Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Massacre Records. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Massacre Records. Mostra tutti i post

lunedì 25 settembre 2023

Atrocity - Okkult III

#FOR FANS OF: Death Metal
Definitely a strong release by the band, in effect, a boon for the band. Great riffs and the vocal aspect is impeccable. These guys show variations in the genre which makes them quite unique. The vocals compliment the music wholeheartedly. And the mixing/production quality is strong. They’re quite diverse on here. Different styles of vocals throughout. And the riffs are ever-changing. They just seem to fluctuate tremendously.

The variation in tempos and riffs are amazing. They seem to buckle down and get this variation genre wholeheartedly. The drums are hyper vigilant as well. A lot of double bass and furious tempos.

I thought that they did well on the lead guitar aspect as well. Some bands don’t hack it with leads but they seem to hit-home with them. The variants in styles and riffs make this a diverse release. It’s never boring they’re bringing forth music that’s like no other. I love how they’re able to get that sense of fluctuation.

Mind you, this is the first time ever hearing this band. I was quite impressed with how they constructed their music. It’s quite unique and played with vigor. Some odd song titles but the music dominates.

Their guitars seem to resonate with the listener. They’re pretty much all over the place and technical. Everything seemed to be on-point with the music. Totally their own style. I suppose that it’s a known that their style of music shows various genres not just one or two. That’s probably why their genre is listed as “various.” A pure abomination on this one, they hit home with their concepts. It’s totally enjoyable to the musical listener. Follow these guy’s riffs and you’ll be amazed how much the genres they wedge into one of many different ones throughout the release. I’d be a little confused about the song titles but that’s just how they decided to put them together. A band that totally needs more recognition because they deserve it and want them to hang around the metal musical community for a long while. Get this one and you’ll be amazed. A pure abomination! (Death8699)

(Massacre Records - 2023)
Score: 78

https://www.facebook.com/AtrocityOfficial  

domenica 22 gennaio 2023

Darkane - Inhuman Spirits

#FOR FANS OF: Death/Thrash
I've only heard a few Darkane albums I own 'Rusted Angel' and man is that one a gem. It's revisiting them now which the music is still solid but the vocals I'd say were better early on. The riffs on this one are dynamite! A lot of creativity and catchiness. I wouldn't change anything about them! Just the vocals shift to guttural which goes well with the riffs. An excellent effort on here. They blasted through 2022 on this but it took a while for this one maybe 6-7 years without anything new. But this one just smokes. These guys have a load of talent and this one is about 45 minutes or so in duration.

The lead guitar work was amazing. And the rhythms are highly technical. They are a mix of melodic death metal with thrash. It works out pretty well on here. The riffs are fresh and intriguing. They do well in the songwriting portion and I'm much into the lyrical concepts.

Sounds like the guitars are tuned low maybe to B or C. This album needs to flourish more. Basically, that they need more of an audience. It might be because they were silent for some time but are back in full roar! Nothing really negative about this release.

I think that the production quality was well done. Just the sound quality overall was top notch. It isn't an overly fast album, though the tempos are varying but not exponentially. I like how they switched from a raspy vocal output to guttural sounding voice. It was a good turnaround in that respect. It's not too much of a metalcore switch but it does seem like that. What a great album all the way through. I didn't want it to end really! All the instruments are top notch and tight. These guys need more releases in the future. Keep melodic death and thrash from going extinct! I'm glad I found this when I did! It's worth a listen! (Death8699)


(Massacre Records - 2022)
Score: 80

http://www.darkane.com/

lunedì 28 settembre 2020

Requiem - Government Denies Knowledge

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death/Grind, Malevolent Creation
Mi mancava un album capace di trapanarmi le orecchie come questo dei Requiem. Dalla terra del cioccolato approdano ecco approdare alla tedesca Massacre Rec. questi baldi giovani al loro secondo lavoro, 'Government Denies Knowledge', titolo che credo, derivi da una frase del famoso agente dell’FBI, Fox Mulder di X-Files. Direi di partire, partendo dalla bellissima e funesta copertina del cd, la fine del mondo?! Per ciò che concerne la musica, siamo al cospetto di 35 minuti di furia esplosiva di chiara matrice statunitense. E dire che se non avessi letto la provenienza della band (la Svizzera appunto), avrei scommesso 100€ che il quartetto provenisse dagli States. Comunque sia, i Requiem ci mitragliano addosso tutta la loro rabbia: colate di riff violentissimi, gorgheggi dall’oltretomba, una brutale e veloce batteria, rarissimi inserti melodici e chi più ne ha più ne metta. Le influenze sono assai palesi, con i Malevolent Creation in testa, ma in generale, è tutto il death “made in USA” ad influenzare quest’album, che certamente non potrà non piacere agli amanti del death tritura budelle, mentre agli amanti di sonorità più alternative od originali, suggerisco di astenersi dall’ascolto di questo lavoro. C’è ben poco da segnalare di questo lavoro, data la pochezza e la scarsa originalità delle idee messe in musica. Un’ultima raccomandazione: questi Requiem sono quelli svizzeri e suonano death, da non confondere con le band omonime colombiana e finlandese! (Francesco Scarci)
 

lunedì 6 luglio 2020

My Darkest Hate - Combat Area

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death Old School, Massacre, Six Feet Under
“Che barba che noia, che noia che barba...” Così finivano sempre le sit-com di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini; allo stesso modo vorrei iniziare la recensione di quest’ennesimo gruppo tedesco dedito ad un sound trito e ritrito. Recuperiamo infatti i My Darkest Hate, nati a metà anni ’90 per emulare le gesta di Celtic Frost e Massacre, con il loro quarto Lp, Combat Area', sparato fra capo e collo. Il disco, il quarto della discografia, rilasciato in cinque anni, ricalca fedelmente le gesta dei loro idoli, soprattutto i mitici Massacre. I dieci brani che compongono questa fatica della formazione originaria di Ludwigsburg, riprendono tutti i clichè di un genere, che fu davvero grande negli anni ’90, quando le formazioni della Florida mietevano vittime nel mondo. Il sound proposto da questi teutonici è il classico death metal “made in USA” fatto di ritmiche pesantissime accompagnate da gorgoglii animaleschi e da latrati vari, velocità non molto sostenute, qualche assolo qua e là e il gioco è fatto, così come pure la mia recensione che non esiterà un attimo a stroncare l’ennesimo lavoro della clone band di turno. Ripetitivi. (Francesco Scarci)

(Massacre Records - 2006)
Voto: 48

https://www.facebook.com/mydarkesthate?group_id=0

martedì 23 giugno 2020

Halo of Shadows - Manifesto

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Melo Black, Children of Bodom, Dimmu Borgir
La Finlandia da sempre sforna gruppi a ripetizione: il rischio era che prima o poi la qualità musicale tendesse ad abbassarsi, un vero peccato per una nazione che ha dato i natali a band veramente uniche e importanti nel panorama metal internazionale. Questi Halo of Shadows (il cui nome deriva da un noto videogame) propongono un sound a cavallo tra il death tastieristico dei Children of Bodom e un black melodico, in linea con il materiale più soft dei Dimmu Borgir. Non posso dire che la band sia malvagia perché le carte in regola per fare bene ci sono tutte, l’unico problema è che si tratta di un sound già sentito centinaia di volte: cavalcate maideniane (anche se non mi piace assolutamente il suono assai retrò utilizzato per le chitarre) segnano la ritmica delle dieci tracce che compongono questo 'Manifesto', su cui s'inseriscono le classiche tastiere alla “Figli di Bodom”, la pessima voce black del vocalist (nè screaming nè growling in sostanza), dei piacevoli assoli (in pieno heavy metal style) a cura dei due axemen (da brividi peraltro quello di “Drowned in Ashes”) e momenti sinfonici vicini a quanto fatto da Shagrath e soci. Ecco quindi che il gioco è presto fatto: se vi piace questo genere di musica, recuperate questo loro unico vagito, ormai datato 2006, altrimenti gli originali restano sempre i migliori da ascoltare!!! (Francesco Scarci)

venerdì 10 aprile 2020

Darkseed - Ultimate Darkness

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Gothic, Crematory
Era il 2005 e i tedeschi Darkseed arrivavano al mirabolante traguardo del sesto album, il loro secondo per la Massacre Records, proseguendo un percorso evolutivo molto simile a quello intrapreso dai connazionali Crematory. Ricominciando là da dove avevano lasciato 2 anni prima con 'Astral Adventures', i nostri proseguono sulla stessa scia con questo 'Ultimate Darkness' continuando a proporre un genere che già all'epoca aveva ormai ben poco da dire. Non voglio stroncare tuttavia la proposta musicale del sestetto Monaco poiché, per quanto riguarda esecuzione e melodia, si attesta su livelli medi, quello che emerge semmai dalle note di questo album è superato. I cliché del genere ci sono tutti: chitarre cupe super infarcite di tastiere goticheggianti con richiami più o meno imbarazzanti ai vari Rammstein, o agli album 'Host' e 'Believe in Nothing' dei Paradise Lost. Come dicevo, le chitarre sono qui assai oscure e pesanti, però a farla da padrone sono decisamente le tastiere, sopra le quali si staglia la voce di Stefan Hertrich che spazia tra vocals pulite e altre un po’ più roche. In alcuni frangenti la proposta musicale dei nostri mi ha riportato alla mente gli Evereve, forse per i coretti tanto accattivanti quanto mai noiosi alla lunga; in “The Fall” ho sentito un riff preso in prestito da 'Symbol of Life' ancora dei Paradise Lost. Insomma tutto questo per dire che forse questo album potrebbe anche piacervi se i suddetti gruppi rientrano tra le vostre preferenze in quanto 'Ultimate Darkness' riesce comunque a coniugare un po’ tutti questi generi: gothic, elettronica, dark wave e piacevoli ritornelli. Il problema è che non crdo di riuscire ad andare oltre al terzo ascolto, poiché la band è priva di quella verve che la contraddistingueva agli esordi di cui ora rimane poco di entusiasmante e coinvolgente. Per i fan dell'ensemble teutonico, vorrei segnalare che in giro esiste anche un'edizione che comprende un secondo cd contenente 13 unreleased tracks della discografia dei nostri. (Francesco Scarci)

(Massacre Records - 2005)
Voto: 60

https://www.facebook.com/DARKSEED-46103123056/

mercoledì 18 dicembre 2019

Stormwarrior – Norsemen

#FOR FANS OF: Heavy/Power
When I first heard “Iron Prayers” back on 2002, I was blown away by Stormwarrior’s unapologetic resemblance to Walls of Jericho era Helloween. They even went as far as to have Kai Hansen produce and guest on their debut album. I was instantly a fan. The follow up to their debut was absolute perfection and one of my all time favorite albums. The band has changed over the years but one thing that has not changed, their approach to classic speed metal. It’s been almost six years since their last release, Thunder and Steele, so the time was right for the return of Stormwarrior. With the release of their sixth full length opus, Norsemen, they are back with a vengeance. It’s amazing how this band can stay true to their form without sounding dated or stale.

Keeping with Stormwarrior tradition, they begin with “To The Shores Where We Belong,” an intro that only builds you up to the burst of speed and energy you would expect from these Teutonic masters. “Norsemen (We Are)” bursts from your speakers with the fury of a marauding viking horde! A speedy epic number that sets the mood for what will be fifty minutes of head banging , horns up speed metal. Starting with speed and fury the song is classic Stormwarrior; including their signature melodic, anthemic choruses that you will find yourself signing along to by the time it rolls around for the second time. “Storms of the North” keeps it going with one of their most catchy choruses yet. The riffs are epic and the solos are godly.

“Freeborn” changed the pace a bit having that galloping tempo, crunching riffs, and melodic dual leads. Being one of the teasers released before the album, it’s just metal as fuck from beginning to end. They have this atmosphere that make any song they create sound epic. “Odin’s Fire,” “Sword Dane,” and “Blade on Blade” are classic Stormwarrior. These songs could have been on Northern Rage. “Shield Wall” starts off with some dual lead melodies over some epic keyboard effects then bursts into some great dual lead work for the intro that leads into the verse. It actually comes off as quite catchy. What this song does is prepare us for the epic masterpiece that is “Sword of Valhalla.” Clocking in at just over eleven minutes, this is an absolute beast of a song. This is everything heavy metal should be in one song; speed, epic riffs, melodic epic choruses, and godly soloing.

Once again, Stormwarrior proves to the world that staying true to your formula can pay off. This album is pure Stormwarrior from beginning to end. Their signature sound is is pure metal; nothing more, nothing less. I’ve never heard an album by this band that I did not like. Twenty-one years after their formation and seventeen years since the release of their blistering debut, Stormwarrior stands out as one of the best and most consistent bands in metal. Prove me wrong….I dare you!! (
The Elitist Metalhead)



(Massacre Records - 2019)
Score: 95

https://www.facebook.com/STORMWARRIOR.Official

giovedì 28 febbraio 2019

Legion of the Damned - Sons of the Jackal

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Thrash/Death
Sentivo la mancanza dell’ennesima mazzata nei denti. Questa volta dovrò presentare il conto del mio dentista ai Legion of the Damned (LOTD), andando a ripescare il loro secondo lavoro del 2006. La band ci spara tra capo e collo un death violento e incazzato, oscuro e morboso. Potenti riff erigono un muro sonoro devastante, capace di assalirci alle spalle e lasciarci inermi e annichiliti. Cupe growling vocals si stagliano su una ritmica pesante con una batteria che ricorre spesso ai blast-beat. Per chi non lo sapesse i LOTD non sono altro che la reincarnazione degli ormai defunti Occult, band olandese di discreto valore negli anni ’90, che per ragioni contrattuali decisero di sciogliersi e riformarsi sotto altro nome e ripartire là da dove avevano lasciato, appunto con un death thrash dinamitardo che si rifà ai nomi sacri del genere. Niente di nuovo quindi sotto il sole: tanta rabbia e colate laviche di riff che ci percuotono e ripercuotono, lasciandoci tramortiti per terra. 'Sons of the Jackal' è un mortale attacco ai sensi, che alla fine dell’ascolto ci lascia totalmente privi di fiato. Sebbene non ci troviamo al cospetto di nulla di nuovo, devo rilevare l’assoluta perizia tecnica di una band che ormai da oltre 25 anni calca la scena metal con grande dignità. Ultima nota: il cd contiene anche un bonus DVD con più di due ore di materiale inedito estrapolato da backstage di vari festival estivi del 2006, due video e tre gallerie di immagini. Per soli amanti di album tritaossa. (Francesco Scarci)

(Massacre Records/Napalm Records - 2006/2015)
Voto: 65

lunedì 23 gennaio 2017

Transilvanian Beat Club - Willkommen Im Club

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Death Rock
Facciamo un salto indietro nel passato per conoscere un act ormai sciolto, non proprio fortunatissimo e brillantissimo. Sto parlando dei Transilvanian Beat Club che nel 2006 proposero il loro debut album, 11 tracce di un death rock influenzato da sonorità gotiche, dark e doom, interamente cantato in tedesco, lingua che notoriamente faccio fatica a digerire in ambito musicale. Comunque sia, la band tedesca, che includeva membri di Eisregen e Ewigheim, nonché come guest star Martin Schirenc dei Pungent Stench, propina uno strano mix di suoni: un gothic-black sporcato da sonorità rock punk e musiche da B-movie horror, su cui fanno capolino female vocals e un sax (credo, ma non ne sono certo), che richiama parecchio i suoni degli ungheresi Sear Bliss. Per il resto, se potessi azzardare un paragone un po’ folle, mi verrebbe da dire che il disco è un po’ come se i Motorhead suonassero brani dei Rammstein, quindi in modo grezzo e privo ma dotato di quella pomposità che contraddistingue la band tedesca. Se il lavoro fosse stato curato maggiormente, soprattutto a livello di suoni, di sicuro avrebbe ottenuto un riscontro più positivo da parte del sottoscritto. Da segnalare infine, che l’ultima traccia dell’album è la cover “Transilvanian Hunger” dei Darkthrone, forse il pezzo più interessante di questo 'Willkommen Im Club'. A meno che non siate dei grandissimi fan degli Eisregen, ne farei a meno. (Francesco Scarci)

(Massacre Records - 2006)
Voto: 50

http://www.transilvanian-beat-club.com/

giovedì 4 agosto 2016

Asylum Pyre - Spirited Away

#PER CHI AMA: Power/Prog, Amaranthe
La Francia si rivela ancora una volta terra fertile per le branchie più melodiche, ormai definibili in una nuova vera e propria corrente power, con caratteristiche comuni e radicate nell’ultima decina d’anni. Questa volta la band in questione arriva dalla capitale Parigi, con il terzo full-length in studio, dopo 8 anni dall’uscita del primo demo della band. Esperienza ed evoluzione sonora portano il loro dovuto contributo e si avverte fin da subito che 'Spirited Away' presenti una marcia in più, per quanto riguarda la produzione, rispetto ai due precedenti lavori ('Natural Instinct' e 'Fifty Years Later'). La formula sviluppata dagli Asylum Pyre è la classica riscontrabile in gran parte degli esponenti del movimento francese (vedi Benighted Soul): un power melodico con l’aggiunta di elementi di provenienza diversa, dalle influenze prog agli elementi elettronici e sinfonici. La voce femminile, cristallina e pop-eggiante, è arricchita da una buonissima interpretazione da parte della cantante Chaos Heidi, sempre articolata su forti melodie a sovrastare i riff di chitarra e i tappeti di tastiere, che in certe occasioni ricordano quelli dei più navigati Amaranthe. Un pianoforte apre e chiude questo lavoro dall’intro di "Second Shadow" alla lenta dissolvenza di "Fly". Fra di esse invece troviamo le ricercatezze melodiche dell’ensemble parigino, fra la potenza della vocalist, che apprezziamo particolarmente nelle prime tracce dell’album "Only Your Soul" e "Unplug My Brain", le quali si prestano per caratteristiche anche a diventare dei buoni singoli. Successivamente incontriamo varie sfumature, dagli stacchi che sanno di prog (parte centrale di basso nella seconda traccia), alla lenta ballad "The White Room", fino a sezioni decisamente più potenti come nella più lunga e articolata "Soulbrust" o in "Shivers", nelle quali interviene anche il chitarrista Johann Cadot con le sue vocals più aggressive. Buona prova per la band d’oltralpe che mostra una naturale maturità rispetto ai precedenti lavori. Non si tratta certamente di qualcosa di eccezionale o innovativo, anzi si colloca proprio nei canoni del movimento. Certamente però rappresenta una nuova conferma del fatto che negli ultimi anni la Francia stia sfornando una notevole corrente power-melodica, destinata di certo ad evolversi ulteriormente. (Emanuele 'Norum' Marchesoni)

(Massacre Records - 2015)
Voto: 75

https://www.facebook.com/asylumpyre/

venerdì 7 ottobre 2011

Winterdome - Weltendämmerung

#PER CHI AMA: Viking, Folk, Epic Pagan
Il vento che soffia sul mare, un rumore di barca che cerca di solcare le onde, una voce che inizia a raccontare: così si apre Weltendämmerung, il secondo lavoro della band di Hannover. Prima di parlare dell’album, è meglio fare una piccola introduzione dell’ensemble. I Winterdome si sono formati nel 1996 in Sassonia e al momento ha prodotto solo due album: “Moravian – or a Gods’ dawn”, un EP formato da 4 tracce rilasciato nel 1997 e quest’ultimo, uscito nel 2006. La peculiarità di questa release è che si tratta di un’opera d’arte: alterna brani narrati, con tanto di sottofondo per rendere più realistico il racconto di una terra lontana, a brani ricchi di sonorità sintetizzate e molto malinconici. Come presentato sul loro sito ufficiale, le sonorità gothic metal incontrano il “medieval rock” (ricordiamo anche che hanno aperto i concerti degli In Extremo). Il brano che apre il disco è totalmente narrato: sebbene la lingua usata sia il tedesco, ciò non toglie musicalità, anzi, accentua la storia epica e le gesta di un popolo che addirittura crea una propria religione e una propria lingua. Ascoltando la traccia che dà il titolo al concept-album, si può sentire come il cantante faccia largo uso del growl, che associato a suoni più campionati e chitarre distorte, trasmette un profondo senso di malinconia. L’impostazione della tracklist vede un brano (raccontato da Bernd Seestaedt) che si alterna ad uno cantato/suonato, in cui prima viene spiegata la storia e poi cantate le gesta di Ashaj, il protagonista principale. Degna di nota è "Land der Nacht", che si avvale anche di violini: l’atmosfera medievale è preponderante, mitica. Violini che ritroveremo anche in "Die Elasaj", accompagnati dalla voce dolce e melodiosa della violinista Lisa Hinnersmann, in totale contrapposizione a quella grave e ruvida di Henrik Warschau. Il senso di malinconia nominato precedentemente, irrompe nel leit-motiv di "Ein Letztes Mal": sebbene la parte cantata assomigli più ad una litania, l’apporto vocale di Lisa, aiuta a sopportare di più questa parentesi melodica. Anche i violini, nel ritornello, contribuiscono a mantenere l’aria malinconica assieme al ritmo cadenzato e lento. In "Flammentanz" le atmosfere medievali ritornano, grazie soprattutto agli archi e all’arpa: oltre a chitarre e batteria appena accennate, tutto il brano sembra proiettare l’ascoltatore in una fiera contadina, come sempre accompagnato dal racconto fantastico sulle vicissitudini del protagonista (a metà tra cantato e raccontato). Degno di nota è un assolo di chitarra elettrica, molto convincente. Il ritmo cambia in "Leid und Qual": velocità, cattiveria e chitarre incalzanti fanno da leitmotiv del brano. Le tastiere sono suonate in modo da accentuare una sensazione di ansia ed inquietudine, rendendo il tutto una delle canzoni migliori dell’album. Nel caso tutta questa velocità non piacesse, ma si volesse un ritmo più rallentato, "… Wenn das Ende Naht" è la traccia adatta. Grazie anche ai violini, il suono risulta quasi pesante e più indicata per qualche cerimonia funebre. Questo album svela, ad ogni traccia, nuove sonorità: in "Der Hoffnung-Tod" (oltre ai sopraccitati violini e chitarre elettriche) i cori femminili si aggiungono alla voce roca di Warschau, dando così una piccola impronta lirica, che non guasta affatto. Si arriva alla fine di quest’opera “quasi magna” con "Ein Stiller Schrei", che sembra più composta per una sezione di archi piuttosto che di chitarre: persino la parte cantata si adatta alla melodia dei violini, quasi a volere chiudere con una forte nota malinconica. Di buono c’è la scelta di alternare racconto epico/fantastico ad un metal con più sfaccettature; di meno buono la scelta di usare il tedesco nelle liriche: non tutti sono in grado di svelarne i contenuti, sentendosi così meno coinvolti in questa storia che, nonostante sia inventata, risulterà anche per voi, sicuramente raccontata con passione. (Samantha Pigozzo)

(Massacre Records)
Voto: 80
 

mercoledì 23 febbraio 2011

Requiem - Premier Killing League


Già bastonati qualche tempo fa dal sottoscritto, tornano alla carica gli svizzeri Requiem, con un nuovo assalto death grind sulla scia del brutal death americano. La differenza tra il precedente "Government Denies Knowledge" e questo nuovo “Premier Killing League” non è poi molta: prodotti egregiamente dal mitico Andy Classen (Legion, Tankard, Dew-Scented) agli Stage One Studios, i Requiem ci sparano in faccia le solite strabordanti songs di death martellante, fatto di ultra veloci blast beat, ritmiche furenti, growling profondi e screaming selvaggi, rallentamenti ben congeniati, per darci modo di rifiatare e poi percuoterci ulteriormente con la loro musica selvaggia. Già per il precedente album, avevo scritto che qui di originale non vi era assolutamente nulla; non posso far altro che confermare quanto scrissi allora. Solo per i fan più intransigenti, gli altri si tengano alla larga. (Francesco Scarci)

(Massacre Records)
Voto: 50

In Slumber - Scars Incomplete


Mentre qualche band ha già messo la freccia per svoltare (Naildown, Omnium Gatherum) e imboccare nuove strade, c’è ancora chi, non ha ancora abbondantemente goduto del successo di un genere, lo swedish death, che negli ultimi tempi, ha perso parecchie idee per strada. È il caso degli austriaci In Slumber che, in evidente ritardo sulla tabella di marcia, offrono questo discreto (se fosse stato scritto una decina di anni fa) “Scars Incomplete”. Non è un brutto album dopo tutto, ma le idee che frullano nella testa di questo quintetto sono già state ampliamente utilizzate e consumate nel tempo, da migliaia di bands. Intriganti riffs di chitarra accompagnate da una ritmica martellante, costruiscono la base portante di questo lavoro, con la voce di Wolfgang che fa il verso a quella del rastamanno Anders Friden degli In Flames. Mi spiace dover rimandare gli In Slumber, visto che sono da sempre un grande fan del genere e ancora oggi amo ascoltare questo tipo di sonorità, ma talvolta si sfiora veramente il plagio, addirittura nelle lyrics. Tuttavia, se amate lo swedish death nella sua forma più melodica, rimembrante In Flames, Dark Tranquillity e la vecchia guardia di Ceremonial Oath ed Eucharist, beh, mi sento di darvi una chance e invitarvi all’ascolto di “Scars Incomplete”, molto probabilmente potrebbero piacervi... (Francesco Scarci)

(Massacre Records)
Voto: 60