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lunedì 5 giugno 2023

Antechristus - Lands Of Ancestral Battles

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Old School
Molto "beheritiani" i francesi Antechristus. Grezzi fin dal primo secondo della registrazione, una registrazione ultra low-fi, ma carica di energia nera, come si ascoltava in tante cose degli anni passati. Musicalmente, come ho detto, i Beherit sono sicuramente molto vicini a questa band, ma è anche possibile ritrovare riferimenti molto più vecchi come Destruction o Sodom. Sicuramente non è una band che ha dell'incredibile perchè di pecche ce ne sono, una su tutte una voce che non riesce a fondersi con il resto della musica e che è registrata ad un volume veramente basso. Aggiungiamo poi una chitarra che a volte suona troppo "zanzarosa". Tutto concorre a creare un titolo che puzza molto di old-school; ora a voi decidere se è il caso di procurarvi 'Lands Of Ancestral Battles' (impresa titanica/ndr) per ascoltare qualcosa che abbia il fascino degli "early years" del black metal oppure procurarvi qualche altro titolo che abbia visto la luce in quel periodo.

Seven Impale - Summit

#PER CHI AMA: Prog/Jazz Rock
Dopo sette anni tornano i Seven Impale, ensemble norvegese che conta tra le proprie fila, tra gli altri, il tastierista Håkon Vinje degli Enslaved. La band di Bergen, guidata da Stian Økland (uno che si è laureato alla Grieg Academy come cantante lirico), sforna questo 'Summit', un lavoro di sole quattro lunghissime tracce che ci mostrano la galassia multisensoriale dei nostri incredibili musicisti. Si parte dalle suggestioni jazz prog rock rumoristiche dell'iniziale "Hunter", song che oltre a stabilire l'altissimo livello della barra tecnico-compositiva del sestetto, mostra il grado di sperimentazione a cui dovremo sottoporci durante l'ascolto di questo complicatissimo lavoro, che di certo non vincerà il premio come album più semplice da ascoltare, ma che comunque mostra come sia ancora possibile trovare gente in grado di proporre musica, per quanto ostica, assai originale. E i nostri non si tirano certo indietro, proponendo un sound comunque robusto, sfumato dal sax impazzito di Benjamin Mekki Widerøe (Potmos Hetoimos), da tocchi di pianoforte e da una dose di insana follia che troverà il suo acme per intensità, in un finale sconcertante. La seconda "Hydra" sembra già più morbida, ma non lasciatevi confondere, vista l'abilità dei Seven Impale nel combinare cinematiche porzioni prog con il jazz, con tanto di voci spaziali, e divagazioni space rock che potrebbero evocare i Van Der Graaf Generator o i King Crimson, in una versione decisamente più al passo con i tempi. Ancora straordinaria è l'efficacia del sax nel ideare atmosfere non di questo mondo, cosi come pure la fuga solistica finale a rendere il tutto ancor più ubriacante. Ecco arrivare poi "Ikaros", e i nostri cambiano ancora le carte in tavola con un sound più vicino all'hard rock scuola Motorpsycho, per una cavalcata roboante che vedrà poi una serie di fughe jazzistiche prender forma nel corso dei suoi nove minuti e mezzo, con la voce del frontman sempre magnetica e carismatica a districarsi tra suoni che diverranno via via più cupi e psichedelici. In chiusura "Sisyphus", un pezzo che probabilmente vede convergere tutte le intricatissime idee degli scandinavi verso mondi lontani. Eleganti ma stravaganti vocalizzi, turbolenze sonore, giochi ipnotici delle tastiere, atmosfere epiche e soffuse, vorticosi sbandamenti jazz e dirompenti ritmiche ne fanno la traccia più stralunata e complessa del lotto, che sottolinea alla fine, quanto sia reale la follia che permea questo esuberante ed elaborato 'Summit', un album come minimo da ascoltare, per non dire da comprare a scatola chiusa. (Francesco Scarci)

(Karisma Records - 2023)
Voto: 80

https://sevenimpale.bandcamp.com/album/summit

domenica 4 giugno 2023

Austere - Corrosion of Hearts

#FOR FANS OF: Depressive Black
Founded back in 2005, the Australian duo Austere, conformed by Desolate and Sorrow, achieved a cult status inside the depressive black metal scene. This was due to a quite solid debut album and particularly to a sophomore effort, entitled 'To Lay Like Old Ashed', which successfully caught the attention of the fans of this subgenre. The album became a classic and received excellent reviews. Sadly, the project eventually split up in 2011, which put its career on hold just when Austere was becoming one of the bastions of the genre. During this time, both Desolate and Sorrow have been really active in the metal scene, as they have been involved in many different projects. Fortunately, the band returned to life in 2021 and Austere has even began to play on stage, which is great, as many depressive black metal projects tend to be only studio projects.

As it happens when a project is inactive for such a long time, I was very curious to see if both members could bring back the magic of the old albums with the new beast 'Corrosion of Hearts'. The short answer is simply yes, which is obviously great news. After fourteen years, you could expect some changes, or an evolution as it is obvious that Austere has had time to bring some fresh ideas on this album. Happily, the album retains the main characteristics that made Austere such an especial band. The new opus consists of four long compositions and as soon as the album opener "Sullen" begins, all the pieces are just there to create a great song. The absolutely hypnotic guitar work captivates you since the very first moment. The song has a medium tempo during its length which helps to crease its absorbing nature thanks the exquisite tremolo riffing. The vocals sound as desperate as you may imagine. I particularly enjoy the most high-pitched shrieks which are an absolutely trademark of this genre. Anyway, Austere tried to add some variation in the vocal approach with the addition of clean vocals here and there, which sound particularly melancholic and a bit mellow in my opinion. I clearly prefer the classic screaming, but I respect the fact that the duo tried to broaden the usually narrow limits of the genre. The following track entitled "A Ravenous Oblivion", is probably the highlight of the album. Just take the best parts of the album opener, increase that sense of desperation with even more inspired riffs, add more desperate shrieks and a slightly more varied pace, and you will just get a perfect piece and a manifestation of what the genre can offer. As the album goes forward, the atmosphere becomes even more dense reaching its darkest point with "The Poisoned Core". Its irremediable end comes with the not so extremely bleak but equally inspired track "Pale", as it maintains the hypnotic nature of the rest of the album and the remarkably excellent riffs. It is undeniable that Austere doesn’t introduce great variations in terms of pace, but its songs do not sound boring and simple at all. Slight changes are introduced and even the drums try to be creative, actively avoiding the sense of sounding dull an uninspired. So, if you combine the little but tasteful changes, the effective work of the drums and the already mentioned great guitar work, you will barely find any reason to complain, but a lot to enjoy in this memorable album.

Austere’s return can therefore be defined as successful. All the ingredients that made this project a classic one in the scene are there. Because of this, old fans will find many reasons to rejoice, while the new ones will find this album as a perfect gateway to Austere’s music. (Alain González Artola)


Kaamos - S/t

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Death Metal
Una splendida, rigenerante e devastante ventata di passato. Mi ci voleva proprio una bella badilata sui denti di fottuto death metal svedese. Sì, sì, ho detto proprio death metal svedese… Dark Tranquillity, In Flames… ma neanche a parlarne!!! Death metal di quello vero e tosto, inaugurato nella seconda metà degli anni '80 dai leggendari Grotesque, Nihilist, Morbid e poi portato a compimento dalla prima grande (ed unica!) ondata svedese: Entombed, Grave, Dismember, Unleashed, primi Tiamat, Inverted. I Kaamos potevano essere considerati i degni epigoni di questa gloriosa scena: formati da ex membri di A Mind Confused, realizzarono un paio di demo, un paio di split album, un EP e due album, prima dello scioglimento nel 2009, tutti lavori che a questo punto mi dovrò procurare, vista l’intensa e riuscita prova del debut cd. Death rovente e tagliente ad un tempo, forse più veloce delle sopra citate band ma dotato di simile pesantezza e impatto; tornano alla mente quegli adorati tempi di batteria, gli stramaledetti assoli alla Entombed e soprattutto quei giri che solo gli svedesi riuscivano a fare. Accordatura bassa e pesante, vero e proprio trademark, unita ad una produzione più chiara e moderna che non per questo altera il sound dei nostri. A voler fare i pignoli manca la cupezza di dischi tipo 'Into the Grave' o 'Left Hand Path', ma è forse eccessivo pretendere le sensazioni di claustrofobia che opprimono adorabilmente chiunque ascolti detti capolavori. Il disco è molto compatto, non ci sono cadute di tensione in tutti i suoi 34 minuti, nemmeno in un paio di intermezzi (di cui uno in stile vichingo che anziché risultare pacchiano rivela grande pathos ed efficacia nell’introdurre “Doom of Man”, un gran bel pezzo che ricorda molto i gloriosi Grave). In qualche punto ho ricordato anche gruppi tipo Obscenity, ma tutti questi riferimenti non vi traggano in inganno: i Kaamos rileggono la lezione alla grande, non copiano ma si nutrono alle sorgenti della Morte, offrendoci qualcosa che da troppi anni latitava, soffocato da trend gotico-melodici ma anche dalla cieca e assurda venerazione per il black norvegese.

(Candlelight/Desiccated Productions - 2002/2022)
Voto: 70

https://www.metal-archives.com/bands/Kaamos/3409

Metallica - 72 Seasons

#FOR FANS OF: Heavy Metal
I really loathed this release the first few times that I listened to it. And I thought that this is the end for them! But I did have a violent change of heart when I heard the riffs talking to me. Being a guitarist, I am now appreciating the dynamics of these songs wholeheartedly. James sounds like he did on 'Hardwired...To Self Destruct'. But I felt that one only had 4 good songs. This one flourishes throughout. 77 minutes of pure heavy metal and not really much thrash elements left. Those are gone after them 80's. Sometimes it gets hard to listen to them and then hearing the first 4 releases. That was when they were at their pinnacle.

A track that they did a video for "Lux Aeterna" actually turned out really well and the title-track is pretty cool also. But the bulk of the songs are just a bit above average. The vocals aren't anything like the 80's Metallica. James is actually singing and he's laid off of being brutal and aggressive. It's ever since the black album that they really changed. And I don't mean in a good way. You don't get that thrash metal intensity. The music is just semi-heavy and the leads are darting fast but in a way sloppy, but Hammett is 60 now, so age is wearing on all of them for that matter. It's their 40-sum anniversary in being in existence, that's quite a feat.

People, I think put way high expectations on this release but they seem to do as well as they could. I'm not justifying critics including myself but at least they're making an effort. It's been 7+ years since 'Hardwired...' but this one is 77 minutes in length (as I mentioned) so all that electricity is bursting out of your speakers. It's what is, the music is above sub-par. They're not overly aggressive or rock like they were in past releases. For whatever reason, Metallica has always scored higher on the Billboards than Megadeth ever has. Maybe Dave's still whining because of their success over his even though Megadeth has been more consistent.

There's a lot of good songs on here aside from the ones I mentioned. I'd say buy the CD or Vinyl, I think it sounds better than the digital. Mind you, Lars said stream it he's OK with that despite the suing of Napster when people were downloading their music I think back in 2003. I guess he figures that they have enough money by now. And another thing I might add is that Hetfield called the band "average musicians." I don't know about that but if they were average then they wouldn't ever be as successful as they have been over the years. I think that that was an unthinking statement. Metallica has been successful for a reason! (Death8699)


(Blackened Recordings - 2023)
Score: 75

https://www.metallica.com/

lunedì 29 maggio 2023

The Pit Tips

Francesco Scarci

Stormhaven - Blindsight
Austere - Corrosion of Hearts
Fires in the Distance - Air Not Meant for Us

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Death8699

Cardiac Arrest - Cadaverous Prescence
Kreator - Extreme Aggression
Opeth - My Arms, Your Hearse

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Alain González Artola

I, of the Trees and Wind - Cry of the Forest
At the Altar of the Horned God - Heart of Silence
Forelunar - Beloved and a Thousand Seraphim

giovedì 25 maggio 2023

Mutant - The Aeonic Majesty

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death
I Mutant erano un gruppo composto da alcuni membri dei Theory in Practice (fautori di un death tecnico). Nonostante queste premess, all’interno di 'The Aeonic Majesty' non si trova alcun riferimento musicale ai T.I.P. L’album in sé è molto violento con anche pezzi veloci ma mai confusi, questo è dovuto a una registrazione ottima oltre che a una tecnica individuale altrettanto eccellente. Il gruppo svedese ha messo in atto un black-death con tastiere a volte riconducibile agli Emperor (ultimo periodo) e con una profusione di note impressionante che nell’insieme creano un buon impasto sonoro. Tutto in 'The Aeonic Majesty' è ben coeso, a partire da una voce black stridula e mai predominante, per arrivare a tastiere di stampo sinfoniche mai spropositate. Un buon esordio, ahimè rimasto tale.

The Pink Mountaintops - Axis of Evol

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Alternative/Psichedelia
Strafattanza sydbarrettiana in apertura ("Comas"). "Plastic Man, You're the Devil": blues urbano di quelli tanto cari a Jack White, ma aromaticamente zeppeliniano (per la precisione, aromaticamente Zep-3, e per la maggior precisione, aromaticamente "Hats Off to Roy Harper", la traccia che conclude Zep-3). Il nervosismo velvet-sotterraneo di "Cold Criminals". Lo psych-space della cupa "Slaves", a metà tra certa neo-psichedelia anni '90 (cfr. "Spiritualized") e i Pink Floyd di "Obscured by Clouds", amplissimamente esplorato in seguito con i Black Mountain. Il fuzzy-gospel sincretico "Lord, Let Us Shine". "New Drug Queen": inappuntabile darkwave, forse prossima a certi riusciti, consapevolissimi coxonismi. Saltate pure l'interminabile post-noia di "How We Can Get Free". Sette tracce, meno di trentacinque minuti. Psichedelico negli intenti e non certo nelle sonorità, il side project di Stephen McBeam sembra conferire forma alle emanazioni più inconsce della sua tumultuosa creatività di "una specie" di Mr. Hyde dei Black Mountain, insomma. Non vi pare? (Alberto Calorosi)