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lunedì 4 settembre 2023

Embodied Torment - Archaic Bloodshed

#PER CHI AMA: Brutal Death
Voglia di un frullato di budelle? Non temete, ve lo servono gli Embodied Torment, quartetto di Sacramento che in questa strana estate, non aveva di meglio da fare che preparare un estratto di violenza e brutalità. Si, perchè ‘Archaic Bloodshed’ sarà in grado di triturarvi le ossa e trapanarvi il cervello con quel suo concentrato di brutal death marcescente che sarà inoculato nelle vostre orecchie. Slam brutal death deflagrato nei vostri culi, con una voglia malsana di farci del male fisico oltrechè mentale, anche laddove in “Deconsecration of the Monolith”, i quattro gringos abbandonano le ritmiche al fulmicotone per aprirsi ad un arpeggio inconsueto per una band dedita a queste sonorità. E qui scatta il mezzo punto in più perchè dopo che i quattro californiani mi hanno stritolato le palle nella loro morsa mortale, si confermano anche bravi nell'infilarmi la carotina (sempre là dove non batte il sole) per mettermi più tranquillo. E “Grasping Salvation” continua la sua opera di annichilimento totale tra suoni cacofonici, versi animaleschi, riffoni death, schegge grind, putrescenti atmosfere, splendidi e ubriacanti solo, iperbolici blast-beat ed una tecnica mirabolante che non può che lasciarvi a bocca aperta e pure senza fiato. La devastazione trova il suo compimento finale in “Tongue of Iron”, in una distesa ritmica senza freni che stupisce solo per un’improvvisa frenata di mezzo secondo, per poi ripartire di nuovo di slancio in una vorticosa sarabanda di chitarre che rallenterà a metà brano, quando ormai è troppo tardi ed ogni singolo neurone del nostro cervello, è ormai completamente disintegrato. (Francesco Scarci)

giovedì 31 agosto 2023

Innumerable Forms - The Fall Down

#PER CHI AMA: Death/Doom
Da Boston – Massachusetts fanno ritorno, dopo nemmeno un anno dall’ultimo ‘Philosophical Collapse’, i death doomsters Innumerable Forms, con tre brani dalle tinte assai fosche. Il quintetto statunitense rilascia questo ‘The Fall Down’, un dischetto denso di contenuti, che si muovono dal classico rifferama stile primi My Dying Bride a bordate death metal di scuola americana (Autopsy per intenderci). Questo almeno quanto ci racconta la prima traccia dell’EP, “Impenetrable”, una song che non aggiunge grandi novità a quanto già detto in passato dal quintetto. Anche la title track si muove su coordinate simili, sebbene la band dia qui meno spazio al lato più aggressivo della propria proposta, preferendo piuttosto addentrarsi nei meandri di un suono più funeral, ove a primeggiare saranno le vocals cavernose del frontman Justin DeTore e il riffing possente del duo d’asce formato da Jensen Ward e Chris Ulsh. Come detto, ampio spazio è concesso ai suoni claustrofobici, ma nel finale, i nostri ci deliziano con furenti cinghiate sulla schiena, ammorbidite solo da una melodica linea solistica che rende il tutto decisamente più palatabile. L’ultimo brano è “Satori Part 3” (non ho però trovato le precedenti due parti nella discografia della band), una breve e assai ritmata song strumentale di doom, scuola Candlemass che funge da outro a questo piccolo regalino che consiglierei ai soli fan degli Innumerable Forms. (Francesco Scarci)

Altarage - Cataract

#PER CHI AMA: Death/Doom
È tempo di tempeste nere come la pece, è tempo di ire funeste e giorni oscuri. Per questo ci piove sulla testa il nuovo EP (un vinile 12”) dei baschi Altarage, ‘Cataract’, apripista del full length ‘Worst Case Scenario’ in uscita a settembre. Il sound della band di Bilbao la conoscono un po’ tutti, ossia un muro di riff dissonanti e caotici in grado di inglobarci in una sorta di gorgo infernale, spezzato da ipnotici rallentamenti claustrofobici (“Cataract”), da cui ripartire più violenti e incazzati che mai con “Sacrificial Annihilation”. La pesantezza e l’obliquità delle ritmiche, unite alle solite laceranti vocals, rendono la proposta dei nostri musicisti disturbanti sempre assai ostica da digerire. Ma se siete fan dei Morbid Angel o di altri pazzi scalmanati come Portal o Aevangelist, non avrete certo grossi problemi ad affrontare il delirio sonoro imperante in questo entropico dischetto che vede in chiusura, la presenza di quella che sarà la title track del prossimo disco, “Worst Case Scenario” appunto, un brano di ben sette minuti di inopportuni suoni (un riff e una flebile batteria) ripetuti in un loop infinito. Speriamo bene. (Francesco Scarci)

(Doomentia Records – 2023)
Voto: S.V.

https://altarage.bandcamp.com/album/cataract-ep

Gråande - S/t

#FOR FANS OF: Atmospheric Black
Coming from Sweden, Gråande is a new project recently created by two musicians, Nichil and Nachtzeit. The later one needs no presentation as he is the creator and only member of the well-stablished and respected project Lustre, among many other projects, all of them the quite enjoyable. Backed by the label Nordvis Produktion, the project has released a self-titled debut EP, consisting of only two tracks, but making it clear that Gråande has a quite interesting potential.

The EP 'Gråande' unsurprisingly confirms that the new project is firmly rooted in the black metal genre and, more precisely, in the niche of atmospheric black metal, as it happens with Lustre. However, contrary to his most famous project, Nachtzeit and his colleague Nichil, have forged two tracks with a slightly less trance inducing touch than what we can see in Lustre. The guitars, the rhythmic base and the vocals sound more powerful and powerfully rhythmic, and the music is definitively more intense here. But don’t get me wrong, the similarities are there and both projects don’t differ that much. The hypnotic keys are definitively present, and the general ambience also has its trance inducing touch, but with Gråande, the music definitively sounds a bit heavier. The second and shorter track, "Evighetens Kvarn", is the clearest example with its faster drums, quite unusual in Lustre, its cold-biting riffs and Nichil’s excellent shrieks, that sound quite powerful and desperate. The track is definitively a fine example of a crossover between atmospheric black metal and DSBM. The EP opener "Sjöar Ovan" sounds closer to what we have heard in Lustre or the always present influence of Burzum. This influence is stronger in two thirds of the song, where the evocative keys along with the mid-tempo guitars and the drums represent the trademark of the aforementioned projects. Nevertheless, as it happens in the second song, and as a characteristic aspect of this project, we can enjoy more energetic sections, where the drums have a more vivid pace and the guitars sound quite raspy, creating an excellent song of pure atmospheric black metal. In both tracks, shine the powerful vocals of Nichil, which is definitively a successful inclusion in Gråande.

This self-titled debut EP is without any doubt, a very solid beginning for Gråande, it brings the classic influences of Nachtzeit, but with a refreshing touch and, more important, a quality work in the creation of both tracks. Personally, I can’t wait to listen to a full-length of this project, as I am quite sure that many fans of the genre will rejoice. (Alain González Artola)


(Nordvis Produktion - 2023)
Score: 80

https://lustre.bandcamp.com/album/gr-ande

mercoledì 30 agosto 2023

In the Ponds - Fever Canyon

#PER CHI AMA: Heavy Blues
Rilassiamoci un attimo con il sound dei californiani In the Ponds che, in questo ‘Fever Canyon’, sembrano voler divertirsi con una jam session all’insegna dell’heavy blues, sporcato da partiture ambient e venature western. Questo almeno quanto ci racconta la chitarra che apre “The Lost City” e sembra catapultarci in un mezzogiorno di fuoco di un qualunque film western anni ’70. La chitarra ulula che è un piacere, un po’ come se fosse il lupo di una qualche tribù indiana che guardando la Luna, volge il muso verso il cielo rilasciando il suo inconfondibile verso. Non troverete altri strumenti qui, se non l’intrigante ricamo di David Perez alla sei corde, supportato dai tocchi di basso di Jennifer Gigantino. “Windmill Blades” e “Making Time” si muovono sulla medesima falsariga, offrendo quindi lo stage alla chitarra e ai suoi giochi in chiaroscuro, una sorta di strimpellare al bagliore di un fuoco acceso in mezzo alla foresta, ammirando il pallore della Luna e assaporando l’aria fresca dei boschi del mid-west. (Francesco Scarci)

martedì 29 agosto 2023

Drastisch - Thieves Of Kisses

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Avantgarde
Questo è stato l’esordio discografico della one man band di Chris Buchman, in quest'occasione accompagnato alla voce da Chiara Donaggio e Alessia De Boni. Nonostante sia passato un po’ di tempo dell’uscita di questo disco, ci teniamo a riesumare questo lavoro. Chris viene sicuramente dal metal poiché la struttura compositiva alla base dei suoi pezzi è prevalentemente influenzata dal black di scuola inglese (come è facile intuire ascoltando "…By Untrodden Paths"), dal metal più classico e dal gothic. In realtà, queste influenze sono solo la base del suono dei Drastisch che, partendo appunto da tali coordinate, si muove verso figure musicali che cambiano tempo, atmosfere e anche generi musicali. I brani migliori mi sembrano quelli in cui la vena progressiva/avanguardistica viene sfruttata più di frequente e in modo più variegato: mi riferisco a brani come "Stream Of Unconsciousness" o "Unearthly", in cui compaiono anche suoni techno/elettronici. La strumentale "Idle Worlds" è un buon brano atmosferico di tastiera che ricorda la scuola tedesca di Klaus Schulz. Anche "Voyage Dans La Lune" è un buon pezzo di puro techno metal. Per quanto riguarda l’aspetto vocale, devo dire che le growls e le parti recitate di Chris non sono così particolari da dover essere esaltate, e delle due cantanti, ce n’è una che a volte è un po’ sgraziata e non è propriamente all’altezza di quello che vorrebbe fare. Non sono in possesso dei testi dei brani ma dalla bio leggo che si tratta di “un viaggio attraverso i nostri più profondi sentimenti e le emozioni più forti, volando sulle incantate ali dell’arte…”. Personalmente questo concept non mi ha colpito poi molto e, per quanto riguarda la musica, penso che per migliorare, Chris avrebbe dovuto focalizzare i propri sforzi in modo che i suoi brani fossero nettamente più progressivi o avanguardistici e non rappresentino solo alcuni buoni spunti da contorno a del metal di medio livello.

(Beyond Productions - 1998)
Voto: 67
 

Judith Parts - Meadowsweet

#PER CHI AMA: Ambient/Dreamwave
L'elemento base qui è il trip hop, in una forma ulteriormente rarefatta, liquefatta in profondi echi sconfinati, governati da una calda voce e da un radicato concetto di musica sospesa che condiziona tutta l'opera. È il caso del brano d'apertura che regala il titolo a questo nuovo album, 'Meadowsweet', delicata ma cupa, soave ma decisamente destabilizzante, in un contesto di sensibile estraneazione dalla realtà. Ed è in questo mondo surreale che Judith Parts, violinista, cantante, music producer e sound designer estone, con base operativa in Danimarca, libera ed elabora le sue visioni musicali. Tra musica eterea ed elettronica minimale e futurista, drone music e tappeti cosmici, Judith ha imparato bene la lezione di certo morbido acid jazz evanescente e i vari segreti del trip hop, raffreddando e smembrando gli acuti ritmici dei Portishead, utilizzandone la veste canora, adattandola alle sue tele musicali, utilizzandone i metodi e raffinandone un sound personale anche se non nuovo, che si impreziosisce di piccole venature rubate alla musica classica. E ancora, atmosfere al rallentatore, come quasi a tessere una trama che funge da colonna sonora di un film astratto e dai colori tenui, al contempo abbaglianti, ipnotici ed emotivamente pericolosi ("November"). La veste soundtrack rincorre spesso e volentieri tra i brani di questo secondo lavoro dell'artista baltica, ma è con la sua tonalità eterea da musa irraggiungibile, che unita ad una diffusa tensione emotiva, che si toccano le vette più alte, ed il romantico brano "Burn Like Witches" ne è la prova più tangibile, una song elevata quasi a forma mentale zen per le orecchie. "Intro 1" sembra un estratto da un documentario sciamanico e introduce "Nettle Field", uno dei brani più ritmati del disco, con un sound al confine con le geniali sonorità world music del compianto Mick Karn, ma debitamente ridotte all'osso e sezionate a dovere. "Apple Tree" si muove tra sussulti rumoristici, elettronica sperimentale e un cantautorato d'intima bellezza che trova un altro picco di massima espressione nella conclusiva "Spells", un brano dallo spaziale gusto organistico, dove possiamo immaginare un organo con visuale sul cosmo e in uno schermo ipertecnologico, un lento scorrere d'immagini tratte dai migliori film di Wim Wenders. Un brano che non avrebbe sfigurato nella magnifica colonna sonora del film "The Million Dollar Hotel". Questo disco segna il percorso che potrebbe dare una svolta credibile per una rinascita, ancora più intensa, sperimentale e ricercata della musica elettronica in chiave trip hop. Un disco da non sottovalutare per la qualità delle sue atmosfere sospese ed irraggiungibili, ideali per gli amanti della musica sognante e futurista. Ascolto consigliato. (Bob Stoner)

venerdì 25 agosto 2023

Toehider - Quit Forever​?

#PER CHI AMA: Prog Rock
La Bird’s Robe Records è scatenata: una serie di uscite stanno infatti contraddistinguendo sin qui questa stravagante estate 2023. Tornano sulle scene i Toehider, la creatura di Michael Mills, dopo averli recensiti lo scorso anno con ‘I Have Little To No Memory of These Memories’. Digerito appieno quell’ambizioso lavoro, mi appresto ad affrontare il nuov EP del polistrumentista australiano intitolato ‘Quit Foreverer’, che dovrebbe far parte di una serie di ben 12 EP, un esperimento già compiuto a cavallo del 2009/2010. Il mastermind di Melbourne ci spara subito in faccia “Uncle Aqua”, che si toglie di dosso tutte le scorie orchestrali dello scorso anno e ci investe invece con un bel thrash/speed metal anni ’80, dotato di sonorità di “king diamondiana” memoria, un bel riffing (incluso un tagliente assolo) che ben si combina con i vocalizzi dell’artista. Dopo la prima mazzata in faccia, arriva “Every Day I Wake Up in the Morning and I FAIL! FAIL! FAIL” che sembra trasportarci nei paraggi di un garage pop rock, che viene brutalmente (e fortunatamente) spezzato da folli intermezzi di musica estrema che mi tengono incollato nell’ascolto della psicotica proposta dei Toehider. Se non sapessi con chi ho a che fare, credo che avrei skippato il brano dopo i primi sei secondi, e invece l’imprevedibilità è una delle specialità di casa Mills, non stupisca quindi di passare in una frazione di secondo, da musica pop a sonorità apocalittiche nere come la pece. Esaurito l’effetto sorpresa, ci muoviamo verso “Nobody Even Really Liked it in There But Me”, dove la sensazione è di essere catapultati indietro nel tempo di oltre 50 anni, alle origini del prog rock, per un brano che non ha nulla da spartire con quanto ascoltato sin qui. La canzone conclusiva, la title track chiude in modo malinconico il primo EP della serie, sulle note malinconiche di un pianoforte e sull’ispirata voce del frontman che lascia intendere che nei prossimi mesi ne sentiremo davvero delle belle. (Francesco Scarci)