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domenica 27 settembre 2020

In Cauda Venenum - G.O.H.E.

#PER CHI AMA: Symph/Post Black
Incontrati già in occasione del loro omonimo debut album e nello split in compagnia di Heir e Spectrale, fanno il loro ritorno sulle scene gli In Cauda Venenum con il secondo lavoro, 'G.O.H.E.', il cui acronimo non mi è ancora dato di sapere. La nuova release del trio transalpino evolve ulteriormente, attraverso le sue due tracce, in un flusso profondo di post black dalle forti venature post rock. Questo quanto si evince dal flyer informativo della label, un po' meno dalle note iniziali della deflagrante "Malédiction", che apre il disco con i suoi 22 minuti di musica possente, tonante poi per quelle sue inequivocabili ascendenze sinfonico-orchestrali che rappresentano verosimilmente la vera novità dei nostri in questo 2020. La traccia è davvero notevole proprio per i suoi traccianti black permeati di grande melodia e poi da quelle sublimi atmosfere che ne ammorbidiscono una ritmica impastata e comunque furiosa, spezzettata qua e là da ottimi passaggi tastieristici, rallentamenti improvvisi e giri di violoncello, come quello che si registra al minuto 13.40, che ci catapulta immediatamente in una lounge room. Tutto questo sottolinea una rinnovata vena sperimentale da parte di Ictus, N.K.L.S. e Raphaël Verguin, i tre musicisti che compongono la line-up degli In Cauda Venenum. La seconda parte della song viaggia su questi binari più sperimentali (fatto salvo lo screaming onnipresente) in una sorta di sound che potrebbe essere accostabile a quello degli ucraini White Ward. La seconda traccia si affida ai quasi 22 minuti di musica di "Délivrance", un pezzo che costitutisce la naturale prosecuzione del primo brano tra ritmiche strutturate, break acustici in cui compaiono spoken words, frangenti ambient, pomposi momenti sinfonici, solenni momenti affidati agli archi (stile Ne Obliviscaris - ascoltate anche qui il fatidico tredicesimo minuto) in un turbillon emotivo davvero entusiasmante, che non concede comunque adito a pensare ad un ammorbidimento del sound dei nostri (viste le arrembanti ritmiche post-black che popolano anche questo secondo gioiello). Penso piuttosto che al solito, la Les Acteurse de l'Ombre Productions ci abbia visto giusto nel mettere a suo tempo sotto contratto questi estrosi musicisti, per cui vi invito caldamente a dargli un'occasione, non ci sarà nulla di cui pentirsi. (Francesco Scarci)

(LADLO Prod - 2020)
Voto: 82

https://www.facebook.com/incdvnnm/

sabato 3 settembre 2016

Spectrale/Heir/In Cauda Venenum - Split Cd

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Agosto 2016, Francia, manco a farlo apposta. Tre manifestazioni musicali completamente differenti che si palesano nello split album edito dalla Emanations Productions, la divisione ancor più "underground" della Les Acteurs de l'Ombre Productions. La prima, gli Spectrale, side project di Jeff Grimal (chitarra e voce dei The Great Old Ones, qui supportato da Jean-Baptiste Poujol), autori qui di tre pezzi, l'opener "Sagittarius A", "Al Ashfar" e "Crepuscule", sorte di eterei intermezzi ambient, coadiuvati da una spettacolare chitarra acustica in un ipnotico trip strumentale. I secondi, i black thrasher Heir, anch'essi autori di tre pezzi, "Descent", "Upon the Masses" e la conclusiva "Sectarism", in una proposta oscura, malata e mefitica, grazie a quella commistione di black, sludge e thrash, carico pure di una certa dissonanza a livello delle linee di chitarra, che talvolta si lanciano in galoppate dal vago sapore punkeggiante che rendono la proposta del combo di Tolosa, variopinta, muovendosi in tetri meandri della musica estrema, non disdegnando pure tenue parti atmosferiche come nei quasi dieci minuti di "Upon the Masses" o nell'ultima traccia, in cui il quintetto transalpino la alterna ad un furioso e malinconico black metal, grazie a l'utilizzo delle chitarre in tremolo picking. Ho tenuto l'analisi degli In Cauda Venenum in ultima istanza perché oltre a palesarsi per terzi, e probabilmente essere i più talentuosi del trio di gruppi, si sono rivelati anche i più originali, proponendo qui un'unica song, “Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks”, una lunga traccia di oltre 14 minuti che ci riconsegna quel mood noir surreale tipico della serie di David Lynch. Cosi, lungo l'evolversi del brano, il terzetto di Lione, arricchitosi peraltro di un violoncellista, ha modo di proporre il tema del film (scritto dal compositore italo-americano Angelo Badalamenti), rivisto e offerto in un contesto che abbina black metal, orchestrazioni da paura, atmosfere horror. Una vera gemma post black, che a mio avviso rende questo split album davvero interessante. Non me ne vogliano le altre due band, ma avevo già citato gli In Cauda Venenum, al tempo della recensione del loro debut album, come potenziale crack futuro e qui ne ho avuto la conferma. (Francesco Scarci)

(Emanations Productions - 2016)
Voto: 75

domenica 24 maggio 2015

In Cauda Venenum - S/t

#PER CHI AMA: Post Black Progressive, The Great Old Ones
La Les Acteurse de l'Ombre Productions ha dato il via a una nuova sottoetichetta, la Emanations, con la quale diffondere, in edizione limitata (digicd o tape, e prossimamente anche in vinile), le release delle band emergenti estreme più interessanti. Iniziamo col conoscere gli In Cauda Venenum, duo francese dedito ad un ferale e apocalittico post black. Due le tracce contenute nei quaranta minuti abbondanti di questo lavoro, che esordisce con "Alpha", song dall'intro ambient/noise volto a rendere più trepidante l'attesa per la musica che andrà a sprigionarsi da qui a breve. La tensione va via via aumentando per diversi istanti, prima che divampi la violenza dei nostri, a materializzarsi attraverso ritmiche intense e screaming vocals demoniache, stemperate tuttavia, spesso e volentieri, da frangenti atmosferici e break melodici. L'elemento cardine su cui poggia il sound dei nostri è un black metal sostenuto, a tratti dai contorni infernali, che tuttavia mette in mostra anche una certa abilità da parte del duo transalpino, nel sapere miscelare una certa veemenza sorretta da blast beat isterici, con eterei sprazzi post rock, rendendo la proposta dell'ensemble di Lyon, assai accattivante. La traccia viaggia comunque sui binari di una certa alternanza tra ritmi infuocati e pause più ragionate in cui emergono le influenze più disparate, dal progressive al doom ossessivo, dal black cascadiano fino a lambire i confini del rock, anche quando verso fine brano, irrompe addirittura un assolo, merce rara da queste parti. La seconda canzone, "Omega", inizia ancora con melliflui attimi di quiete che vanno irrobustendosi quando le chitarre elettriche squarciano l'etere e infiammano l'aria con bordate velenose, urla ferine e ritmi punk. Poi ancora un melodico assolo e cascate di note in tremolo picking, scardinano il concetto di black metal classico, incanalando la proposta degli In Cauda Venenum verso sonorità ancor più personali, intimiste e liturgiche, pur mantenendo intatto uno spirito indomito e battagliero, per un finale a larghi tratti malinconico. Se il buon giorno si vede dal mattino, sentiremo parlare parecchio degli In Cauda Venenum in futuro. Bravi. (Francesco Scarci)

(LADLO Prod/Emanations - 2015)
Voto: 75