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domenica 4 dicembre 2011

Veratrum - Sangue

#PER CHI AMA: Brutal Death/Black/Grind, Infernal Poetry
Mi mancava proprio farmi maciullare le ossa in questo periodo pre-natalizio e i bergamaschi Veratrum rappresentano la giusta cura a questa mia necessità. “Sangue” è il demo cd di quello che sembra essere più un side project di Voland e Fosch, che una band a tutti gli effetti (sicuramente sarò presto smentito con l’uscita del loro full lenght), un lavoro che infervorerà di certo gli amanti del brutal death di stampo americano, ma non solo. Esso racchiude cinque pezzi cantati in italiano che sicuramente vi strapazzeranno le orecchie cosi come successo al sottoscritto, che è rimasto comunque piacevolmente colpito dal song frenetico del combo lombardo. Un po’ influenzati dagli Infernal Poetry, i Veratrum ne possono incarnare il lato più brutale e forse un po’ meno sperimentale, però nel corso dell’ascolto di questo EP, in più occasioni mi è venuto di accostare il sound dei nostri a quello dei marchigiani, già fin dall’iniziale title track, song che viaggia bella serrata, ma che ci lascia rifiatare, concedendo spazio a qualche stop’n go. È la successiva “Davanti alla Libertà” che ci strapazza ben bene con un riffing acuminato e una batteria che suona su ritmi vertiginosi, e con un break centrale che si rifà invece alla tradizione scandinava, accompagnato da un growling mortifero. “L’ora è Giunta” ha un mood quasi grind, con un uso esagerato di blast beat, ma quei rallentamenti al termine di ogni strofa, possono ricondurci ai primi Carcass, mentre gli accenni grooveggianti posti a metà brano o quelle aperture chitarristiche, oserei dire, melodiche, elevano sicuramente la qualità della song, che rischierebbe invece di soffrire di un certo piattume di fondo (su questo punto lavorerei molto per poter dare un maggior tocco di originalità alla proposta). Altro attacco furioso con la quarta “Io Sono il Tempo”, con le vocals di Andrea che si alternano, a seconda della ritmica (furente o mid-tempo), tra uno screaming schizoide e il growling oscuro, fino al finale dove un assolo in stile classic metal (!?) chiude il brano. “L’Odio” segna la conclusione di un lavoro brutale, tecnicamente ben suonato ma a cui manca ancora quel quid per potere essere competitivo con le grandi realtà internazionali; tuttavia sono convinto che i nostri siano sulla strada giusta per poter puntare a qualcosa di veramente importante. Comunque validi! (Francesco Scarci)

(Self)
Voto: 70