#PER CHI AMA: Black Death Progressive, Lux Occulta, Behemoth, Akercocke |
Storicamente la Polonia, musicalmente parlando, è sempre stata caratterizzata da band che hanno saputo mischiare una certa brutalità sonora, guidata da eccellenti linee melodiche di chitarra, con ambientazioni atmosferiche; penso ad act quali Behemoth, Vader, Vesania o Decapitated, tanto per citare i nomi più famosi, band da sempre sulla cresta dell’onda per la coerenza che li contraddistingue. L’underground pullula anche di altre eccezionali realtà e i Northwail sono una grande scoperta per il sottoscritto, in questa ottica. Dirompenti già dalla prima “Where God Ends…”, song che ci sbatte fin da subito in faccia la genialità di questo quartetto, che ha saputo conquistarmi non solo a livello di musicalità assai travolgente, ma anche per il messaggio di cui si fanno portatori e che può essere semplicemente riassunto con la frase posta in fondo al booklet, relativa alla fondamentale differenza tra la religione, basata sull’autorità e la scienza basata invece sull’osservazione e la ragione e come tale, in grado di vincere perché funzionante. Ma torniamo ad analizzare i nostri da un punto di vista meramente musicale, perché l’attacco frontale a cui si viene sottoposti con la opening track, è da lasciare basiti: chitarre funamboliche si rincorrono lungo i nove minuti e mezzo della sua durata, mentre la ritmica tonante, martella come un ossesso. Mi vengono in mente i Mithras o gli Akercocke e la loro fantastica imprevedibilità, quando in mezzo a tutto questo marasma sonoro, ecco un improvviso break acustico, a cui segue un ennesimo uragano di follia. Ed è ecco venire a galla lo spettro ormai scomparso una decina di anni fa dei connazionali ed emblematici quanto mai schizofrenici, Lux Occulta, miscelati a qualcosina anche dei nostri Ephel Duath, in un risultato che ha del miracoloso. Sono rapito, vi si sembrerà strano che un cosi selvaggio connubio tra black e death, che si ripeterà anche nelle successive tracce, possa conquistare alla grande il buon vecchio Franz. Ma dovreste ascoltare con le vostre orecchie quello che questi scalmanati polacchi hanno partorito. Cinque tracce di magniloquente e dinamitardo black death dalle tinte progressive. Si prosegue con “Faith and Hope are Fodder for the Blind” e il risultato non cambia poi tanto: l’avvio è un po’ più canonico, ma si sente che la pentola è li li per bollire e la furia minacciosa pronta ad esplodere e un flusso di fuoco a innalzarsi verso il cielo, come nei film. Ed eccola, veemente e maligna, la fiamma bruciare il cielo e chiazzarlo di rosso sangue. Il ritmo è nevrotico, e si traduce in un riffing sincopato in stile Infernal Poetry, con cambi di tempo repentini e le growling vocals di Morph ad accompagnare egregiamente il tutto. Il cielo “sanguinolento” tende ad assumere sfumature più plumbee, quando nel mezzo del brano, l’atmosfera si incupisce e nuvole cariche di pioggia appaiono lontane. Ragazzi miei, che tecnica, che precisione chirurgica, che mazzate nei denti, i Northwail hanno rilasciato un lavoro da lasciare le bocche spalancate, non solo aperte, specialmente quando ad aprire “Rediscovered Beauty of the Internal Evil”, ci pensa un attacco tipicamente brutal accompagnato da tocchi di pianoforte, vocals arcigne e suoni articolati, iper tecnici. Ancora una volta il quartetto di Szczecin si rivela imprevedibile in ognuna delle sue scelte, e si conferma tale in tutti i 51 minuti di questa brillante release, ahimè autoprodotta. “White Noise Ghosts” e la conclusiva “Path to the Black Lodge is Opened by Fear”, confermano la vena dei nostri e quindi quanto scritto di buono sino qui; auspico pertanto di iniziare a leggere un po’ più spesso il nome di questa esaltante nuova realtà della scena polacca, i Northwail, non ve li dimenticate! (Francesco Scarci)