La Kreative Klan Records, neo etichetta del chitarrista dei Mothercare, Mirko Nosari, esordisce sul mercato discografico proprio con la band del suo proprietario, che finalmente dopo un silenzio durato 5 anni e che ha visto diversi avvicendamenti all’interno della band, torna prepotentemente alla ribalta con un album che si potrà certo accostare ai gods mondiali, sfoderando una maturità artistica mai prima riscontrata. Sia ben chiaro che non ci troviamo di fronte a dei pivellini di primo pelo, ma ad una storica realtà italiana che da quasi vent'anni calca la scena underground. Abbandonate le suggestioni nu metal degli esordi, assoldato un nuovo vocalist a sostituire il defezionario Guillermo Gonzales, prese un po’ le distanze dal thrash/hardcore del precedente “Traumaturgic”, il combo veronese si presenta ai propri fan con un lavoro intelligente, moderno, dirompente che non potrà non conquistarvi per la sua estrema immediatezza, dovuta essenzialmente ad una azzeccatissima miscela di suoni brutali uniti ad una inaspettata vena melodica. Non vorrei depistarvi con la parola melodia, perché all’interno del cd scorrono fiumi di odio nei confronti di una società estremamente corrotta, che si tramutano in arrembanti ritmiche, contraddistinte da apocalittiche atmosfere, in grado come sempre di creare uno stato di disagio e profonda angoscia interiore. Dopo l’intro “The Art of Diplomacy”, esplode forte la rabbia, il furore e la violenza di “The Slow and the Proud March to Conformity”, subito eletto il mio pezzo favorito, dove tra hyper blast beat, ritmiche mozzafiato e rallentamenti in stile “meshuggahiano”, possiamo godere già da subito dell’ottima performance vocale di Simone Baldi, coadiuvato dalle backing vocals di Mirko e Fabiano, bravo a muoversi tra un growling mai troppo esasperato e vocalizzi di impostazione cibernetica. Finito l’headbanging iniziale, mi getto nella mischia con la successiva “To Be or to Sink” che dà l’idea di essere una song più ragionata della precedente, con un tappeto ritmico sempre di notevole spessore, forte anche di una produzione cristallina, effettuata presso i Bunkker Studio e mixata poi ai Kreative Klan Studio, song capace di ammiccare a certe sonorità grooveggianti d’oltreoceano, per poi proseguire in un crescendo di aggressività e tecnicismi, in cui non può non emergere la tecnica disumana dell’ottimo Marco Piran dietro alle pelli. “Ten Easy Lessons”, song interessantissima per il suo testo e le sue dieci semplici lezioni da rispettare, mostra il lato più sperimentale dei Mothercare, con Stefano Torregrossa, preso in prestito dagli Aneurysm, a divertirsi con i synth. Il risultato? Notevole e garantito, con echi di Fear Factory che emergono qua e là fino allo strepitoso assolo conclusivo. Sono senza fiato, accasciato al suolo dalla costante e martellante efficacia di questi sei loschi figuri. “Blessed Be the Useless” conferma la creatività dell’act veneto e la grande voglia di sperimentare, per uscire fuori dagli schemi classici e garantire un prodotto competitivo a livello mondiale. È un destro-sinistro montante che non lascia assolutamente scampo, i Mothercare sono finalmente tornati e più in forma che mai. La dimostrazione è data anche dalle successive “Gateway to Extinction”, in cui basso e batteria si rincorrono in movimenti tellurici spaventosi, con il buon Simone che continua a vomitare odio nel microfono; “Mother” aperta da un basso malato, la psicotica e psichedelica “Phobic”, passando attraverso la pachidermica e sperimentale title track fino alla conclusiva “slipknottiana” “Uncontrolled Hatred”. Decisamente un gradito ritorno; dei Mothercare sentivamo la mancanza e questo “The Concreteness of Failure” placherà questa nostra voglia e colmerà decisamente il gap tra la scena italiana e quella estera. Ben tornati Mothercare, vi stavamo aspettando! (Francesco Scarci)
(Kreative Klan Records)
Voto: 80
Voto: 80