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lunedì 1 luglio 2024

Weregoat - Cunting Darkness

#PER CHI AMA: Black/Death
Della serie "più cattivi non si può", ecco arrivare gli statunitensi Weregoat con un nuovo brevissimo EP, dedito a un sanguinario black death thrash super old school, di quelli che ti prendono e catapultano indietro nel tempo di oltre 30 anni. La band di Portland, propone in questo 'Cunting Darkness', quattro nuove tracce che vanno ad arricchire una cospicua discografia fatta di EP, split, live e un solo full length. Rispetto al passato, mi sembra ci siano pochissime variazioni al tema: "Throttled by Demonic Force" parte tranquilla e malvagia, come se un demone si stesse impossessando dell'anima del suo ospite, in una sorta di cerimoniale satanico che esploderà in una convulsa porzione ritmica, tra acuminate linee di chitarra, vocals che vivono in bilico tra il growl e lo screaming, poi spazio a ottimi assoli che per certi versi mi hanno evocato anche un che dell'improvvisazione dei Nocturnus. Certo, scordatevi lo sci-fi della band floridiana, perchè a livello ritmico ci troviamo piuttosto di fronte a grandinate black death che andavano di moda a fine anni '80, primi '90 e quel coro "total war, total war" nella title track, non fanno altro che confermare l'obsolescenza della proposta dei nostri, tra caotiche parti ritmiche, assoli sghembi, voci infernali e ambientazioni da ultimo girone dantesco (basti ascoltare "Venerate Orgy for the Lord of Impurity" per avere una chiara idea della situazione). E la conclusiva "Cries of Possession", un delirante pezzo death che chiama in causa anche i Morbid Angel, i primissimi Sepultura e soci vari di quella prima ondata di band death metal, chiude in modo animalesco una release che farà certamente la gioia dei fans di vecchia data di questo genere di sonorità. (Francesco Scarci)

venerdì 28 giugno 2024

Ildjarn - Forest Poetry

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: True Black
 Definire primitivi, grezzi e marci gli Ildjarn, potrebbe non rendere l'idea di quale creatura ci troviamo ad ascoltare. Una one-man-band, quella norvegese, che ha visto apparire tra le sue fila in vari momenti, personaggi alquanto discutibili della scena norvegese: penso a Ihsahn che prestò la sua voce per il demo del 1993 e Samoth, che di tanto in tanto dava una mano in vari modi. Gli Ildjarn sono forse, tra i più puri figli della scena norvegese dei primi anni novanta: strumenti suonati con tecnica approssimativa, una produzione praticamente inesistente. Più feroce delle band più feroci di oggi cosi come del passato, più grezzi dei Darkthrone e con un sound che lungo queste 22 tracce, si racchiude in queste poche parole: batteria martellante, chitarre ultra-distorte e vocals corrosive. Ideali termini di paragone a questa band possono essere i Darkthrone di 'Under a Funeral Moon' e i Graveland più macabri del demo 'In The Glare of Burning Churches'. In 52 minuti le 22 tracce che si susseguono suonano tutte molto simili, mal suonate, prive di qualsiasi approccio musicale, registrate uno schifo, e a dir poco ripetitive, ma chi se ne importa, questa è l'essenza del pure true black norvegese!

(Norse League Productions/Season of Mist Underground Activists - 1996/2021)
Voto: 66

https://ildjarn.bandcamp.com/album/forest-poetry

Trom - Evil

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Occult Dark/Deathrock
Monumentalmente macabri e plumbei questi svizzeri Trom. Sicuramente non definibili black metal, almeno non musicalmente. Una band che, per quello che so, ha prodotto solo questo cd dal vivo nel lontano '96, un demo l'anno seguente, per poi ritornare nell'altra dimensione da cui era piovuta (e riapparire solo nel 2023 con 'Liber Mud'). Alcuni membri sono poco più tardi riapparsi in un progetto gothic/dark chiamato Undead Product, con cui hanno realizzato un 7", per poi sparire nuovamente nel nulla. Ma torniamo all'ascolto di questo lavoro che è accompagnato da un'aria pesante, mortalmente pesante, come le malsane esalazioni di un pozzo. Spesso durante l'ascolto, avrete la sensazione di vedere qualcosa apparire davanti a voi, perché questa non è musica ma magia, magia nera (in stile Urfaust per intenderci). Il cantato è di una bellezza che ipnotizza, una voce profonda e imponente, ma anche minacciosa e lugubre. Le liriche sono in francese, con peraltro parti in latino e tedesco; una soltanto è in inglese. Un lavoro che, seppur registrato dal vivo quasi trent'anni fa, gode di un buon suono, anzi forse proprio questo contribuisce a creare un'atmosfera più pesante, sembra quasi di vederli suonare avvolti in una densa nebbia. Come già detto, non siamo al cospetto di un cd black, ma direi piuttosto di occult dark death rock. Ascoltate e meditate.

(Shivadarshana Records - 1996)
Voto: 74

http://numa.chez.com/trom/

martedì 25 giugno 2024

Regnvm Animale - Farsot​/​Vanmakt

#PER CHI AMA: Crust/Black
Seguiamo gli svedesi Regnvm Animale dal 2015, e da allora, abbiamo recensito quasi tutta la loro discografia. Lo scorso autunno è uscito questo nuovo lavoro, un EP di soli due pezzi che prende il nome proprio dai titoli in esso contenuti. La band di Stoccolma prosegue con la propria mistura di crust black punk, che da sempre fa le fortune del quartetto scandinavo. "Farsot" apre con delle spoken word e un sound inizialmente mid-tempo. Ci impiegano però 56 secondi a far divampare l'incendio con le classiche ritmiche abrasive, accompagnate da un cantato caustico, marchio di fabbrica del vocalist Jens. La song si muove su queste coordinate, alternando porzioni più meditabonde con sfuriate punk black, con tanto di basso a guidare la linea melodica dei nostri, senza rinunciare peraltro al tremolo picking, essenziale per la buona riuscita della release. I Regnvm Animale dimostrano di avere una potenza espressiva sicura e quando ne hanno l'occasione spingono con tutta la loro forza fino al secondo pezzo, "Vanmakt". Anche qui il canovaccio è similare: inizio tranquillo, con giro arpeggiato di chitarra e batteria che spinge sotto, e addirittura una duplice porzione vocale, pulita e screaming, che espande gli orizzonti musicali dei quattro vichinghi. Il brano ha un taglio più malinconico e sembra attingere, nella sua evoluzione, anche a qualche suggestione dei Solstafir, soprattutto nell'aspetto solistico. Chissà cosa ci riserverà il futuro, ma so per certo che ora sono più che mai curioso di ascoltare un nuovo album più lungo e strutturato. (Francesco Scarci)

(Deutsche Bulvan Bolag - 2023)
Voto: 70

https://regnvmanimale.bandcamp.com/album/farsot-vanmakt

Shy, Low - Babylonica

#PER CHI AMA: Post Rock Strumentale
Devo ammettere che l'anno scorso me li sono persi per strada e oggi devo rimediare alla mia mancanza, raccontandovi un paio di cosette dell'EP 'Babylonica' degli Shy, Low, che sembra essere in realtà un prolungamento del loro ultimo full length, 'Snake Behind the Sun'. Intanto, per chi non conoscesse la band statunitense, si prepari ad abbracciare un post rock strumentale che abbina una doppia anima, una sognante e una seconda più esplosiva, insomma un qualcosa si adatta perfettamente al mio spirito. E "The Salix", apertura del dischetto, mette subito in chiaro questa duplice personalità della band di Richmond, tra parti riflessive, sofisticate e sinuose, che evolvono in vampate di pura energia, in un'altalena emozionale coinvolgente per gli amanti di queste sonorità. Vi consiglio di far partire questo lavoro sul vostro stereo e di incamminarvi senza una destinazione precisa, purché sia immersi nella natura, lasciando da parte pensieri e paure. Quest'ultime forse emergeranno nelle oscure note della seconda e ambientale "33°24_06.0_N 84°14_48.7_W", più che altro quando vi renderete conto che seguendo quelle coordinate, vi ritroverete in un campo da football americano da qualche parte in Georgia (a quanto pare, alcuni pensano che queste coordinate portino a Parigi, curioso!). In chiusura, "Instinctual Estrangement" mostra il lato più muscoloso della band della Virginia, con dei chitarroni profondi all'insegna del post metal, un basso predominante che disegna paesaggi apocalittici e le ritmiche, che sembrano sassate lanciate contro le finestre. Insomma, un buon modo per fare conoscenza degli Shy, Low, qualora non li conosceste ancora, una band dalla personalità intrigante. (Francesco Scarci)
 
(Pelagic Records - 2023)
Voto: 70

https://shylowmusic.bandcamp.com/album/babylonica-ep 

The Pit Tips

Francesco Scarci

Alcest - Les Chants de l'Aurore
Aetheria Conscientia - The Blossoming
Arka'n Asrafokor - The Truth

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Alain González Artola

Fellwarden - Legend
Isenordal - Requiem for Eir​ê​nê
Drown in Sulphur - Dark Secrets Of The Soul

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Death8699

Deicide - Legion
Malevolent Creation - Retribution
Sepultura - Beneath The Remains 

Korozy - From Cradle To the Grave

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine  
#PER CHI AMA: Symph Black/Folk
Con la loro terza e ultima release ufficiale prima dello scioglimento, i bulgari Korozy sfornarono un album degno di appartenere a tutti i black metallers. Otto tracce di black metal infarcito di parti folk che richiamavano la tradizione bulgara, mai banali o sdolcinate, sempre in linea con le sfuriate dei nostri quattro eroi. Orchestrazioni sempre presenti e massicce che apportano un tocco di malinconia al tutto. Degne di nota sono la opening track che dà pure il titolo al disco, ”From Cradle to the Grave”, che vede la partecipazione di una voce femminile personificata da una vera operista bulgara (una voce come poche nel genere), e “Keeper of the Cemetary”. Ascoltatela bene e provate a sentire la tristezza emanata dalla voce pulita, supportata qui da un giro di basso semplice ma efficace. Questa song figura anche nella remix version nata dalle mani di ZZ MINEFF & R.O.B.T.F e devo dire che fa proprio una bella figura (e se lo dico io, dovete credermi). I testi sono ragionati e per niente scontati come del resto la produzione agli Acoustic Version Studios, cosi compatta, e che mette in risalto e dà forza a tutti gli strumenti. Una bella realtà per la Bulgaria e per la scena black in genere. Ascoltate per credere.

(О.Ч.З. Records - 2000)
Voto: 75

https://www.facebook.com/Korozy

domenica 23 giugno 2024

Tlön - Through Nebulous Scars

#PER CHI AMA: Avantgarde Black
C'è un tocco perverso nelle note di questo 'Through Nebulous Scars', atto primo degli scozzesi Tlön. Continua il nostro rastrellamento nell'underground boschivo, che quest'oggi ci porta a esplorare il nuovo delirante progetto di due membri degli Ashenspire, e già da qui dovremmo intuire il deragliamento musicale che ci attenderà in questo EP di debutto. Tre pezzi per oltre 20 minuti di musica estrema, un post black avanguardista che strizza l'occhiolino alla band madre di B.B. e G.C., senza poi contare che tra le fila della band, ci sono anche due membri degli Sluagh, e il macello è presto fatto. Che aspettarsi quindi? Ritmiche sbalestrate sin dall'iniziale "Shattered Mirrors", prese in prestito da un post black sinistro, che tuttavia mette in scena un drumming veemente, serrato, a tratti schizoide, che ben si amalgama in un generale contesto spigoloso, corredato da grim vocals e intricati giri di chitarra che ahimè non sfociano mai in pungenti assoli. Il delirio prosegue nella successiva "Where Sanity Crumbles", meno isterica della precedente, ma non per questo meno stralunata, complici inusitate linee melodiche e una densità musicale che sembra mai scemare, anche laddove le ritmiche rallentano pericolosamente, anzi. Qui, i giri di chitarra assumono i connotati di assoli, che sfociano in territori jazzistici, parecchio ostici da assimilare, ma che dimostrano la voglia dei Tlön di non suonare banali e non confondersi nell'esagerata accozzaglia di band che popola oggi la scena estrema. Quindi, provate anche voi a lasciarvi andare, a vincere i timori dettati inizialmente da una proposta sicuramente fuori dai canoni sonori e farvi guidare verso quel pianeta immaginario, Tlön appunto, narrato dallo scrittore argentino J. L. Borges nel 1940. Forse scoprirete un nuovo mondo, ma nel frattempo, lasciatevi sedurre dalle insane, cupe e minacciose atmosfere della title track, che chiude con un concentrato di cacofoniche chitarre black psichedeliche da mandarvi diritti al manicomio. Insomma, 'Through Nebulous Scars' è un interessante dischetto, da maneggiare assolutamente con estrema cautela. (Francesco Scarci)