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lunedì 8 luglio 2019

Dekadent - The Nemean Ordeal

#PER CHI AMA: Black/Death/Doom/Prog
Era il 2015 quando approcciai per la prima volta gli sloveni Dekadent, con il loro brillante lavoro intitolato 'Veritas', uscito peraltro autoprodotto. Come al solito, di acqua sotto i ponti ne passa parecchia in quattro anni, la band si è fatta conoscere anche al di fuori dei loro confini nazionali e da li al finire sotto osservazione da parte di un'etichetta discografica di un certo rilievo, il passo non è stato poi cosi lungo. La nostrana Dusktone Records infatti ha notato il quartetto di Ljubljana e credo non ci abbia impiegato poi molto a capire le potenzialità dei nostri e io non posso che esserne felice dato che avevo parlato benissimo della compagine a quei tempi (comprando peraltro l'intera discografia della band). Ed ora, in occasione del loro comeback discografico, torno ad esaltare le doti dei quattro musicisti guidati da Artur Felicijan. 'The Nemean Ordeal' è infatti un signor album, il quinto per i Dekadent, che confermano il pedigree della precedente release, andando quasi a fare meglio. Dopo la consueta intro, ecco accendersi le sinfonie magnetiche dei nostri con "Shepherd of Stars", un brano che, dalla robustezza della ritmica, al clangore delle chitarre soliste, passando attraverso le sue splendide melodie malinconiche affrescate dalle tastiere ed i vocalizzi del buon Artur, se non è perfetto poco ci manca, anche laddove accelera spaventosamente con un riffone di scuola Morbid Angel. Pelle d'oca, non aggiungo altro e sono passati solo cinque minuti scarsi. Ora li voglio alla prova del fuoco, con gli undici maestosi minuti di "Solar Covenant", un pezzo che parte in modo delicato, e persiste nel generare soffici emozioni di struggente godimento lungo i binari di un death doom emozionale sporcato di influenze più propriamente post-metal che arricchiscono il patrimonio musicale di questa esaltante realtà che spero quanto prima, possa raggiungere i risultati che merita. A me, parliamoci chiaro, i Dekadent piacciono parecchio e non lo scopro certo oggi. Sta invece a voi avvicinarvi senza remore alla band e farvi abbracciare dal suono avanguardista, progressivo, sinfonico, atmosferico, doomish, death, black e qualsiasi altra cosa ci vogliate sentire; non esitate, immergetevi nel sound sofisticato dei nostri che sembra avere cosi tante cose da dire, da lasciarmi quasi senza parole. "Wanax Eternal" è gioia per le mie orecchie: a parte la produzione spettacolare, è il gioco combinato di chitarre, keys e voci, a catturare definitivamente la mia attenzione in un lento incedere tra chiaroscuri temporaleschi e al contempo gioiosi che mi fanno sorridere, un attimo di gioia a pensare che ci sono ancora album in grado di solleticare amabilmente i miei sensi. I Dekadent ci riescono appieno anche con il trittico conclusivo formato dalle song "The Lavantine Betrayal", una traccia la cui essenza è vicina ad un caleidoscopio di profumi, colori ed aromi, con i nostri ad infrangere ogni regola, qualora ne esistessero, in ambito musicale. Vicini ad un che degli Akercocke, i Dekadent proseguono lungo la loro strada con esplosioni astrali e divagazioni prog. "Escaping the Flesh So Adamant" è il furioso pezzo black metal che non ti aspetti, dopo aver ascoltato cotanta meraviglia; sapete una cosa però, è la furia che non ti aspetti rivisto nella sua sprezzante originalità che assembla e disintegra suoni, percezioni e certezze, il tutto in pochi minuti. Si arriva cosi alla fine del sogno con l'intrigante title track, gli ultimi otto minuti che mettono insieme questa volta la roboante pesantezza dei Morbid Angel, la creatività dei primi Nocturnus, la follia degli Akercocke con la freschezza del post-metal, la vena sinfonica dei Dimmu Borgir, l'epicità il tutto riletto dall'immensa personalità di questi quattro musicisti sloveni. Per me 'The Nemean Ordeal' è già entrato nella top 3 dell'anno e se non ci saranno altri contendenti a rubargli uno dei tre gradini del podio, rischiano seriamente di stare in quello più alto. (Francesco Scarci)

domenica 28 giugno 2015

Dekadent - Veritas

#PER CHI AMA: Blackened Death Prog, Anaal Nathrakh, Old Man's Child, Devin Townsend
Il panorama metal sta espandendo sempre più i propri confini: il black non arriva più solo dal nord Europa, il doom non è ormai da tempo prerogativa dell'Inghilterra, e lo swedish death ormai potrebbe definirsi semplicemente melodic death metal. Il sound esplosivo di 'Veritas' arriva dalla Slovenia e da una band, i Dekadent, che sono in giro già da un decennio, con quello di oggi che rappresenta il quarto lavoro dell'act di Ljubljana. Musicalmente i nostri sono ben difficili da etichettare, in quanto l'impianto sonoro di 'Veritas' affonda le proprie radici nel metal estremo degli Anaal Nathrakh, ma tuttavia, punti di contatto con il melodic death e una certa vena progressivo/sperimentale del folletto Devin Townsend, è riscontrabile fin dalla opening track, "Of Acceptance & Unchanging", song che mostra una certa maturità a livello di songwriting, ma soprattutto una padronanza invidiabile nella matassa di pezzi furiosi, sprazzi acustici e chorus melodici. L'esito alla fine è davvero convincente, considerando la ragguardevole durata della opening track e i suoi quasi 10 minuti. "Dead Opening" irrompe con una splendida cavalcata stracolma di groove che genera anche un certo trasporto emotivo che tende ad una diffusa malinconia (complice anche il fatto che questa traccia la si ritrova a supporto del film che appare nel bonus dvd), grazie anche alle ariose tastiere, di scuola Townsend, che chiudono il pezzo. Un bombastico riffing stile Old Man's Child è la matrice sonora di "Pasijon", song che si avvicina al black dei norvegesi, arricchendolo di colate di groove e di chitarre death da metà brano in poi, mentre i vocalizzi del bravo Artur si mantengono più orientati al versante growl. Ma il sound dei Dekadent è un fiume in continua evoluzione, non stupitevi quindi se sul finire la traccia si spinga ancora una volta in territori progressivi. Ascoltare un brano del quartetto sloveno si rivelerà infatti come guardare un film con tre tempi, con un susseguirsi di colpi di scena. Con "Nervation's End" si ritorna alle scorribande stile Anaal Nathrakh, e un sound violento e oscuro che lentamente si arricchisce in melodia: la comparsa di una tastiera, un assolo che mi ha fatto rizzare i peli sulle braccia, in una miscela di suoni lenti e oscuri che nel frattempo hanno già dimenticato la veemenza iniziale del brano, che vira addirittura verso versanti onirici, prima di implodere su se stessa in un fragoroso come back death metal. Avete presente i Dimmu Borgir più orchestrali? Ecco come si presenta "Valburga", almeno inizialmente; ovvio che da li a poco, la song proverà a percorrere altre strade, grazie alla mutevole essenza dei suoi musicisti. Death metal e black avanzano a braccetto avvolti in una veste barocca e pomposa, sospinta da una suadente furia grind che trova attimi di riflessione in fraseggi e assoli di natura progressiva. "Beast Beneath the Skin" è un'altra cavalcata senza sosta, in cui il turpiloquio musicale è dettato dal riffing selvaggio dei nostri che in questa song non riesce stranamente a trovar pace. Il finale di 'Veritas' è affidato alle note di "Keeper's Encomium", song velata di una malinconia diffusa che richiama alla grande la follia di Devin Townsend, in un coacervo di suoni doom, death progressive e ambient, per quella che sembra essere la migliore traccia del lavoro. Lavoro che comprende anche un bonus dvd con un cortometraggio di 24 minuti di cui Artur è il regista, e con le musiche dei Dekadent a sugellarne l'essenza decadente. Altri contenuti bonus, tipo i trailer ufficiali della release stessa, ne completano il contenuto. Che altro dire, se non invitare voi tutti ad accostarvi a questo elegante e complesso bel lavoro. Bravi! (Francesco Scarci)

(Self - 2015)
Voto: 85