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mercoledì 25 ottobre 2017

Heir - Au Peuple de l'Abime

#PER CHI AMA: Black Thrash Sperimentale
Poco più di un anno fa, recensivo lo split cd degli Heir, allora in compagnia di Spectrale ed In Cauda Venenum. La band di Tolosa arriva finalmente al full length d'esordio per la sempre attiva Les Acteurs de L'Ombre Productions. Il black incendiario dei nostri si conferma anche nei 40 minuti di questo 'Au Peuple de l'Abime' e nelle cinque lunghe tracce contenute, che si aprono con la furia inarrestabile di "Au Siècle des Siècles", una song diretta che a poco a poco evolve in un sound assai ostico da ascoltare, a causa anche di una registrazione non proprio straordinariamente pulita. Un altro squarcio di impetuoso frastuono e poi ecco quello che non ti aspetti in un simil contesto, un break atmosferico, quasi sognante, qualità che comunque avevamo già avuto modo di apprezzare in "Upon the Masses", contenuta nello split dello scorso anno. Un intro etereo inganna non poco sulla valenza dell'esplosiva "L’Heure D’Helios", in cui il thrash si miscela al black, ma che in un batter di ciglia si dilegua in un'epifania sludge, addirittura post rock, grazie a quegli arpeggi delicati di chitarra, di cui subisco non poco l'ambiguo fascino. Il sound degli Heir è volutamente provocatorio, si passa da un'infernale colata di lava post black a passaggi più intimistici e raffinati, che hanno il chiaro scopo di disorientare l'ascoltatore. Spaventoso a tal proposito una sorta di assolo di batteria posto nella seconda metà di questa traccia che poi cede il passo a momenti più melodici in un ascesa ritmica da brividi. Spoken words aprono "Meltem", tortuosa e contorta nel suo spaventoso incedere, orrorifica nel suo break centrale e tremendamente rozza nelle sue parti veloci e schizofreniche, cosi come pure nel suo finale ammantato da un manto doom. Gli Heir hanno una duplice anima, questo è chiaro e palesato anche nelle successive "L’Âme des Foules" e "Cendres", in cui il quintetto transalpino ha ancora modo di deviare la mente inerme di coloro che li ascoltano, ormai immobilizzati dal terrore disturbante elargito da questi musicisti. Una furia tempestosa esplode nella prima delle due tracce, prima che suoni dissonanti si facciano beffe del sottoscritto e mi rivoltino il cervello come un guanto. L'ultima song conferma quanto descritto sopra, ossia la difficoltà ad approcciare e digerire una band come gli Heir, sicuramente dotata di ottime potenzialità (splendido a tal proposito il finale della song), la cui proposta musicale non è certo delle più immediate da recepire, a meno che non si riesca a fare uno sforzo mentale davvero notevole. (Francesco Scarci)

(LADLO Prod - 2017)
Voto: 70

sabato 3 settembre 2016

Spectrale/Heir/In Cauda Venenum - Split Cd

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Agosto 2016, Francia, manco a farlo apposta. Tre manifestazioni musicali completamente differenti che si palesano nello split album edito dalla Emanations Productions, la divisione ancor più "underground" della Les Acteurs de l'Ombre Productions. La prima, gli Spectrale, side project di Jeff Grimal (chitarra e voce dei The Great Old Ones, qui supportato da Jean-Baptiste Poujol), autori qui di tre pezzi, l'opener "Sagittarius A", "Al Ashfar" e "Crepuscule", sorte di eterei intermezzi ambient, coadiuvati da una spettacolare chitarra acustica in un ipnotico trip strumentale. I secondi, i black thrasher Heir, anch'essi autori di tre pezzi, "Descent", "Upon the Masses" e la conclusiva "Sectarism", in una proposta oscura, malata e mefitica, grazie a quella commistione di black, sludge e thrash, carico pure di una certa dissonanza a livello delle linee di chitarra, che talvolta si lanciano in galoppate dal vago sapore punkeggiante che rendono la proposta del combo di Tolosa, variopinta, muovendosi in tetri meandri della musica estrema, non disdegnando pure tenue parti atmosferiche come nei quasi dieci minuti di "Upon the Masses" o nell'ultima traccia, in cui il quintetto transalpino la alterna ad un furioso e malinconico black metal, grazie a l'utilizzo delle chitarre in tremolo picking. Ho tenuto l'analisi degli In Cauda Venenum in ultima istanza perché oltre a palesarsi per terzi, e probabilmente essere i più talentuosi del trio di gruppi, si sono rivelati anche i più originali, proponendo qui un'unica song, “Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks”, una lunga traccia di oltre 14 minuti che ci riconsegna quel mood noir surreale tipico della serie di David Lynch. Cosi, lungo l'evolversi del brano, il terzetto di Lione, arricchitosi peraltro di un violoncellista, ha modo di proporre il tema del film (scritto dal compositore italo-americano Angelo Badalamenti), rivisto e offerto in un contesto che abbina black metal, orchestrazioni da paura, atmosfere horror. Una vera gemma post black, che a mio avviso rende questo split album davvero interessante. Non me ne vogliano le altre due band, ma avevo già citato gli In Cauda Venenum, al tempo della recensione del loro debut album, come potenziale crack futuro e qui ne ho avuto la conferma. (Francesco Scarci)

(Emanations Productions - 2016)
Voto: 75