#PER CHI AMA: Funeral Doom, My Dying Bride, primi Anathema |
Rare volte mi è capitato di trovare un album perfetto per un sottofondo da notti solitarie in riflessione senza dire: “Beh, questa canzone si… Questa no… Questa forse…”. Sono impressioni personali, senza ombra di dubbio, ma quel senso di nera filosofia astrale che mi hanno trasmesso i Sadael (anzi, Sadael e basta, visto che si tratta nuovamente di una one-man band) è qualcosa di cui solo un altro gruppo, i Moonspell di Ribeiro, sono riusciti a instillare nel mio inconscio. Lo consiglio vivamente, questo “Diary of Loss”, ennesima fatica di una terra leggendaria, affascinante e piena di mistica come è l’Armenia. Trovano rifugio in questo calderone di sensazioni sette tracce di saggia poesia, una più evocativa dell’altra. Grande interprete di questo album è l’organo-pianoforte, accompagnato da elementi ambient che aumentano l’atmosfera sulfurea di ogni passaggio di tempo o mutamento di melodia (l’ho chiamato ‘piano-riff’, che sia un neologismo?). Il nichilismo, la solitudine e la chimera di una costante perdita dell’essere abbracciano nenie adombranti amori perduti, odiati o mai trovati, testimoniando in questo caso un avvicinamento alle liriche più gothic che doom. Contaminazione. La adoro. Apprezzerete anche gli assoli di chitarra, puliti e perfetti come solo gli Anathema di “Eternity” o “Alternative 4” sono riusciti a fare. Riguardo la lunghezza (questi viaggi non dovrebbero mai terminare) si spazia dai tre minuti dell’intro ai dieci dell’ultima traccia; azzarderei che tutto è stato calcolato per non pesare eccessivamente sull’ascoltatore. Ve lo consiglio vivamente questo album, anche per gli appassionati di dark-ambient. Prendetevi un’ora libera prima di andare a letto, versatevi un bicchiere di vino (“My Wine in Silence”: My Dying Bride docet) e lasciatevi trasportare da questa vera e concreta opera d’arte musicale. Se poi siete studiosi di occulto non lasciatevi mancare un ascolto attento della terza tappa, “Loss”, una metafora dell’eterno ritorno. (Damiano Benato)