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lunedì 20 maggio 2024

Necrophobic - In The Twilight Grey

http://www.secret-face.com/

#FOR FANS OF: Black/Death
This is a softer release from the band, even though they mix black metal with death metal. I'd have to conclude that they are a "milder" Necrophobic than I'm used to. These guys mix what it sounds like more of a Viking metal sound with a death metal prerogative. The vocals go well with the music. This is my favorite Necrophobic album by far. Just everything is supreme and perfect, filling the listener with this slaying metal, metal listen to that clocks in about an hour in length. I don't mind them borrowing their name from a Slayer song, but at least they could've come out with stronger earlier albums. Those don't really sit well with me.
 
They're just more mature on here and the music is more melodic, but the brutality is less than their predecessors. I like how they fluctuate with various tempos, and they're just more experienced here. They don't seem to let up on the music. It's strikingly intricate! 
 
I think from the first few listens to, they're much sharper in musicality and maturity. In some songs they'll be faster than other with an orchaschedrial than other songs. The leads are top-notch. They really whiz through the fretboard with everything in unison.

The vocals are top screams, slaying the music wholeheartedly. This release doesn't really have with it any flaws. Hence, the reason I gave it a perfect score. They range between brutality, a milder form of metal, then a more clean song base which captures everything notwithstanding. What a kick ass black/death metal platter that seems to hit everything metal related. Even the clean guitars segue into a more brutal sound, bringing with it such a metal, such a metal event through in and throughout. I like everything on here. And it only took me a couple of listens to that picked up everything wholeheartedly. More than any Necrophobic release than any other!
 
Can you grasp this total onslaught? I was able to and let's hope that they don't get softer, hopefully this will be their mildest LP! (Death8699)
 
(Century Media Records - 2024)
Score: 80

martedì 14 maggio 2024

Pinhdar – A Sparkle in the Dark Water

#PER CHI AMA: Dark Wave/Alternative
Ascoltare questo disco mi ha posto di fronte a un bel quesito. Può esistere di fatto, una linea di contatto sonora tra Portishead, Kirlian Camera e Chelsea Wolfe? Cosi ho provato a estraniarmi, come da modus operandi del Pozzo dei Dannati, da tutto quello che ho trovato in rete, come il fatto che la band milanese abbia collaborato in precedenza con Howie B (uno che ha lavorato con U2 e Bjork, giusto per citarne un paio/ndr), che abbia registrato in UK e che l'autore della copertina sia il fondatore dei Gallon Drunk, e ho cominciato a sezionare quest'opera senza farmi troppo influenzare da altre varianti. Il disco si muove costantemente attraverso atmosfere sospese, fluttuanti, ma toccate da una malinconia astratta, elevata, quasi ossessiva, ritmi lenti ed essenziali, uniti a una cura peculiare dei suoni. In generale, l'effetto ci porta sulla strada dei Portishead ("Murderers Of A Dying God") anche se i Pinhdar hanno un suono più freddo e tagliente, usano l'elettronica in maniera più vicina alla dark wave, e questo li avvicina molto, agli ultimi lavori della band di Elena Alice Fossi ("In the Woods"), anche se è la voce che crea i rimandi più suggestivi e porta sempre l'ascoltatore verso una piacevole catarsi uditiva, parecchio coinvolgente. La voce della cantante Cecilia Miradoli è prioritaria e non delude mai, intensa ed emotivamente viva, mostra le sue potenzialità brano dopo brano, instaurando un perenne duello con il passo lento e ipnotico di una chitarra eterea e notturna, sulla scia di "Nightvision" di Hugo Race, che riesce a mantenere comunque, pur trattandosi di musica elettronica, un ottimo contatto con il mondo del rock. Il fatto di rinchiuderli in un unico calderone chiamato trip hop, lo vedo molto riduttivo, in quanto li trovo anche divisi tra new wave e dark wave ("Cold River"), electro rock psichedelico e freddo alternative rock. Certo, non si fanno mancare attitudini e affinità raccolte dai classici, Massive Attack, Tricky, gli stessi Portishead, e Mandalay ("Humans" o la conclusiva "At the Gates of Down"), ma ripeto sono suggestioni, belle suggestioni, poiché alle composizioni del duo meneghino, manca la componente che rese unico il trip hop, ovvero il lato caldo della black music. È molto attivo invece quel lato sonoro psichedelico e oscuro, che li avvicina di fatto alle atmosfere di Chelsea Wolfe, magari di "The Graim and the Glow", oppure "Pain is Beauty", con una veste più docile, meno folk apocalittico e più elettronica, meno aggressiva e più raffinata ed evanescente. I Pinhdar si spingono molto in alto in quanto a composizione, con l'ambient elettronico di "Solanin" e "Abysses", che portano nell'animo una vena ritmica tribale molto marcata, che peraltro riesce a mostrare concretamente, che la linea di contatto tra Portishead, Kirlian Camera e Chelsea Wolfe, può essere di fatto tracciata, ascoltando questo brano. In sostanza, 'A Sparkle in the Dark Water' è un disco che richiede un'immersione a fondo, per non incorrere a facili resoconti di somiglianza, che potrebbero ingannare al primo ascolto. Musica notturna e riflessiva, atmosfere profonde, attimi di sospensione eterni, infiniti che rendono questa release una delle migliori uscite per una band in continua ricerca e crescita stilistica. Ascolto consigliato. (Bob Stoner)

La Mer - Tetrahedra

#PER CHI AMA: Experimental Black/Alternative
Se doveste iniziare ad ascoltare quest'album, cosi come ho fatto io, le impressioni di primo acchito, potrebbero condurvi a pensare di trovarsi al cospetto di un album rock con venature elettroniche. Una sensazione che dura giusto un paio di giri di orologio nell'iniziale "To the End", prima di essere investiti da un sound più estremo, almeno vocalmente parlando, che comunque mantiene un elevato gusto melodico. Questo perché gli scozzesi La Mer, in questo quinto capitolo della loro discografia intitolato 'Tetrahedra', propongono uno strano connubio di generi. In tutta franchezza devo ammettere che non conoscevo, almeno prima di questo disco, la one-man band di Glasgow, guidata dal buon Jeremi, in arte La Mer, a cui devo riconoscere il fatto di aver rilasciato una coraggiosa release che mi ha piacevolmente colpito. Un lavoro questo, che per certi versi mi ha evocato, per una serie di analogie musicali, i transalpini H.O.P.E. e i nostrani Drastique. Il progetto di Jeremi si muove infatti trasversalmente su coordinate gothic industrial electro rock, che sembrano trarre spunto anche da vari mostri sacri, quali Nine Inch Nails, Type O Negative e The Cure, tanto per citarne qualcuno in ordine sparso. La cosa stravagante è che poi il factotum scozzese ci butta dentro vocalizzi black, qualche bel guizzo estremo che alla fine ben si amalgama con la sperimentale architettura musicale ideata dal mastermind. E cosi ne vengono fuori pezzi azzeccatissimi, e penso all'atmosferica "Patina", all'industrialoide "Last One Out", alla katatonica (si, ci sono echi anche dei godz svedesi) e a tratti più ruvida, "Sunsets". Un concentrato di brani davvero orecchiali che passano anche attraverso le sonorità post punk/cold wave di "Stratch", corredata qui da screaming vocals e un paio di belle accelerate estreme. Audace il buon Jeremi, almeno fino a quando il disco sembra perdere l'effetto sorpresa all'altezza di "Death Dogs" e, quelle trovate che avevano reso il mio ascolto sin qui curioso, vanno lentamente ad appiattirsi nel resto del disco. Ancora degne di nota rimangono comunque la distruttiva "Gallows Hill", in grado di combinare black a suoni alternativi; gli echi dei Katatonia in "Hell Can Wait" (vero masterpiece del disco), mentre la chiusura è affidata a una poco conosciuta (e che non ho particolarmente apprezzato) cover dei polacchi Myslovitz, "Nienawiść", per un tributo finale a una band che probabilmente ha avuto fortuna solo all'interno dei propri confini. In definitiva, 'Tetrahedra' è un album per certi versi, sorprendente, soprattutto considerando l'uscita sotto l'egida della Godz ov War Productions. Un'uscita ardita a cui vi invito di dare più di una possibilità. (Francesco Scarci)

(Godz Ov War Productions/Analög Ragnarök - 2024)

sabato 11 maggio 2024

Marduk - Memento Mori

#FOR FANS OF: Black Metal
One of the best releases of 2023, at least out of 10. Though, I do miss Legion on vocals, who gave up metal to pursue being a tattoo artist. Still though, Daniel had some big shoes to fill! I think he pulled it off quite well. And I like the fact that this release isn't like 'Panzer Division Marduk' with the utmost blast beating. There were many different tempos and the production sound was quite good! These guys have a lot of life left in them! I like the music mostly and the vocals, it's much promise to Marduk's longevity. Morgan on guitars and Simon on drums show almost a quite new of a band, and these musicians have some big shoes to fill (as I say).

They're still one of the best black metal musicians around. I like how Daniel's voice soars and holds out the screams. It's screaming throughout, alongside the blast beating. They uphold the blend of 'Nightwing' and 'Panzer Division Marduk.'

This is 40 minutes of a hellish Marduk still going strong even though the lineup has changed quite a bit, but it's good to hear that they're still going on strong! These guys have some unique riffs. A lot of tremolo picking and bar chord mania!

I've been able to get into this album quite easily because there's so much diversity to each song. On each track, you've got to figure the screaming and blast beating, but then there are points in here that are calmer. Not that many, but they do change it up. I like every song on here, they stayed true to their roots and with this newer lineup was able to not compromise in musical style and black metal onslaught. I thought that with the ending is quite abrupt. I admit that 'Panzer Division Marduk' is still my all-time favorite from them. They just never seem to let up on that one. But this one probably a more diverse one than that one, and it needed to be so. It's because they needed another side to them that wasn't brutal all the way through.

Definitely one of the best in 2023 in terms of black metal or just metal in general. Take a listen and you'll hear what I'm saying! (Death8699)


martedì 7 maggio 2024

Horns - Oświecenie

#PER CHI AMA: Black Old School
Continua la nostra perlustrazione del sottosuolo polacco e oggi ci imbattiamo in un quartetto originario di Zielona Góra, che risponde al nome di Horns. Forti di un'esperienza garantita da membri ed ex di Graveland, Mystherium, Atonement e Depravity, la band ci spara in faccia un concentrato malefico di black metal. Sette i pezzi a disposizione dell'ensemble per schiarirci le idee sulla loro proposta, visti i precedenti due full length e l'EP che diede il via alla storia della band. 'Oświecenie', che significa illuminismo, non riflette propriamente la corrente di pensiero del XVIII secolo, ossia una forma di pensiero che voleva "illuminare" la mente degli uomini, ottenebrata dall'ignoranza e dalla superstizione; direi piuttosto che il sound sembra muoversi sul versante opposto. Il disco infatti ci mette al cospetto di un suono ruvido, malvagio, tipicamente old school, che trova modo di coniugare la glacialità del black norvegese con la violenza del death metal. Brani come "Twoja Kara Wieczność Trwa" incarnano filosofie musicali che il nord Europa ha abbracciato a inizi anni '90, ove sbizzarrirsi con la furia di un riffing di matrice death, scarnificato a una forma acuminata che rispondeva ai canoni del neonato black metal. E il quartetto polacco, in nome di quei principi, sciorina una dopo l'altra delle sanguigne tracce nere come la pece, che propongono tuttavia alcuni picchi di interesse: penso alle ululanti chitarre esibite nella title track, che hanno anche modo di evolvere, attraverso una serie ripetuta di cambi di tempo, in fraseggi dissonanti sorretti da grim vocals spettrali, di scuola nordica. La cavalcata tra i ghiacci prosegue con "Nienasycony Głód", song dal piglio più compassato ma che, attraverso i pungenti armonici di chitarra, continuerà a infiammare le anime oscure. Di interesse ancora una volta l'utilizzo della parte solistica e di una linea di basso che dal primo all'ultimo minuto non cederà mai il passo. Un filo più scontate "Krzyk Rozdartych Dusz" e la successiva "Śmierć Jest Nagrodą", come se i nostri avessero sparato tutte le cartucce nel trittico iniziale e si adagiassero sugli allori con le rimanenti tracce, ma con una brutalità intrinseca che non cede certamente il passo. Il raw black degli Horns vede negli ultimi due brani un altro esempio di ferale violenza a cui abbandonarvi senza opporre resistenza alcuna, con un ultimo plauso alla tagliente linea melodica della conclusiva "Niech Wiatr Was Ukoi" che, dal minuto 2.43 al 3.21, sembrerà stritolarvi tra le metalliche corde della chitarra. Per quanto ancorati alla vecchia scuola, gli Horns suonano comunque interessanti. (Francesco Scarci)

Mòr - Hear the Hour Nearing!

#PER CHI AMA: Black Metal
Direttamente dalla Normandia, ecco approdare nel Pozzo dei Dannati, i Mòr, nuova creatura su cui la Les Acteurs de l'Ombre Productions sembra puntare molto. Da scoprire ora se l'etichetta parigina ci ha visto lungo un'altra volta, oppure ha preso il più classico degli abbagli. Quanto contenuto in 'Hear the Hour Nearing!', è un sordido e brutale black metal che vuole evocare i sacri crismi dell'old school norvegese, tra chitarre ronzanti, vocals iper caustiche, e un sound che sembra avvolgere l'ascoltatore in una nube di caos primordiale, da cui uscirne sembra essere missione impossibile. Questo è quanto si evince dall'ascolto dell'opener "The Vanishing of Matter", visto che con la successiva "Eden", le cose sembrano addirittura peggiorare in fatto di violenza, con il rifferama del duo di Rouen che sembra farsi più pesante oltreché più minaccioso. Le velocità si confermano assai sostenute, con un lavoro alla doppia cassa davvero poderoso, le vocals arcigne, e gli armonici che paiono ululare come lupi nella foresta al chiaro di luna. Più compassata "Third Path", che esibisce una buona linea di basso in sottofondo, un accenno melodico un filo più marcato rispetto all'opener (ma questo si era già reso evidente nella seconda traccia) e un feeling maligno che fa emergere una voglia di rievocare suoni spettrali di metà anni '90. Sicuramente piacevole, interessante per le nuove leve che si avvicinano per la prima volta al genere, un po' meno per chi come me, è cresciuto a pane, Burzum, Gorgoroth e Immortal. Trovo diversi elementi infatti che accomunano il nostro duo odierno con alcune delle band capisaldi della scena norvegese, in primis quella che fu la band di Abbath e Demonaz, ma anche episodi, come nella già menzionata terza song (peraltro strumentale), che mi hanno richiamato i Dimmu Borgir di 'For All Tid' o il buon Count Grishnackh, soprattutto nelle porzioni più desolanti e ipnotiche dei brani (la glaciale "Cave of Shadows"). Il classico tuffo nel passato per i nostalgici di un tempo che fu e che oggi è incarnato nelle corde di pochi sopravvissuti di quell'epoca. Il disco scorre via fondamentalmente su questi binari, alternando parti furiose (come nella lunga "The Letter of Loss") ad altre più atmosferiche, senza inventare nulla di nuovo o particolarmente coinvolgente. Per me, un discreto lavoro che segna l'ingresso dei Mòr, a dieci anni esatti dalla loro fondazione, nel mondo complicato del music business. (Francesco Scarci)

sabato 4 maggio 2024

Midnight - Hellish Expectations

#FOR FANS OF: Black/Speed/Thrash
This is definitely better than their predecessor 'Let There Be Butchery.' This one is just a bit shorter of an album, but they accomplished a lot! I saw them with Mayhem, and they put on one hell of a show, only they're missing a rhythm guitar player. The vocals fit well with the music. The music is sort of like punk based, and the vocals are pretty unique! I liked this whole release, all 25 minutes of this. Just wish it was longer. But it still packs a punch to it. The leads are a little sloppy, but the vocals and production quality is top-notch. These guys mix black metal with speed metal. Quite a unique pair of genres to go together, but they turn it off well.

25 minutes of brain wrenching metal into your eardrums, these guys don't mess around. Not much into their lyrical topics, but it is what it is. Just as long as the music is, quality is what matters to me. They've got a pretty big fan base, being from Ohio.

Their metal sound wreaks havoc on the eardrums, they're here to stay. All the songs rip and average about 2:50 minutes in length. But the intricate sound that they own themselves. Every song on here is good, the music and the vocals and sound quality rips 'Let There Be Butchery.' They're getting more creative and intriguing to listen to!

Athenar should not be doing everything on this release. Even if it's just a session musician, that would be OK. He's got to remember that they do tour, so he needs band members to accompany him to this metal, this metal event of onslaught! There are bands like Old Man's Child and Everydying that are in charge with everything. That (to me) gets a lot of ghosting with other musicians. I'm sure that they would want to be a part of this band, especially since he's built up a great fan base humbly. It may be because he's weary of them taking over what he wants for the band, and with a one-man piece, he's a part of everything. I'm not sure, but I do know that he's an outstanding musician, though maybe difficult to work with.

In any event, grab a hold of this, it's one of the best releases of March 2024! (Death8699)


venerdì 3 maggio 2024

Black Eucharist - Inn of the Vaticide

#PER CHI AMA: Black/Death
E diamo il benvenuto anche ai Black Eucharist, formazione statunitense dedita a un black metal, a dir poco blasfemo. Usciti lo scorso anno per la Stygian Black Hand con questo 'Inn of the Vaticide', la band è finita sotto l'ala protettrice della Godz ov War Productions, che ne ha preso la licenza per il formato cd. Otto i brani a disposizione, di cui uno strumentale (la brevissima e ambientale "The Soiled Crucifix"), che vi faranno rimpiangere di non aver messo nel vostro lettore qualcosa di decisamente più ascoltabile. La proposta del trio nord americano è infatti di quelle che ti prendono a scarpate a livello della mascella, frantumandola, con un sound lacerante, violento, e clamorosamente old school, in grado di miscelare parimenti black, death, thrash e, perchè no, un filino di grind, in una debordante centrifuga sonora che non vi concederà pace. E cosi, la cavalcata comincia con "Black Ejaculate" e le storture ritmiche di un brano che sembrava cominciare sotto differenti auspici, almeno fino al minuto 2.50; da li in poi inizierà un'aggressione ferale che non vi concederà il benché minimo scampo fino alla conclusiva "A Foul Stench Lingers at Peor". In mezzo, pura aggressione e poco più, tra linee di chitarra super acuminate, lo screaming efferato di Infestor, cambi di tempo repentini figli di un retaggio death metal, ritmiche ultra mega serrate (ascoltatevi "Drowned Flock" o la title track per avere un quadro generale della situazione) e, udite udite, anche qualche raro break atmosferico (come accade nella più complessa e irriverente "Broken Staff of the Shepherd", dove addirittura si sente il rumore della crocifissione). Ecco, giusto per farvi capire che quelli che abbiamo fra le mani oggi, non sono proprio gli ultimi fra i novellini della scena (visto il loro pregresso anche sotto il moniker Black Ejaculate, sublime come nome peraltro). Tuttavia, l'ascolto di questa release, mi è parsa per certi versi scontata e priva di quella originalità che oggi vorrei ascoltare in un po' tutti i dischi che mi capitano fra le mani. Ma se siete di bocca buona, ma soprattutto masochisti e avete voglia di farvi maciullare le ossa, alla stregua di quanto facevano gli Impaled Nazarene degli esordi, beh, non siate timidi e fatevi sotto. (Francesco Scarci)