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domenica 22 gennaio 2023

Boogie Belgique - Machine

#PER CHI AMA: Electro/Jazz
La band belga si gioca la carta del sesto album in maniera vincente, non cambia i registri del proprio stile, anzi li esalta e mette a fuoco. Dinanzi ad una concezione sonora ricercata e propensa ad interagire con le idee di artisti del calibro di Bonobo e Wax Taylor, i Boogie Belgique si destreggiano in bella maniera tra trip hop, new jazz, lounge music, elettronica e pop. Musica dai ritmi pulsanti che a volte emulano la dance music da club con innesti funk, ma con melodie studiate e mai pesanti, in modo da far apparire sempre, l'insieme musicale del disco, assai leggero, accessibile, sofisticato ed intelligente. I fiati fanno la differenza stilistica, per un disco concepito nel ricordo musicale degli anni '30, quei rigogliosi anni prima della guerra, un sound che infondeva serenità e ottimismo per il futuro, un amarcord, che in quest'opera, nasconde però, una velata malinconia nel suo essere costantemente orecchiabile e ricercato, con numerosi innesti di campionature datate e un'atmosfera vintage, che veramente ci rimandano in quegli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale. Fondamentale per capire il senso di questo album è guardare il video di "Mercury" (in puro stile "Metropolis"), che a mio parere è l'apice compositivo di questo valido lavoro, dove assaporare l'estetica intelligente che la band belga dona, anche attraverso semplici immagini d'epoca, alla sua musica dal taglio lounge, senza disdegnare una visione riflessiva ed odierna, sul degrado urbano, la caduta della società e il disagio sociale. Risulta normale, quindi, che al sottoscritto, brani come la già citata "Mercury", "Fly" e la morbida "How Deep is the Ocean", dal tocco così etereo ed astratto, pur restando in tema jazz e new jazz, facciano immenso piacere, perchè emulano certe evoluzioni del miglior acid jazz di nicchia, degli anni '90. Per concludere, posso dire che non ho alcun dubbio ad affermare, che il progetto nato una decina d'anni or sono, dalla mente di Oswald Cromheecke, con l'aiuto dei collaboratori di oggi, Emily Van Overstraeten, Cedric Van Overstraeten, Aiko Devriendt, Ambroos De Schepper e Martijn Van Den Broek, sia la sua realizzazione discografica migliore. 'Machine' è un gioiellino pop,con una splendida ed evocativa grafica di copertina, tutto da ascoltare, ballare e poi magari riflettere su quello che oggi ci circonda. A mio avviso un album, più introspettivo ed ipnotico e profondo, del loro più famoso album 'Volta'. (Bob Stoner)

(Music Mania Records - 2022)
Voto: 75

https://boogiebelgique.bandcamp.com/album/machine-2 

domenica 15 gennaio 2023

Necropolissebeht - TTCCCLXXX

#PER CHI AMA: Black/Death/Drone
Ho come la sensazione che i Necropolissebeht non vinceranno il premio come moniker più facilmente memorizzabile al mondo. Se a questo poi aggiungiamo un titolo di questo lavoro pressochè impronunciabile, 'TTCCCLXXX', il corto circuito è completato. Il progetto di oggi è teutonico-canadese e vede tre musicisti (membri di altre mille band tra cui Blasphemy, Death Worship, Nuclearhammer e Hadopelagyal) adoperarsi in venti minuti di sonorità inique. Questo almeno quanto emerge dal putrescente marasma sonoro di "Desecratedivine" che ci fa sprofondare in un maelstrom da cui sarà impossibile far ritorno. Una morsa disumana di suoni entropici, tra black, death, noise e doom viscerale riuniti in una poltiglia sonora che vede pochi precedenti. Fumi infernali, vortici ritmici e sofferenza a profusione vi investiranno e risucchieranno nel corso dell'ascolto di quello che è a tutti gli effetti l'EP di debutto del mefitico trio. "Scepter of Pharmakeia" è una scheggia di due minuti di amene sonorità e stridule vocals demoniache, come se l'armata delle tenebre fosse pronta ad invadere il mondo e questa fosse la colonna sonora dell'evento. Gli ultimi due brani, "Colossi of Memnon" e "Θῆβαι", insieme costituiscono oltre tredici minuti dell'EP: suoni infausti e crudeli, nella prima, avranno il pregio di annichilirci le orecchie con i loro saliscendi ritmici che vedranno anche frangenti doomish nella loro evoluzione ritmica. La seconda invece è una noiosissima traccia dronica che potrebbe essere la colonna sonora atta a rappresentare la desolazione di un mondo apocalittico. Semplicemente infernali. (Francesco Scarci)

(Vault of Dried Bones - 2022)
Voto: 64

https://necropolissebeht.bandcamp.com/album/ttccclxxx

Hexenaltar - Bestial Damnation

#PER CHI AMA: Black/Death/Thrash
Dalla Polonia con furore, questa volta è proprio il caso di ribadirlo. Quello di oggi degli Hexenaltar è il secondo EP del 2022 intitolato 'Bestial Damnation' (il precedente è stato 'Tormented Possession', a cui è seguito peraltro anche uno split in compagnia dei Bastard Christ e dei Warfare Noise). Tre pezzi più intro per dieci minuti appena di musica che si aprono con le note organistiche dell'opener. Poi è un death thrash senza troppi fronzoli quello di "Altar of the Witches", per tre minuti e mezzo all'insegna di un furore primigenio da parte del quartetto di Varsavia. Il sound è oscuro, rutilante, malvagio e si protrarrà, con lo stesso mood, anche nella successiva "Desecration", brano schiacciassassi che non ha molto da offrire in fatto di originalità. Questa la pecca essenziale di un album che non ha molto da chiedere e nemmeno da dare. Solo un riffing ribassato, un vocione da orco cattivo, una ritmica a dir poco lineare e soprattutto, zero assoli. Si chiude con "Morturay Sacrifice", un pezzo che potrebbe rievocare i Bathory degli esordi, ma anche i Venom, per un tuffo nel passato di quasi 40 anni. Vetusti. (Francesco Scarci)

(Godz ov War Productions - 2022)
Voto: 60

Madness at Home - Shoelace

#PER CHI AMA: Grunge/Hardcore
L'ascolto di 'Shoelace' dei nostrani Madness at Home, è stato per me un salto indietro nel tempo di oltre trent'anni: tra influenze legate ai primi Nirvana e in generale al sound ruvido e sporco del grunge, sin dall'iniziale "Blue Dye Suicide" capisco come la band romana, nata nel 2019, sia stata abile nel rileggere le dottrine che affondano le proprie radici nell'hardcore. Dicevo dell'opener "Blue Dye Suicide" che mi ha evocato inequivocabilmente 'Bleach' della band di Kurt Kobain e soci. Andando avanti nell'ascolto del disco vengono poi fuori tutte le influenze del terzetto della capitale: nel singolo apripista "Waste", caustico, oscuro e incisivo quanto basta, ecco lo spettro dei Jesus Lizard, mentre nella successiva "Wet Room", emergono influssi punk/hardcore che puntano il dito verso l'ondata British di fine anni '70, sporcata comunque da un alone noise che rende il tutto decisamente interessante. "Bench" picchia che è un piacere, tra l'asprezza del grunge più ribelle, parti più atmosferiche, altre più hard rock oriented ed infine, una voce che si confermerà, dall'inizio alla fine dell'album, davvero convincente. Devo ammettere che quella dei Madness at Home è stata una piacevole sorpresa, per quanto io abbia abbandonato queste sonorità da un paio di decenni almeno. I nostri però sanno il fatto loro e, cogliendo anche qualche spunto dalla famiglia Tool/A Perfect Circle, si confermano bravi e capaci nell'accompagnarci nella loro personale rilettura di un viaggio per lo più sporco ed abrasivo ("Grillo"), ma che a tratti saprà essere anche psichedelico e decisamente malinconico ("Cathartic Fabric" e "Pater, Mate"). Laceranti. (Francesco Scarci)

(Overdub Recordings - 2022)
Voto: 72

Michel Fernández Quartet – Global Warming

#PER CHI AMA: Jazz
Michel Fernández è una sorta di leggenda in ambito jazz, avendo suonato con personaggi del calibro di John Tchicai, pioniere del free jazz e compagno di John Coltrane, ed esser stato parte integrante del movimento della "New Thing" con la Sun Ra Arkestra e ancora aver suonato con Fela Kuti nella riscoperta della corrente Afro beat, quindi potremmo definirlo insegnante e poeta. Un musicista aperto, che in collaborazione con il poeta Thierry Renard, ha ripreso la forma delle letture e delle performance jazz iniziate dalla beat generation, un sassofonista che ama la libera espressione prima della tecnica, un musicista dotato di sensibilità che ha sperimentato molto nella sua carriera, dal post Be bop alle esotiche spiagge di Pharoah Sanders, dal classico Coltrane e il jazz contemporaneo all'ipnotica musica tradizionale Gnawa o arabo andalusa e Chick Corea. Questo è il motivo per cui la critica specializzata, considera l'artista francese di origine andalusa, un musicista jazz di rottura, ovvero, non inquadrato nel classico ma sempre rivolto all'innovazione intesa come sperimentazione e contaminazione continua. Infatti il suo nuovo lavoro si fregia di questa filosofia e sconfina tra le molteplici strade musicali percorse dal sassofonista transalpino e brano dopo brano si snodano tutte le sue passioni, trascinate da partiture di sax intricate e frizzanti, a volte vicino all'avanguardia e viziate dalla sperimentazione e dall'improvvisazione, a volte più classiche e stravaganti, ipnotiche e rarefatte o dal velato tocco caraibico. Sostenuto da una manciata di musicisti con i fiocchi ed una produzione che fa risaltare il gran lavoro compositivo e la qualità d'esecuzione, 'Global Warming' scivola che è un piacere, con un mood coinvolgente per chi si ferma al primo ascolto, ed un infinito da scoprire se si vuole approfondire l'ascolto (magari in cuffia) ove sentire il soffio vivo sul sax, il rumore delle dita sulle corde del contrabbasso e tutto il calore che la vissuta musica di Michel Fernández riesce ad emanare, sminuendo, metaforicamente parlando, almeno temporaneamente, l'allarmistico titolo dell'album. Un lavoro vivo, pieno di colori e fortemente consigliato a chi vuole immergersi nel sound di quest'artista innamorato del nuovo, ma in costante fermento. Avrete l'idea di averlo già sentito, ma con una veste così brillante e rinnovata, che al primo ascolto, vi innamorerete all'istante del suono di questo disco. Ascolto consigliato. (Bob Stoner)

(Ateepik Music/Dreamophone - Socadisc - 2022)
Voto: 75

https://www.michel-fernandez-quartet.com/ 

Ghoster - Sombre Crame

#PER CHI AMA: Electro/EBM
Fortunatamente sono solo quattro le tracce che devo recensire quest'oggi, ossia quelle incluse in 'Sombre Crame', EP del duo francese dei Ghoster. Non risponde infatti ai miei sacri crismi musicali la proposta dei nostri che attaccano con un techno beat nella traccia d'apertura "Crame 1", song che potrebbe essere perfetta per una serata in discoteca o meglio, per un grande rave party. Non per me quindi, ma forse per gli amanti di suoni sperimentali, decisamente più indicato per chi è fan dell'EBM o in generale di elettronica e musica House. Ribadisco quindi il mio essere lontano anni luce da simili sonorità, per quanto i due loschi figuri, Ben e Greg, non siano affatto degli sprovveduti. Le quattro tracce ("Crame 1, 2, 3 e 4") sono tutte interamente strumentali e votate ad un costante battito techno che ad alcuni (me incluso), farà venire il mal di testa o accrescere l'angoscia ("Crame 3" e la più ipnotica "Crame 4"), mentre per altri potrebbe essere la colonna sonora perfetta per ballare tutta la notte (e forse pure il giorno dopo) sballati dall'effetto di amfetamine e alcol. Buon divertimento. (Francesco Scarci)

(Atypeek Records - 2022)
Voto: 65

https://ghoster.bandcamp.com/album/sombre-crame

sabato 14 gennaio 2023

Church of Disgust - Weakest is the Flesh

#FOR FANS OF: Death Old School
Best way to describe this release is that it's HEAVY and BRUTAL death metal. The first hearing this album and I was impressed. However, I wasn't immediately on the assumption that this deserved an "75" rating. But upon repeated listens to, the more I thought higher and higher of. These guys aren't entirely new to the scene, they have some full length LP's. Based in Texas and on Hell's Headbangers Records they've really stepped up a performance. The guitars and vocals seemed to grow on me. They just downright heavy. It's kind of like Shed The Skin's latest 'Thaumogensis' which is another band on Hell's Headbangers. That label attracts some brutal stuff, but good!

The guitars are noteworthy and catchy. Alongside the vocals, they're really equipped to accompany the music. There was small bits of keyboards too, but not while the guitars were playing. Something unique to have on a death metal record. Reminds me of the second Malevolent Creation release 'Retribution'. The vocals are just chunks of slab hoarse as all hell.

The sound quality was good, there were no instruments drowned out by anything. Really well produced. My favorite parts are the chunky guitars mixed with the voice. Overall, a great effort. I'm not too interested in their older work, I just hope that they'll continue to progress musically. With this gem being as it is, I'm hopeful they'll keep up with momentum. The songs are really fast they're moderate to slow tempos and the lead portions (guitar) are pretty technical. There aren't a heck of a lot of leads, they just are featured on a few songs. Their musical maturity is way there and they show that they're definitely a solid band.

This clocks in about 40 minutes which I wish would've been longer but they made their mark in death metal history with this monument. There's nothing else that I would change about this except the duration. However, I feel that they made their contribution to the extreme metal community. And that they have! Don't wait any longer, this is where it's at in a landmark release on this label. Do what you can to find more out about it! (Death8699)


(Hells Headbangers Records - 2022)
Score: 75

https://church-of-disgust.bandcamp.com/album/weakest-is-the-flesh

The Embraced - The Birth

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Melo Death
Death metal melodico a tratti aggressivo per questo secondo album della band norvegese. I The Embraced riescono nella difficile impresa di catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore, senza stancare; questo perché donano ai pezzi varie sfumature inserendo parti potenti alla At The Gates o Eucharist con altre parti acustiche e rilassate. La voce risulta estremamente convincente con un tono greve e deciso. Otto brani per circa un’ora di musica, e come potrete capire, la durata delle canzoni è abbastanza elevata, ma c’è molta carne al fuoco e prima di essere cotta a puntino ce ne vuole, e alla fine però si rimane soddisfatti del risultato. C’è da dire inoltre che pur non avvalendosi di studi rinomati, i The Embraced sono riusciti ad avere una registrazione eccellente. Quindi, anche se il sound non è originalissimo, ha tutte le caratteristiche per essere apprezzato, sia dagli estimatori del genere, sia da chi non è ben addentro, ma non vuole velocità esasperate e opta anche per una ricerca della melodia.

(Aftermath Music - 2001)
Voto: 74