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domenica 17 aprile 2016

Filth in My Garage - Songs From the Lowest Floor

#PER CHI AMA: Post-Hardcore, Amia Venera Landscape
L'Argonauta Records prosegue la propria politica votata alla scansione delle migliori realtà nostrane e non solo: dopo aver assoldato Nibiru, Wows e Kayleth, giusto per stare in casa nostra, l'etichetta ligure ha messo sotto contratto i bergamaschi Filth in My Garage, che giungono con questo 'Songs From the Lowest Floor', al tanto agognato Lp di debutto dopo due EP usciti nell'arco di quasi dieci anni. Non proprio prolifici è il caso di dirlo, ma la band ne ha la consapevolezza e comunque i nostri hanno speso il loro tempo con lunghi e proficui tour all'estero. Nel frattempo i lavori sono andati avanti per dare in pasto ai fan nuovi brani in una veste grafica davvero elegante. Il disco infatti esce in cd ma soprattutto in vinile, con un lavoro minuzioso fatto di scrittura a mano da parte di un calligrafo professionale e un booklet pazzesco (in stile cd) con delle illustrazioni deliranti, a cura del vocalist (chissà quali funghi allucinogeni avrà ingerito), associate ad ogni song del disco. Bando alle ciance ora e concentriamoci sulla musica dei cinque. Musica che si apre subito con una sorpresa: la sensazione è infatti quella di trovarci nel set del film 'Il Buono, il Brutto e il Cattivo' con tanto di colonna sonora firmata da Ennio Morricone, il classico spaghetti-western italiano. Neanche il tempo di adattarci a questa situazione che la band ci attacca con "Black and Blue" e il paragone potrebbe essere quello di un frontale con un bus. L'acido e contaminato post-hardcore dei nostri ci investe infatti con il proprio ritmo incalzante corroborato dall'ottimo scream/growl dell'allucinato Stefano, mentre i nostri ci concedono solo un brevissimo break che mi ha ricordato alcune cose degli At the Soundawn e degli Amia Venera Landscape. Il corrosivo sound dei nostri prosegue in "Devil's Shape", anche se qui le ritmiche non si rivelano cosi serrate come in precedenza, ma giocano piuttosto a rincorrersi tra cambi di tempo e break acustici, dove le voci abrasive vengono sostituite da un cantato pulito. "Greenwitch" è una strumentale che inzia col delizioso pulsare del basso di Simone, a cui via via si aggiungono gli altri strumenti per una rincorsa vorticosa contro il tempo per raggiungere "The Awful Path". Una song dal sapore quasi blues rock, a cui aggiungerei anche lo sludge, dove l'ensemble lombardo strizza l'occhiolino ai Neurosis, una traccia dall'incedere ondivago che mette in mostra la complessità strutturale della musica prodotta da questi ragazzi. Chi pensa infatti che l'hardcore sia semplice da suonare perchè mera derivazione del punk, e dei suoi suoni dritti, ascoltando 'Songs From the Lowest Floor', dovrà ricredersi completamente, dati i notevoli cambi di ritmo, di umori e tensioni che si avvertiranno durante l'ascolto del disco, che diventano ancor più profondi nella lunga e magnetica "Red Door", la traccia in cui fa capolino anche una certa influenza di scuola Isis: buone melodie, ritmiche che ondeggiano tra ipnotici downtempo e sfuriate di derivazione mathcore, alla The Dillinger Escape Plan, in una song davvero completa e massiccia, che non scorda neppure di palesare il classico break "prendi fiato". "The Lowest Floor" ci concede ancora il tempo di rifiatare con una traccia carica di groove ma anche della caustica attitudine screamo. Mi avvio a chiudere il disco con l'ascolto di "Owl Feather", un'altra, l'utlima traccia in cui il quintetto orobico ci delizia alternando momenti atmosferici e malinconici con sferzate di rabbioso hardcore. Insomma, 'Songs From the Lowest Floor' è l'ottimo biglietto da visita dei Filth in My Garage, far finta di niente e non concedergli un ascolto, sarebbe indegno da parte vostra. (Francesco Scarci)

(Argonauta Records - 2016)
Voto: 75

https://filthinmygarage.bandcamp.com/