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venerdì 2 settembre 2022

Peurbleue – La Ciguë

#PER CHI AMA: Black/Drone
La perlustrazione del sottosuolo francese prosegue senza sosta da parte della Les Acteurs de L’Ombre Productions, un’opera incessante volta a identificare i migliori talenti in terra transalpina. Quello dei Peurbleue è un progetto che fa capo a tal JC EX, un musicista legato all’underground drone ambient. Questo background diventa estremamente chiaro con l’incipit “Fecondation” che ci propina tre minuti di inquietanti suoni industriali. Auspicando che l’intero lavoro non segua la stessa piega, mi accingo all’ascolto della successiva “A la Gloire!”, ma anche qui accanto ad una voce quasi declamatoria, sono sonorità spettrali, fluttuanti e angoscianti a palesarsi, almeno fino al terzo minuto, quando la proposta destrutturata del duo, sembra finalmente prendere una forma più delineata ai confini di un suicidal black. Questo sound inizia a prender forma con la terza “Rosee Eternelle”, un brano orrorifico per componente vocale, atmosfere totalmente sghembe che richiamano quelle di film in cui l’immagine della realtà sembra distorcersi nella rappresentazione dello spazio, quasi fossimo in pieno hangover e non ci reggessimo nemmeno in piedi. I suoni sembrano frutto di una pura improvvisazione tra pazzi psicotici rinchiusi da decenni entro quattro mura di una stanza dalle pareti bianche imbottite. Questo per dire che quanto incluso in ‘La Ciguë’ non è qualcosa di cosi semplice da assimilare viste le influenze derivanti da band come gli Xasthur e vari epigoni o da ambiti musicali che fanno della distorsione, della follia e della sperimentazione il proprio mantra. Penso alla breve “Survie” e alle sue alterazioni sensoriali all’insegna di drone e ambient, cosi come alle stralunate atmosfere della successiva “Caniveau”. Quello dei Peurbleu, sia ben chiaro, non può essere definito un disco di cui possa apprezzare in toto i suoi contenuti, cosi schivi, tormentati e demoniaci, ma non posso nemmeno schiantarne la voglia esagerata di seguire nuove strade di ricerca, un qualcosa a cui ambisco ogni qualvolta mi metto ad ascoltare e recensire un disco. Insomma, ben vengano dischi di tali contenuti, anche se non apprezzabili tout court. Per ora va bene cosi, ma in futuro mi aspetto un pizzico di accessibilità in più altrimenti il rischio è che album di questo tipo sia riservato solo ad un pubblico di pochi eletti. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2022)
Voto: 68

https://ladlo.bandcamp.com/album/la-cigu

Vanitas - Das Leben Eintraum

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Gothic/Death/Black
Un disco, questo degli austriaci Vanitas in cui si potrebbero spendere fiumi di parole senza mai riuscire a inquadrare il loro particolarissimo stile che riesce ad abbracciare diversi generi come il gothic, il death, il black o ancora la musica classica senza mai essere banale o scontata. I pezzi superano di media i cinque minuti e alternano parti veloci ad altre tristi offrendo anche bellissime melodie con cantati growls nel classico stile degli Amorphis (primo periodo) fino ad arrivare a stacchi di soprano alla Nightwish, riuscendo cosi a conferire ai pezzi un’affascinante impronta barocca.

(CCP Records – 2000)
Voto: 74

martedì 30 agosto 2022

VOW Dreams - In Immense Silence

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death/Black
La proposta dei VOW Dreams in questo terzo demo che include quattro tracce, si presenta di assai difficile interpretazione. Il primo pezzo, "The Songs of the Souls", è uno strumentale che oltre a proporre un ridondante arpeggio di accompagnamento, propina un lungo riff di chitarra che sembra vagare alla rinfusa. Complice verosimilmente una registrazione a dir poco imbarazzante, la proposta si presenta davvero di scarsa fattura. Nei successivi brani, il duo sardo prova a cambiare il tiro e in effetti qualcosa da salvare si riesce addirittura a trovare. Un qualche giro di chitarra ad esempio ma quella batteria dai suoni finti e sintetici, faccio fatica a digeririla. Le vocals sono pulite e poco incisive (vuoi anche per una pronuncia inglese alquanto disastrosa). Per il resto, tanta noia, idee sconclusionate e suoni indecenti. Che la prossima sia quella buona? Mah, vedendo il numero di demo prodotti e lo zero al numero di album rilasciati in 25 anni, direi che non ci siamo proprio. (Francesco Scarci)

(Self - 2002)
Voto: 45

Spider God - Ett Främmande Språk / A Foreign Tongue

#PER CHI AMA: Melo Black/Death
Questo 'Ett Främmande Språk / A Foreign Tongue') completa la trilogia 'The Faith Trilogy' della one man band britannica Spider God, dopo i precedenti episodi 'Den Inre Borgen / The Interior Castle' e 'Skugglösa Ljuset / Shadowless Light'. Avevo ascoltato qualcosina in passato dei nostri ma non mi avevano colpito quanto invece durante l'ascolto di questo nuovo EP, che consta di quattro tracce più intro e outro. Ecco, dall'ambientale introduzione ci muoviamo verso quella che è la traccia migliore del disco, "Hemska krafter / Horrible Forces", un pezzo di black melodico che per certi versi mi ha ricordato i Windir per quelle sue scorribande chitarristiche cosi epiche che fanno da contraltare ad aperture ariose e assai melodiche e la voce del frontman cosi caustica ma perfetta per questo genere. La traccia scivola via che è una bellezza grazie anche ad un finale travolgente che mi infetta con la sua forza enorme emotiva. "Överskuggad av Blod / Eclipsed by Blood" esplode con tutta la sua rabbia cieca tra black old school, qualche reminiscenza post punk e qualche scintilla folklorica che si ripete tale e quale anche nella più spietata traccia successiva, "Främlingar och Tårar / Strangers and Tears" per un'altra tiratissima song guidata dalle lanciatissime chitarre del mastermind inglese. Con "Omfamna Förtvivlan / Embrace Despair" ci muoviamo in territori rock metal relativamente più convenzionali tra melodie accattivanti e scream vocals per una proposta che alla fine suonerà in realtà anche come la più sperimentale, se inserita in questo contesto. A chiudere l'EP, ci pensa un outro di voci femminili e synth che in 45 secondi sancisce il degno finale per questo interessante lavoro. (Francesco Scarci)

(Repose Records/Death Prayer Records/Phantom Lure - 2022)
Voto: 74

https://spider-god.bandcamp.com/album/ett-fr-mmande-spr-k-a-foreign-tongue

lunedì 29 agosto 2022

Nocratai - Drammaunico

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Industrial Black
'Drammaunico' è il terzo demo per questa band da cui non si sa mai che genere di stramberie sonore aspettarsi, come si era già potuto ascoltare sul primo grandissimo demo di industrial black metal apocalittico e sul secondo di bizzarra musica elettronica. Dunque, come descrivere questa ennesima bizzarria? Vi ricordate il pesantissimo ultra doom improvvisato degli Abruptum? Immaginatevi gli Abrubtum che, invece di suonare super doom, suonino super black; è così che dovete immaginare questo 'Drammaunico'. La chitarra fornisce un incessante ronzio di sottofondo ma, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, è la batteria lo strumento che crea veramente la forma e la struttura dei brani cambiando vari ritmi (da mid-tempo a speed black) e a volte scomparendo per un po’. La voce di 4 poi è delirante e farfugliosa, declamatoria e sempre malignamente effettata. Strambi!

Slimelord - Insurmountable Peril

#PER CHI AMA: Techno Death/Doom
Gli Slimelord sono in giro da tre anni e questo 'Insurmountable Peril' rappresenta il terzo EP dalla loro fondazione. La band britannica, originaria di Leeds, propone un death doom cavernoso che si muove lungo le sole due tracce di questo lavoretto. "Until We Feed Again" funge in realtà quasi da intro, con i suoi tre minuti all'insegna di un sound atmosferico e inquietante che sfocerà nella lunga "Death on the Bayou", un brano decisamente in controtendenza con il precedente, complici ritmiche più scompaginate e dissonanti che s'intersecano con un fare melodico e successivamente anche con chitarre che sembrano provenire dritte dalla Scandinavia. La batteria invece mi ha evocato i mitici Disembowelment con le vocals da cavernicolo a porsi sopra quella porzione orrorifica di chitarre che trova squarci di melodia e brutalità in una serie di ubriacanti assoli che dominano la seconda parte del brano per un lavoro comunque scarno e periglioso, che necessita sicuramente di ulteriori approfondimenti in una release decisamente più lunga e strutturata. Per ora, sembrano esserci buone basi, ma francamente vorrei molto di più. (Francesco Scarci)
 
(Sewer Rot Records - 2022)
Voto: 65

Arch Enemy - Deceivers

#FOR FANS OF: Melo Death
This is definitely a solid more consistently good release than their predecessor 'Will To Power'. It has good rhythms and melodies that they seemed to go back to but never as good as the first three Arch Enemy albums in their established discography. I don't think it's ever going to be what it once was but at least they're making new albums. Alissa has better vocals than Angela to me but Johan fit in the first three releases. They had hallmark rhythms in the early days that 'Deceivers' seemed to touch upon. And with Jeff Loomis on lead guitar fits where Nick I don't think did and Christopher yes in the early days.

AE is Michael's band after he left Carcass spending time working on two albums with them 'Necroticsm' and 'Heartwork'. I suppose he wanted his own style of melodic melodies and so forth. 'War Eternal' got a lot of negative press too being there were only 3 songs that I care to listen to. But 'Deceivers' seems to be a rebirth of magic melodies that they've constructed. And Alissa is consistent as well lighting up with her brutal vocals some clean, too! But not many at that. I believe that this is an album with multiple combinations of clean, heavy and heavier guitars with Jeff contributing his lead guitar amazing licks.

It seems as though there's multiple contributions in the songwriting, though I believe Michael still has the bulk of the songwriting and melodies. This is a pretty fresh hitting release but with Angela, 'Wages of Sin' probably was her best. For Alissa, this is her best most diverse attack on the vocal department. These guys refuse to go away. I tell you, some of the songs they released before this album came out I didn't like. But when I heard the whole album it reigned supreme. It's not entirely brutal, there are segments of clean vocals and melodies. But it seemed to fit in the direction it took with a more progressive type of melodic death.

I had to order this CD because I think it's one that I'm going to play to death. A lot on here I hold to be true to what metal I'm in favor of. The guitars have a lot of highlights. And the vocals as well. Production quality is fantastic which made the album more likable. I didn't rate this higher than a "75" because I think it didn't hit higher than that mark. Pose more melodic riffs I would've probably hit a higher score of. But yes, this didn't to me deserve any negative marks really. A really well arranged melodic death metal release that they can chalk up to a successful contribution to the metal community. (Death8699)


(Century Media - 2022)
Score: 75

https://www.archenemy.net/en/

Robert Plant - Carry Fire

#PER CHI AMA: Hard Rock
Pilloline di esoterismo fai-da-te ("Carry Fire" e "A Way With Words"), senili blandizie amorose ("The May Queen" e "Season's Song") ed una spolveratina di indignato apocalittismo fuori tempo massimo ("Carving up the World Again…") giusto per dare sapore. E un paio di vezzose canzoni tematicamente sincratiche (blandizie plus esoterismo: "Keep it Hid"; esoterismo plus apocalittismo: "New World..."). Ammettiamolo: i testi di Robert Centrotavola Plant non sono mai stati il suo forte. In questo secondo album, le sonorità dei sensazionali traslatori spaziali si attenuano rispetto al precedente, pirotecnicissimo 'Lullaby... and the Ceaseless Roar', laddove però gli orizzonti tendono persino ad ampliarsi. E se da un lato "The May Queen! rievoca quel sublime folk malinconico che dilagava più di cinquant'anni or sono nel piucchesublime 'Led Zeppelin III', dall'altro "Carving up the World Again..." potrebbe ricordarvi una specie di versione etno-grunge degli Honeydrippers. Non scompaiono mai, o quasi mai (uh, forse soltanto nel rockabilly dire-artritico "Bones of Saints"), certi riverberi etno-ludici ("Dance with You Tonight", "A Way With Words" e la stessa "New World...") soltanto occasionalmente preminenti (la maghrebina title track). La tecno-rarefatta "Bluebirds Over the Mountain" sarebbe una cover del retro del primo (e unico) misconosciuto 45 giri del piucchemisconosciuto Ersel Hickey, che a sua volta vi sembrerà una sorta di rivisitazione rockabilly di "My Bonnie Lies Over the Ocean" (noto brano popolare scozzese). Ma solo dopo aver inalato una piuccheconsistente quantità di THC. (Alberto Calorosi)

(Nonesuch Records - 2017)
Voto: 60

https://www.robertplant.com/