Cerca nel blog

domenica 3 ottobre 2010

Raventale - Mortal Aspirations


Terzo lavoro per la one man band ucraina guidata da Astaroth e non posso iniziare con l’elogiare il lavoro fatto, profetizzando che “Mortal Aspirations” sarà decisamente il disco della consacrazione per il polistrumentista di Kiev. Ancora una volta l’est Europa (e la Solitude Production) si confermano un’ottima fonte (e distribuzione) di musica eccelsa, dopo quella che abbiamo già avuto modo di scoprire con Frailty o The Morningside, tanto per citare qualche altro gruppo di assoluto valore. E la musica contenuta in questa release, lascia spazio ad un sacco di considerazioni, che già dall’iniziale “The Fall of the Mortal Aspirations”, mette in luce le qualità indiscutibili dell’act di Kiev: un sound vario, drammatico, ispirato e ricco di sorprese caratterizzano infatti questo terzo lavoro dei Raventale. Partendo da basi blackish dal forte alone doomeggiante, il nostro eroe costruisce trame espressive, ricche di pathos, portatrici di profonde emozioni, grazie alla sua maledetta componente depressive. Le chitarre taglienti (talvolta serrate) rimangono forse l’unico punto di contatto col black metal visto che il più delle volte il riffing si presenta invece bello potente e pesante, quasi al limite del death; le vocals, prese le distanze dallo screaming tipico del genere, si presentano sofferenti e disperate. Ciò che mi stupisce maggiormente sono le orchestrazioni, in grado di conferire un tocco di epicità che non ha potuto esimermi dal ricordare i passaggi di alcuni pezzi dei Bathory più solenni o dei Burzum più ispirati. Cosi come pure è stata migliorata, rispetto al lavoro precedente, la componente atmosferica, che pullula enormemente in questa nuova fatica, grazie ad un intelligente lavoro alle tastiere e all’inserimento di raffinate aperture acustiche (basti ascoltare la disperata melodia e i soavi arpeggi di “Suicide as the Destined End” per intenderci).. “My Birds of Misfortune”, la traccia più selvaggia del cd, si contraddistingue invece per il suo muro sonoro bello compatto, dove le keys, ancora una volta, giocano un ruolo predominante, donando quel tocco di malinconia cosi come si ritrova nel sound degli svedesi Shining, mentre in altri frangenti ecco l’oscuro spettro di “Dance of December Souls” aleggiare nei pezzi. Dopo il brillante ritorno sulle scene dei Drudkh, sono felice che un’altra band, originariamente dedita al pagan black metal, si sia lanciata in nuove sperimentazioni, capaci di dare nuova linfa vitale a questo genere un po’ assopito. Pure intense emozioni! (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music)
voto: 80