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martedì 6 novembre 2012

Limerick - Bectibù

#PER CHI AMA: Rock/Stoner/Grunge
Burn Vicenza Burn. Giusto per citare un altro grande gruppo della zona, i Limerick danno fuoco alla miccia che corre attraverso la miseria musicale e fanno saltare in aria il ventre molle del sistema. Conoscere i Limerick, vedendoli suonare su un grande palco, mi ha rimescolato le budella come non mai ed una domanda mi è balenata subito nel cervello: e questi, dove sono stati rinchiusi fino ad ora? In sala prove ovvio, lavorando ore ed ore, per scrivere i pezzi, curare il suono e trovando pure il tempo di registrare questo grande “Bectibù”, nato proprio tra quattro mura insonorizzate alla bell'e meglio. La definizione Rock/Stoner/Grunge non dice tutto dei Limerick, varie influenze serpeggiano infatti tra le otto tracce, ma mi piace pensare che non sia stata la musica di altri ad inspirarli. Loro si definiscono un lungo viaggio che parte da Seattle, scende per la costa pacifica e passa attraverso le distese sabbiose della California e qualcosa si percepisce, sonorità stoner come un macigno, per quanto riguarda la parte strumentale e la voce, che evoca uno stile grunge, ma con un timbro personale. La giostra inizia con la prima traccia "Y", bella tosta sin dal primissimo riff di chitarra che, sostenuta dal basso, può permettersi delle belle digressioni e dalla batteria che mostra subito un grande potenziale, che non vede l'ora di esprimersi. Diciamo che i 2' 38'' passano velocissimi e si ha l'impressione di un coitus interructus, personalmente l'avrei portata avanti cercando un buono stacco ed un nuovo sviluppo. "How Many People are Looking for Sun" utilizza questa tecnica a metà pezzo, per introdurre un bel giro polveroso di chitarra, senza stare molto a preoccuparsi della sindrome "adesso come facciamo ad unire le due parti”. L'apertura di basso differenzia l'inizio del pezzo, ma non esalta per creatività. Arriviamo alla terza canzone "Leech" che ritengo il main theme di questo "Bectibù" (quando l'ho sentita dal vivo con discreti volumi, le viscere mi si sono rianimate e volevo uscire per pogare...). A parte il riff di chitarra dal vago sapore "kashmiriano" che comunque denota stile, si apprezza l'assolo e la struttura ritmica in toto che fa intuire l'affiatamento musicale del trio vicentino. Chiudo con "Kulba Khan" dove la voce del cantante/chitarrista gioca su tonalità diverse rispetto alle precedenti tracce, e la parte strumentale si inventa riff diversi e più personali per un finale in crescendo che sgomita e spinge per trovare la quiete definitiva. Ho differenziato i voti tra cd e live non per cinismo, ma per rimarcare che "Bectibù" è registrato egregiamente, ma avrei lasciato le chitarre più libere e meno compresse. Il suono grezzo e cremoso del live (che ho sentito io) lo ritengo più adatto al genere. Per il resto consigliatissimo, album da acquistare ovviamente in abbinata ad un loro concerto. Al più presto. (Michele Montanari)

(Self) 
Voto: 75 (85 Live)