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#PER CHI AMA: Prog/Psych Rock
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Con un moniker del genere, era quasi lecito aspettarsi una proposta all'insegna dello psych stoner rock. Ci pensano i Juice Oh Yeah a prenderci per mano e trascinarci nel loro visionario mondo di questo secondo disco omonimo che giunge a sette anni di distanza dalla precedente release. L'album consta di cinque song che esplodono con l'iniziale "Rels" in un riffing ipnotico con una dinamica intrigante e avvolgente, fatta anche di vocalizzi antemici e pulsanti linee di basso, con la chitarra che sembra guidare questa cavalcata in costante progressione sonica. "Dnaa" parte invece decisamente più soffusa, con una melodia che sembra provenire dall'estremo oriente. Il brano si presenta comunque assai variegato, con break atmosferici dove compare una misteriosa voce in sottofondo e accelerazioni stralunate che alterano, in modo positivo, l'incedere musicale. Se la durata dei precedenti pezzi oscillava fra i quattro e i sei minuti, con "Mane" si arriva a superare i 12, grazie a sonorità prese in prestito questa volta dalla tradizione medio-orientale. È lungo l'incipit che introduce il cuore di una song che ha più le movenze di una danza a lume di candela piuttosto che di un brano elettrificato, con tanto di vocals in grado di adattarsi a tali sonorità. Poco prima del quinto minuto, finalmente fanno la loro apparizione le chitarre elettriche, mentre il drummer si sbizzarisce in una fantasiosa percussione. Ma il ritmo del brano è costantemente altalenante, visto che al settimo minuto sembra che uno spettro funeral doom si impossessi del duo di musicisiti, originari di San Pietroburgo. Ma da qui alla fine le cose avranno modo di cambiare ancora, con quell'organo che sembra evocare The Doors e compagni. Arriva anche il momento di "Poleno" e sulle note strafatte dell'intro, ecco una vocina in falsetto a fare la propria comparsa, mentre il sound deve sempre compiere un paio di giri di lancette d'orologio, prima di decollare questa volta con un volo che ci porta direttamente in mondi distorti e psicotici. La conclusione del cd è affidata alle note di "Vnyz", un pezzo che non fa certo della scontatezza il suo verbo, semmai sembra più il frutto di una jam session tra artisti appartenenti a più scene musicali, dall'heavy metal al doom, passando dallo stoner e dal prog di scuola King Crimson (con tanto di tromba in primo piano a metà brano), il che sottolinea la stravagante originalità della proposta di questi Juice Oh Yeah. (Francesco Scarci)
(Addicted Label - 2020)
Voto: 75