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lunedì 16 novembre 2020

Váthos - Underwater

#PER CHI AMA: Atmospheric Black
La Romania ci ha preso gusto a sfornare band di una certa rilevanza artistica: dopo il glorioso passato ove sono cresciuto a base di vampiri e Negură Bunget, ecco che in un mese arrivano tra le mie mani prima i Katharos XIII e ora questi Váthos, band originaria di Bucarest, all'esordio assoluto con questo 'Underwater'. La proposta del quintetto rumeno è all'insegna di un black melodico che fin dalla opener "Ruins of Corrosion" sottolinea una certa capacità da parte dei nostri di saper variare il proprio pattern ritmico grazie ad aperture acustiche e linee di chitarra piuttosto melodiche. Pur non essendo di fronte a nessuna grossa novità in ambito musicale, concedo un ascolto attento ai pezzi: "The Suicide" ha un incipit che sa molto di post metal scuola Cult of Luna, poi squarci rabbiosi di chitarre e uno screaming efferato (migliorabile francamente), fanno il resto, sebbene la song si mantenga in territori molto più compassati e anche più interessanti rispetto alla traccia d'apertura, con aperture che di black sanno ben poco cosi intrise da una malinconia spiazzante. Altrettanto disorientante è poi quel break centrale un po' visionario che spezza in due il brano con una certa efficacia, in grado di catturare ancora il mio interesse, visto e considerato che nella seconda parte una voce pulita raddoppi quella gracchiante di inizio brano. Poi è solo un turbinio sonoro. Ancor più delicata "Curse of Apathy" che sembra accompagnarci in territori shoegaze e di seguito in un black atmosferico che pur non aggiungendo nulla ad innumerevoli altre recenti uscite, riesce comunque a catalizzare la mia attenzione, soprattutto in un finale arrembante che sembra godere anche di influenze post-hardcore, il che non mi dispiace affatto, per quel suo traboccare malinconia da ogni sua nota. In "Corrupted Mind" mi sembra di aver a che fare con un'altra band visto un attacco che sa più di thrash metal che altro, il che mi disorienta un pochino. Ci pensano poi le linee melodiche a ripristinare il tutto sebbene quel riffone granitico torni ripetutamente nel corso di un brano che mi ha lasciato francamente con l'amaro in bocca. Con "Shape of... " si torna nei paraggi di un post rock onirico fatto di chitarre tremolanti che evolvono nuovamente in quel black atmosferico apprezzato in apertura, che nelle parti più tirate risottolinea il background thrash dei nostri, mentre nei momenti acustici trasmette una certa drammaticità di fondo che permea comunque l'intera release. Diciamo che le idee ci sono, forse non ancora indirizzate nel modo adeguato, ma stiamo parlando comunque di una giovane band all'esordio e che quindi ha tutto il diritto di poter sbagliare. "Hold My Breath" ripropone un canovaccio abbastanza simile ma ancora una volta faccio fatica a digerire quel cantato caustico di Radu che deve sistemare anche certi guaiti anche nella sua forma più pulita. Il pezzo però non mi convince a 360°, data una ripetitività di fondo asfissiante e passo oltre, a "Sanctimonius Beliefs", song più pulita e dinamica, con il pulito del cantante subito in primo piano accompagnato da un riffing semplice ma efficace che in concomitanza dello screaming, diventa invece più sporco e bastardo. Ancora un break acustico (su cui avrei evitato di cantare in quel modo) e la song scivola con un ultimo slancio in tremolo picking fino a "Flower of Death" che chiude con gli ultimi arpeggi in tipico stile post rock, seguiti da un riffing di scuola Katatonia (era 'Brave Murder Day') che mi portano a concludere che 'Underwater' sia un platter interessante, forse ancora con qualche sbavatura ed un pizzico di immaturità a suo carico, ma che lascia intravedere ampi margini di miglioramento per il futuro. Ci conto ragazzi. (Francesco Scarci)