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martedì 2 agosto 2022

Dirtpill - Oil Tank Blues

#PER CHI AMA: Punk/Hardcore
'Oil Tank Blues' resta a oggi ancora l'unico full length nella discografia dei russi Dirtpill, nonostante la fondazione dei siberiani risalga addirittura al 2008 e questo lavoro sia datato ormai 2011. Da allora, il terzetto di Krasnoyarsk si è rifatto sentire solo con lo split in compagnia dei Fire to Fields, l'anno seguente. Poi solo silenzio, nonostante Metal Archives li consideri ancora attivi. Parlando di questo cd, francamente non posso spendere proprio belle parole: si tratta di 13 anni tracce, tra cui anche "Johnny Reverb" cover dei Messer Chups, un gruppo sperimentale di San Pietroburgo, dedite ad un punk hardcore di bassa lega. Tredici schegge impazzite che irrompono nel nostro stereo con la graffiante "Mites Doctrine" fino a chiudere con la già citata cover track. In mezzo una poltiglia di suoni, con una produzione peraltro imbarazzante, che guardano anche allo sludge (e penso a "Uxmal" o "Tommy") o al grind ("Parambulator" che vanta anche un frangente doom), che sembrano non essere suonate con il giusto piglio o con il cuore di chi crede realmente in quello che fa. Se state pertanto cercando qualcosa di interessante, mi verrebbe da dirvi di stare a distanza da questo disco. Se invece avete voglia di qualche scarica di adrenalina (tipo la devastante "Newshit", quasi di scuola Nihilist, la creatura precedente agli Entombed), magari qui ci trovate qualcosa per soddisfare i vostri appettiti. Per me sappiate che è un no a braccia incrociate. (Francesco Scarci)

sabato 30 luglio 2022

Keepleer 18 - Vammifiaa

#PER CHI AMA: Sludge/Grind
I Keepleer 18 sono una compagine ucraina dedita ad uno stoner sludge caratterizzato principalmente da una voce alquanto inusuale, quasi in scream. 'Vammifiaa' è il loro primo Lp, uscito originariamente nel 2014 ma riesumato nel 2016 in formato fisico dalla Bad Road Records. Devo ammettere che, seppur la proposta del quartetto di Chernihiv non mi scaldi più di tanto il cuore, qualcosa di intrigante l'ho anche trovato lungo le otto tracce qui incluse, a partire dall'opener "Mirzzaf", song sludgy ma che nel suo interno regala una scheggia grind a cui far da contraltare con una porzione punk rock, un qualcosa che mi ha evocato, giusto per un secondo, i Lawnmower Deth degli esordi. Certo, rimane il problema che la voce di Sergey Senchuk (aka Senya) sia a dir poco odiosa, ma il disco ha comunque qualcosa in serbo che prova per lo meno a differenziarlo dalla miriade di lavori simili che continuano a uscire ogni giorno in US. "Om-Karidaat" si muove ancora su un'architettura musicale analoga, tra frangenti sludge e brevi divagazioni grind. Lo stesso dicasi di tutti i brani successivi che mostrano un canovaccio alquanto simile, tra un rifferama ritmato, a cui dar successivamente libero sfogo con scorribande grind (in "Suuroo" il drumming è comparabile a quello di una contraerei), qualche rallentamento doom (si ascolti "Fliboor" o "Riizofaar") o addirittura qualche squarcio chitarristico (la stessa "Fliboor" o la successiva "Lakkan") che ci condurranno fino alla conclusiva "Zollof", che chiude un lavoro per quanto mi riguarda non troppo entusiasmante ma che necessita di ripetuti ascolti per essere apprezzato integralmente. (Francesco Scarci)

(Bad Road Records - 2016)
Voto: 62

https://keepleer18.bandcamp.com/album/vammifiaa

domenica 8 maggio 2022

Remote - The Great Bong of Buchenwald

#PER CHI AMA: Stoner/Doom
Buchenwald fu uno dei più importanti campi di concentramento e sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale, argomento non proprio simpatico in questo periodo storico. Tuttavia, la presente uscita si riferisce ad un album, 'The Great Bong of Buchenwald', rilasciato in realtà nel 2014 dalla Bad Road Records e ripreso lo scorso anno dall'Addicted Label per promuoverlo ad un pubblico ben più ampio, non ha nulla a che fare con il nazismo essendo focalizzato sull'uso delle droghe. Quello dei Remote, band originaria di Kaluga che da poco abbiamo recensito anche con la loro release 'The Gift', è infatti un altro disco rimasto nascosto nel cassetto e che propone, come già raccontato in precedenza, un mix ostico e corrosivo di sludge, psych e doom, che trova nel death l'unico punto di contatto grazie ad un growling vetriolico. Il trio comunque si diletta nel muoversi tra i generi sopraccitati con spunti più o meno interessanti che vedono nelle esplosioni chitarristiche o in assoli lisergici ("150"), forme più o meno indovinate della loro espressione musicale. Non mi avevano entusiasmato con 'The Gift', non lo fanno certo oggi, anche se devo ammettere che alla fine, ho apprezzato maggiormente questo lavoro rispetto a quello che sarà il successivo. Complice una serie di brani che i nostri mettono in fila con maggior convinzione, ossia l'allucinata "Doped" tra stoner e psichedelia, la successiva "Pandemonium", entrambe nel loro incedere, evocano un che degli americani Bongzilla e ovviamente degli Eyehategod che già avevo evidenziato in 'The Gift'. Per il resto, i nostri sono buoni mestieranti, che non hanno certo inventato l'acqua calda, ma che comunque sanno come mettere in fila tre note sensate, soprattutto nella conclusiva "Ashes to Ashes", ubriacante emblema desert stoner doom dei Remote. Ultima mezione con plauso, alle sempre meravigliose copertine dei dischi, oniriche. (Francesco Scarci)

(Bad Road Records/Addicted Label - 2014/2021)
Voto: 65

https://remote-band.bandcamp.com/album/the-great-bong-of-buchenwald

Ketamine - 25​.​807²

#PER CHI AMA: Sludgecore, Eyehategod
Avete idea di cosa faccia 25​.​807²? 666.001.249. Che sia un caso che i primi tre numeri siano il numero del diavolo? Mah, ragionateci sopra. Nel frattempo, andiamo a scoprire quello che è stato l'unico lavoro dei californiani Ketamine e di un disco che è stato concepito molto indietro nel tempo (1996, dopo di che la band si è sciolta), con '25​.​807²' a rappresentare il testamento della band americana, rilasciato però solo nel 2017. Che quello che abbiamo tra le mani sia un sound datato, lo si evince dalle note iniziali dell'opener "Chameleon", un brano che sembra identificare in Eyehategod e primi Neurosis, le principale fonti di influenza del quartetto di San Francisco. Suoni sporchi e melmosi quindi, vocals al vetriolo, un rifferama che farà la gioia di chi ama sludge/doom e per chi avrà la voglia e la pazienza di riscoprire un qualcosa che forse 25 anni fa poteva sembrare anche originale ma che, dopo una svalangata di release nel medesimo ambito, lo fanno sembrare ahimè soltanto assai vetusto. Non vorrei sembrare quello che giunge a conclusioni affrettate, però i pezzi sciorinati uno dietro l'altro, non mi hanno entusiasmato più di tanto. "Food Chain" è ridondante nei suoi suoni quanto basta, "Golden Boy" mi evoca i fantasmi di Scott Kelly e compagnia, "Apocrypha" è una ruvida ed ostica scheggia strumentale, mentre "Blood Money" mette a dura prova i nostri sensi con oltre otto minuti di suoni sempre più difficili da digerire (lo stesso dicasi dei nove minuti e mezzo della noisy "Hurricane Head") all'insegna di un doom angosciante e paranoico. "Half Ass" è un pezzo spacca (mezzi) culi mentre "Quitter" ci riporta nei meandri di uno sludge claustrofobico. In chiusura "Kid Fuck", quella che dovrebbe essere l'esclusiva bonus track del cd, ma che appare piuttosto uno scherzo di cattivo gusto, di cui avrei fatto volentieri a meno. Sembra infatti registrata nello scantinato di casa mia con una qualità sonora che dire imbarazzante è quasi farle un complimento. Mah, ai posteri l'ardua sentenza mi sembra il commento conclusivo più appropriato per una release come questa. (Francesco Scarci)

(Bad Road Records - 1996/2017)
Voto: 60

https://badroad.bandcamp.com/album/25-807

lunedì 21 marzo 2022

Gloomy Sunday - Introduction To The Apocalypse

#PER CHI AMA: Sludge, Eyehategod
La scena di Gothenburg ce la ricordiamo un po' tutti per band del calibro di In Flames e Dark Tranquillity, giusto per fare due nomi a caso, eppure nel sottobosco della cittadina svedese, si nascondono anche altre realtà che con il genere dei due colossi citati, hanno ben poco a che fare. I Gloomy Sunday in 'Introduction To The Apocalypse' ci propongono infatti uno sludge doom di scuola americana. Le danze si aprono con le spoken words di "Let Sleeping Corpses Lie" a cui segue un riffing marcescente (dotato tuttavia di un certo groove) accompagnato da una voce bella caustica, per una proposta che potrebbe evocare gli Eyehategod, deprivati della classe di quest'ultimi ahimè. La band scandinava prova a metterci del suo tra cambi di tempo repentini, rallentamenti doomish ed improvvise riaccelerazioni, ma la proposta puzza di vecchio e stantio, peraltro con una registrazione a tratti casalinga. Provo a skippare alla successiva "The Bastards Won't Let Me Die" ed un'altra riproposizione cinematografica (almeno suppongo) apre il brano tra un riffing scarno, sporco e bastardo, quasi quanto la voce del frontman Jari Kuittinen. I brani nel loro incedere tra l'incazzato e il melmoso, evidenziano retaggi hardcore che tuttavia faticano a sollevare le sorti di un lavoro che vede gli unici spunti interessanti nell'assolo psichedelico della title track o in quello più psicotico e hard rock della successiva "Bad Trip Life". In chiusura "Cracking Up" dà l'ultima spallata ad un lavoro con non troppe velleità da palesare e che rischia di non interessare nemmeno ai fan del genere. (Francesco Scarci)

Gangrened - We Are Nothing

#PER CHI AMA: Sludge/Doom
Risale ad un anno fa (era l'aprile del 2021) l'ultima release dei finlandesi Gangrened intitolata 'Deadly Algorithm' che rappresenta il debutto su lunga distanza per la band originaria della terra dei mille laghi. Tuttavia, oggi ci apprestiamo a recensire un lavoro rilasciato ben più indietro nel tempo, quel 'We Are Nothing', uscito sul finire del 2014 per la Bad Road Records. Il quartetto finnico ci presenta un trittico di pezzi per 25 minuti di musica tondi tondi (niente male per un EP) all'insegna di un melmoso sound che parte dai lunghi riverberi iniziali della soffocante "Lung Remover", con quel suo doom claustrofobico a metà strada tra funeral e sludge, tanto per capirsi. Quindi preparatevi ad un incedere lento e pesante tra harsh vocals, riffoni flemmatici come un bradipo nano e atmosfere plumbee da giorno dei morti. Insomma, nulla di nuovo all'orizzonte in un paese come la Finlandia dove band quali Skepticism, Shape of Despair e Thergothon sono stati grandi precursori del genere. E gli oltre 12 minuti dell'opening track sono difficili da digestire se non siete dei grandi fan di questo stile musicale che in taluni passaggi mi ha evocato anche un che dei primissimi My Dying Bride. Spoken words aprono la seconda "Them", una song più graffiante per quel che concerne la porzione vocale, quasi prossima all'hardcore, mentre la musicalità della band si perde in un riffing capestro che non apporta nulla ad un genere che penso sia stato ormai perlustrato in lungo e in largo. La seconda parte della song peraltro si trasforma in un attacco frontale all'arma bianca che ha ben poco da mostrare di cosi rilevante. In chiusura "Kontti", nei suoi quattro minuti scarsi, ci dà l'ultima caustica botta di questo insulso lavoro sebbene mi metta una certa curiosità nell'ascoltare la nuova release, annunciata da più parti come più sperimentale rispetto a questo lavoro. Dategli un ascolto e fatemi sapere. (Francesco Scarci)

(Bad Road Records - 2014)
Voto: 58

https://gangrened.bandcamp.com/album/we-are-nothing 

sabato 12 marzo 2022

Koffinsurfer - S/t

#PER CHI AMA: Doom Acustico
Avete mai sentito parlare di doom acustico? Io prima di oggi francamente mai mi ero imbattuto in questo genere di sonorità, ma grazie ai Koffinsurfer, ho avuto la fortuna di sperimentare questa musicalità controversa. Di che cosa si tratta? Banalmente, di una porzione acustica su cui si collocano le growling vocals del mastermind dei nostri, con qualche effetto dronico a corollario della proposta di questa band (un duo a quanto pare), di cui ho trovato poco o nulla sul web, fatto salvo che sembrerebbe essere un side-project di un'altra entità, i Cikuta, di cui non ho trovato nulla, quindi siamo punto e a capo. "Barndomsminne fra Nordland", l'angosciante "With Hooks and Hammers" e la sussurrata "When The Grey Storms Fall" costituiscono alla fine il trittico di pezzi che fanno a capo a questo elegante 7" omonimo. Il pezzo che più ho gradito di questo inedito trio, è stato quello che chiude il dischetto, complice una interessante progressione acustica ed una certa vena selvaggia nel dare i colpi di plettro alla chitarra, quasi ad evocare i Nirvana più incazzati del loro 'Unplugged in New York', con una voce che però arriva direttamente dall'oltretomba. Riuscite solo ad immaginarli? Dubito, pertanto fareste meglio a dare una chance ai Koffinsurfer. (Francesco Scarci)

(Bad Road Records - 2016)
Voto: 70

https://badroad.bandcamp.com/album/koffinsurfer

mercoledì 9 marzo 2022

Crawl - 30 Year Suicide

#PER CHI AMA: Sludge/Doom
Ancora suoni marcescenti, un altro 7" con cui giochicchiare nel mio giradischi, un'altra band dagli US e un'altra manciata di pezzi marchiati Bad Road Records. Questo giro ce ne andiamo ad Atlanta a conoscere i Crawl e il loro '30 Year Suicide' del 2017. Dicevo della marcescenza della proposta e il side A del dischetto propone la funerea "Pornography of Grief": ritmica doomish, lenta e ossessiva, sorretta da uno screaming bestiale per un sound minimalista almeno fino a quando a scoccare la freccia è un brillante assolo che rende il tutto quasi più accattivante e digeribile. Sul lato B, la title track e una chitarra super riverberata apre un'altra indolente discesa negli inferi, con il Caronte di turno (e una voce qui dalle sembianze gutturali) a guidarci nel viaggio. Il tutto è davvero flemmatico e poco avvincente a essere onesti, fino al quinto minuto quando finalmente la ritmica aumenta il passo quasi a deflagrare, ma siamo ormai a poco più di un minuto dalla fine. Troppo tardi e un'occasione sprecata, considerata l'esigua (11 minuti) durata del disco. (Francesco Scarci)

Fistula - Ignorant Weapon

#PER CHI AMA: Sludge/Hardcore, EyeHateGod
Adoro i 7", hanno quell'aspetto cosi vintage che mi riportano indietro di 40 anni quando mettevo i miei primi vinili sul giradischi, quanta nostalgia. E anche se quello dei Fistula è un EP uscito nel 2015, perchè non soffermarsi a parlarne un attimo? I nostri sono una band originaria dell'Ohio (da non confondere con gli omonimi del Missouri) con un quantitativo infinito di lavori nella propria discografia. 'Ignorant Weapon' potrebbe essere un sunto del loro sound, con quattro pezzi (di cui due cover) caustici come l'odio, all'insegna di uno sludge crust hardcore feroce, dotato di un muro di chitarre che mi ha quasi evocato i primi lavori degli Entombed. E l'essenzialità dei quattro brani e delle song coverizzate ("Destroy the Handicapped" dei Fang e "I Love Nothing" dei punkers GG Allin & Antiseen) tratteggiano le caratteristiche del quintetto statunitense. Chitarre dritte e marcescenti ed un sound nudo e crudo, si scagliano contro l'ascoltatore in "Wood Glue" con piglio devastante e voce abrasiva. La cover dei Fang è una melmosa traccia di poco più di un minuto e mezzo che lascerà il posto all'incipit doomeggiante di "This is Sodom, Not L.A.", prima che si trasformi in un arrembante song punk hardcore. Non ci pensano troppo a spaccare culi, anche se a metà pezzo compaiono delle spoken word che rendono il tutto un po' caotico e impastato. In chiusura "I Love Nothing", pezzo corrosivo e tagliente contraddistinto da chitarre belle gonfie e potenti ma mai veloci. Insomma per chi ama questo genere di sonorità e a voglia di un oggetto da collezione, dateci un ascolto. (Francesco Scarci)

(Bad Road Records/Patac Records - 2015)
Voto: 64

https://patacrecords.bandcamp.com/album/ignorant-weapon

sabato 29 marzo 2014

Albinö Rhino – Return of The Goddess

#PER CHI AMA: Stoner/Doom/Psych Rock
Lo ammetto, ho qualche (grosso) problema con questo disco d’esordio dei finlandesi Albinö Rhino (attenzione alla “ö”, per non confonderli con i quasi omonimi americani Albino Rhino): la musica contenuta in questi 35 minuti di doom lisergico mi piace almeno tanto quanto ne odio l’assurda produzione. Sia che si tratti di una deliberata scelta di missaggio, sia che ciò sia dovuto alla povertà dei mezzi, questo disco è registrato in modo che definire dilettantesco equivarrebbe a fargli un grande complimento. Conosco persone che, nello scantinato di casa propria, riuscirebbero a tirar fuori una cosa che, al confronto, suonerebbe come 'The Dark Side of the Moon'. La batteria sembra sia suonata con i fustini di detersivo, le chitarre un ronzio sullo sfondo, e in generale la sensazione è quella di essere rimasti fuori dal locale dove il gruppo sta suonando: si sente qualcosa, e anche qualcosa di molto interessante, ma il punto è che siamo sempre fuori, sul marciapiede, al freddo… E il rimpianto è notevole, proprio perché quello che si intuisce lascia davvero sperare per il meglio: irresistibili riff, downtuned come si conviene, pezzi che sembrano validi e, ed è quello che li caratterizza maggiormente, un’attitudine psichedelico-lisergica davvero sorprendente. Nel brano d’apertura “Master Kush” fanno bella mostra di sé (o almeno così sembra, da quello che si riesce a cogliere) un wurlitzer e addirittura un theremin, ma i veri capolavori per me sono la title-track e “Mazar!”, con le loro acidissime chitarre wah contrapposte alle ritmiche marziali e le voci cavernose, quasi una versione doom degli Amon Düül II di 'Yeti'. A breve dovrebbe uscire il loro nuovo lavoro, e per farne un disco epocale, basterebbe che risuonassero questi stessi pezzi con qualcuno in grado di registrarli degnamente. Il voto non può quindi che essere una media tra l’ottima musica e la pessima resa sonora. Peccato. (Mauro Catena)

(Bad Road Records - 2013)
Voto: 65

https://www.facebook.com/albinorhinodoom