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#PER CHI AMA: Sludge/Post Metal
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Ci ha impiegato un paio di mesi questo cd ad arrivare tra le mie mani, dopo essersi perso in destinazioni alquanto improbabili, ma è una storia troppo lunga da raccontare. Quello dei SaintSombre è un sound ricercato, votato a esplorare territori in bilico tra post metal e fangose derive sludge. Quello che ne viene fuori è 'Earth/Dust', lavoro di sette pezzi, non proprio di facile lettura - complice anche un concept che narra la storia di un uomo in preda a un profondo malessere - ma comunque in grado di generare un certo interesse a chi ascolta con una certa attenzione. Questo è almeno quanto si evince dall'incipit affidato a "Reflection", un brano che sembra evocare un che degli svedesi Cult of Luna (CoL), con l'aggiunta di minimalisti suoni elettronici, su di un tappeto ritmico non proprio dei più semplici da digerire. Sarà che l'apporto melodico non è cosi dominante, e quella voce abrasiva non aiuta ad assimilare cosi facilmente la proposta della one man band capitanata da Steve R.. Ci riprova il frontman transalpino con la successiva "Spectre" e qui, forse, un utilizzo più armonico e presente dei synth, riesce a donare maggior ariosità ed eleganza a un brano dai toni piuttosto pacati. Cosa che si ripete anche negli angoli dell'oscura e ritmata "Circle", un brano quasi ipnotico per buona parte della sua prima metà. Quando subentra la voce del polistrumentista, ecco che la proposta si fa nuovamente ostica da assaporare, forse anche a causa di una perdita di una certa fluidità musicale, muovendosi su tempi dispari che sembra strozzino la dinamicità del brano. Capisco che proprio questo, unito all'utilizzo importante dei synth, possa rappresentare la novità di questo disco, però c'è qualcosa ancora che stona e complica il mio ascolto, che non riesco a isolare. E la title track non è da meno: ottime idee, di scuola Neurosis, condite da suoni ruvidi e super ribassati e un programming stravagante, ma il tutto risulta nuovamente osteggiato da un cantato difficile e scorbutico, che verosimilmente necessita di numerosi ascolti per poter essere recepito al meglio. "Sun" chiama ancora in causa CoL a livello ritmico, ma un imprevedibile uso dei synth uniti a una voce e linea melodica rinnovata, rimette tutto in discussione, innalzando il livello qualitativo della proposta. Altri due pezzi e rilevo ancora echi dei CoL in "Deliverance", altro pezzo dalle grandi potenzialità che sembrano tuttavia perdersi nell'utilizzo di una vocalità che a mio avviso stona, non poco, nell'onirico contesto musicale creato. In chiusura, "Fall" sembra ammiccare immediatamente ai conterranei CROWN, poi il solito, a me fastidioso, connubio chitarra-voce, produce grande irritazione, prima di far posto a intelligenti trovate tecnologiche, che mantengono comunque costantemente sopra la sufficienza questo 'Earth/Dust'. C'è sicuramente ancora da lavorare e limare certe spigolature, ma la strada intrapresa sembrerebbe quella giusta. (Francesco Scarci)
(Rotten Tree Productions - 2024)
Voto: 68