# PER CHI AMA: Death/Heavy, In Flames, Nevermore, Gardenian |
A me i danesi Mercenary, sinceramente sono sempre piaciuti, per quella loro capacità di essere incazzati e melodici al tempo stesso. “Architect of Lies”, che segue di un paio d'anni il forse fin troppo melodico “The Hours that Remain” (vincitore del Danish Metal Award come miglior album dell'anno), conferma il buono stato di salute del sestetto scandinavo, che dopo un lungo tour europeo, si è chiuso in studio per diversi mesi, per partorire questo valido come back, il quinto per i nostri. Dieci tracce per più di cinquanta minuti di musica brillante, ben suonata, che riprende l'ardore più selvaggio delle prime release, ben bilanciandolo con la spiccata melodia e gli elementi catcy del precedente lavoro. Forte è l'influenza dello swedish death più melodico e grooveggiante (gli ultimi In Flames e Soilwork), ma pure il thrash made in USA (a la Nevermore) trova spazio nel sound dei nostri. Il six-piece danese, si dimostra comunque assai maturo: ottimo il song writing, buone le sonorità che miscelano un death ben strutturato, al tempo stesso assai melodico e accattivante con partiture quasi rock'n roll, frutto del dualismo creato dai due vocalist, René in versione growl e Mikkel dall'impostazione squisitamente rock. Credo proprio che questa apertura, che già era stata apprezzata in passato, apra ulteriormente i confini della musica dei Mercenary anche a chi non ha le orecchie abituate al death metal. “Architect of Lies” si conferma lavoro solido e interessante, destinato ad una fetta di pubblico assai vasta. (Francesco Scarci)
(Century Media)
Voto: 75
Voto: 75