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lunedì 26 ottobre 2020

Nagaarum - Covid Diaries

#PER CHI AMA: Experimental Black, Fleurety
Il coronavirus non è stato solo fonte di dolore per la gente, ma anche di ispirazione. L'avevamo apprezzato qualche settimana fa con la triplice release dei Queen Elephantine, lo rivediamo oggi con questa uscita chiamata inequivocabilmente 'Covid Diaries', che arriva sei anni dopo quel 'Rabies Lyssa' che profetizzava l'arrivo di una pandemia nel 2019. A proporlo è un amico del Pozzo dei Dannati, ossia il musicista ungherese Nagaarum, uno che da queste parti ha bazzicato parecchio. Il nuovo disco, uscito per la Aesthetic Death, altra etichetta amica, consta di sei tracce. Si parte con l'inquietante epilogo di "Prelude for 2020", quasi a prepararci psicologicamente a questo funesto anno di morte. L'aria è pesantissima e rappresenta fedelmente, attraverso le sue nebulose atmosfere, questi folli mesi che stiamo vivendo. "The First Ingredients" sembra addirittura peggio, con un ambient noise davvero paranoico, quasi a descrivere quella sensazione di vuoto sperimentata durante il famigerato lockdown. Ecco, ho rivissuto quei terribili momenti di isolamento sociale patiti in primavera, quando la tempesta del malefico Covid si abbatteva sull'Europa. Fortunatamente, "Superstitious Remedy" somiglia maggiormente alla forma di una canzone, certo, di non facile digestione, ma pur sempre dotato di una musicalità ostica che trova comunque spiragli di melodia grazie anche all'apporto vocale di una gentil donzella, Betty V. "Competitors" è un dialogo surreale (ma interessante da seguire attraverso le liriche contenute nel cd) tra robotici vocalizzi di donna (e la voce narrante di un uomo) che in realtà rappresentano le voci dei personaggi Vera, Yersinia e Rosie, ossia la personificazione delle manifestazioni dell'epidemia. Più vicino alle passate produzioni di Nagaarum è invece un pezzo come "I Am Special", sospinto da un mix tra avantgarde, doom e depressive, in quanto di più orecchiabile si possa pretendere di ascoltare su questa release. L'ultimo pezzo è affidato alla lunghissima "Liquid Tomorrow", dove la voce narrante di Roland Szabó (amico del frontman magiaro) sembra chiudere in bellezza con un'ultima dose di positività e quelle nubi ancor più cupe che incombono sulla società. Musicalmente, la proposta del factotum ungherese ricalca qualcosa che apprezzai enormemente venticinque anni orsono, ossia il debut 'Min Tid Skal Komme' dei Fleurety, attraverso un black psichedelico davvero ispirato, ove ancora una volta, la voce di Betty V. dà il suo enorme contributo. Alla fine, 'Covid Diaries' è un album introverso, cupo, non certo un lavoro per tutti, ma lo consiglio di sicuro a chi ama la sperimentazione votata a esplorare i meandri più oscuri della psiche umana. (Francesco Scarci)

domenica 7 ottobre 2018

Interview with Nagaarum


Follow this link to know much more about the Hungarian one-man-band Nagaarum, that was able to produce 17 releases in 7 years:



lunedì 3 settembre 2018

Nagaarum - Apples

#PER CHI AMA: Avantgarde Metal, Thy Catafalque, Fleurety
Nagaarum atto diciassette: tanti infatti sono gli album del mastermind ungherese in soli sette anni. Dagli esordi ambient elettronici di 'Űrerdő', passando per pulsioni sperimentali più orientate al versante black con album quali 'D.I.M.' o 'Homo Maleficus' che mi hanno fatto avvicinare a questo ecclettico musicista, fino ad arrivare a quest'ultimo 'Apples' (un concept sugli aspetti spirituali della scienza dalla mela caduta in testa a Isaac Newton a qualcosa di assai più profondo), una sorta di compendio di tutti i generi musicali concepiti da Mr. Nagaarum. E l'inizio noise della prima parte del disco ("Middle Age" che apre la sezione identificata come "Spiritual Birth") lo dimostra. Si sprofonda successivamente in territori doom sperimentali con "Isaac", ove fa la sua comparsa la voce assai convincente (in versione pulita) del factotum originario di Veszprém, coadiuvato anche dalla narrazione di Roland Szabó, in una song che ha da offrire una seconda metà maestosa, tra stacchi black e fughe sinfoniche che possono ricordare un'altra realtà ungherese, i Thy Catafalque. Suoni dronico celestiali con "Celestial Mechanism", ma con un titolo del genere, cosa pretendevate? Altri sperimentalismi sonori forse? Beh, "Prism" vi potrà sicuramente accontentare con soluzioni delirante tra bordate in stile ultimi Fleurety, linee di chitarra sghembe, suoni psichedelici, vocalizzi urticanti che si intrecciano a voci lisergiche, in un pastone sonoro di difficile catalogazione. Che goduria per le mie orecchie, visto anche un imprevedibile finale ambient. Folgorazioni estreme per "Robert", dove le chitarre si avvitano su se stesse in deflagaranti esplosioni sonore che ci conducono in territori quasi brutal death, qui il caos regna sovrano, dove il growl e il clean si sovrappongono in modo bizzarro prima di disinnescarsi a vicenda e riprogrammarsi in territori electro-post rock. Chi è in cerca di emozioni forti, qui ne troverà a bizzeffe. Giusto il tempo di riposare le membra con un altro fuori programma sintetico ("Hermit") ed entriamo nella seconda parte del disco ("Become a Savant") con la narrazione in apertura di "Nullius in Verba" e le ambientazioni lugubri e decadenti del brano che ci accompagnano fino a quando una soave voce femminile (quella di Betty V.) si prende la scena in "Edmond", una song che potrebbe evocare i Green Carnation più delicati che si miscelano con i The 3rd and the Mortal o i Tristania degli esordi, ancora i Within Temptation o i Trial of Tears, in una song che mi ha davvero conquistato, cosi come tutto il resto del disco d'altra parte, che ha ancora voglia di inglobarci nelle maglie ambientali e cibernetiche di "Revelations" (attenzione che anche qui le sorprese sono sempre dietro l'angolo) o nella tumultuosa tempesta cinematografica di "New Tone". Difficile catalogare questo disco con un genere, visto il suo essere un caleidoscopio di suoni più unici che rari. Fatto sta che 'Apples', nel suo essere lungo e complicato, affascina non poco e il prog rock di "Modern History" è lì a dimostrare che nulla è scontato al suo interno, nemmeno l'oscuro epilogo ambient di "Royal Society". Nagaarum atto diciassette: approvato alla grande! (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2018)
Voto: 80

https://ngcprod.bandcamp.com/album/apples

mercoledì 21 giugno 2017

Nagaarum - Homo Maleficus

#PER CHI AMA: Black Avantgarde, Thy Catafalque
Della serie one mand band crescono, trasferiamoci quest'oggi in Ungheria, a Veszprém per l'esattezza, dove vive tal Nagaarum, che negli ultimi sei anni ha fatto uscire una cosa come 14 album. Prolifico il ragazzo, soprattutto se stiamo parlando di produzioni di una certa rilevanza, almeno gli ultimi cinque lavori che ho avuto modo di ascoltare. E allora 'Homo Maleficus', che arriva a distanza di un anno dai due lavori usciti nel 2016, si fa notare per i suoi contenuti black sperimentali. Tralasciando il bruttissimo artwork di copertina che mal si adatta alle sonorità del mastermind magiaro, muoviamoci all'ascolto di questa release, che si apre con i suoni insani di "A Befalazott", una traccia che miscela un black mid-tempo con il suono in tremolo picking delle chitarre, che contribuiscono a generare un certo mood malinconico. Le harsh vocals si alternano alle voci pulite, mentre un'intrigante linea melodica di sottofondo può evocare quanto fatto recentemente da un'altra geniale band ungherese, i Thy Catafalque. Sebbene le chitarre mostrino una ruvidezza di fondo nel loro incedere, ciò che impreziosisce la performance del musicista è una continua ricercatezza di un effetto, un'atmosfera particolare che sappia essere un po' inquietante in taluni momenti (e penso a "Az Elvhű", song post black doom, meritevole soprattutto nella seconda metà), oppure che offra una melodia vincente che sovrasti la furia generata dal black ("Vassal Nevelt", vera top song del cd) o ancora che sappia creare delle atmosfere lugubri e psichedeliche al tempo stesso, quasi surreali ("Cipelők"). Aggiungerei poi che la peculiarità di Nagaarum sta anche nell'iniziare un brano in un modo e concluderlo in maniera totalmente diversa, generando pertanto la percezione di aver gustato in 5-6 minuti, tutte le catartiche suggestioni sonore dell'artista ungherese. A tal proposito penso anche agli sperimentalismi di "Mens Dominium" o al doom dronico iniziale di " Dolgunk Végeztével", una song irrequieta, irrazionale, tribale, con dei vocalizzi stralunati cosi come con la sua ritmica che si muove tra punk, thrash, psych, industrial, avantgarde, black, doom e quant'altro, sorprendendo ancora una volta per un eclettismo sonoro che trova pochi eguali nella scena odierna. Dieci minuti di questo tipo lasciano addosso la sensazione di trovarsi sotto l'effetto di una qualche sostanza psicotropa, di essere avvinghiati da un senso di paranoia, di vedere ragni mostruosi che si muovono sul soffitto o vedere ombre minacciose laddove non ve ne dovrebbe essere traccia. La complessità musicale di questo 'Homo Maleficus' ha un che di portentoso ed entusiasmante. Si giunge ahimè al capolinea con l'ultima "Kolontár", cinque minuti di sonorità al rallentatore capaci di produrre quell'ultimo stato di angoscia che via via si trasformerà in quiete. Gran bell'album (ma mezzo punto in meno per la cover), ora fate come me, andatevi a riscoprire i precedenti lavori. (Francesco Scarci)

(Grimm Distribution/NGC Prod. - 2017)
Voto: 75

https://nagaarum.bandcamp.com/