Quando si mettono assieme Portogallo e Gothic Metal nella stessa frase è impossibile non pensare ai Moonspell e alla magica voce di Fernando Ribeiro e per fare un parallelismo restando in terra lusitana direi che questi Divine Lust stanno ai Moonspell proprio come un buon bicchiere di Porto giovane sta a quello più invecchiato e pregiato: si intravedono tutte le potenzialità per raggiungere il massimo, serve solo ancora un po’ di maturazione. Sia chiaro comunque che il gruppo si guarda bene dal tentare di imitare i propri connazionali, lo stile infatti rimanda di più alle sonorità di gruppi come i My Dying Bride pur mantenendo quei toni più caldi che i paesi latini sanno offrire. Le 11 canzoni dell’album ci guidano quindi in un riuscitissimo e variegato mix di tracce che sapranno accontentare gli ascoltatori più esigenti visto che la band, sfruttando soprattutto la versatilità del vocalist Felipe Gonçalves, è stata in grado di inserire in modo armonico diversi componenti particolari come il violino di Tiago Flores, la voce di Paula Teixeira, la chitarra portoghese di Ricardo Marques e le voci del Coro Gregoriano di Lisbona, per offrire nell’insieme un lavoro assolutamente completo e variegato. A livello di tracce, una nota di merito va certamente a “Duskful of Bliss, Morningful of Misery” che nei suoi quasi 13 minuti non annoia mai, in un continuo crescendo e alternarsi di sonorità diverse: l’apertura malinconica dei tastieristi António (Tó) Capote e João Costa, ci introduce ad un crescendo che sembra incontenibile e che si abbandona un po’ inaspettatamente ad un intermezzo di chitarra acustica e piano che fa da preludio alla furia finale delle chitarre elettriche. Questa canzone, assieme a “The Son that Never Was” sono il miglior esempio della capacità del gruppo di sperimentare e creare qualcosa di innovativo nel genere. In definitiva quindi ci troviamo tra le mani un buon platter per gli amanti del genere ma non solo. Per finire un ultimo commento sul digipack, veramente curato e professionale che non sfigurerà certamente nella vostra collezione. Bravi! (Alberto De Marchi)
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sabato 2 ottobre 2010
Divine Lust - The Bitterest Flavour
Quando si mettono assieme Portogallo e Gothic Metal nella stessa frase è impossibile non pensare ai Moonspell e alla magica voce di Fernando Ribeiro e per fare un parallelismo restando in terra lusitana direi che questi Divine Lust stanno ai Moonspell proprio come un buon bicchiere di Porto giovane sta a quello più invecchiato e pregiato: si intravedono tutte le potenzialità per raggiungere il massimo, serve solo ancora un po’ di maturazione. Sia chiaro comunque che il gruppo si guarda bene dal tentare di imitare i propri connazionali, lo stile infatti rimanda di più alle sonorità di gruppi come i My Dying Bride pur mantenendo quei toni più caldi che i paesi latini sanno offrire. Le 11 canzoni dell’album ci guidano quindi in un riuscitissimo e variegato mix di tracce che sapranno accontentare gli ascoltatori più esigenti visto che la band, sfruttando soprattutto la versatilità del vocalist Felipe Gonçalves, è stata in grado di inserire in modo armonico diversi componenti particolari come il violino di Tiago Flores, la voce di Paula Teixeira, la chitarra portoghese di Ricardo Marques e le voci del Coro Gregoriano di Lisbona, per offrire nell’insieme un lavoro assolutamente completo e variegato. A livello di tracce, una nota di merito va certamente a “Duskful of Bliss, Morningful of Misery” che nei suoi quasi 13 minuti non annoia mai, in un continuo crescendo e alternarsi di sonorità diverse: l’apertura malinconica dei tastieristi António (Tó) Capote e João Costa, ci introduce ad un crescendo che sembra incontenibile e che si abbandona un po’ inaspettatamente ad un intermezzo di chitarra acustica e piano che fa da preludio alla furia finale delle chitarre elettriche. Questa canzone, assieme a “The Son that Never Was” sono il miglior esempio della capacità del gruppo di sperimentare e creare qualcosa di innovativo nel genere. In definitiva quindi ci troviamo tra le mani un buon platter per gli amanti del genere ma non solo. Per finire un ultimo commento sul digipack, veramente curato e professionale che non sfigurerà certamente nella vostra collezione. Bravi! (Alberto De Marchi)