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mercoledì 29 ottobre 2025

Fauna - Ochre & Ash

#FOR FANS OF: Atmospheric Black
With over twenty years of existence, the US-based band Fauna has created a trademark sound with its trance-inducing atmospheric black metal. Long compositions in this genre are not unusual, and this project has repeatedly shown that it is quite comfortable composing these sorts of tracks. Lyrically, the band is strongly influenced by atavism and shamanism, exploring the lost traits of humanity and the broken ties between humans and nature. This particular approach makes the band combine the fury of black metal with acoustic and ambience-inducing sections, creating strongly hypnotic songs.

Fauna’s previous albums, like 'Rain' or 'The Hunt,' are sonic proof of the project’s fondness for this mixture of influences, with a highly recognizable combination of acoustic sections, a good degree of ritual dissonance, and the furious Cascadian atmospheric black metal that is so revered in the scene. Contrary to other projects of the same genre, Fauna’s music is a bit more difficult to digest as it navigates between two worlds, which can confuse some listeners. The new opus, entitled 'Ochre & Ash,' delves deeper into this mixture, combining long and short tracks, where this ritualistic ambience reigns, as, for example, you will find in "Femoral Sun." These tracks are the calmer counterpart, yet their evocative and deeply dark nature makes them unsettling at times. This is explained by the concept behind the music, as Fauna goes a step further and invites the listener to a live ancient ritual where the life of hunters and cavemen is sonically depicted. The album is divided into three main parts, which consist of three long compositions and their ambient counterparts. The three main songs, which last between fifteen and twenty-three minutes, combine occasionally speedy and furious parts with sections whose cadence is less energetic.

The purely black metal parts indeed have these recognizable tremolo picking riffs and cavernous screams with the personal touch that Fauna always has. In any case, the compositions have a long build-up until the most ferocious parts appear. Fauna wants to submerge the listener in the sinister atmosphere of the cave and feel the oppressive atmosphere before the fury erupts. The contrast is sometimes unexpected, as it happens in tracks like "Labyrinths" or the long album-closer "Eternal Return," where the composition’s pace and intensity are suddenly increased. Nevertheless, the pace is usually more mid-tempo even in the pure black metal sections, as Fauna is primarily interested in creating this hypnotic ambiance rather than playing fast. This mid-tempo/slower cadence is clearly the main tool that this project uses to lure the listener and guide them through these ancient rituals, where the occasional speedy parts are the always unexpected violent side of nature that can surprise us.

'Ochre & Ash' by Fauna is another step in this project’s unique sound. Fauna’s music is not for everyone, as the albums are composed to be a one-piece ritual that requires a fully immersed listener. If you allow yourself to be drawn into this worship, this album can be a truly musical experience. (Alain González Artola)

(Prophecy Productions - 2025)
Score: 75

domenica 26 ottobre 2025

The Pit Tips

Francesco Scarci

Sunken - Lykke
Coroner - Dissonant Theory
Contemplations - S/t

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Alain González Artola

Bloodywood - Nu Delhi
Voskresenie - Black Triptych
Sepulchre - Psalms Unto Caesar

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Death8699

Cradle of Filth - The Screaming of the Valkyries
Eleine - Dancing In Hell
Testament - Para Bellum

venerdì 24 ottobre 2025

Zorn - Schwarz Metall

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Metal
Dalla Germania, una band che, si è formata nel 2000. Prima uscita ufficiale questo 'Schwarz Metall', un violento black metal, tenebroso e cupo (Darkthrone e vecchi Gorgoroth sono dei chiari punti di riferimento per i nostri), che pesca dal vecchio black metal norvegese. Un ritorno ai primi anni '90, le radici, lo stile è quello. Sembra di ascoltare un cd di quel decennio. Black metal, nessuna sperimentazione progressiva o altre fantasiose idee, semplice e diretto black metal, la rinascita di un sound oscuro e crudele. Queste otto tracce, suonate nell'arco di 30 minuti, sono nella loro semplicità, quello che spesso molti avranno avuto voglia di ascoltare, senza doversi sorbire arrangiamenti barocchi più adatti sicuramente ad altre cose. Nessuna menzione particolare, ogni componente della band fa quello che gli spetta nel modo più onesto possibile; il cantato, in tedesco, è al limite dello stridulo, ma è veramente efficace. Tutto l'odio di questa band è concentrato in queste tracce, il risultato è un' aggressione sonora devastante. Che dirvi di più, per un cd che si intitola Black Metal?

(Last Episode/Asatru Klangwerke - 2001/2012)
Voto: 70

mercoledì 22 ottobre 2025

Unto Others - I Believe In Halloween II

#PER CHI AMA: Dark/Gothic/Post Punk
Della serie "dolcetto o scherzetto", gli statunitensi Unto Others tornano con un EP che suona come un regalino per i propri fan. Era già accaduto nel 2021, in occasione di 'I Believe in Halloween', tornano oggi con un secondo capitolo, 'I Believe In Halloween II', un dischetto di cinque pezzi, tra cui due cover, una dei Misfits, l'altra dei Ramones. L'EP si apre con le ottime melodie di "They Came from Space" e un sound che si muove nei paraggi di un dark gothic fresco e melodico, che probabilmente poco aggiunge alle più recenti uscite del quartetto di Portland, ma per chi magari non li conoscesse, potrebbe essere un buon biglietto da visita per approcciare la band originaria dell'Oregon. Melodie orecchiabili, suoni andanti, buone vocals e una bella dose di energia. La medesima che si respira nella punkeggiante "What I Did...", una scheggia di 1 minuto e 45, tra galoppate anni '80 e qualche break in grado di regalarci qualche momento scanzonato. Lo stesso dicasi per la successiva "Robots", carina soprattutto per il suo coro e l'assolo funambolico nella seconda metà. Poi, ecco le due cover: "Halloween" dei Misfits, per altri due minuti di scorribande punk rock dedicate alla festa di zucca e fantasmi, in pieno stile eighties. E parlando di questi anni, non si poteva nemmeno rinunciare a "Pet Sematary" dei Ramones, una delle peggiori canzoni di sempre della band newyorkese, ma che qui viene riproposta in modo quasi più convincente dell'originale. Insomma, niente di nuovo all'orizzonte, solo una gran voglia di spensieratezza. (Francesco Scarci)

(Century Media - 2025)
Voto: 66

Kowloon - Invocation of Baekdu

#PER CHI AMA: Raw Black
Non potevo non scrivere una recensione su una band nord coreana, soprattutto alla luce della copertina ridicola del disco, di contenuti musicali al limite dell'indecenza, ma comunque di un fascino esotico sprigionato da una release che alla fine, non mi ha lasciato indifferente. Sto parlando dei 구룡 (che tradotto in inglese dovrebbe essere Kowloon, come il nome di una delle aree urbane di Hong Kong, chissà  poi se ci sia qualche attinenza) e del loro EP di debutto, '백두의 소환' (tradotto nell'inglese 'Invocation of Baekdu', dove quest'ultima rappresenta il nome della montagna sacra più alta della Corea del Nord). Il genere musicale proposto? Un raw black metal che sembra ricondurci indietro nel tempo di 35 anni, ai tempi delle prime uscite norvegesi di Mayhem e compagnia. Tre brani e nove efferati minuti di black metal crudissimo e registrato malissimo, con la band che ci tiene a sottolineare che lo studio di registrazione è stato utilizzato durante gli orari consentiti, rispettando rigorosamente le normative durante l'intero processo creativo e che le attrezzature sono di proprietà statale. Le chitarre sono invece taglienti e melodiche nel secondo brano, con un riffing acuminato che richiama Emperor e Dissection allo stesso tempo, e delle vocals straordinariamente buone. Ecco, se mettiamo da parte la copertina del disco, la pessima registrazione, la prima abominevole traccia, e il cantato in lingua madre, con questo secondo pezzo si assiste quasi a un miracolo. Con la terza song ci lasciamo infine braccare da un pirotecnico black/thrash strumentale che evoca ancora una volta gli spettri scandinavi degli anni '90. Chissà se alla fine questi Kowloon siano realmente un progetto nord coreano o una burla in stile Ghost Bath, fatto sta che andranno obbligatoriamente seguiti da molto vicino, giusto per capire se il regime li avrà nel frattempo eliminati per questo loro atto di ribellione nel rilasciare un disco black. (Francesco Scarci)

(Self - 2025)
Voto: 61

lunedì 20 ottobre 2025

Toughness - Prophecy

#PER CHI AMA: Brutal Techno Death
'Prophecy' è stato il demo con cui i polacchi Toughness hanno fatto il loro debutto sulla scena nel 2022. La band, che avevamo incontrato qui nel Pozzo in occasione del loro album 'The Prophetic Dawn', e che quest'anno ha visto peraltro l'uscita del secondo cd, 'Black Respite of Oblivion', ha avuto la fortuna di veder anche il demo riproposto dalla loro etichetta, con una nuova veste grafica e una bonus track. Al pari del loro debut album, che io stesso avevo recensito, devo ammettere che anche il qui presente lavoro non brilla certo in fatto di produzione, causa un suono sporco, scarno e che di fatto non mi fa apprezzare la performance dei singoli strumenti. La proposta musicale è poi inevitabilmente legata a quel brutal death, mai troppo violento in realtà, di cui vi avevo parlato in passato, con spruzzate di techno death a sottolineare la comunque notevole perizia strumentale del quartetto di Lublino. Tuttavia, devo dire che il primo pezzo, "Carnal Ecstasy", non l'ho trovato cosi interessante, forse troppo ripetitivo nei suoi giri di chitarra, cosa che non ho riscontrato invece nella successiva e più delirante, "Cleavered". Vi basti ascoltare infatti i suoi giri di basso e di chitarra per rimanere paralizzati, per non parlare poi della sassaiola affidata a un drumming a dir poco schizoide. La voce, manco dirlo, un growl strozzato in gola. Pezzo interessante, diretto e mordace che in meno di tre minuti chiude positivamente la pratica. Ben più complessa e strutturata invece la successiva "The Oracle of Disentanglement", song inizialmente soffocante nel suo apparato ritmico e vocale, meno ariosa e jazzy però, rispetto alla seconda traccia. Una song alla fine monolitica ma comunque ubriacante. Per quanto riguarda la bonus track, "Defying of the Messiah", questa mostra un incedere iniziale più doomish oriented, per poi liberarsi nuovamente in giri un po' troppo ridondanti di chitarra. Un plauso tuttavia va all'inumano batterista che siede nelle retrovie e che detta i tempi pazzeschi di un disco piuttosto violento. (Francesco Scarci)

(Godz Ov War Productions - 2022/2025)
Voto: 65

Pogarda - Czarne Obrazy

#PER CHI AMA: Black Progressive
È una prima assoluta quella dei polacchi Pogarda. 'Czarne Obrazy' è infatti l'EP di debutto per il quintetto di Krosno, un lavoro di cinque pezzi e oltre 21 minuti di musica dedita a un black progressive. Le note introduttive di "Lament" sono delicati arpeggiati che vedono uno screaming rauco e straziante, andarsi ad affiancare per creare un sound lento, sofferente, melodico che, al minuto 3.50, mi ha addirittura evocato gli Agalloch di 'The Mantle'. Non tanta raffinatezza sia chiaro, e nemmeno la delicatezza delle note della band statunitense, visto che il sound dei Pogarda esplode invece in un post black dinamitardo, dove a mio avviso, andrebbe rivisto il suono della batteria. La proposta non è affatto male, per quanto il cantato sia in lingua madre, non certo morbido da assimilare. Ipnotica la successiva "Nieludzkie Pragnienie", dove spicca ancora una scelta stilistica che vede tiepide e soffuse melodie affiancarsi a un cantato decisamente malato di raucedine, mentre apprezzabili sono le parti in tremolo picking che si dilettano a dipingere affreschi di desolazione lacerante. "A Czwartą Plagą..." parte stranamente più sostenuta, quasi in una sorta di post punk dalle tinte black, un po' come facevano gli An Autumn for Crippled Children agli esordi. In "Freski" è invece è un bel basso a guidare una musicalità più ostica, resa ancor più difficile da assorbire causa una voce ancor più vetriolica. I giri in tremolo picking sono però davvero goduriosi e questo basta, per il momento, a bilanciare i frangenti meno digeribili del disco. In chiusura, le atmosfere graffianti di "Wilki Wyją" sanciscono un debutto certamente interessante, sulla scia di altre realtà tipo Karg o Harakiri for the Sky, una piccola gemma però, da sgrezzare al più presto. (Francesco Scarci)

(Godz Ov War Productions - 2025)
Voto: 69

giovedì 16 ottobre 2025

Van Diemen - Van Diemen III

#PER CHI AMA: Melo Death
I Van Diemen, dopo essere emigrati definitivamente in Australia (in realtà solo un membro della formazione è tedesco), tornano con il loro terzo lavoro, intitolato un po' banalmente, 'Van Diemen III'. La proposta del quartetto della Tasmania, che già in passato abbiamo avuto modo di recensire qui nel Pozzo, in occasione del secondo disco 'Sarcophilus Laniarius', viaggia lungo i binari di un death metal melodico, con il più classico muro di chitarre a costituire l'intelaiatura dei nostri, a cui aggiungere una bel growling ficcante, e un'ottima dose di solismi che, già dall'iniziale "T.D.M.", mi fa sobbalzare dalla sedia. Insomma, questo per dire che non siamo affatto di fronte a degli sprovveduti, ma già ai tempi del precedente album, avevamo avuto modo di constatarlo. Quello su cui semmai posso recriminare è una mancanza di freschezza a livello musicale, insomma nulla di particolarmente originale o cosi personale, da farmi gridare al miracolo. C'è la componente catchy, ruffiana per dirla in italiano, con i cori in "A Patient Man", che aprono la strada a un bridge di chitarra e a un dinamitardo assalto all'arma bianca nella seconda metà del brano, un preludio a un altro assolo, tuttavia non altrettanto incisivo come nell'opening track. Un buon arpeggio, forse un filo ridondante (tre minuti e mezzo dello stesso giro di chitarra, li avrei evitati), apre "I'll Die a Free Man", una song robusta, ma certo penalizzata da un riffing che alla lunga stanca, almeno fino all'assolo che chiude in fading. Più mid-tempo oriented e dal piglio malinconico, "Shadows of the Dead" si dispiega, seguendo un determinato pattern musicale per un tempo forse eccessivamente lungo. Ecco qual è il problema del disco, il fatto di dilungarsi un po' troppo nei brani, e far calare l'interesse nell'ascoltatore, che brama quanto prima, l'arrivo salvifico di un assolo a interrompere ritmiche estremamente prolisse ("The Land of Fire and Stone" è un altro esempio emblematico). Per il resto, i brani sono sicuramente piacevoli, soprattutto per coloro che bazzicano questo genere votato al melo death di stampo Dark Tranquillity (la conclusiva "Such is Life" potrebbe essere il manifesto programmatico dei nostri, peccato solo sia strumentale) o più death doom atmosferico, come ascolterete in "Internal Scars", o ancora nella più deflagrante "Thylacine", una song al limite del black metal. Insomma di carne al fuoco ce n'è, andrebbe grigliata meglio viste le potenzialità che i nostri hanno, per fare molto bene. (Francesco Scarci)

(Self - 2025)
Voto: 70