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sabato 18 ottobre 2014

Necroart - Lamma Sabactani

#PER CHI AMA: Black/Dark/Doom, Rotting Christ, Sadness, primi Anathema
A cadenza quasi di un lustro da ogni uscita (2005, 2010 e ora 2014), tornano i Necroart, che ben avevano figurato sulle pagine del Pozzo dei Dannati all'epoca della precedente release, 'The Sucidal Elite'. Quattro anni se ne sono andati: mentre io ho perso qualche capello in più e ho messo su un po' di pancetta, il sestetto pavese sembra essere in ottima forma e non risentire dei segni del tempo. 'Lamma Sabactani' è un altro album all'insegna dell'oscurità più profonda che ancora una volta miscela black, death e doom, non dimenticandosi anche di piazzare qualche sonorità etnica. Già infatti nella title track, posta stranamente in apertura, si sentono arabeschi richiami di atavica memoria "moonspelliana". I nostri avviano poi i motori e si lanciano nella loro personale descrizione dei demoni che albergano la loro anima intrisa di morte. Il sound delle chitarre è sporco cosi come l'intera produzione di questo nuovo lavoro, le cui ritmiche potrebbero essere tranquillamente definibili rock dalle tinte progressive. Se non fosse inftti per alcune sfuriate estreme e per l'utilizzo rutilante del drumming, o le vocals che si dimenano tra lo scream, il growl e il narrato, questo disco potrebbe essere etichettato in altro modo. L'atmosfera caliginosa è comunque l'elemento portante di questa release e si conferma in tutte le tracce assai decadente, non nel senso più ruffiano che talune volte acquisisce questo termine, ma le song sono tutte assai tetre e asfissianti nella loro vestigia e i richiami musicali col passato si spingono ai primi Rotting Christ, ai Sadness di 'Ames de Marbre', agli Anathema di 'Pentecost III' (ascoltate "The Demiurge" per capire anche l'utilizzo delle vocals, cosi come fatto da Darren White all'epoca), ma anche addirittura a King Diamond, almeno a livello di ambientazioni (penso ad "Agnus Dei", traccia da cui è stato estratto anche un videoclip). In qualche traccia (la già citata "The Demiurge" e "Redemption", una specie di ballad dai toni foschi e pacati) fa anche la comparsa una eterea voce femminile, che appartiene a Gaia Fior del Coro dell'Arena della mia Verona, che già aveva collaborato in passato con i nostri. La seconda parte del disco, già a partire da "Redemption", sembra muoversi su sonorità più rilassate: "Stabat Mater" sembra suonata all'interno di una chiesa per l'effetto magniloquente dato dalle sue tastiere, dall'impronta liturgica data al suo incedere e dalla performance in stile preghiera dei due vocalist. Le conferme di un approccio più blando, arrivano anche dalla spettrale "Of Ghouls Maggots and Werewolves" e dalla conclusiva malata "Cyanide and Mephisto", un sensuale e sessuale outro che chiude brillantemente 'Lamma Sabactani'. Speriamo ora di non dover attendere un altro quinquiennio prima di avere buone nuove dai Necroart, non vorrei immaginarmi con un neonato in braccio a recensire il prossimo album. (Francesco Scarci)

(Beyond Production - 2014)
Voto: 75

http://www.necroart.net/