei conti, 'Figment of the Imagination' non è un brutto album, ma occhio ad etichettare la musica, il rischio di incappare nel recensore pignolo e fare brutte figure, è sempre dietro l'angolo. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2019)
Voto: 62

https://www.facebook.com/innerblast

venerdì 1 novembre 2019

Anifernyen - Augur

#PER CHI AMA: Death/Black, Dæmonarch
In Portogallo c'è ancora chi prova a percorrere i passi dei primissimi Moonspell, ahimè non con gli stessi eccellenti risultati. È il caso degli Anifernyen (il cui significato starebbe per "un freddo inferno"), band formatasi nel 2003, che dopo aver rilasciato un EP nel 2008, si è presa una lunga pausa, prima di uscire con il debut sulla lunga distanza. A dare fiducia al quintetto di Porto, che in formazione vede anche membri dei Buried Alive, Painted Black e Antivoid, è la Ethereal Sound Works che, un po' come i colleghi francesi de la Les Acteurs de l'Ombre Productions, tende a dare maggior spazio alle band della propria nazione. E allora bando alle ciance e via all'ascolto di questo 'Augur', un disco di undici tracce di oscuro black metal che dopo la classica intro strumentale si apre con "Tyrant", un pezzo che per certi versi mi ha evocato il progetto Dæmonarch del buon Fernando Ribeiro, leader appunto dei Moonspell. Black/death quindi per i nostri che con questa song offrono poco o nulla di fuori dal comune, a parte l'usurato utilizzo di chitarre taglienti e un duplice uso (growl/scream) della voce. “Eldritch Moon” parte più convinta, pulita e lineare nel suo comparto melodico ma ancora avulsa da una ricerca di originalità che possa elevare il lavoro degli Anifernyen: non posso negare che l'abbinamento violenza e melodia non passino inosservati, ma è ancora troppo poco. Ci prova "Emissary", un mid-tempo più ispirato che fa respirare la proposta del combo lusitano, ma sia chiaro, siamo ben lungi dal gridare al miracolo, e chissà mai se ce la faremo. La band prosegue infatti sulla scia del mid-tempo anche con "Graveborn", song più fluttuante nel suo incedere, ma un po' troppo monocorde. "Voleur D'Âmes" apre con un riffone quasi in Pantera style per poi dispiegarsi in una traccia un po' piattina, che evidenzia una maturazione a livello di songwriting ancora non del tutto completata. “Christendoom” (cosi come la conclusiva "Deadite") ammicca alla scena di Gotheborg per quanto riguarda la linea melodica, ma trovo che ci sia ancora parecchio da lavorare per scrollarsi di dosso quella ruggine accumulata da parecchi anni di assenza dalle scene. Peccato solo che una splendida cover cd non abbia goduto di un altrettanto valido supporto musicale, lo avrebbe meritato. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2019)
Voto: 60

https://anifernyen.bandcamp.com/album/augur

martedì 8 ottobre 2019

Uivo Bastardo - Clepsydra

#PER CHI AMA: Death Melodico/Industrial, Supuration
Uivo Bastardo è un progetto parallelo creato da ex membri dei Kronos, Helder Raposo e André Louro, rispettivamente tastiere e voce, il chitarrista João Tiago, e dal produttore, qui anche in veste di batterista stabile in formazione, David Jerónimo (Concealment). Uscito per Ethereal Sound Works nella primavera di quest'anno, 'Clepsydra' è un buon concentrato di metal pesante dalle forti influenze industriali, forzate in ottima maniera da un uso delle tastiere mirato e ricercato, così influente nel sound che arriva a caratterizzarlo positivamente, costruendo insieme al resto della band, composizioni ben strutturate e potenti. Le parti vocali sono molto spinte, quasi sempre urlate e sparate in faccia violentemente, l'impatto è duro e ricorda certe parti gotiche dei Paradise Lost della prima era anche se le ritmiche più squadrate e gli inserti melodici, futuristici, a volte sinfonici, donano ai brani quel tocco tecnologico, claustrofobico, fantascientifico e progressivo che attrae molto l'ascoltatore. Si fatica un po' ad apprezzare la lingua madre del cantato usata dalla band di Lisbona ma dopo alcuni ascolti ci si accorge che le canzoni suonano perfette anche così, ben prodotte, suonate bene, con una buona dose di originalità e mostrano un buon equilibrio tra gothic/industrial e melodic death metal, trovando il suo culmine nella pesante dichiarazione d'intenti di "Tormentòrio", in "Refùgio", brano teso e claustrofobico (il mio preferito) e in "Fuga Mundi", song dai toni bui e drammatici. Le canzoni si ascoltano bene e la durata del disco, che supera di poco la mezz'ora, sottolinea l'intensità e l'urgenza espressiva di un'opera che trae ispirazione dai padri del thrash metal anni '90 e da quelle atmosfere progressive, ricercate e cervellotiche in stile 'The Cube' dei mitici Supuration. Un disco che convince, mai banale e senza cadute, né di stile tanto meno di intensità, il tempo di abituarsi al canto in portoghese e tutto suona poi al punto giusto, belle parti veloci, mai troppo caotiche. Infatti, una delle caratteristiche della band è proprio la capacità di restare aggressivi, pesanti, melodici e tesi costantemente per tutto lo scorrere dell'album, dimostrando di avere trovato la chiave per un suono singolare ed in continua evoluzione. In sostanza un ottimo primo album, una band che ha carattere e la voglia di rinvigorire un tipo di metal abusato, anche in senso commerciale, da tante band prive di idee e talento. Ascolto consigliato! (Bob Stoner)

(Ethereal Sound Works - 2019)
Voto: 74

https://uivobastardo.bandcamp.com/

lunedì 24 giugno 2019

Soundscapism Inc. - Touching Your Infinity

#PER CHI AMA: Progressive/Post Rock, Antimatter
Li abbiamo già incontrati un altro paio di volte i Soundscapism Inc., in occasione dell'uscita dei precedenti lavori. La band in realtà non è altro che il progetto solista del musicista portoghese Bruno A., trapiantatosi da qualche anno in quel di Berlino, da dove dà sfogo a tutta la sua vena creativa. 'Touching Your Infinity' è l'ultimo nato, un album di dodici tracce che include addirittura una cover di Rihanna ("Diamonds") e una dei Joy Division ("Atmosphere"). Il progetto, che vede il coinvolgimento anche di altri artisti (Usama Siddiq, Flavio Silva, Kylie Siva, Nik Laskaridis, Shara Laya), viaggia come in passato, sui binari del post rock dalle tinte progressive. Si parte con la suggestiva intro "Brace for Impact" che spiana la strada a "Kopfkino", un pezzo che riprende quanto fatto da Bruno in precedenza. Una piccola perla di rock progressivo ed intimista, in cui a cantare accanto al mastermind lusitano, c'è il cantante pachistano Usama Siddiq. Se dovessi fare un paragone, penserei agli Antimatter, anche se nella parte (relativamente) più tirata, gli ultimi 60 secondi, ci ho sentito addirittura un che dei The Ocean nella loro versione più pulita. "Tendorama" apre con una parte parlata inserita su delle tenui melodie di chitarra (acustica + elettrica). Sicuramente c'è una grande dose di malinconia nelle note di questa traccia cosi come in tutto l'album in generale, forse ancor più amplificate nei tocchi di piano della title track e nella voce calda del factotum portoghese, che ricordo aver collaborato in passato con Daniel Cardoso (Anathema) nei Vertigo Steps. E proprio pescando tra gli album degli Anathema, quelli dal mood più nostalgico, 'We're Here Because We're Here' o 'Wheather System', il disco dei Soundscapism Inc. va a trarre nuova linfa vitale nei successivi brani. Un peccato che "Headspace" sia un pezzo strumentale, con la voce di Bruno avrebbe acquisito maggior valore. Lo stesso dicasi di "Fake Storm Alerts" che, pur mostrando quel quid tipico della band inglese che avevo trovato in pezzi come "Angels Walk Among Us" o "A Simple Mistake", ha la sfortuna di non vedere la performance di Bruno dietro al microfono, fatto salvo per alcune spoken words. Le cose migliorano drasticamente con la cover dei Joy Division, ma quella già in partenza era un ottimo brano. Il disco continua a marciare verso territori ambient intimistici, sfoggiando tra le migliori performance di Bruno e i suoi ospiti, un crescendo etereo ("One Last Sip Of Night") e magico (qui c'è il violino di Shara Laya a incantare) fino al finale, un po' più difficile da comprendere, legato alla cover di Rihanna, dove a supplire nel ruolo della cantante barbadiana, troviamo Kylie Siva, in compagnia nuovamente con Flavio Silva ai cori. Insomma 'Touching Your Infinity' è un buon lavoro, che conferma l'ottimo stato di forma di Bruno A. e dei suoi Soundscapism Inc., a cui mi sento solamente di suggerire di limitare i brani strumentali, cavalcando l'onda della sua magnifica voce. (Francesco Scarci)

martedì 30 ottobre 2018

R.A.I.V.A. - S/t

#PER CHI AMA: Thrash, Killing Joke, Sepultura
La Etherel Sound Works appoggia l'uscita del side project dell'istrionico chitarrista degli ottimi thrasher portoghesi Ramp, Ricardo Mendonça, in compagnia di altri ospiti celebri, tra cui un inaspettato e inedito Fernando Girão alla voce, noto autore e cantante di Fado portoghese e world music. Il progetto è nato con l'intento di rivendicare le disugualianze sociali ed economiche e il malessere del popolo, in questi tempi difficili per il Portogallo e di riflesso, il messaggio è rivolto all'intero pianeta. Interessante è stato tradurre i testi (tutti in lingua portoghese), che compaiono integralmente nel booklet assai curato presente all'interno, per entrare nella giusta mentalità dell'opera che si dichiara come musica di protesta con un'indole punk e un impatto metal molto secco e diretto. Il background thrash si sente eccome, anche se non si raggiungono i vertici di potenza dei Ramp, i riff sono sempre incentrati su mid-tempo e prediligono la melodia senza mai calare di pressione; l'album si presenta effettivamente riflessivo con inserzioni di synth, elettronica e piccole finestre di world music. In effetti, la voce di Girão funziona e si pone come un cantore dell'apocalisse, stupendo con il suo tono roco e predicatore, a metà tra vecchi Accept e ultimi Killing Joke, sposandosi alla perfezione con le composizioni più oscure e pesanti della band ("Filho da Maldade"). I brani, musicalmente parlando, si esprimono al meglio quando acquisiscono quel tono sinistro, dal passo lento e dark, quelli dove il tono da agitatore sociale diventà più pressante. La metamorfosi di Girão si estende per tutto l'album, anche nei pezzi più energici che rieccheggiano i maestri del metal internazionale anni '90 (Sepultura, Testament, Metallica periodo 'Load') dando però un qualcosa di diverso nell'interpretazione del canto metal, assumendo profondità e riflessione proprio come un impegnato, intellettuale, cantautore ricoperto di borchie (Phonam as cartas na mesa, Pago impostos com a vida e O mais fraco nao ten nada). Il sound è una spinta continua e omogenea con tutto al posto giusto, assoli, riff granitici e batteria sempre in tiro, il groove con vocazione al nero, un lieve parallelo verso le coste dei conterranei Moonspell (in comune ci trovo l'oscura visione del rock), anche se qui la musica è meno sinfonica e più diretta, con una produzione poi che aiuta nell'ascolto dell'intero album. Insomma, un esperimento che coniuga due estremi musicali per un nobile intento, quello di sensibilizzare la popolazione mondiale sul degrado sociale e civile del mondo. Il Portogallo, con questa ulteriore uscita, si mostra come di consueto una scena musicale molto attiva e vivace, capace di distinguersi con personalità nel panorama internazionale. Disco atipico, particolare e interessante. (Bob Stoner)

(Ethereal Sound Works - 2018)
Voto: 70

https://www.instagram.com/r.a.i.v.a/

domenica 9 settembre 2018

Mass Disorder - Conflagration

#PER CHI AMA: Thrash/Death, Testament, Sepultura
Se penso al distretto di Setubal in Portogallo, mi viene in mente automaticamente José Mourinho. Oggi scopro che da quelle lande, dalla città di Almada in particolare, arrivano questi Mass Disorder con quello che è il loro full length d'esordio. 'Conflagration' segue a distanza di quattro anni l'EP di debutto dei nostri, ' The Way to Our End', proponendo ed implementando un sound all'insegna di thrash e death metal. "Arson" ha l'onore di preparare l'ascoltatore all'assalto sonoro del quartetto lusitano, che vede tra le proprie fila un paio di ex membri dei New Born Chaos. "Rats" esplode nel mio stereo con la sua miscela iper-tonica a base di thrash metal di scuola Bay Area. Mi sovvengono infatti i Testament di 'The Legacy', con quella loro carica di ferocia accompagnata da una discreta dose di groove, tiratissime ritmiche, ma soprattutto ottimi assoli che negli ululati delle chitarre, arrivano addirittura ad eccheggiare gli Slayer di 'Raining in Blood'. Sicuramente nulla di nuovo sotto il sole, ma sapete che la forza dirompente di questo gruppo, unita ad una certa nostalgia per quei suoni passati, mi ha fatto trascorrere piacevolmente l'ora spesa all'ascolto di questo 'Conflagration'. Si, perchè anche il thrash urticante di "Modus Operandi" non è affatto male, soprattutto quando a deflagrare nelle casse c'è quell'alternanza tra i due axemen nel sciorinare splendidi assoli rigeneranti. La musica poi è la classica cavalcata che non trova soste, visto che s'infila subito in coda "Death Vow", con la voce di Bruno Evangelista ad emulare quella del ben più famoso collega americano, Chuck Billy e i due chitarristi, Nelson Carmo e Valter Aguiar, a dilettarsi in inseguimenti solistici da brividi. Peccato per un finale sfumato, avrebbe certamente meritato qualcosa più ad effetto, soprattutto perchè interrompe quel flusso sonoro che si era costruito con le prime quattro tracce. Probabilmente la scelta è legata al fatto che la voce di un qualche politico/dittatore (non sono riuscito a capire di chi si trattasse) apre "Violence", una song il cui chorus "Destroy, Invade, Erase, Violence" la dice lunga e aggiunge peraltro un'altra influenza ai nostri, ben più evidente qui, ossia i Sepultura di 'Arise'. E allora fatevi asfaltare anche voi dall'irruenza dei Mass Disorder, dalle rasoiate impartite nei solos, da quella furia ritmica sempre ben canalizzata. E ancora, immergetevi nel clima di "Vicious Circle", là dove sembra di trovarsi all'interno di una qasba dell'antico mondo arabo, prima che il rifferama compresso dei nostri si scateni in una song di ben nove minuti, fatto inusuale per il genere. Comunque il pregio dei Mass Disorder sta nel non annoiare mai, grazie e soprattutto al lavoro certosino alle sei corde, qui ancora una volta notevole. Le ultime due tracce sono affidate a "Premonition", in cui sottolinerei la buona performance vocale del frontman, sempre a proprio agio su questo genere di sonorità e le ottime melodie di fondo proposte dalla sezione solistica, vero punto vincente di questo disco;  ed infine "Illegal Ambition". Questa rutilante song sembra coprire quasi ben 19 minuti del disco affrontando ancora tematiche di guerra; in realtà una decina di minuti sono affidati a dialoghi che sembrano provenire direttamente dal video di "One" dei Metallica, mentre gli ultimi tre minuti sono affidati ad una sorta di ghost track che funge da compendio di tutto quanto ascoltato fino ad ora, ossia un mix tra Testament, Sepultura, Slayer e perchè no anche Megadeth, Metallica ed Exodus per quello che è un vero Clash of the Titans, formato 2018. Bravi. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2018)
Voto: 75

https://www.facebook.com/massdisorderband

martedì 4 settembre 2018

Oddfella - S/t

#PER CHI AMA: Dark/Alternative Rock
Li avevo recensiti lo scorso anno in occasione del loro primo full length, 'AM/FM'. La one-man-band portoghese degli Oddfella, sempre guidata da João Henriques, torna ora con un secondo EP eponimo, che conferma pregi e difetti del loro debut album. In quell'occasione ne esaltavo infatti la musica darkeggiante, ma criticavo aspramente l'assenza di una cantante. Eccomi accontentato visto che quando "Born Again" entra con quella sua vagonata di groove, facciamo la conoscenza anche dei vocalizzi un po' ruffiani dell'artista lusitano (che in rari frangenti mi ricorda Mike Patton), che si collocano su quel tappeto melodico che scorre con lineare semplicità grazie ad un sound che in taluni momenti ammicca anche alle sonorità di Ganesh Rao in "Empyrean". "Swimming Angels" ha un fare più delicato ed oscuro, quasi ad evocare musicalmente i Moonspell di 'Opium', ma con una performance dietro al microfono che stempera l'oscurità in cui si potrebbe piombare all'ascolto del brano, dirottando i miei paragoni con band dal tiro più alternativo. Poco male, perchè il cd si lascia ascoltare e segna comunque una buona progressione (ma non ancora del tutto convincente) rispetto agli esordi dell'artista portoghese, che ha tempo addirittura di lanciarsi in un interludio trip hop. Gli ultimi due pezzi a disposizione per João sono "Bridges", un brano accattivante di musica rock, forse un po' troppo leggerino per i miei gusti, ma che comunque torna a citare i Paradise Lost più elettronici. "Drowning Angels" è l'ultimo episodio dell'EP: suono profondo, caldo, sinuoso, con la voce ora che assurge a ruolo di assoluta protagonista, fatto salvo poi aggiungersi un ottimo lavoro al basso e pregevoli linee di chitarra, che sembrano richiamare quegli arzigogolii tanto cari agli Amorphis. Disco riuscito ma gli spazi di miglioramento sono ancora notevoli, soprattutto se si lavorerà in futuro su una migliore calibrazione vocale. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2017)
Voto: 70

https://oddfella83.bandcamp.com/album/oddfella-ep

giovedì 9 novembre 2017

Hourswill – Harm Full Embrace

#PER CHI AMA: Heavy Progressive, Morgana Lefay, King Diamond
Sempre dal Portogallo ecco un'altra release targata Ethereal Sound Works: si tratta degli Hourswill, che tornano a distanza di tre anni dal loro debut album, 'Inevitable'. La proposta di questo nuovo 'Harm Full Embrace' si conferma orientata verso un heavy progressive che si rende debitore ai Nevermore di Warrel Dane e soci. È infatti da subito chiaro il riferimento al vocalist dell'ensemble statunitense con la opener "Children of the Void", una song sicuramente articolata che però manca di una certa fluidità musicale che risulta palese durante l'ascolto. Nulla da eccepire sulle qualità tecniche del quintetto di Lisbona, forte peraltro del recente ingresso di Leonel Silva alla voce, che oltre emulare il già citato Warrel Dane, ad un certo punto sembra imitare lo stile canoro di Serj Tankian, in una song che mette in luce anche una buona sezione solistica e diversi cambi di tempo ed atmosfera. Le cose tendono a migliorare con la seconda "Blinding Light", anche se il sound continua a puzzare di vecchio, visto che mi viene a ripensare a 'Maleficium' dei Morgana Lefay, ecco non certo un album dell'ultima ora, ma che ci riporta indietro nel tempo di ben 21 anni! Quello che voglio dire è che la proposta degli Hourswill non è malvagia, anzi è ben curata nei dettagli e nella tecnica, però siamo nel 2017 e un qualcosa di simile me lo aspettavo piuttosto negli anni '90, oggi suona tutto come tremendamente già sentito e non adeguatamente modernizzato. Non mancano ovviamente episodi più interessanti: "Liberty Theory" ad esempio è una song più aggressiva, con una bella linea di chitarre, un buon chorus, ma soprattutto con un feeling (e dei vocalizzi) che richiamano quelli di King Diamond. Ultima segnalazione per "Everyday Sage", una lunga suite di oltre nove minuti, dotata di uno splendido arpeggio iniziale che mette in risalto le origini lusitane della band e che poi evolve in un bel pezzone di musica heavy con le palle. Insomma 'Harm Full Embrace' è un album discreto che pone le basi per un lavoro più sopraffino e ricercato per album futuri. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2017)
Voto: 65

https://www.facebook.com/Hourswil

sabato 21 ottobre 2017

Oddfella - AM/FM

#PER CHI AMA: Dark/Gothic, Paradise Lost
È una one man band quella portoghese degli Oddfella, formata dal solo João Henriques che ci propina undici tracce di sonorità ahimè strumentali, che peccato. Un peccato perché la musica dell'artista di Lisbona mi piace parecchio, con quel suo sound darkeggiante, carico di groove, con ottime melodie, ma dannazione privo di una voce che ne penalizza notevolmente l'esito finale. Forse sono anche parecchi gli undici pezzi contenuti per non arrivare a stufarsi già a metà, ma in realtà si tratta di tracce abbastanza brevi, squisite nel loro approccio strumentale: dalla delicata "Steam Driven Passion", opener di 'AM/FM', alla più rabbiosa ma per certi versi più oscura, "Puching Mirrors", passando attraverso la più eterea ed elettronica "The Great Simple Things". I pezzi più riusciti sono però "Geisha", dove s'incuneano sonorità anni '80 con richiami western, e largo spazio viene lasciato ad un riffing robusto e convincente, sorretto da splendide melodie tastieristiche e "D.D.B.R." grazie a quel suo rifferama accattivante che mi ha ricordato i Paradise Lost di 'Draconian Times'. Altrettanto interessanti sono poi la più ruffiana "Never Look Back" e "A Wiser Looser", dove gli accostamenti ai Paradise Lost, ci portano questa volta nei pressi di 'One Second'. Se Nick Holmes avesse prestato la voce su questo 'AM/FM', potremmo addirittura parlare di un signor album targato dalla band di Halifax, invece per ora accontentiamoci di questi Oddfella con una raccomandazione, se nel prossimo disco non vedo la presenza di un cantante, mi asterrò dalla recensione. (Francesco Scarci)

(Ethereal Sound Works - 2017)
Voto: 65

https://oddfella83.bandcamp.com/album/am-fm

martedì 27 giugno 2017

Left Sun - S/t

#PER CHI AMA: Prog Rock, A Perfect Circle, Porcupine Tree
I Left Sun hanno debuttato per la Ethereal Sound Works con il loro disco omonimo nel 2016, anche se il loro self-titled non rappresenta però il debutto assoluto per il cantante/chitarrista portoghese Flavio da Silva, già sulla scena progressive metal con il suo precedente progetto Oblique Rain. Il disco graficamente si presenta in maniera molto sobria, satinato in nero con il logo bianco della band al centro, all’interno anche il cd è monocromatico, ad eccezione di quella che sembra una mezzaluna grigia che ricorda vagamente le lune degli A Perfect Circle; il booklet infine è anch’esso totalmente nero e reca la scritta “fear is digging deeper”. Una scelta sicuramente studiata ma che, pur conferendo un’aria professionale al disco, penalizza l’immaginario che con una copertina più “parlante”, avrebbe preparato meglio l’ascoltatore alla musica dei nostri, peraltro davvero di ottima caratura. Tuttavia il caption proposto fa pensare. La paura è scavare più a fondo, nulla di più vero, chi oggi ha il coraggio di andare oltre la superficie e tuffarsi nel subconscio più oscuro? Magari proprio i Left Sun. Premiamo play e ci immergiamo nel primo pezzo, "Water Under the Bridge". Un intro di arpeggi sospesi sull’orlo di un buco nero si apre su uno sciabordare di accordi dissonanti che anticipano una strofa che richiama il suono di un vecchio carillon che offre anch’esso l’effetto di essere sospesi sul bordo di una cascata, “all things pass” dice la voce di Flavio, a richiamare il titolo del brano e a ricordarci che la vita è troppo corta per non lasciar andare. Subito dopo la voce s'inerpica su un ritornello decisamente aggressivo e grattato senza mai sfociare su suoni troppo disperati, rimanendo sobrio ma perentorio e deciso. Il pezzo prosegue con mille e una ambientazioni che comprendono grossi riff di chitarra e parti strumentali caleidoscopiche. L’intenzione è sicuramente prog, a richiamare lo stile dei Porcupine Tree ma anche le tecniche sonore degli A Perfect Circle, come giustamente suggerito dalla grafica del disco. Ci troviamo davanti ad un lavoro forse più variegato e osato di ciò che siamo abituati a sentire nel prog, si passa da scenografie prettamente "toolliane" a stacchi di assoli che ricordano gli ambienti dei Pink Floyd, fino ad arrivare a stanze arredate con santini della madonna del Guadalupe e che fanno pensare vagamente a ritmi che si sentono in 'Abraxas' di Santana. Il disco in toto è pervaso totalmente di queste sonorità e le canzoni scorrono senza intoppi lasciando una piacevole reminiscenza di musica del passato ma dal sapore nuovo, esotico ed energico. Da notare l’interlude a metà album che contiene vocalizzi, virtuosismi chitarristici e soluzioni ritmiche sospese nel vuoto oltre che interventi di fiati a richiamare ancora una volta i dischi che ci hanno cresciuto, uno su tutti 'The Wall'. In conclusione, questo disco dei Left Sun ci offre uno spettacolare viaggio nell’inconscio, passando attraverso ogni tipo di scenario fantastico e convincendoci ancora una volta, che il rock non è per niente morto, sta benissimo, scalcia, urla e irrompe prepotente nell’anima. (Matteo Baldi)

(Ethereal Sound Works - 2016)
Voto: 75

https://www.facebook.com/LeftSunOfficial/?ref=br_rs

15 Freaks - Stuntman

#PER CHI AMA: Heavy/Hard Rock, Iron Maiden
Welcome back to Ethereal Sound Works, ovvero l'etichetta portoghese che mette il Pozzo dei Dannati in cima alle testate musicali a cui spedire gli album delle proprie band. Nel nutrito roster della casa discografica lusitana, oggi abbiamo i 15 Freaks, un quintetto fondato nel 2012 e che ha il quartier generale a Sintra, una delle città più belle del Portogallo poiché caratterizzata da lussuosi e stravaganti palazzi colorati costruiti su verdi colline, e atti ad ospitare la nobiltà. Capirete perché il fu Lord Byron la definì il giardino dell'Eden. Ma come sappiamo le anime tormentate degli artisti non trovano mai pace, che vivano nel sobborgo più triste di qualche austera città dell'est Europa o a ridosso di una spiaggia dalla sabbia abbagliante e acque cristalline. Questo dimostra come l'uomo cerchi in tutti i modi di raccontare la propria verità, scavare nel profondo dei sentimenti, gridando e mettendo in musica le ingiustizie a cui siamo sottoposti ogni giorno. Dopo un po' di elucubrazioni mentali torniamo alla band, nata più di quattro anni fa, ma che solo alla fine dell'anno scorso è riuscita a dare alla luce l'EP di debutto, questo 'Stuntman' appunto. Le tracce sono cinque e sono il prodotto di musicisti che hanno divorato la musica di Iron Maiden, Led Zeppelin, The Cult, Aerosmith e quant'altro, quindi quando ascolti tanto buon hard rock, che cosa può nascere durante le sessioni in sala prove? Lascio a voi l'ovvia risposta e passiamo in rassegna le canzoni: "Time Flies" è una song costruita su riff orecchiabili, ritmica trascinante e tutti gli orpelli del genere, come assoli e cantato potente. La title track cambia registro e mette una marcia in più alla band, che dopo un pieno di adrenalina ad alto numero di ottani, decolla e si lancia in picchiata. Le chitarre sono ben suonate, il suono convince e si amalgama bene con la tumultuosa sezione ritmica ed il basso pulsante. Un tuffo nel passato che ti fa venir voglia di prendere il gilet in pelle e rispolverare la vecchia Harley riposta in garage. Quasi cinque minuti di hard rock che si concludono con un finale in stile live con la classica gran rullata. "15 Freaks" è l'omonima traccia dal groove assai orecchiabile, con quel tanto di hair metal e glam che si intrufola nel cervello e si attacca al vostro tronco celebrale per restarvi a lungo. Ben fatti anche gli arrangiamenti che a fine ritornello danno un tono oscuro al sound, mostrando le altre sfaccettature del brano e della musica prodotta dalla band portoghese. "Crazy Randy" sembra uscita direttamente da un side project degli Iron Maiden, con una progressione strumentale ed un cantato che si avvicinano molto alla band di Steve Harris e soci. La canzone è anche la più lunga dell'EP e qui la band infonde tutto il proprio bagaglio artistico, dando fondo al repertorio di assoli e riff senza bisogno di alcun break per sostenere una traccia corposa e solida. I 15 Freaks non vincono sicuramente il premio come miglior band innovativa, ma dimostra tuttavia che l'attitudine ad un genere che tanto ha dato alla musica, regala sempre grandi emozioni. Speriamo solo che i nostri possano ricevere le soddisfazioni che si meritano. (Michele Montanari)

(Ethereal Sound Works - 2016)
Voto: 70

https://www.facebook.com/15Freaks/

sabato 24 giugno 2017

Scream Of The Soul - Children of Yesterday

#PER CHI AMA: Hard Rock
Puntualmente la prolifera Ethereal Sound Works ci recapita materiale delle sue band e dall'ultimo stock estraiamo dalla busta il lavoro di debutto degli Scream Of The Soul (SOTS), band hard rock portoghese. La band in realtà è uscita con un EP parecchi anni fa, probabilmente molte cose sono cambiate da allora e considerano probabilmente questo album come l'inizio di un nuovo progetto. I brani contenuti nel jewel case, dalla grafica semplice e disegnata a mano, sono sette, in un perfetto mix di sonorità anni '70/80 con influenze moderne, soprattutto nei suoni di chitarra. Queste strizzano l'occhio a qualche decade più in là, introducendo fraseggi metal, prog e pure un po' grunge. Pur avendo un ruolo fondamentale come vuole il rock, anche basso e batteria non sono da meno, con ritmiche incalzanti senza tanti fronzoli che conquistano subito per il groove. La voce del frontman nonché chitarrista, ha la timbrica giusta, squillante e potente, ed in più viene usata sapientemente lasciando spazio agli strumenti quando è il momento dell'assolo o del classico stacco. D'obbligo l'uso della lingua inglese e anche qui niente da dire, pronuncia impeccabile. Ultimo, ma assolutamente non meno importante, è sua maestà l'hammond, l'organo che ha profondamente cambiato il rock e che in 'Children of Yesterday' ci trasporta negli anni che hanno segnato la storia del rock. Difficile dire se sia il vero originale oppure un'ottima emulazione digitale, sta di fatto che il risultato è pressoché perfetto e noi comuni mortali possiamo solo che apprezzarne il suono. "Oblivious Waters" apre le danze con tanta grinta e voglia di riscatto, veloce e grondante di groove in stile Judas Priest con un missaggio che predilige la voce, ma che permette di gustare tutti gli strumenti. Una traccia veloce e relativamente breve che si ferma ai blocchi con uno stacco di tastiere a dare pochi secondi di respiro per poi ripartire. Il batterista trova molto spazio con i suoi fill classici ed ottimamente eseguiti, con un sapiente uso dei fusti per dare profondità e potenza nei punti giusti, sempre in perfetta sintonia con il basso. Niente assoli per la chitarra in questa prima traccia, infatti tutto il groove viene dai riff che trainano la melodia e amalgamano alla perfezione la struttura del pezzo. Visto che abbiamo già decantato le lodi del mastro hammond, "Brothers in Heart" lo vede elemento portante di questa ballata con il suo tono vibrante, come il testo del brano. Il mixing lo lascia purtroppo in secondo piano per far spazio alle chitarre, ma alla fine il risultato è abbastanza bilanciato e regala forti emozioni. In questi sei minuti abbondanti i SOTS si destreggiano su diversi livelli di intensità, confermando la taratura degli artisti presenti nella line-up. Grande prova del vocalist che riesce nell'intento di completare l'opera dei suoi colleghi, ossia trasmettere all'ascoltatore ogni singola sfumatura di un brano così complesso a livello emotivo. Dopo il momento introspettivo, il quartetto riprende in mano le redini e si getta a capofitto in "Spectrum", un brano prettamente hard rock fatto di palm mute e assoli che appagano il cuore di tutti i nostalgici del genere. L'hammond qui lascia spazio a tappeti di tastiere che perdono smalto, avremmo voluto qualcosa di più personale e meno banale per dare un tocco particolare ad una composizione più che classica. Alla fine di un disco del genere non si può che rimanere soddisfatti, se si ascolta una band come i SOTS è perché si cerca potenza e melodia fuse in un album fatto con cuore e passione. Ottima la prova dei nostri amici portoghesi che hanno saputo essere fedeli a se stessi facendo quello che gli riesce meglio, ovvero scrivere e suonare ottimo rock. (Michele Montanari)

(Ethereal Sound Works - 2016)
Voto: 75

https://screamofthesoul.bandcamp.com/

giovedì 6 aprile 2017

Soundscapism Inc. - Desolate Angels

#PER CHI AMA: Progressive Post Rock, Anathema, Mogway
Devo ammettere che al primo ascolto, il secondo album dei Soundscapism Inc., datato 2016 e distribuito via Ethereal Sound Works, non mi aveva colpito granché. Questo è il progetto solista di Bruno A., musicista eclettico tuttofare, ottimo chitarrista, programmatore e cantante (aiutato peraltro in tre brani dalla voce del fidato Flavio Silva). Riascoltando più volte il lavoro, soprattutto in un religioso stato di isolamento che mi ha permesso di addentrarmi per benino tra le note eteree e le rarefatte atmosfere espresse in questo 'Desolate Angels', mi sono accorto alla fine, con la complicità di una benevola sensazione, di aver scoperto una piccola perla musicale, ricercata e assai intrigante. Difficile collocare il musicista lusitano (membro anche dei Vertigo Steps) in un qualsivoglia filone musicale, ma se proprio lo si deve fare, a mio avviso l'unico matrimonio artistico lo vedrei con la neo-psichedelia, arricchita da forme di visionario post rock, cariche di colori boreali e memore di sconfinati e rilassati paesaggi sonori, cari a certa musica a cavallo tra il folk e l'ambient. Se "Zwinchenspiel I" sembra una b-side dimenticata in un cassetto da The Edge, chitarrista degli U2, in epoca 'The Unforgettable Fire', nella title track lo spettro dei Coldplay si affaccia mostrando fortunatamente il suo volto meno zuccherino e decisamente più intriso di allucinazione e intensità, avvicinandosi sempre più all'evoluzione progressiva e cinematografica tipica dei Mogway, per una decina di minuti all'insegna della libera fluttuazione nel cielo. La musica dei Soundscapism Inc. è un viaggio alla scoperta del proprio io, come lo stesso autore afferma e ditemi se non si può essere toccati nell'anima dall'intro di "Man in the Glass", che trasuda il sound degli inglesi Bark Psychosis da tutti i pori, per poi penetrare gli angoli più gradevoli dei migliori Mercury Rev, mantenendo sempre una costante originale interpretazione del verbo psichedelico. Centratissima poi la copertina di "floydiana" memoria, coerente con la proposta dell'artista portoghese, ora piazzatosi in pianta stabile a Berlino. Tutto è suonato con eccellenza e la qualità sonora è ben ricercata e particolare, non necessariamente in linea con le produzioni stucchevoli del post rock di oggi, forse più realista e vicina ai mitici Godspeed You! Black Emperor, sempre e comunque carica di personalità. "February North" è incredibilmente vicina alle ballate acustiche che mozzano il fiato negli ultimi capolavori degli Anathema, ricreando quella stessa angelica atmosfera, ovviamente rivista nel mondo alchemico dei Soundscapism Inc.. Senza dimenticare tocchi eterei di cosmica redenzione e granelli di sabbia lunare rubata dal repertorio filmico del grande Vangelis con intrinseca ma velata ammirazione per caldi suoni ambient e vintage trafitti dalla moderna psichedelia e dal folk. Senza dubbio una scoperta assai interessante, stimolante e vera, un originale meltin pot che vi aprirà le porte dell'anima, un artista che vive di luce propria e in tempi come questi non è poco. Massima ammirazione per i Soundscapism Inc., massimo rispetto per questo notevole 'Desolate Angels'. (Bob Stoner)

(Ethereal Sound Works - 2017)
Voto: 80

https://soundscapisminc.bandcamp.com/releases

sabato 11 febbraio 2017

PhaZer - Un(Locked)

#PER CHI AMA: Alternative Rock
I PhaZer sono un quartetto portoghese nato nel 2004 con all'attivo due EP e due album nonché una svariata lista di concerti. La vera svolta della band è avvenuta firmando con le etichette Raging Planet, Raising Legends ed Ethereal Sound Works che hanno permesso al quartetto di Lisbona di crescere esponenzialmente ed essere definiti più volte come la miglior rock band portoghese. La loro musica è infatti un concentrato di puro rock con reminiscenze alternative e metal che hanno portato ad ottenere ben quattordici brani per un totale di sessanta minuti di musica. Un lavoro quasi biblico di questi tempi. "Gone", la opener track, ci proietta immediatamente nell'universo musicale della band e lo fa con un bel calcio in culo, una botta di pura potenza neanche fosse una sniffata di metanfetamina blu. I suoni moderni, cosi come le chitarre belle compresse e la precisione di esecuzione strumentale, rendono il sound netto e tagliente, mentre il vocalist ci delizia con il suo cantato potente e dalle grosse influenze thrash metal che si adatta perfettamente all'evoluzione del brano. Questo è arrangiato egregiamente e dalla struttura classica, ma suonato con passione e convinzione, come la seguente "The Last Warrior" che aggiunge atmosfere cupe ed inietta una copiosa dose di rabbia incontrollabile per poi ammorbidirsi sul ritornello. La continua alternanza di fraseggi dalla diversa intensità, rendono la canzone dinamica e piacevole. Bello anche l'assolo verso la fine, giusto per dare respiro al vocalist che può riprendere con la solita enfasi. "Hold Me" si distacca invece dall'intera produzione, con un feeling power/prog rock anni '80/90, e in cui anche i suoni cambiano come il cantato. Praticamente un tuffo nel passato, che ci fa sospettare di una simil forma di bipolarismo insita nella band. Il repentino cambio di inversione si fa apprezzare, anche se per un attimo ho avuto il dubbio che fosse partito un altro cd nel lettore. Andando avanti nell'ascolto di 'Un(Locked)', si trovano altre sfaccettature nello stile dei PhaZer, come "Wake Up To Die" che riprende lo stile desertico delle cavalcate stoner. Riff e pattern cadenzati guidano la potente "muscle car" in stile classico americano con vocalizzi dal sentore più moderno. A circa metà del brano arriva lo stacchetto geniale, un jingle in stile circense che spezza il ritmo e regala la scusa per riprendere la corsa interrotta per poco. L'album chiude con "Locked Out", un pezzo introspettivo ed oscuro che dopo una breve intro arpeggiata e sottomessa, esplode in un tripudio strumentale cattivo e rabbioso che poi si addolcisce quasi a ballata, con una continua alternanza che mantiene alto il livello di attenzione. Non poteva mancare l'assolo finale con conseguente progressione a chiudere in bellezza. Sonorità contemporanee allacciano generi del passato per reinterpretare lo stile e scrivere qualcosa di apparentemente nuovo, già comunque sentito e digerito negli ultimi anni, ma i PhaZer sono bravi, si mettono in gioco e sperimentano con quello che è nelle loro corde. Non saranno sicuramente i paladini dell' avanguardia, ma è un album ben fatto, vario e che merita di essere ascoltato. (Michele Montanari)

(Raging Planet/Raising Legends/Ethereal Sound Works - 2016)
Voto: 70