#PER CHI AMA: Black Symph., Dimmu Borgir |
Ho sempre trovato cosi affascinante la città di Arkhangelsk, non tanto per la sua architettura ma per quel nome che evoca qualcosa di spettrale ed etereo al tempo stesso. I nostri eroi di oggi arrivano proprio da quell'area, più precisamente da Severodvinsk, città della Russia subartica. Mi sarei aspettato pertanto sonorità glaciali, desolate o depressive, e invece fra le mani ho un disco che tributa l'amore della band per il black sinfonico dei Dimmu Borgir. La classica intro strumentale apre il lavoro e a seguire "Knowledge of Doom" che palesa nelle sue note, la voglia di affidarsi a pompose parti orchestrali per appagare i fan. E il risultato, per un amante del genere come il sottoscritto, si dimostra assolutamente positivo. Detto delle abbondanti parti sinfoniche che popolano la prima traccia, vorrei anche citare la magnifica voce maschile di Andrey Vait (un growling profondo ma ben chiaro), affiancato dalle vocals della soave fanciulla Anastasia Angie, tastierista della band. "Ominous Dreams" è una song che parte oscura affidandosi ad una ritmica mid-tempo con voci demoniache che si instaurano su un tappeto ritmico assai melodico, imbastito dal sestetto russo. A differenza della precedente traccia, questa si rivela meno bombastica e più lineare nel suo andamento, anche se i nostri non ci fanno mancare un bel break centrale assai affine a quelli di Shagrath e soci, di "Progenies of the Great Apocalypse" (ma questa sarà una certezza dell'intero lavoro). Se l'aggressiva "The Nine Worlds" rivela anche un certo influsso viking nelle sue note, "Fire Lord's Torment" evidenzia quanto la musica classica sia importante e si insinui nella matrice musicale dell'ensemble, grazie alla presenza costante delle tastiere della bella Anastasia, vero punto di forza ed elemento predominante di 'Imminence'. La strumentale title track si fa seguire dalla semi-acustica "Oracle" che mostra una componente vocale meno gutturale e più orientata allo screaming, mentre la song si mostra più pacata nei toni e venata da una forte componente malinconica. Ancora forti le influenze dei Dimmu Borgir nelle song conclusive, tra l'altro rifacendosi al periodo che ha fatto storcere il naso alla maggior parte dei fan, ma che invece a mio avviso, ha permesso di ampliare il pubblico dell'act norvegese. E si conferma anche il connubio extreme vocals vs voci angeliche. In "The Highest Hall" è forte la componente death, mentre la conclusiva "Tree on the Bones" è un pezzo assai atmosferico. Appurato che 'Imminence' non aggiunge nulla di nuovo ad un genere apparentemente morto, posso affermare senza vergogna che il lavoro mi è piaciuto, a tratti entusiasmato e che l'ho ascoltato fino al termine, pur sapendo sempre cosa mi sarei aspettato. Probabilmente c'è ancora molto da lavorare per rendere meno scontati i pezzi, ma direi che i sei ragazzi russi partono già da una solida base peraltro rinforzata da un'ottima produzione svolta da Tony Lindgren ai Fascination Street Studio. Insomma 'Imminence' è un buon punto di partenza, per dare linfa vitale ad un genere che sta traccheggiando da un bel po' di tempo. (Francesco Scarci)
(Fono Ltd - 2014)
Voto: 70